Mohammad Mossadeq o Mosaddeq (in persiano محمد مصدق, Mohammad Mossadegh, ; Teheran, 19 maggio 1882 – Ahmadabad, 4 marzo 1967) è stato un politico iraniano.
«Non intendo presentare alcun appello contro una condanna a morte e non accetterò nessun perdono, anche se lo Scià deciderà di accordarmelo. Il perdono è per i traditori ed io sono invece la vittima di un intervento straniero.»
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Esordi in politica
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di Nagm al-Saltanah, una principessa Qājār, e di Mirza Hedayatollah, alto funzionario delle finanze, viene eletto per la città di Esfahan nel primo parlamento iraniano (Majles), ma l'elezione non viene convalidata perché Mossadeq non aveva ancora l'età minima richiesta di 30 anni. Nel 1909, quando lo scià Qajar reprime con l'aiuto zarista il movimento costituzionale, Mossadeq si reca in Francia per studiare all'École libre des sciences politques. Si reca poi in Svizzera e finisce i suoi studi di diritto nell'Università di Neuchâtel. Laureatosi in giurisprudenza, torna in Iran per occupare diversi incarichi amministrativi, tra cui quello di governatore dell'Azerbaigian e del Fars e di ministro delle finanze[5].
Membro della massoneria[6], nel 1925 è eletto al parlamento iraniano, il "Majles". Si oppone allora all'incoronazione a re del primo ministro Rezā Khān, un generale della Brigata Cosacca dell'esercito iraniano e uomo forte del Paese fin dal 1921. Malgrado la sua opposizione, Rezā Khān è proclamato scià di una nuova dinastia, quella dei Pahlavi. Mossadeq, assieme all'Ayatollah Modarres che si era egualmente opposto all'incoronazione, viene perseguitato ed è costretto a ritirarsi dalla vita politica esiliandosi nelle sue proprietà.
È solo nel 1944, a seguito del clima di apertura democratica imposta dagli Alleati dopo la conferenza di Teheran (novembre 1943) e l'ascesa al trono del nuovo re, figlio del precedente, Mohammad Reza Pahlavi, che torna all'attività politica, sedendo nuovamente nel nuovo Parlamento iraniano fra le file dei nazionalisti[7]. Dopo la contestazione dei risultati elettorali del 1950 divenne il capo del Fronte Nazionale (Jabhe e Melli), alleanza politica iraniana eterogenea, composta da nazionalisti, liberali, laburisti e repubblicani e sostenuto dal clero sciita guidato dall'Ayatollah Kashani[8].
Dal 1951 al 1953 fu primo ministro d'Iran, a seguito degli avvenimenti connessi al mancato rinnovo della concessione sullo sfruttamento del petrolio alla Anglo-Iranian Oil Company, che lo shah Reza Pahlavi aveva concesso nel 1933 ai britannici. All'epoca tale concessione era invisa alla maggioranza degli iraniani, che vedevano nell'oro nero il simbolo dell'indipendenza ormai a portata di mano, e che scesero in piazza per protesta contro lo sfruttamento da parte della compagnia britannica. Mossadeq guidava il movimento parlamentare che si opponeva al rinnovo della concessione e presiedeva la commissione parlamentare che raccomandava la nazionalizzazione dell'industria petrolifera: quando, il 7 marzo 1951, fu assassinato il primo ministro che aveva posto il rinnovo della concessione al centro della sua azione di governo, il generale Ali Razmara, il parlamento votò all'unanimità la designazione a primo ministro di Mossadeq, che ricoprì questa carica sino al 1953.
Nazionalizzazione dell'Anglo-Iranian Oil Company
[modifica | modifica wikitesto]Appena nominato Primo Ministro non perse tempo e mantenne le sue promesse, smantellando l'Anglo-Iranian Oil Company e costituendo la National Iranian Oil Company. Per tutta risposta la Gran Bretagna congelò i capitali iraniani che si trovavano in gran parte nelle sue banche, rafforzò la presenza militare nel Golfo Persico, attuò un blocco navale che impediva l'esportazione di petrolio e dispose un embargo commerciale.
