Saʿīd II bin Sulṭān | |
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Sultano di Mascate e Oman | |
In carica | 20 novembre 1804 – 19 ottobre 1856 fino al 14 settembre 1806 con Salim bin Sultan |
Predecessore | Sultan bin Ahmad |
Successore | Thuwayni bin Sa'id (come Sultano dell'Oman) Majid bin Sa'id (come Sultano di Zanzibar) |
Nome completo | Sayyid Saʿīd bin Sulṭān Āl Saʿīd |
Nascita | Mascate, 1791 |
Morte | Seychelles, 19 ottobre 1856 |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Maksurani |
Dinastia | Āl bū Saʿīdī |
Padre | Sultan bin Ahmad |
Madre | Sayyida Ghanneyeh bint Sayf Al Bu Sa'idi |
Coniugi | Sayyida Azza bint Sayf Al-Busaidiyah (prima del 1825) Shahzadi Shahzada Khanum (1827-1833, div.) Shahzadi Shahruzad Khanum (luglio 1827-?, div.) |
Figli | Figli |
Religione | Musulmano iIbadita |
Saʿīd bin Sulṭān bin Sulṭān (in arabo سعيد بن سلطان?; Mascate, 1791 – Seychelles, 19 ottobre 1856) è stato sultano di Mascate e Oman dal 1804 al 1856.[1][2]
Primi anni
[modifica | modifica wikitesto]Sa'id bin Sultan nacque a Mascate nel 1791[3] ed era il figlio primogenito del sultano Sultan bin Ahmad e di Sayyida Ghanneyeh bint Sayf Al Al Bu Sa'idi.
Il padre nel 1804 fu ucciso dai pirati mentre guidava una spedizione contro di essi a Bassora. In precedenza aveva nominato Mohammed bin Nasir bin Mohammed al-Jabry come reggente e custode dei suoi due figli, Salim e Sa'id.[4] Il fratello di Sultan, Qais bin Ahmad, governatore di Sohar, decise di tentare di impadronirsi del potere. All'inizio del 1805 Qais e suo fratello Mohammed marciarono verso sud lungo la costa fino a Matrah, che catturò facilmente. Qais iniziò quindi ad assediare Mascate. Mohammed bin Nasir provò a corrompere Qais perché se ne andasse ma non ci riuscì.[4]
Mohammed bin Nasir chiese aiuto a Badr bin Sayf.[4] Dopo una serie di scontri, Qais fu costretto a ritirarsi a Sohar. Badr bin Sayf divenne il sovrano effettivo.[5] Alleato con i wahhabiti, Badr divenne sempre più impopolare.[6] Per allontanare legittimi eredi, Badr nominò Salim governatore di Al Maşna'ah, sulla costa della Batina, e Sa'id governatore di Barka'.[7]
Nel 1806, Sa'id bin Sultan attirò Badr bin Sayf a Barka' e lo uccise nelle vicinanze. Venne quindi riconosciuto come sultano.[3][8] Esistono diversi resoconti di ciò che accadde ma sembra chiaro che Sa'id abbia dato il primo colpo e che i suoi sostenitori abbiano terminato il lavoro. Sa'id fu acclamato dal popolo come un liberatore dai wahhabiti, che lasciarono il paese. Qais bin Ahmad subito diede il suo sostegno a Sa'id. Nervoso per la reazione wahhabita, Sa'id incolpò Mohammed bin Nasir dell'omicidio.[3]
Regno
[modifica | modifica wikitesto]Sa'id bin Sultan divenne l'unico sovrano, apparentemente con il consenso di suo fratello. La loro zia, la figlia dell'imam Ahmed bin Sa'id, sembra che abbia influenzato questa decisione.[9]
Nel 1820, lanciò una spedizione punitiva contro la tribù Bani Bu Ali con l'assistenza della Compagnia britannica delle Indie orientali. Fu sconfitto, ma l'anno seguente tornò con una più grande forza della Compagnia e sconfisse la tribù.[10]
Il 22 settembre 1822 firmò con gli inglesi il trattato di Moresby. Esso rese illegale la vendita di schiavi alle potenze cristiane.
