Megastene (in greco antico: Μεγασθένης?, Megasthénēs, in latino Megasthĕnes; circa 340 a.C. – dopo il 300 a.C.) è stato un diplomatico, storico e geografo greco antico.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Probabilmente originario della Ionia, fu un importante diplomatico ellenistico che, tra il 302 ed il 291 a. C., fu inviato in India come ambasciatore di Seleuco I[1] presso la corte di Pataliputra del re indiano Sandrokottos, nome con cui i greci chiamavano il fondatore dell'Impero Maurya Chandragupta.[2]
In effetti, Seleuco avrebbe inviato Megastene come firmatario, a suo nome, di un trattato con Chandragupta dopo averlo combattuto negli anni precedenti[3], poiché Megastene era amico intimo di Sibirzio, satrapo dell'Aracosia - già satrapo sotto Alessandro e rimasto nella sua posizione anche dopo gli accordi di Triparadiso del 321 a.C. - e, dunque, conosceva bene la via verso la capitale dei Maurya, che peraltro, lo stesso storico afferma di aver visitato più volte[4].
In realtà, secondo alcune ipotesi che riflettono proprio sul legame tra Megastene e l'importante figura politica di Sibirzio, l'ambasceria sembra più probabile nel contesto politico del 319 a.C., con la pubblicazione dell'opera megastenica alla fine degli anni Dieci[5].
Indikà
[modifica | modifica wikitesto]Sulla base delle conoscenze così acquisite, Megastene compose l'opera Notizie sull'India (in greco antico: Ἰνδικά?, Indikà), in 4 libri, che non ci è giunta integralmente, ma ne possediamo numerosi e ampi frammenti[6].
Il primo libro[7] descriveva la geografia, soffermandosi sulle dimensioni dell'India, sul Caucaso (corrispondente all'Himalaya), i fiumi, la flora e la fauna; i due libri successivi trattavano il sistema di governo, le caste e gli usi religiosi[8]; l'ultimo trattava la storia, l'archeologia e le leggende.
Analisi critica
[modifica | modifica wikitesto]I frammenti rivelano come Megastene scrivesse sotto il diretto influsso della mitizzazione della spedizione indiana di Alessandro, in quanto riporta credenze anche meravigliose sul subcontinente indiano senza vagliarle criticamente: ad esempio, accettava la falsa tradizione della conquista dell'India da parte di Nabucodonosor e dell'etiope Taharka[9].
Da un passo citato da Clemente Alessandrino[10] si può dedurre che uno degli scopi e forse il maggiore che Megastene si prefisse nello scrivere la sua storia, fu quello di trovare nell'India i precedenti della storia leggendaria, divina, delle dottrine filosofiche greche. Così, le leggende sorte dopo la spedizione di Alessandro circa la conquista dell'India per opera di Dioniso e di Eracle hanno, secondo Megastene, il loro fondamento in antiche tradizioni nazionali indiane[11]. I frammenti furono raccolti e ordinati per la prima volta da E. A. Schwanbeck, Megasthenis fragmenta (Bonn 1846), e da Muller nei suoi Fragmenta Historicorum Graecorum, vol. II, pp. 397-439.
Ciononostante e anche se l'interpretazione grecizzante spinse Megastene a rappresentare l'India come una sorta di utopia platonico-cinica[12], la sua opera rimase per secoli la fonte più completa e autorevole sull'India a disposizione del mondo occidentale e fu usata largamente da Arriano, nella sua Indikà, da Strabone, nella sua Geografia e dagli altri autori che si occuparono dell'India.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ F 3 J.
- ^ T 1 J.
- ^ Appiano, Syriakà, 55, 281-282.
- ^ Arriano, Anabasi, V 6, 2.
- ^ A. B. Bosworth, The Historical Setting of Megasthenes' Indica, in "Classical Philology", vol. 91 (1996), n. 2, p. 121.
- ^ 46 raccolti in FGrHist 715.
- ^ 27 frammenti in tutto.
- ^ La sezione più famosa: F 19 J.
- ^ F 11a J.
- ^ Stromata, I 15, 72.
- ^ Diodoro, II, 35-42, riassume il contenuto dell'opera.
- ^ A. Zambrini, Idealizzazione di una terra: etnografia e propaganda negli Indikà di Megastene, in Modes de contact et processes de transformation dans le societes anciennes, Pisa-Roma 1983, pp. 1105-1118.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Paul Wendland, Die hellenistisch-römische Kultur, 2ª ed., Tubinga 1912, pp. 39, 121.
- Wilhelm von Christ, Wilhelm Schmid, Geschichte der Griechischen Litteratur, 6ª ed., II, i, Monaco 1920, p. 176.
- O. Stein, in Pauly-Wissowa, XI, col. 230 segg.
- F. Jacoby (a cura di), Die Fragmente der griechischen Historiker, Berlin-Leiden, Weidmann-Brill, 1923-1998, n. 715, vol. III C, pp. 603–639.
- A. Zambrini, Idealizzazione di una terra: etnografia e propaganda negli Indikà di Megastene, in Modes de contact et processes de transformation dans le societes anciennes, Pisa-Roma 1983, pp. 1105–1118.
- A. B. Bosworth, The Historical Setting of Megasthenes' Indica, in "Classical Philology", vol. 91 (1996), n. 2, pp. 113–127.
- A. Dahlaquist, Megasthenes and Indian Religion, Delhi-Varanasi-Patna, Motilal Banarsidass, 1996.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Megastene
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Megàstene, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Alessandro Olivieri, MEGASTENE, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1934.
- Megastene, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Megasthenes, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Megastene, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Frammenti di Megastene, dal progetto South Asia.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 132649401 · ISNI (EN) 0000 0000 9075 7939 · SBN SBLV281329 · BAV 495/32434 · CERL cnp00285123 · LCCN (EN) n82154900 · GND (DE) 102398771 · BNF (FR) cb12968495s (data) · J9U (EN, HE) 987007274447205171 |
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