Mikołaj Bołtuć | |
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Nascita | San Pietroburgo, 20 dicembre 1893 |
Morte | Łomianki, 22 settembre 1939 |
Cause della morte | morto in combattimento |
Luogo di sepoltura | cimitero militare Powązki |
Dati militari | |
Paese servito | Impero russo Polonia |
Forza armata | Esercito imperiale russo Esercito polacco |
Arma | Fanteria |
Anni di servizio | 1914-1939 |
Grado | Generale di brigata |
Guerre | Prima guerra mondiale Guerra polacco-ucraina Guerra sovietico-polacca Seconda guerra mondiale |
Campagne | Fronte orientale (1914-1918) Campagna di Polonia |
Battaglie | Battaglia della foresta di Tuchola Battaglia del fiume Bzura Battaglia di Łomianki |
Comandante di | Gruppo operativo "Wschód" |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da "Mikołaj Bołtuć (1893-1939)"[1] | |
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Mikołaj Bołtuć (San Pietroburgo, 20 dicembre 1893 – Łomianki, 22 settembre 1939) è stato un generale polacco, già distintosi come ufficiale nel corso della prima guerra mondiale, e poi nella guerra sovietico-polacca.[2] Nell'ottobre 1939 fu nominato comandante del Gruppo operativo "Wschód" che diresse in guerra dal 1 al 22 settembre. Insignito due volte dell'Ordine Virtuti militari[3].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a il San Pietroburgo, nell'Impero russo, il 20 dicembre 1893, figlio di Ignacy, un generale, e Anna Łabuńska.[4][2] Entrò nel Corpo dei Cadetti dall'età di 7 anni (1900); frequentò la scuola media a San Pietroburgo nel 1911, e infine conseguì il brevetto nel Corpo dei cadetti di Omsk e nel 1913 alla Scuola di fanteria Pavlovsk a San Pietroburgo.[1][2] Nominato sottotenente nel 1913, durante la prima guerra mondiale prestò servizio nell'esercito imperiale russo ricoprendo vari incarichi, e raggiungendo il grado di capitano.[2][5] Comandò, tra gli altri, un battaglione di fanteria sul fronte tedesco.[5] Partecipò alla campagna di Finlandia (1917), nella quale fu ferito dai gas da asfissianti.[5] Nel dicembre 1917, dopo lo scoppio della rivoluzione d'ottobre, si unì al III Corpo polacco in Oriente (gennaio-agosto 1918) e, dopo il suo scioglimento nell'agosto 1918, si unì alla 4ª Divisione fucilieri polacca del generale Lucjan Żeligowski, operante nel sud della Russia.[1] Combatté nelle sue fila fino al giugno 1919, partecipando alle parte alle battaglie contro gli ucraini nella Piccola Polonia orientale.[2]
Dopo essere tornato in Polonia con la divisione, assunse il comando di una compagnia e poi del I Battaglione nel 31° Reggimento fucilieri Kaniowski, con il quale partecipò alla guerra sovietico-polacca.[1][2] Nel luglio 1920 prese il comando di questo reggimento, comandandolo, tra l'altro, nella difesa di Zamość contro la Prima armata di cavalleria russa al comando di Semën Michajlovič Budënnyj.[2] La resistenza, durata tre giorni, influenzò il ritardo dell'armata di Budënnyj nel corso della battaglia di Varsavia.[1] Per questo fatto fu insignito della Croce d'argento dell'Ordine Virtuti militari il 21 febbraio 1921.[2] Comandò la cattura di Wyszków da parte delle truppe polacche, descritta da Stefan Żeromski nel libro Na Plebani w Wyszkowie.[5]
Nel periodo dal 1 novembre 1921 all'ottobre 1922 frequentò il corso di formazione presso la Scuola di Guerra di Varsavia.[1] Ha poi ricoperto diversi incarichi di staff; capo del III dipartimento dell'Ufficio del Consiglio di Guerra, e capo del dipartimento del comando "Est".[2] Il 31 marzo 1924 fu promosso tenente colonnello.[1] Dal 1926 prestò servizio come ufficiale con incarichi speciali presso l'Ufficio dell'Ispettore Generale delle Forze Armate.[1] Nel giugno 1927 fu trasferito al Korpus Ochrony Pogranicza (KOP) e nominato comandante della 6ª semibrigata di protezione delle frontiere.[6][1] In questa posizione fu promosso dal Presidente della Repubblica di Polonia, Ignacy Mościcki, al grado di colonnello, con anzianità dal 1° gennaio 1928.[7][1] Nel luglio 1929, dopo la riorganizzazione del KOP, fu nominato comandante della Brigata KOP "Grodno".[8][2] Nel giugno 1930 fu trasferito dal KOP e nominato comandante della 19ª Divisione fanteria a Vilnius che comandò a partire all'ottobre di quell'anno.[9]
