Leponzio † | |
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Parlato in | Italia nord-occidentale, Svizzera meridionale |
Periodo | 700 a.C. - 400 a.C. |
Locutori | |
Classifica | estinta |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue celtiche Lingue celtiche continentali Lingua gallica Lingua leponzia |
Codici di classificazione | |
ISO 639-3 | xlp (EN)
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Glottolog | lepo1240 (EN)
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La lingua leponzia (o più recentemente anche lepontico[1][2][3][4]) è una lingua celtica estinta, parlata anticamente dal popolo dei Leponzi, stanziatisi tra la parte meridionale della Rezia (regione corrispondente ai territori alpini e subalpini delle odierne Svizzera, Germania, Austria e Italia) e i territori nord-occidentali della Gallia Cisalpina (corrispondenti oggi al Canton Ticino, in Svizzera, e alla Val d'Ossola e alla Lombardia occidentale in Italia settentrionale), fra il 700 a.C. e il 400 a.C. Pur essendone stata assodata la natura celtica (del ramo continentale nella fattispecie), tra i linguisti però non v'è consenso unanime sul se si tratti di un idioma a sé stante oppure d'una varietà più arcaizzante della lingua gallica[5][6][1].
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La lingua è conosciuta solo attraverso alcune iscrizioni che furono redatte nell'alfabeto di Lugano, una delle cinque principali varietà di alfabeto italico settentrionale derivato dall'alfabeto etrusco. Queste iscrizioni furono scoperte nell'area intorno a Lugano, comprendente anche il lago di Como e il lago Maggiore. Scritture simili furono usate per il retico e il venetico.
La migliore testimonianza ci è data dalla famosa stele di Prestino, sede dell'antica Comum, uvamokozis pliale u uvltiauiopos ariuonepos sites tetu.
Il leponzio fu dapprima assimilato dal gallico, quando tribù galliche si insediarono in Italia, a nord del fiume Po, e poi dal latino, dopo che la Repubblica romana prese il controllo sulla Pianura Padana durante il II e il I secolo a.C.
Il raggruppamento di tutte queste iscrizioni in una singola lingua celtica è discusso: alcune (specialmente le più antiche) vengono considerate scritte in una lingua non-celtica affine al ligure (Whatmough 1933, Pisani 1964). Secondo questa opinione, che fu prevalente fino al 1970, leponzio è il nome corretto per la lingua non-celtica, mentre la lingua celtica deve essere chiamata lingua gallica cisalpina.
Seguendo l'opinione di Lejeune (1971),[7] l'idea prevalente divenne che il leponzio deve essere classificato come lingua della famiglia celtica,[8] sebbene sia probabilmente divergente quanto il celtiberico, e in ogni caso abbastanza distinto dal gallico cisalpino. Solo negli ultimi anni, c'è stata una tendenza a identificare il leponzio e il gallico cisalpino come una sola e medesima lingua.
Mentre la lingua è così chiamata dal nome della tribù dei Lepontii, che occupavano parti della Rhaetia (nelle moderne Alpi centrali), confinanti con la Gallia Cisalpina, il termine è normalmente usato da molti celtisti in riferimento a tutti i dialetti celtici dell'antica Italia. Questo uso è messo in discussione da coloro che continuano a ritenere che i Lepontii siano una delle diverse tribù indigene delle Alpi, abbastanza distinta dai Galli che invasero la Pianura Padana in tempi storici.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) Francesca Ciurli (translation revised by Melanie Rockenhaus), Celtic, Lepontic - About 7th – 6th century B.C., su mnamon.sns.it, Mnamon, Antiche scritture del Mediterraneo, Scuola Normale Superiore, Laboratorio di Storia, Archeologia, Epigrafia, Tradizione dell'antico, 2019. URL consultato il 18 agosto 2019.
- ^ Pierluigi Cuzzolin, Le lingue celtiche, in Emanuele Banfi (a cura di), La formazione dell'Europa linguistica. Le lingue d'Europa tra la fine del I e del II millennio, Scandicci, La Nuova Italia, 1993, p. 258, ISBN 88-221-1261-X.
- ^ Calvert Watkins, Il proto-indoeuropeo, in Anna Giacalone Ramat, Paolo Ramat (a cura di), Le lingue indoeuropee, Bologna, Il Mulino, 1993, p. 49, ISBN 88-15-03354-8. Ora in: Enrico Campanile, Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005, p. 46, ISBN 88-15-10763-0.
