Rodolfo Belenzani (1372 circa – Trento, 5 luglio 1409) è stato un nobile trentino, protagonista delle rivolte trentine del 1407/1409.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Rodolfo Belenzani nacque da una famiglia nobile arricchitasi amministrando i feudi del principe vescovo di Trento. Da giovane rimase orfano di padre. Fra il 1385 e il 1387 Alberto di Ortenburg (principe vescovo dal 1363 al 1390) lo investì di alcuni possedimenti nella zona di Pressano (oggi frazione di Lavis) e altri benefici. Il 5 maggio 1391 il suo successore Giorgio I di Liechtenstein li confermò. Diventò amico di diversi umanisti, forse studiando a Padova.[1]
In seguito ai tumulti (popolari ma aizzati dalla nobiltà locale[2]) contro il vescovo del 2 febbraio 1407 questi concesse la Carta edictorum et provisionum (Carta degli editti e delle provvisioni).[3] Grazie a questa Belenzani divenne "capitano generale dei concittadini e del popolo di Trento" (capitano del popolo o referendarius). In seguito chiese al vescovo la consegna del Castello del Buonconsiglio: questi rifiutò e Belenzani lo fece prigioniero. Chiese sostegno a Federico IV d'Asburgo, detto Tascavuota, duca d'Austria e Conte del Tirolo. Questi in un primo momento fece alcune promesse al Belenzani, ma poi prese il controllo della città, sollevando l'opposizione della nobiltà trentina. Il 6 ottobre 1407 Belenzani fu arrestato dagli agenti del duca ma fu liberato su cauzione.[2] In seguito però invece di presentarsi al duca come promesso fuggì nella zona di Rovereto, raccogliendo uomini per combatterlo. Tentò senza successo di ottenere l'appoggio della Repubblica di Venezia. Riuscì comunque a conquistare Trento, ma il 5 luglio 1409 rimase ferito e morì.[4]
Influenze
[modifica | modifica wikitesto]A Belenzani è dedicata una delle più sontuose strade di Trento, l'antica Contrada Larga, che scorre parallela al sepolto cardine romano,[5][6], nel secolo XIV era conosciuta come Contrada dei Belenzani.[7]
Nel 1992 l'attore Andrea Castelli ha dedicato alla sua figura il dramma storico E mora i traditor![8] ("Viva el popolo e el signore e mora y traditori" era il grido del popolo contro il vescovo).
Alla figura storica di Belenzani è ispirato il protagonista del racconto La portoghese di Robert Musil (1880-1942), incentrato appunto su un nobile rivoltoso e tirannico trentino che architetta un piano per rovesciare il vescovo.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ G. Cracco (1965: 561)
- ^ a b G. Cracco (1965: 562)
- ^ La rivolta di Rodolfo Belenzani (1407/1409), su trentinocultura.net, Trentino Cultura. URL consultato il 7 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2008).
- ^ G. Cracco (1965: 563)
- ^ Stradario: note biografiche [collegamento interrotto], su comune.tn.it, Comune di Trento. URL consultato il 7 giugno 2008.
- ^ Renato Bocchi, Trento - Interpretazione della città, Arti Grafiche Saturnia s.a.s., 1989, pp. 141-144, ISBN 88-85013-47-3.
- ^ Antonio Pranzelores, Trento nei nomi delle sue strade, Calliano (Trento), Manfrini editori, novembre 1988 [1928], pp.48-50, ISBN 88-7024-325-7.
- ^ E mora i traditor!, su andreacastelli.it, Andrea Castelli. URL consultato il 7 giugno 2008 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2008).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- G. Cracco (1965) "Rodolfo Belenzani" in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana, vol. 7, pp. 561-563.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rodolfo Belenzani
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Belenzani, Rodolfo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Giuseppe Gerola, BELENZANI, Rodolfo, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1930.
- Giorgio Cracco, BELENZANI, Rodolfo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 7, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
- La rivolta di Rodolfo Belenzani (1407/1409), su trentinocultura.net, Trentino Cultura. URL consultato il 13 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2008).
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