San Gallo frazione | |
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Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Bergamo |
Comune | San Giovanni Bianco |
Territorio | |
Coordinate | 45°51′57″N 9°40′17″E |
Altitudine | 739 m s.l.m. |
Abitanti | |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Cod. catastale | H854 |
Nome abitanti | sangalletti |
Patrono | Assunzione di Maria |
Cartografia | |
San Gallo [saŋˈɡalːo] (San Gal [saŋˈɡal] in dialetto bergamasco) è una frazione del comune bergamasco di San Giovanni Bianco posta in altura rispetto al centro abitato.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La località è un piccolo villaggio agricolo di antica origine, da sempre costituito in comune e parrocchia.
Il paese divenne frazione di San Giovanni Bianco su ordine di Napoleone, ma gli austriaci annullarono la decisione al loro arrivo nel 1815 con il Regno Lombardo-Veneto.[1]
Dopo l'unità d'Italia il paese crebbe da mille a duemila abitanti. Fu il fascismo a decidere la soppressione del comune unendolo a San Giovanni Bianco, tranne una frazione che passò a San Pellegrino Terme.[2]
Località
[modifica | modifica wikitesto]La frazione è situata a mezza costa sul versante sinistro della valle, da cui si gode di ottima visuale sulle zone circostanti, nonché su San Giovanni Bianco. Due sono gli edifici sacri degni di nota: la chiesa parrocchiale di santa Maria Assunta, con al proprio interno il polittico raffigurante la Madonna, opera di Leonardo Boldrini e la chiesetta della Trinità in posizione defilata, sulla strada che reca al vicino comune di Dossena.
Poco distante è presente il santuario Madonna della Costa, edificato in stile barocco a causa di numerose apparizioni della Madonna in quel luogo.
Le cascine contadine presenti nella frazione e risalenti alla fine del XIX-inizi del XX secolo sono situate nella "valle delle Foppe", posta ad una minore altitudine del capoluogo comunale, che in origine era raggiungibile solo a piedi. La valle, esposta a sud, godeva di un clima favorevole all'agricoltura e all'allevamento e fu scelta per questo come dimora da alcune famiglie contadine, tra le quali i Gervasoni-Avogadro. Nei boschi si trovano ancora le tracce delle "piazze di carbone", tracce del lavoro dei carbonai. Numerose mulattiere conducevano verso il fondo valle e fino alla città.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Giacinto Arcangeli, Storia della Madonna miracolosa e del Santuario della Costa di S. Gallo, Curia Vescovile, 1982.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it.