Nel 1835 ratificò un trattato molto favorevole con gli Stati Uniti d'America. Per negoziarlo il 21 settembre 1833 era giunto a Mascate il diplomatico Edmund Roberts[11] che ripartì a bordo dell'USS Peacock.[12]
Nel 1837 chiese assistenza allo sceicco ʿĪsā bin Tarīf nella conquista del villaggio di Mombasa in Kenya, ove incontrò l'opposizione delle truppe della tribù degli ʿUtub Al Bin Ali. Forte ʿĪsā a Mombasa ottenne dopo la conquista tale nome che gli venne imposto da proprio dallo sceicco ʿĪsā bin Tarīf.
Nel 1840 trasferì la sua capitale da Mascate, in Oman, a Stone Town, a Zanzibar, dove Richard Waters era console americano.[13] In quello stesso anno egli inviò una nave negli Stati Uniti con l'intento di intessere nuove relazioni commerciali.[14]
Il 2 ottobre 1845 firmò il trattato di Hamerton con il quale dichiarò fuorilegge l'esportazione di schiavi dal suo impero africano.
Morì a bordo della sua nave, la Kitorie, al largo delle Seychelles il 19 ottobre 1856. È sepolto nel cimitero di Maksurani a Zanzibar. Gli succedette il suo figlio terzogenito Thuwayni come sultano di Mascate e Oman, mentre il suo figlio sestogenito, Sayyid Majid, divenne sultano di Zanzibar.[1]
Il Museo nazionale dell'Oman di Mascate ospita numerosi oggetti di argenteria e altri beni appartenenti a Sa'id.
Figli
[modifica | modifica wikitesto]Said ebbe 36 figli dalle proprie mogli:
- Sayyid Hilāl bin Saʿīd Al Saʿīd (c.1815-1851) alcolista, secondo Ruete (Cap. 15). Lasciò tre figli: Suʿūd, Fayṣal e Muḥammad.
- Sayyid Khālid bin Saʿīd Āl Saʿīd (c. 1819-1854)
- Sayyid Thuwayni bin Saʿīd Āl Saʿīd (c. 1820/1-1866), sultano di Muscat e Oman, 1856-1866 (detto anche Tueni)
- Sayyid Muḥammad bin Saʿīd Āl Saʿīd (1826-1863)
- Sayyid Turkī bin Saʿīd (1832-1888), sultano di Muscat e Oman, 1871-1888
- Sayyid Mājid bin Saʿīd (1834/5-1870), sultano di Zanzibar, 1856-1870
- Sayyid ʿAlī bin Saʿīd Āl Saʿīd (?-1893)
- Sayyid Barghash bin Saʿīd (1837-1888), sultano di Zanzibar, 1870-1888
- Sayyid ʿAbd al-Wahhāb bin Saʿīd Āl Saʿīd (1840-1866)
- Sayyid Jamshīd bin Saʿīd Āl Saʿīd (1842-1870)
- Sayyid Ḥamdān bin Saʿīd Āl Saʿīd (1843-1858)
- Sayyid Ghālib bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid Sawdān bin Saʿīd Āl Saʿīd (1845-?)
- Sayyid ʿAbd al-ʿAzīz bin Saʿīd Āl Saʿīd (1850-1907)
- Sayyid Khalīfa bin Saʿīd (1852-1890), sultano di Zanzibar, 1888-1890
- Sayyid Ḥamad bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid Shuwayd bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid ʿAbbās bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid Manin bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid ʿAlī bin Saʿīd (1854-1893), sultano di Zanzibar, 1890-1893
- Sayyid Badrān bin Saʿīd Āl Saʿīd (?-1887)
- Sayyid Nāṣir bin Saʿīd Āl Saʿīd (?-1887). Detto anche "Nasor"
- Sayyid ʿAbd al-Rabb bin Saʿīd Āl Saʿīd (?-1888)
- Sayyid Aḥmad bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid Ṭālib bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyid Abd Allāh bin Saʿīd Āl Saʿīd
- Sayyida Sharīfa di Zanzibar e Oman, figlia di una donna circassa (Ruete, cap. 15)
- Sayyida Khawla di Zanzibar e Oman (m. 1875), figlia di una donna mesopotamica (Ruete, cap. 15)
- Sayyida ʿĀʾisha di Zanzibar e Oman
- Sayyida Khadīja di Zanzibar e Oman
- Sayyida Shewāne di Zanzibar e Oman, figlia di una donna abissina (Ruete)
- Sayyida Mettle di Zanzibar e Oman, figlia di una donna abissina (Ruete).
