Museo Schifanoia | |
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Facciata del palazzo in via Scandiana | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Ferrara |
Indirizzo | Via Scandiana 23 |
Coordinate | 44°49′49.71″N 11°37′44.25″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Arte |
Apertura | 1898 |
Visitatori | 57 816 (2022) |
Sito web | |
Palazzo Schifanoia è un edificio storico di Ferrara che si trova in via Scandiana 23. Il palazzo è stato costruito nel 1385 come Delizia estense e il nome allude allo schifare la noia[1] intendendo sottolineare la sua funzione presso la corte degli Este di edificio destinato al riposo e allo svago. È sede museale inclusa nel sistema dei Musei civici di Arte Antica di Ferrara.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il palazzo venne eretto per Alberto V d'Este nel 1348. Borso d'Este lo trasformò e lo fece ampliare. L'occasione per commissionare il ciclo di affreschi nel palazzo si ebbe quando, nel 1452, Borso ricevette il titolo di duca per i feudi imperiali di Modena e Reggio Emilia dall'imperatore Federico III e nel 1471, papa Paolo II lo nominò primo duca di Ferrara. Le opere pittoriche commissionate avevano lo scopo di celebrare il buon governo e la grandezza del duca. In seguito, a Biagio Rossetti, Ercole I d'Este commissionò un ulteriore ampliamento del palazzo.
Dalle origini al rinascimento (1385-1493)
[modifica | modifica wikitesto]Costruito su base quadrangolare, senza le ali laterali, fu pensato come un piccolo luogo in cui ristorarsi ed oziare. Presenta una facciata principale ed una seconda nel giardino, ad imitazione della villa suburbana nell'antica Roma. Fu preso a modello per il Belvedere rinascimentale costruito da Papa Niccolò V a Roma.
L'architetto Pietro Benvenuto degli Ordini venne incaricato di costruire un appartamento ducale al primo piano del palazzo con un salone per ricevere ambasciatori e delegazioni, l'edificio aveva un arco di ingresso a sesto acuto e il lato che dava ai possedimenti privati era formato da portici, all'apice vi era un coronamento merlato . Nel 1468 venne completata la sopraelevazione, la facciata divenne policroma e venne installata una nuova una merlatura ghibellina al palazzo, nello stesso periodo vennero ampliati i portici e venne aggiunta una magnifica scala monumentale coronata da una torretta che conduceva direttamente al piano superiore dove c'era il salone dei mesi. La facciata è caratterizzata da un grande portale marmoreo scolpito, risalente al 1470 e recentemente attribuito ad Ambrogio di Giacomo da Milano e Antonio di Gregorio su disegno di Pietro di Benvenuto degli Ordini.[3]. Sopra la porta ad arco, in marmo bianco, si trova un grande stemma estense e l'Unicorno una delle imprese araldiche utilizzate da Borso, le tracce di pittura lasciano pensare ad un iniziale policromia dello stemma.
Nel 1493 la merlatura venne poi rimossa e il palazzo venne coronato da una cornice di terracotta.
Nel palazzo si possono ammirare gli affreschi del Salone dei Mesi, tra i cicli pittorici più importanti del Quattrocento italiano. Il progetto dell'opera fu affidato all'astrologo e bibliotecario di corte Pellegrino Prisciani, e ad eseguirlo furono chiamati i pittori della scuola ferrarese, tra i quali Baldassarre d'Este, Ercole de' Roberti e Francesco del Cossa[4].
Resta dubbia la partecipazione alla realizzazione degli affreschi del pittore Cosmè Tura. Il nome della sala deriva dalle personificazioni dei mesi dell'anno. Ad ogni mese corrisponde un segno zodiacale e varie allegorie con le attività lavorative correlate. La fascia inferiore è decorata inoltre da Episodi della vita di Borso d'Este e quella superiore dai Trionfi degli dei. Solo i mesi da marzo a settembre, leggibili in senso antiorario, sono integri.
La successiva sala degli Stucchi o delle Virtù mostra un pregevole soffitto a cassettoni e un fregio in legno e stucco realizzato dallo scultore Domenico di Paris e dipinto da Buongiovanni da Geminiano attorno al 1467. Nel fregio sono rappresentate le virtù cardinali, esclusa la Giustizia, e le teologali. Nella decorazione sono riprodotti oltre all'aquila estense gli emblemi e le imprese utilizzati da Borso poiché la sala fu destinata alle udienze e doveva celebrare la grandezza ducale.