La questione fu portata all'attenzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Mossadeq si recò personalmente a New York per difendere il suo Paese e riportò una schiacciante vittoria diplomatica sull'Inghilterra. Egli proseguì il suo viaggio negli Stati Uniti con una visita a Washington dove incontrò il presidente Truman[9]. Per la sua vittoria all'ONU egli fu proclamato "Uomo dell'anno 1951" dalla rivista Time.
Nonostante i successi diplomatici, nell'impossibilità di esportare il suo petrolio l'economia iraniana giunse al collasso e a Mossadeq - che intendeva trasformare il Paese in una monarchia costituzionale - furono concessi dal parlamento poteri straordinari per limitare l'influenza dello scià. Diminuì il budget della corte e delle forze armate per finanziare la sanità, vietò al sovrano di mantenere contatti con i capi di governi esteri (prerogativa attribuita al ministero degli esteri), fece approvare una riforma agraria che tendeva a un minimo di ridistribuzione dei raccolti (nelle campagne vigeva ancora una sorta di sistema feudale) ed impose una riforma fiscale efficace in un paese in cui i ricchi ed i potenti non pagavano le tasse.
Deposizione e fine della vita politica
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1953 Mossadeq costrinse lo Scià a lasciare il paese e molti temettero che volesse proclamare la repubblica. A causa della crisi economica e delle resistenze alle sue riforme per la modernizzazione del Paese, Mossadeq fu abbandonato da molti suoi alleati, ed in particolare dal clero sciita militante, guidato dall'Ayatollah Kashani. Mentre Mohammad Reza era in esilio a Roma, a fronte della resistenza dei grandi latifondisti, nonché dei religiosi, che gestivano immense proprietà di manomorta (le cosiddette waqf), nell'agosto del 1953 il governo guidato da Mossadeq fu abbattuto da un colpo di Stato militare favorito da un'operazione coperta dei servizi segreti statunitensi e britannici, denominata operazione Ajax, e sostituito da Fazlollah Zahedi, gradito agli inglesi.
Il ruolo degli Stati Uniti d'America nella crisi di Abadan è ancora oggi controverso e viene considerato tra le cause della radicalizzazione della rivoluzione islamica, che raggiunse uno dei suoi punti di sfogo anti-americano nella crisi degli ostaggi dell'ambasciata americana[10]. Dopo la destituzione, Mossadeq fu processato e imprigionato per 3 anni, per poi passare il resto della sua vita agli arresti domiciliari.[11]
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]All'età di 19 anni, nel 1901 Mossadeq sposò Zahra Khanum Zia al-Saltaneh, detta poi Zahra Emami (1879 - 1965), figlia dell'imam del venerdì di Teheran Mirza Zayn al-Abidin appartenente ad una importante famiglia di sayyid sciiti, e della principessa Qajar Zia al-Saltaneh, figlia di Naser al-Din Shah.[12]
La coppia ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine:
- Ahmad Mossadeq;
- Gholam Hossein Mossadeq (19?? - 1990);
- Mansoreh Mossadeq; Mansoreh in seguito sposerà il futuro primo ministro dell'Iran Ahmad Matin-Daftari.
- Zia Ashraf Mossadeq;
- Khadijeh Mossadeq (1923 - 2003); [13]
Mossadeq nei media
[modifica | modifica wikitesto]- Nel 2011 è stato sviluppato un videogioco indipendente chiamato The Cat and the Coup, che racconta la vita di Mossadeq dal punto di vista del suo gatto.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Matini, Jalal (2009). نگاهی به کارنامه سیاسی دکتر محمد مصدق
- ^ Bani-Jamali, Ahmad (2008). آشوب: مطالعهای در زندگی و شخصیت دکتر محمد مصدق
- ^ Houchang E. Chehabi (1990). Iranian Politics and Religious Modernism: The Liberation Movement of Iran Under the Shah and Khomeini. I.B.Tauris. p. 113. ISBN 978-1850431985.
