Santa María | |
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Una replica della Santa María vicino a Palos de la Frontera | |
Descrizione generale | |
Tipo | Nau[1] |
Cantiere | Puerto de la Ribera |
Varo | 1489 ca. |
Destino finale | Naufragata il 26 dicembre 1492 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 233 t |
Lunghezza | (coperta) 26,32 m (galleggiamento) 21,76 m (chiglia) 18,5 m |
Larghezza | 8 m |
Propulsione | a vela Albero di trinchetto: 18,69 m (vela quadra) Albero maestro: 27,25 m (due vele quadre) Albero di mezzana: 13,73 m (vela latina al terzo) Albero di bompresso: vela quadra di civada |
Equipaggio | 40 |
Armamento | |
Artiglieria | 4 bombarde da 90 mm; colubrine e armi portatili |
voci di navi e imbarcazioni a vela presenti su Teknopedia |
La Santa María, anche nota come La Gallega, fu l'Ammiraglia della flotta di tre navi utilizzate da Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio attraverso l'oceano Atlantico nel 1492 (le altre navi erano la Niña e la Pinta).
Il comando della nave fu preso direttamente da Cristoforo Colombo, mentre il proprietario era Juan de la Cosa, un uomo di etnia basca di Santoña, Cantabria (ai tempi, parte della Biscaglia), che operava nelle acque del Sud della Spagna. Entrata a far parte della flotta per richiesta espressa della regina di Spagna Isabella, sobillata da Colombo, la Santa María fu l'Ammiraglia fintanto che rimase a galla: incagliatasi il giorno di Natale del 1492 sulle rive di Haiti, a causa dell'inesperienza del timoniere, la nave fu parzialmente smantellata per ottenere legni per il Forte La Navidad (it. "Fortezza di Natale"), costruito presso un villaggio di nativi Taíno, il primo insediamento spagnolo nel Nuovo Mondo. Lo scafo della Santa María rimase dov'era e oggi è oggetto di una serrata caccia al relitto, apparentemente priva di conclusione positiva.
Rispetto alla Niña e alla Pinta, che erano delle caravelle, la Santa María era un legno decisamente più grande, appartenente alla categoria delle nau, le grandi navi per la navigazione transoceanica sviluppate da portoghesi e genovesi nel corso del XV secolo.
Si ritiene che Santa María possa essere stato anche il nome dell'Ammiraglia di cui Colombo si servì durante il secondo viaggio attraverso l'Atlantico (viaggio al quale parteciparono anche sia la Niña sia la Pinta), seppur l'unico dato certo sul nome della nave derivi da fonti italiane e la vorrebbe battezzata "Marigalante". Anche quel legno era di proprietà di Juan de la Cosa.
Nome e origini della nave
[modifica | modifica wikitesto]Rispetto alle altre due navi della prima spedizione di Colombo (la Niña e la Pinta), il nome dell'Ammiraglia non è certo. Nel giornale di bordo (in realtà non l'originale scritto di pugno dal Genovese ma la copia redatta da Bartolomeo de Las Casas), Colombo indica spesso sia il nome sia la tipologia (caravelle) delle due navi più piccole ma parla della Santa María chiamandola "la Capitana" o "la Nao" (variante genovese dell'etimo portoghese nau).[2].
Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés chiama l'Ammiraglia "La Gallega" (i.e. "La Galiziana"), probabilmente perché venne costruita in Galizia[3] (ma era anche modo di dire eufemistico per indicare la prostituzione). Solo Antonio de Herrera y Tordesillas usa il nome "Santa María".[2] Forse il nome originario della nave, datole da De la Cosa, era "Gallega", poi mutato da Colombo in "Santa María"[4], ma si tratta di speculazioni teoriche. Nowell osservò che:
"C'è una folle frangia di scrittori determinati a stabilire teorie inverosimili sull'impresa di Colombo o a dimostrare che lo scopritore era di qualche nazionalità finora insospettata."[5]
Tecnica
[modifica | modifica wikitesto]La Santa María era la più grande delle tre navi utilizzate da Colombo nel 1492. Si trattava di una nau lunga circa 27 m con dislocamento superiore alle 100 t (secondo la descrizione del 1575 di Juan Escalante de Mendoza), un ponte e tre alberi, dei quali quelli di maestra e trinchetto a vele quadre e quello di mezzana a vela latina, una vela di civada sul bompresso; un ponte di coperta, castello di prora e un cassero rialzato di poppa con l'alloggio del capitano. Il timone, come per le navi dell'epoca, era privo di ruota di comando e si trasmetteva il movimento al timone stesso per mezzo di due corde.[6][7][8] Era la più lenta dei vascelli di Colombo. Portava alcuni cannoni sul ponte inferiore, e alcuni cannoncini girevoli posti sul castello di prua e su quello di poppa.[9]
Viene solitamente ritenuta una caravella, come le altre due navi della spedizione, ma qualcuno ha ipotizzato fosse piuttosto una nau, affine alla caracca[1].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il 5 dicembre Colombo raggiunse Haiti e prese a esplorarla[10][11]. Volendo festeggiare il Natale sbarcando nella terra sognata, l'Ammiraglio volle sfruttare le brezze di terra, con l'ordine a Juan de la Cosa di tenere la barra del timone. Questi, stanco per le peripezie dei giorni precedenti, la lasciò a un giovane mozzo per poi ritirarsi sottocoperta.[12] Verso la mezzanotte del 25 dicembre 1492, a circa 250 metri di distanza dalla costa la Santa María andò in secca da prua, e l'ammiraglio svegliatosi ordinò di "tonneggiare", dando fondo all'ancora che poi doveva essere messa in tiro da un argano. Venne ammainata in mare una lancia con tale scopo su cui salì de la Cosa che risolse di dirigersi verso la Niña.[13]; la caravella dovette essere abbandonata, a nulla servirono gli ultimi sforzi di Colombo.[14]
L'Ammiraglio, dovendo abbandonare parte della sua ciurma, 39 persone in tutto,[15] fece costruire un forte, La Navidad, costruito in parte con i relitti della Santa María[16] a poche miglia dal luogo dell'incidente. I lavori vennero organizzati dal carpentiere Alonso Morales, e venne lasciata una lancia come mezzo di trasporto.
Repliche
[modifica | modifica wikitesto]Diverse repliche della Santa María sono state realizzate nel corso dei secoli. La verosimiglianza di questi modelli con la nave originaria è assai relativa. Recenti ritrovamenti hanno permesso di definire forme e dimensioni delle nau (e le loro differenze rispetto alle caracche successive) ma, in ultima analisi, le rievocazioni storiche sono mediazioni artistiche e tecnologiche.[17]
- Fu per prima la Spagna a promuovere una ricostruzione della "Santa María" nel 1890 per celebrare il quadricentenario del Primo Viaggio di Colombo. Questo modello, presentato nel 1892, era una caracca.[18]
- Un'altra replica fu realizzata per l'Expo 86 ed è ancorata al parco tematico "Deep Sea Adventure Lake" di West Edmonton Mall. Costruita a False Creek, Vancouver (Columbia britannica), la nave fu realizzata a mano nelle Montagne Rocciose e poi trasportata a bordo di camion sino a Edmonton.[19]
- Un'altra replica, un'altra caracca, fu commissionata dalla città di Columbus.[20] Costruita con strumentazione industriale dalla Scarano Brothers Boat Building Company di Albany (New York) fu trasportata su camion sino all'ormeggio sul fiume Scioto al costo di circa 1,2 mil $: fu utilizzato il cedro bianco, ma la nave originaria era in quercia, per abbattere i costi e garantirne longevità. L'albero maestro è stato ottenuto da un singolo tronco di pino dell'Oregon ed equipaggiato con una vela. La lunghezza dello scafo è di 29,6 m (16,1 m per la chiglia), la larghezza 7,9 m e la profondità 3,2 m, per un dislocamento di 223,8 t. La prua è alta 9,7 m , l'albero di maestra 15,9 m (52 piedi) e l'albero di mezzana è 10,4 m. Lo storico marittimo spagnolo Jose Maria Martinez-Hidalgo la definì la replica della "Santa María" più veritiera mai realizzata, all'inaugurazione (12 ottobre 1991).[21] La nave è stata rimossa dai suoi ormeggi nel 2014, tagliata in dieci pezzi e immagazzinata molto a sud della città, in attesa di finanziamenti per effettuare riparazioni e restauri, ma dall'inizio del 2016 si arrestò tutto. Le sue parti sono visibili via satellite su Google Maps[2].