Dal declino alla riscoperta (XVI-XIX secolo)
[modifica | modifica wikitesto]Nuovi cantieri interessarono il XVI secolo, questa volta riguardavano i giardini che furono ampliati secondo il gusto tardo-rinascimentale. Dal XVII secolo il palazzo conobbe un lento ed inesorabile declino; Molti ambienti furono lottizzati, la scala monumentale che dava ai giardini e collegava l'esterno con il Salone dei Mesi venne demolita, molte finestre quattrocentesche furono murate per adattare il palazzo alle nuove esigenze, e i giardini caddero in declino. Nel settecento parte del palazzo venne trasformato in un cartiera e il Salone dei Mesi venne completamente ristuccato, azione che cancello per sempre parte dei magnifici affreschi quattrocenteschi presenti nel salone dei mesi. Nell'800 vennero poi murati i portici e la loggia trecentesca venne trasformata in un casermone per adattarla al suo utilizzo industriale. La riscoperta degli affreschi avvenne nel corso del XIX secolo, quanto la pittura grigia fu eliminata dal Salone dei Mesi e riemersero i dipinti rinascimentali. Il palazzo venne trasformato a fine secolo in un museo rinascimentale
Percorso museale
[modifica | modifica wikitesto]Il percorso museale parte dall'ala più antica, trecentesca, che conserva varie collezioni con pitture, bronzetti, avori, tarsie lignee, ceramiche graffite e medaglie. In particolare una sala è dedicata alla collezione di ceramiche raccolte da Giovanni Pasetti e acquisita nel 1935 dal museo. Le sale del quattordicesimo e del quindicesimo secolo contengono collezioni di monete antiche e medaglie coniate da Pisanello e da altri artisti del Quattrocento per commemorare singoli componenti della famiglia d'Este.[5] A seguito del terremoto dell'Emilia del 2012 il palazzo ha subito danni e fino alla fine del 2017 sono rimaste visitabili solo il Salone dei Mesi e la Sala degli Stucchi. A inizio 2018 è iniziato un lungo lavoro di restauro che ha fatto chiudere l'intero palazzo per alcuni anni.[6] A partire dal 2 giugno 2020 sono stati riaperti il Salone dei Mesi e la Sala degli Stucchi[7]. I lavori di restauro del palazzo e un nuovo allestimento delle collezioni museali sono stati conclusi nell'ottobre del 2021[8].
Galleria d'immagini
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Francesco del Cossa, Marzo
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Francesco del Cossa, Bambino, dettaglio, mese di Marzo
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Tessitrici, dettaglio del mese di Marzo
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Borso d'Este alla caccia, dettaglio, mese di Marzo
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Francesco del Cossa, Borso d'Este, dettaglio, mese di Aprile
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Francesco del Cossa, segno zodiacale del Toro, dettaglio, mese di Aprile
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Maestro dagli occhi spalancati, Borso che riceve degli ambasciatori, dettaglio, mese di Luglio
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Dettaglio con architetture, mese di Luglio
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Maestro dagli occhi spalancati, trionfo di Giove e Cibele, mese di luglio
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Lavandaie, dettaglio del mese di Luglio
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Ercole de Roberti, fucina di Vulcano, dettaglio, mese di Settembre
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Gruppo di cavalieri, dettaglio
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Palazzo Schifanoia, partiti i lavori per ricostruire il giardino con ispirazione rinascimentale, su comune.fe.it. URL consultato il 2 maggio 2022.«luogo incantevole dove "schifare la noia",»
- ^ Musei civici di arte antica - Palazzo Schifanoia, su cultura.gov.it. URL consultato l'11 giugno 2023.
- ^ In passato il disegno del portale fu attribuito a Francesco del Cossa.