- ^ Citato in Energica accusa di Mossadeq contro lo Scià e gli inglesi, L'Unità, 10 novembre 1953.
- ^ (EN) Mossadeq M., Katouzian H. Musaddiq's Memoirs. The end of the British Empire in Iran, pp. 228-230
- ^ (FR) Yves Bomati - Houchang Nahavandi, Les grandes figures de l'Iran, Paris, Perrin, 2015 (ISBN 9782262047320)
- ^ Stefano Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009, p. 113
- ^ Secondo alcuni autori (dal biografo di Mossadeq Katouzian fino da ultimo al Beltrame, op. cit., pp. 127-128) benché la traduzione, affermatasi in Occidente del farsi "Jabeh e Melli" sia "Fronte Nazionale", appare più politicamente più calzante tradurre con un altrettanto formalmente corretto "fronte Popolare"
- ^ vedi Stefano Beltrame, Mossadeq, pp. 150-153
- ^ Stefano Beltrame, "Mossadeq"
- ^ Mossadegh: Eccentric Nationalist Begets Strange History, su archive.nytimes.com. URL consultato il 13 luglio 2024.
- ^ (EN) Mossadegh Project, Dr. Mohammad Mossadegh Biography | Prime Minister of Iran (1951-1953), su The Mossadegh Project. URL consultato il 20 agosto 2024.
- ^ Khadijeh, su mossadegh.com. URL consultato il 20 agosto 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Farhad Diba, Dr. Mohammad Mossadegh; A Political Biography, Londra, Croom Helm, 1986, ISBN 0-7099-4517-5
- Stefano Beltrame, Mossadeq. L'Iran, il petrolio, gli Stati Uniti e le radici della Rivoluzione Islamica, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2009, ISBN 978-88-498-2533-6
- Mostafa Elm, Oil, Power, and Principle: Iran's Oil Nationalization and Its Aftermath, Syracuse, Syracuse University Press, 1994, ISBN 0-8156-2642-8
- Marcella Emiliani, Marco Ranuzzi de' Bianchi, Erika Atzori, Nel nome di Omar. Rivoluzione, clero e potere in Iran, Bologna, Odoya, 2008 ISBN 978-88-6288-000-8.
- Mark Gasiorowski, U.S. Foreign Policy and the Shah: Building a Client State in Iran, Cornell University Press, 1991, ISBN 0-8014-2412-7
- Mary Ann Heiss, Empire and Nationhood: The United States, Great Britain, and Iranian Oil, 1950-1954, Columbia University Press, 1997, ISBN 0-231-10819-2
- Stephen Kinzer, All The Shah's Men: An American Coup and the Roots of Middle East Terror, John Wiley & Sons, 2003, ISBN 0-471-26517-9
- --, Overthrow: America's Century of Regime Change from Hawaii to Iraq, Times Books, 2006, ISBN 0-8050-7861-4
- Nikki R. Keddie, Modern Iran: Roots and Results of Revolution, Yale University Press, 2003, ISBN 0-300-09856-1
- Mohammad Mosaddeq and the 1953 Coup in Iran, a cura di Mark J. Gasiorowski e Malcolm Byrne. Tradotto in persiano come Mosaddegh va Coup de Etat (Mosaddegh e il colpo di Stato) da Ali Morshedizad, Ghasidehsara Pub. Co.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Mohammad Mossadeq
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Mohammad Mossadeq
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Mossàdeq, Mohammed, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Mossadeq, Mohammed, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Mohammad Mosaddegh, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Mohammad Mossadeq, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 79091738 · ISNI (EN) 0000 0003 8693 3348 · LCCN (EN) n82044752 · GND (DE) 118785095 · BNE (ES) XX1799221 (data) · BNF (FR) cb12322703t (data) · J9U (EN, HE) 987007576414805171 |
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