- Una replica funzionale della "Santa María" fu costruita sull'isola di Madeira, tra luglio 1997 e luglio 1998, nel villaggio di pescatori di Câmara de Lobos. La nave è lunga 22 m e larga 7 m. Nel 1998 rappresentò Madeira al Wine Expo 98 di Lisbona, dove in 25 giorni fu visitata da oltre 97 000 persone. Da allora diverse migliaia di visitatori hanno navigato a bordo della replica, ora ormeggiata a Funchal.[22]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Columbus Markham, 1893.
- ^ Columbus Hale, 1891.
- ^ Davidson, 1997.
- ^ Nowell, 1939.
- ^ William D. Phillips e Carla Rahn Phillips, The Worlds of Christopher Columbus, Cambridge University Press, 1992, pp. 143–145, ISBN 978-0-521-44652-5.
- ^ Christopher Columbus Ships, su elizabethan-era.org.uk, 16 maggio 2012. URL consultato il 15 luglio 2014.
- ^ [1] Archiviato il 30 aprile 2010 in Internet Archive.
- ^ ricostruzione secondo scatola di montaggio Revell.
- ^ Washington Irving, Life of Christopher Columbus Books 1 to 4, pag 133, Kessinger Publishing, 2004, ISBN 978-0-7661-8509-8.
- ^ Christopher Columbus, curato da Maria Luisa Fagioli, I diari di bordo, pag. 46, Studio Tesi, 1992, ISBN 978-88-7692-330-2.
- ^ Granzotto, p. 195.
- ^ La versione di Morison presente in Miles H. Davidson, Columbus then and now: a life reexamined, pag. 240, University of Oklahoma Press, 1997, ISBN 978-0-8061-2934-1. Gli Indios salveranno il carico (Ruggero, p. 57), grazie alla richiesta di aiuto di Diego de Harana e Pedro Gutierrez. Juan de la Cosa si giustificò affermando che quando si allontanò non vi era alcun segnale di disastro imminente (Granzotto, p. 208).
- ^ Colombo chiese di abbattere l'albero maestro, di gettare il carico non essenziale, sforzi rivelatisi vani. La nave fu colpita dalle onde a più riprese, arrivando al punto che «la caravella non poté respirare» da Fernando Colón, Alfonso de Ulloa, Rinaldo Caddeo, Historie della vita e dei fatti di Cristoforo Colombo, pag. 136, Erre emme, 1990.
- ^ Taviani, I viaggi di Colombo: la grande scoperta, vol.1, p. 74.
- ^ Taviani, Cristoforo Colombo: la genesi della grande scoperta, p. 497.
- ^ Morison, 1942.
- ^ QUEER CRAFT THESE CARAVELS. – Those Who Saw Them Hobble to Anchor Marveled at Columbus's Pluck., in New York Times, 26 aprile 1893. URL consultato il 18 novembre 2015.
- ^ West Edmonton Mall, WEM Santa Maria page, su wem.ca. URL consultato il 15 luglio 2014.
- ^ Xavier Pastor, The Ships of Christopher Columbus, London, Naval Institute Press, 1992, ISBN 978-1-84486-014-2.
- ^ Eric Albrecht, Setting Sail for Parts Unknown: Santa Maria!, su photographcolumbus.wordpress.com. URL consultato l'11 agosto 2015.
- ^ Santa María de Colombo, su santamariadecolombo.com. URL consultato il 15 luglio 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- J.M. Azcona Pastor e W.A. Douglass, Possible paradises: Basque emigration to Latin America, Reno, Nevada, University of Nevada Press, 2004.
- Stephen T. Bass, Basques in the Americas from 1492 to 1892: a Chronology (PDF)[collegamento interrotto], 2010.
- (ES, FR, EN) Antonio Canovas e Antonio Vascano, Ensayo biográfico del célebre navegante y consumado cosmógrafo Juan de la Cosa y descripción e historia de su famosa Carta geográfica, Madrid, Tipo-litografía de V . Faure, 1892.
- Filipe Castro, In Search of Unique Iberian Ship Design Concepts, in Historical Archaeology, vol. 42, n. 2, 2008, pp. 63–67, DOI:10.1007/BF03377074, JSTOR 25617496.