Negli anni venti del XX secolo fu vicepresidente del Club Automobilistico e Motociclistico Militare.[10] Sostenitore dell'apoliticità dell'esercito, non era religioso, si opponeva al dominio dei legionari e sosteneva la limitazione delle spese di rappresentanza; questi fattori hanno rallentato il progresso della sua carriera militare. Dal 1936 comandò la 4ª Divisione fanteria a Toruń.[1] Nell'ottobre 1938, al comando della divisione combinata Pomerania-Poznań, prese parte all'operazione Zaolzie.[3] Il 19 marzo 1939 fu promosso al grado di generale di brigata.[1][11]
Nell'agosto 1939 prese il comando del Gruppo operativo "Wschód" (4ª e 16ª Divisione fanteria) dell'Armata "Pomorze" comandata dal generale Władysław Bortnowski.[1][2] Inizialmente il suo compito era quello di coprire un'eventuale dimostrazione di forza polacca in caso di tentativi tedeschi di assumere il controllo di Danzica.[5] A seguito dell'aggravarsi della situazione, il compito del GO "Wschód" era quello di difendere la parte meridionale della Pomerania polacca, sulla linea Osa-Lago Mieliwo-Lago Sosno-Lago Zbiczno-Lago Bachotek-Drwęca fino al confine di stato.[2][5] Dopo lo scoppio della guerra partecipò alla testa del GO "Wschód" alla battaglia della foresta di Tuchola e poi, insieme alle rimanenti forze dell'Armata "Pomorze", si ritirò verso sud-est.[5] L'11 settembre lui e le sue forze al suo comando raggiunsero l'area della battaglia del fiume Bzura.[1] Partecipò all'attacco all'ala sinistra dell'esercito polacco, e le forze della 16ª Divisione fanteria presero il controllo di Łowicz.[5] Il 14 settembre, dopo aver raggiunto Modlin con il resto del suo gruppo operativo, a seguito delle segnalazioni di unità corazzate tedesche in avvicinamento da Varsavia, emanò l'ordine di ritirarsi sulla sponda settentrionale del fiume Bzura.[5] A capo di un gruppo improvvisato di truppe, composto da circa 5.000 soldati, partecipò a battaglie difensive e dal 17 settembre a battaglie di ritirata verso la Capitale.[2] Il 22 settembre, durante il tentativo di sfondare in direzione di Varsavia dalla zona di Palmiry, vicino a Łomianki scoppiò una sanguinosa battaglia durata più ore.[2][12] L'attacco polacco fallì per mancanza di munizioni e il generale morì sotto il fuoco dei cecchini, guidando personalmente i soldati in un attacco alla baionetta.[2] Fu insignito postumo della Croce d'oro dell'Ordine Virtuti militari.[2]
Le sue parole sul generale Bortnowski, comandante dell'Armata "Pomorze", sono passate alla storia: Mi dispiace che nei primi giorni di guerra, durante la battaglia nella foresta di Tuchola, non gli ho piantato una pallottola in testa e non ho preso il comando e, se muoio, non ho fatto sapere a tutti che io e l'armata siamo morti a causa di questo figlio di una stronza.... Fu sepolto nel cimitero militare Powązki a Varsavia (lotto A 10, fila 1, tomba 10).[2] Come riferì nel 1945 il tenente colonnello Jan Topczewski. Comandante del 146° Reggimento fanteria, una delegazione di prigionieri di guerra polacchi, di cui Topczewski era membro, partecipò ai funerali del generale Bołtuć.
Nel 1925 aveva sposato Maria Wesołowska (1905-1964), infermiera della ZWZ e dell'AK, insignita della Croce al merito con le spade.[2] I suoi figli furono Irena Bołtuć-Hausbrandt (1925-2000), partecipante alla Rivolta di Varsavia, assistente professore alla Scuola nazionale polacca di cinema di Łódź, esperta di teatro e traduttrice e l'architetto Andrzej Bołtuć (1929-2009).[2]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze estere
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r Dzieje.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Bohaterowie 1939.
- ^ a b Instytut Pamięci Narodowej.
- ^ Stewecki 1994, p. 63.
- ^ a b c d e f g h i Biorpolski.
- ^ Dziennik Personalny MSWojsk. ↓, Nr 17 z 25 VI 1927, p. 191.
- ^ Dziennik Personalny MSWojsk. ↓, Nr 1 z 2 I 1928, p. 1.