- ^ "(...) Et ricordare suplicando a quella che io sonto francescho del cossa il quale a sollo fatto quili tri canpi verso l'anticamara". cfr. Adolfo Venturi, L'arte a Ferrara nel periodo di Borso d'Este, «Rivista Storica Italiana», II, 1885, pp. 689-749. Attraverso i riferimenti contenuti nella supplica indirizzata il 25 marzo 1470 a Borso da Francesco del Cossa è stato possibile attribuire a questo pittore i Mesi di Marzo, Aprile e Maggio. L'importante documento fu scoperto nel 1885 da Adolfo Venturi nell'Archivio di Stato di Modena e nello stesso anno pubblicato in contributi dello studioso apparsi su riviste tedesche e italiane.
- ^ Raccolte, su artecultura.fe.it. URL consultato il 19 luglio 2022.
- ^ Arrivederci Palazzo Schifanoia, solo nelle feste 6mila visitatori - estense.com, su estense.com.
- ^ Palazzo Schifanoia Ferrara, riapertura il 2 giugno, su ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 20 ottobre 2020.
- ^ Dopo il sisma riapre integralmente Palazzo Schifanoia, su comune.fe.it. URL consultato il 28 ottobre 2021.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Francesco Avventi, Il servitore di piazza: guida per Ferrara, Ferrara, Pomatelli, 1838, pp. 138-142, SBN FER0012975.
- Adolfo Venturi, L'arte a Ferrara nel periodo di Borso d'Este, «Rivista Storica Italiana», II, 1885, pp. 689–749.
- Silvano Ghironi, Flavio Baroni, Note storiche su Palazzo Schifanoia, in «Atti e Memorie della Deputazione Prov. Ferrarese di Storia Patria», Serie Terza, Vol. XXI, 1975, pp. 97–170.
- Ranieri Varese (a cura di) Atlante di Schifanoia Modena: Panini 1989.
- Anna Maria Visser Travagli, Palazzo Schifanoia e Palazzina Marfisa a Ferrara, Electa, 1994, ISBN 88-435-4604-X.
- Marcello Toffanello, Ferrara. La città rinascimentale e il delta del Po, Libreria dello Stato, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 2005 pp. 54-66, ISBN 88-240-1113-6.
- Aby Warburg, Arte e astrologia nel palazzo Schifanoja di Ferrara, 2006, Abscondita
- Salvatore Settis; Walter Cupperi; (a cura di), Palazzo Schifanoia in Ferrara, F. C. Panini, 2007, ISBN 978-88-8290-858-4.
- Giovanni Sassu, Verso e oltre Schifanoia in Mauro Natale; (a cura di), Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este. Catalogo Mostra, Ferrara Arte, 2007 pp.414-455, ISBN 88-89793-01-5.
- Nicola Iannelli, Simboli e Costellazioni. Il mistero di palazzo Schifanoia. Il codice astronomico degli Estensi, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze 2013. ISBN 978-88-97080-40-4.
- M. Folin, Borso a Schifanoia: il Salone dei Mesi come Speculum principis, in Il Palazzo Schifanoia a Ferrara, a cura di S. Settis,2007, pp. 9–37.
- V. C. Galati, Tipologie di saloni per le udienze nel Quattrocento padano tra Ferrara e Mantova. Oeci, Basiliche, Curie e "Logge all'antica" tra Vitruvio e Leon Battista Alberti nel "Salone dei Mesi" di Schifanoia a Ferrara e nella "Camera Picta" di Palazzo Ducale a Mantova, in Per Amor di Classicismo. Ricerche di Storia dell'Architettura e dell'Arte in memoria di Francesco Quinterio, a cura di F. Canali, «Bollettino della Società di Studi Fiorentini», 24-25, 2015-2016, pp. 10–36.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sul Palazzo Schifanoia
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Palazzo Schifanoia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su artecultura.fe.it.
- (EN) Palazzo Schifanoia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Palazzo Schifanoia, su museoferrara.it, Musei Civici di Arte Antica, Ferrara. URL consultato il 5 ottobre 2016.
- Storia di Palazzo Schifanoia, su artecultura.fe.it, Musei Civici di Arte Antica, Ferrara, 10 ottobre 2011. URL consultato il 5 ottobre 2016.
- A. Negrioli, Di tre vasi dipinti del Museo civico di Schifanoia in Ferrara, Bollettino d'Arte, 9, 1911
Controllo di autorità | VIAF (EN) 123179649 · ULAN (EN) 500304773 · GND (DE) 4292026-7 · BNF (FR) cb12651863v (data) · J9U (EN, HE) 987007265764905171 |
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