- Diego Alvarez Chanca, Letter of Dr. Chanca on the Second Voyage of Columbus (PDF), a cura di Edward Gaylord Bourne, traduzione di R.H. Major, American Journeys Collection Document No. AJ-065, Wisconsin Historical Society, 2003.
- Fernando Colombo, Historie del S.D. Fernando Colombo nelle quali s'ha particolare, & vera relatione della vita, & de' fatti dell'ammiraglio D. Christoforo Colombo, suo padre; et dello scoprimento, ch'egli fece dell'Indie Occidentali, dette Mondo Nuovo, hora possedute dal Sereniss. Re Catolico, traduzione di Alfonso de Ulloa, Venetia, Franceschi Sanese, 1571.
- Cristoforo Colombo e Edward Everett Hale, The life of Christopher Columbus, from his own letters and journals and other documents of his time, su Internet Archive, Chicago, G.L. Howe & Co., 1891. URL consultato il 27 giugno 2019.
- Cristoforo Colombo, Select Letters of Christopher Columbus, with Other Original Documents, Relating to His Four Voyages to the New World, a cura di Richard Henry Major, traduzione di Richard Henry Major, Second, London, Hakluyt Society, 1870.
- Cristoforo Colombo e Clements R. Markham, The Journal of Christopher Columbus (During His First Voyage, 1492–93) and Documents Relating to the Voyages of John Cabot and Gaspar Corte Real, su Internet Archive, London, Hakluyt Society, 1893. URL consultato il 27 giugno 2019.
- Ferdinand Columbus e Benjamin Keen, The Life of the Admiral Christopher Columbus By His Son, su Internet Archive, New Brunswick, New Jersey, Rutgers University Press, 1934. URL consultato il 23 giugno 2019.
- Miles H. Davidson, Columbus Then and Now: A Life Reexamined, Norman, Oklahoma, University of Oklahoma Press, 1997.
- Arthur Davies, The Loss of the Santa Maria Christmas day, 1492., in The American Historical Review, vol. 58, n. 4, 1953, pp. 854–865, DOI:10.1086/ahr/58.4.854.
- Arthur Davies, The Date of Juan de la Cosa's World Map and Its Implications for American Discovery, in The Geographical Journal, vol. 142, n. 1, 1976, pp. 111–116, DOI:10.2307/1796030, JSTOR 1796030.
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- (ES) Alice Bache Gould, Nueva lista documentada de los tripulantes de Colón en 1492 [1], su cervantesvirtual.com, Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes, 2006A. From Boletín de la Real Academia de la Historia, tomo 85 (1924), pp. 34–49.
- (ES) Alice Bache Gould, Nueva lista documentada de los tripulantes de Colón en 1492 [2], su cervantesvirtual.com, Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes, 2006B. From Boletín de la Real Academia de la Historia, tomo 85 (1924), pp. 145–159.
- Gianni Granzotto, Cristoforo Colombo, Ugo Mursia Editore, 2010, ISBN 978-88-425-4493-7.
- Samuel Eliot Morison, Admiral of the Ocean Sea, Boston, Little, Brown and Company, 1942.
- Charles E. Nowell, The Columbus Question: A Survey of Recent Literature and Present Opinion, in The American Historical Review, vol. 44, n. 4, 1939, pp. 802–822, DOI:10.2307/1844405, JSTOR 1844405.
- (ES) José Cervera Pery, Juan de la Cosa: el marino el hombre (PDF), in José Ignacio González-Aixer Hierro (a cura di), Juan De La Cosa: Ciclo De Conferencias Octubre 1999: Cuadernos Monográficos Del Instituto De Historia Cultura Naval N.° 35, XX Jornadas De Historia Marítima, Madrid, Instituto De Historia Cultura Naval, 2000.
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- (ES) Celso García de la Riega, La gallega: Nave capitana de Colón en el primer viaje de descubrimientos, Pontevedra, J.A. Antunez, 1897.
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- James Siebold, Juan de la Cosa Portolan World Chart (PDF), su myoldmaps.com/Renaissance Maps: 1490 – 1800, 2019. URL consultato il 13 luglio 2019.
- Gloria Totoricagüena, Basque Diaspora Migration and Transnational Identity, Basque Textbooks Series, Reno, Center for Basque Studies, University of Nevada, 2005.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Santa María, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
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