- ^ Dziennik Personalny MSWojsk. ↓, Nr 11 z 6 VII 1929, p. 214.
- ^ Dziennik Personalny M.S.Wojsk. Nr 11 z 18.06.1930 r.
- ^ Dział urzędowy. Spis członków Wojskowego Klubu Samochodowego i Motocyklowego w dniu 15 marca 1926 r.. Automobilista Wojskowy, s. 3, Nr 2 z 15 marca 1926. Wojskowy Klub Samochodowy i Motocyklowy.
- ^ Rybka, Stepan 2003, p. 468.
- ^ Bartoszewski, Brzeziński, Moczulski 1970, p. 22.
- ^ Mierzwiński 1990, p. 45.
- ^ Dziennik Personalny MSWojsk. ↓, Nr 19 z 12 XII 1929, p. 359.
- ^ Dziennik Personalny Ministra Spraw Wojskowych nr 20 z 15 lipca 1922.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (PL) Henryk Kosk, Generalicja polska, tom I, Pruszków, Oficyna Wydawnicza „Ajaks”, 2001, ISBN 83-87103-81-0.
- (PL) Bohdan Królikowski, Generał Mikołaj Bołtuć Wizerunek Żołnierza, Warszawa, Nakładem Stowarzyszenia Katolików Wojskowych, 1998.
- (PL) Tadeusz Kryska-Karski e Stanisław Żurakowski, Generałowie Polski Niepodległej, Warszawa, Editions Spotkania, 1991, p. 134..
- (PL) Tadeusz Jurga, Obrona Polski 1939, Warszawa, Instytut Wydawniczy PAX, 1990, pp. 757–758, ISBN 83-211-1096-7.
- (PL) Grzegorz Łukomski, Bogusław Polak e Andrej Suchcitz, Kawalerowie Virtuti Militari 1792-1945: wykazy odznaczonych za czyny z lat 1863-1864, 1914-1945, Volume 6, Koszalin, Uczelniane Wyższej Szkoły Inżynierskiej, 1997.
- (PL) H.S. Jerzy Leśniak, Bóg, Honor, Ojczyzna. Sądeccy żołnierze i generałowie w służbie niepodległej Rzeczypospolitej, Warszawa, Instytut Pamięci Narodowej, 2009, pp. 80, ISBN 978-83-7629-075-1.
- (PL) Zbigniew Mierzwiński, Generałowie II Rzeczypospolitej, Warszawa, Wydawnictwo Polonia, 1990, pp. 145-150, ISBN 83-7021-096-1.
- (PL) Waldemar Rezmer, Armia „Pomorze” w kampanii polskiej 1939 roku, Bydgoszcz, Światowy Związek Żołnierzy Armii Krajowej, 2004.
- (PL) Waldemar Rezmer, Armia „Pomorze” w kampanii polskiej 1939 roku, Bydgoszcz, Światowy Związek Żołnierzy Armii Krajowej, 2004.
- (PL) Piotr Stawecki, Słownik biograficzny generałów Wojska Polskiego 1918–1939, Warszawa, Wydawnictwo Bellona, 1994, ISBN 83-11-08262-6.
- (EN) Steven J. Zaloga, Poland 1939. The Birth of Blitzkrieg, Botley, Osprey Publishing, 2003.
- (PL) Ryszard Rybka e Kamil Stepan, Awanse oficerskie w wojsku polskim 1935–1939, Warszawa, Fundacja Centrum Dokumentacji Czynu Niepodległościowego, 2003, ISBN 978-83-7188-691-1.
- (PL) Ryszard Rybka e Kamil Stepan, Rocznik oficerski 1939, Kraków, Fundacja Centrum Dokumenta- cji Czynu Niepodległościowego, 2006.
- (PL) Władysław Bartoszewski, Bogdan Brzeziński e Leszek Moczulski, Kronika wydarzeń w Warszawie 1939–1949, Warszawa, Państwowe Wydawnictwo Naukowe, 1970.
Altri progetti
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Voci collegate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (PL) Mikołaj Bołtuć (1893-1939), su Dzieje. URL consultato il 13 ottobre 2024.
- (PL) Patron, su Patron. URL consultato il 13 settembre 2024.
- (EN) Bołtuć Mikołaj, su Bohaterowie 1939. URL consultato il 13 settembre 2024.
- (PL) Gen. bryg. Mikołaj Bołtuć (1893-1939), su Instytut Pamięci Narodowej. URL consultato il 13 settembre 2024.
- (PL) Mikołaj Bołtuć, su Biorpolski. URL consultato il 13 settembre 2024.