Non belligeranza è una espressione che indica la posizione politica e giuridica di uno Stato che, pur astenendosi dal conflitto, attua un diverso trattamento nei confronti delle varie nazioni belligeranti.[1] Si può considerare come a metà tra la neutralità e lo stato di guerra.[2]
La nazione non belligerante non partecipa direttamente alle ostilità, ma offre i suoi servizi a un'altra. Non invia, dunque, truppe a combattere, ma non si oppone ad offrire risorse quali petrolio, intelligence, e così via, mentre potrebbe fare il contrario a una terza nazione.
La locuzione fu coniata in Italia nel settembre 1939 e utilizzata nei comunicati per mezzo dei quali il governo fascista[3] rendeva pubblica la propria politica internazionale nell'ambito della Seconda guerra mondiale, a causa dell'invasione della Germania verso la Polonia[2][3]. Successivamente fu utilizzata dalla Turchia (gennaio 1940), dalla Spagna (giugno 1940) e dal Portogallo (1944).
Il termine deriva dal latino Bellum,-a , "guerra", neutro della seconda declinazione.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ non belligeranza in "Dizionario di Storia", su treccani.it. URL consultato il 26 aprile 2018.
- ^ a b NON BELLIGERANZA in "Enciclopedia Italiana", su treccani.it. URL consultato il 26 aprile 2018.
- ^ a b 1 settembre 1939 A Roma il governo Mussolini dichiara la non belligeranza, su www.ilmessaggero.it, 1º settembre 2017. URL consultato il 18 ottobre 2023.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Riccardo Monaco, NON BELLIGERANZA, in Enciclopedia Italiana, II Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1949.
- non belligeranza, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 49452 |
---|