Museo nazionale di Ravenna | |
---|---|
La sede del Museo | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Ravenna |
Indirizzo | Via San Vitale 17 |
Coordinate | 44°25′12.94″N 12°11′45.6″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Archeologia, Antiquariato |
Apertura | 1887 |
Direttore | Andrea Quintino Sardo[1] |
Visitatori | 26 742 (2015)[2] |
Sito web | |
Il Museo nazionale di Ravenna è un museo istituito a Ravenna, che conserva materiale archeologico, reperti lapidei di varie epoche e oggetti d'arte (bronzetti, avori, icone, armi, ceramiche).
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale dell'Emilia-Romagna, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il nucleo più antico delle raccolte museali va ricondotto al collezionismo erudito dei monaci camaldolesi di Classe, in particolare per opera di Pietro Canneti. Con la soppressione degli ordini religiosi, i numerosi oggetti di interesse artistico, antiquario e naturalistico del monastero di Classe passarono in proprietà del Comune, che nel 1804 fondò il Museo Classense Municipale.
Fra gli anni 1884 e 1885 i materiali museali, nel frattempo arricchitisi con i ritrovamenti effettuati nel territorio circostante la città, vennero riorganizzati dallo scultore Enrico Pazzi e sistemati nel monastero e nella chiesa di San Romualdo. Divenuto statale nel 1887, nel 1913 il museo fu trasferito negli ambienti e nei chiostri dell'antico monastero benedettino di San Vitale.
Le collezioni
[modifica | modifica wikitesto]- Lapidario. I reperti lapidei formano un'ampia raccolta di sculture di epoca romana, paleocristiana, bizantina, romanica, gotica, rinascimentale e barocca. Fra i pezzi più significativi si segnalano: il sarcofago paleocristiano della traditio legis, una ricca serie di capitelli di età bizantina, il bassorilievo con la cosiddetta "apoteosi di Augusto" (frammento di un altare monumentale risalente alla metà del I secolo) e la stele funeraria di Publio Longidieno, sulla quale il defunto, carpentiere della flotta, appare intento al lavoro con un'ascia.
- Bronzetti e placchette. La collezione comprende bronzetti di epoca medievale, rinascimentale e moderna. La sezione è aperta da un significativo acquamanile a forma di quadrupede risalente al XIII secolo e proveniente dall'area germanica settentrionale. Seguono alcuni bronzetti di produzione padovana, veneziana e fiorentina, nonché di scuola tedesca e islamica: da segnalare un Marco Aurelio a cavallo attribuibile a Severo Calzetta da Ravenna e un Vecchio satiro con vaso di Andrea Briosco. Le placchette offrono infine un panorama di oggetti destinati agli usi più svariati: ornamenti di abiti, decorazioni per armi, oggetti di devozione. Degna di nota è la serie di placchette ispirata alle Fatiche di Ercole, del Moderno.
- Materiale archeologico. Oltre ad alcuni oggetti risalenti all'età del bronzo (in particolare ceramiche e armi), il museo raccoglie materiali ceramici dell'epoca etrusca, nonché una serie di oggetti (vetri, lucerne, ceramiche) del periodo tardo-romano e bizantino. Fra le sculture presenti, una testa di Tyche turrita e un sarcofago da bambino, decorato con bassorilievi, proveniente da Roma.
- Avori. La collezione di oggetti in avorio e osso comprende numerose opere databili dall'epoca paleocristiana a quella barocca. Il pezzo più significativo è il cosiddetto Dittico di Murano, realizzato in Egitto all'inizio del VI secolo: si tratta della parte anteriore della copertura di un evangeliario, finemente intagliata a bassorilievo. Nella parte centrale appare il Cristo in trono fra quattro apostoli; subito sotto è raffigurato l'episodio dei tre giovani ebrei gettati nella fornace (Daniele 3,1-90[3]). Ai lati, quattro miracoli di Gesù: la guarigione del cieco, la liberazione dell'indemoniato, la resurrezione di Lazzaro e la guarigione dello storpio. In basso, alcuni episodi della vicenda di Giona.
- Icone. La collezione è formata da quasi duecento dipinti su tavola, appartenenti soprattutto alla maniera cosiddetta "cretese-veneziana". Con questa espressione ci si riferisce alla pittura fiorita sulle coste adriatiche e sulle isole ioniche fra il XV e il XVII secolo, caratterizzata dall'incontro delle tradizioni orientali con alcuni aspetti dell'arte italiana, in particolare veneta. Le tavole presenti nel museo sono suddivise per iconografia e rappresentano principalmente la Vergine col Bambino (Glycophilousa, Odighitria, Galaktotrophousa). La raccolta comprende inoltre anche alcuni dipinti di soggetto religioso di varie scuole locali italiane del Tre e Quattrocento, fra cui un frammento di Crocifisso e santi di Paolo Veneziano.
- Armi e armature. La raccolta di armi e armature venne data in deposito al Museo nazionale nel 1924 da parte della locale Accademia delle Belle Arti. Essa comprende armi bianche, armi da fuoco, armature e armi da difesa, databili per la maggior parte dal XV al XVII secolo. Da segnalare in particolare: una rara brigantina con ribattini dorati, un elmetto da incastro attribuibile all'armaiolo Desiderius Helmschmied e una mensa ottomana in cuoio.
- Ceramiche. La collezione è organizzata in tre sezioni. La prima sezione comprende esemplari in maiolica e ceramica istoriata spagnoli, derutesi, faentini, forlivesi e urbinati, quasi tutti cinquecenteschi, nonché alcuni pezzi di Castelli risalenti alla metà del Seicento. Uno degli oggetti più riccamente decorati è un grande boccale faentino che presenta una scena sacra sul fronte (l'adorazione dei pastori) e una scena mitologica sul retro (Ercole che combatte il leone Nemeo). La seconda sezione raccoglie le ceramiche da farmacia, con pezzi a partire dal XV secolo. La terza sezione, infine, è costituita da ceramiche ravennati, i cui esemplari più antichi risalgono al XIV secolo.
- Monete. La collezione comprende monete romane (repubblicane e imperiali), tardo-romane e bizantine (fra le quali un solido di Teodosio e vari pezzi del periodo giustinianeo) e medievali.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ I Musei nazionali di Ravenna accolgono il nuovo direttore Andrea Quintino Sardo, su musei.emiliaromagna.beniculturali.it. URL consultato il 26 giugno 2024.
- ^ Dati visitatori 2015 (PDF), su beniculturali.it. URL consultato il 15 gennaio 2016.
- ^ Dan 3,1-90, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Anna Maria Iannucci, Luciana Martini, Museo nazionale, Ravenna, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1993. ISBN 978-8824004275.
- Luciana Martini, Cinquanta capolavori nel Museo nazionale di Ravenna, Ravenna, Angelo Longo Editore, 1998. ISBN 978-8880631903.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Museo nazionale di Ravenna
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su musei.emiliaromagna.beniculturali.it.
- Museo nazionale di Ravenna, su PatER - Catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 140182804 · ISNI (EN) 0000 0001 1862 8873 · LCCN (EN) n82162129 · J9U (EN, HE) 987007583243405171 |
---|