- Sayyida Zeyâne di Zanzibar e Oman, figlia di una donna abissina (Ruete)
- Sayyida Semsem di Zanzibar e Oman
- Sayyida Nunu di Zanzibar e Oman, figlia di una donna circassa (Ruete)
- Sayyida Salme di Zanzibar e Oman (1844-1924), poi nota come Emily Ruete
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Royal Ark
- ^ Royal Ark
- ^ a b c Miles 1919, p. 309.
- ^ a b c Miles 1919, p. 304.
- ^ Miles 1919, p. 305.
- ^ Miles 1919, p. 307.
- ^ Miles 1919, p. 308.
- ^ Buyers 2001, p. 3.
- ^ Badger 1871, p. 144.
- ^ Peterson 2013.
- ^ Cotheal 2008.
- ^ Ruschenberger 1838.
- ^ Gilbert 2011.
- ^ Barrett 2012.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- George Percy Badger, Reports from Committees, Great Britain. Parliament. House of Commons, 1871. URL consultato il 19 novembre 2013.
- Walter Barrett, Merchant Descriptions Chapter 10, in The Old Merchants of New York City, Brooklyn Genealogy Information Page, Second series, n. 1863, The Brooklyn Information Page, 9 maggio 2012, Schuyler Livingston. URL consultato l'8 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2012).«He loads one of his own ships in the early part of 1840, and sends her to New York, consigned to this house, that had been doing business with him for some time.»
- Christopher Buyers, Oman, in The Al-Busaid Dynasty > Genealogy, The Royal Ark, agosto 2001. URL consultato il 30 marzo 2012.
- Alexander I. Cotheal, Treaty between the United States of America and the Sultân of Masḳaṭ: The Arabic Text, in Journal of the American Oriental Society, vol. 4, n. 1854, JSTOR, 17 gennaio 2008, pp. 341–343, JSTOR 592284.
- Wesley John Gilbert, Our Man in Zanzibar: Richard Waters, American Consul (1837-1845), su wesscholar.wesleyan.edu, aprile 2011. URL consultato il 18 giugno 2014.
- Samuel Barrett Miles, The Countries and Tribes of the Persian Gulf, Garnet Pub., 1919, ISBN 978-1-873938-56-0. URL consultato il 19 novembre 2013.
- J. E. Peterson, Oman's Insurgencies: The Sultanate's Struggle for Supremacy, Saqi, 2013.
- Edmund Roberts, XXIII (TXT), in Embassy to the Eastern courts of Cochin-China, Siam, and Muscat : in the U. S. sloop-of-war Peacock ... during the years 1832-3-4, Harper & brothers, 1929 [1837]. URL consultato il 29 marzo 2012.
- Emily Ruete, Memoirs of an Arabian Princess: An Autobiography, su World Digital Library, 1888. URL consultato il 19 settembre 2013.
- W. S. W. Ruschenberger, A Voyage Round the World, Including an Embassy to Muscat and Siam in 1835, 1836, and 1837, su World Digital Library, 1838. URL consultato il 18 giugno 2014.
- Memoirs of an Arabian Princess from Zanzibar, Emily Ruete, 1888. (diverse ristampe). L'autrice (1844–1924) nacque come principessa Salme di Zanzibar e Oman ed era figlia di Sayyid Sa'id. Nel quindicesimo capitolo del suo libro, descrive le sue sorelle e due dei suoi fratelli (Hilal e Thuweini).
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Said bin Sultan
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Seyyid Said ibn Sultan, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Greville Stewart Parker Freeman-Grenville, Saʿīd ibn Sulṭān, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 75098319 · ISNI (EN) 0000 0000 2191 9025 · BAV 495/304818 · LCCN (EN) n50083308 · BNF (FR) cb169009210 (data) · J9U (EN, HE) 987007279741705171 |
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