- ^ (ES) Francisco Villar, Los Indoeuropeos y los origines de Europa: lenguaje e historia, Madrid, Gredos, 1991, ISBN 84-249-1471-6. Trad. it. di Donatella Siviero: Francisco Villar, Gli Indoeuropei e le origini dell'Europa, Bologna, Il Mulino, 1997, pp. 450, 453-454, ISBN 88-15-05708-0.
- ^ LinguistList: Lepontic, su linguistlist.org. URL consultato l'8 settembre 2021 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2011).
- ^ John T. Koch (ed.) Celtic culture: a historical encyclopedia ABC-CLIO (2005) ISBN 978-1-85109-440-0
- ^ Basata primariamente sull'analisi dei testi di Prestino e Velate e confermata poi dagli ulteriori studi di M. Tibiletti Bruno, A. L. Prosdocimi e C. De Simone.
- ^ Il leponzio è "un determinato alfabeto notante una lingua celtica" diffusa nell'area dei laghi lombardi. (Aldo Luigi Prosdocimi).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Eska, J. F. (1998). The linguistic position of Lepontic. In Proceedings of the twenty-fourth annual meeting of the Berkeley Linguistics Society vol. 2, Special session on Indo-European subgrouping and internal relations (February 14, 1998), ed. B. K. Bergin, M. C. Plauché, and A. C. Bailey, 2-11. Berkeley: Berkeley Linguistics Society.
- Eska, J. F., and D. E. Evans. (1993). "Continental Celtic". In The Celtic Languages, ed. M. J. Ball, 26-63. London: Routledge. ISBN 0-415-01035-7.
- Gambari, F. M., and G. Colonna (1988). Il bicchiere con iscrizione arcaica di Castelletto Ticino e l'adozione della scrittura nell'Italia nord-occidentale. Studi Etruschi 54: 119-64.
- Lejeune, M. (1970-71). Documents gaulois et para-gaulois de Cisalpine. Études Celtiques 12: 357-500.
- Lejeune, M. (1971). Lepontica, Paris: Société d'Éditions 'Les Belles Lettres'.
- Lejeune, M. (1978). Vues présentes sur le celtique ancien. Académie Royale de Belgique, Bulletin de la Classe des Lettres et des Sciences morales et politiques 64: 108-21.
- Lejeune, M. (1988). Recueil des inscriptions gauloises: II.1 Textes gallo-étrusques. Textes gallo-latins sur pierre, Paris: CNRS.
- Pisani, V. (1964). Le lingue dell'Italia antica oltre il latino, 2nd ed. Torino: Rosenberg & Sellier, ISBN 88-7011-024-9.
- Solinas, P. 1995. Il celtico d’Italia, Studi Etruschi 60: 311-408.
- Stifter, D. 2020. Cisalpine Celtic. Languge, Writing, Epigraphy. Aelaw Booklet 8. Zaragoza: Prensas de la Universidad de Zaragoza.
- Stifter, D. 2020. «Cisalpine Celtic», Palaeohispanica 20: 335-365.
- Tibiletti Bruno, M. G. (1978). "Ligure, leponzio e gallico". In Popoli e civiltà dell'Italia antica VI, Lingue e dialetti, ed. A. L. Prosdocimi, 129-208. Rome: Biblioteca di Storia Patria.
- Tibiletti Bruno, M. G. (1981). "Le iscrizioni celtiche d'Italia". In I Celti d'Italia, ed. E. Campanile, 157-207. Pisa: Giardini.
- Whatmough, J. (1933). The Prae-Italic Dialects of Italy, vol. 2, The Raetic, Lepontic, Gallic, East-Italic, Messapic and Sicel Inscriptions, Cambridge, Massachusetts: Harvard University Press.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Leponzi
- Lingua insubre
- Cultura della Scamozzina
- Cultura di Golasecca
- Cultura di Canegrate
- Gallia cisalpina
- Popoli dell'Italia antica
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lexicon Leponticum, by David Stifter, Martin Braun and Michela Vignoli, University of Vienna
- "Lingue e culture dell'Italia antica: linguistica storica e modelli digitali", progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell'Università e della Ricerca (PRIN 2017)
- (IT) Coline Ruiz Darasse, Celtico: Leponzio, su mnamon.sns.it, Scuola Normale Superiore. Laboratorio di Storia, Archeologia, Epigrafia, Tradizione dell'antico, 2008-2017.
- (IT) Francesca Ciurli, Celtico, Leponzio VII - VI sec. a.C. ca., su mnamon.sns.it, Scuola Normale Superiore. Laboratorio di Storia, Archeologia, Epigrafia, Tradizione dell'antico, 2008-2017.
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