Lastua Inferiore località | |
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(SR) Donja Lastva | |
Localizzazione | |
Stato | Montenegro |
Comune | Teodo |
Territorio | |
Coordinate | 42°26′35″N 18°41′19″E |
Altitudine | 0 m s.l.m. |
Abitanti | 733 (2003) |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 85 332 |
Prefisso | (+382) 032 |
Fuso orario | UTC+1 |
Targa | TV |
Cartografia | |
Lastua Inferiore[1][2], in montenegrino Donja Lastva (Доња Ластва), è un centro abitato del Montenegro, compreso nel comune di Tivat.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la caduta dell'Impero romano la Dalmazia meridionale, dal Narenta al Drin, passò sotto il dominio bizantino.
Tra il 614 e il 615 iniziò l'orda àvaro-slava che raggiunse la costa della Dalmazia. L'imperatore Eraclio chiese aiuto contro di loro ai Serbi bianchi della Lusazia che nell'anno 630 occuparono le terre invase dagli Avari, liberandole. Come ricompensa, Eraclio permise ai Serbi di instaurare principati autonomi governati da un principe (in serbo župan, жупан), comunque, sotto la sovranità bizantina. Lastua fece quindi parte della Doclea (a differenza della vicina Cattaro parte del thema Dalmatia), poi inglobato nel Gran principato di Rascia.
Dal 1420 fece parte dell'Albania Veneta. Caduta la Serenissima, con la Pace di Presburgo seguì il destino degli ex possedimenti veneziani entrando per un breve periodo nel Regno d’Italia napoleonico.
Col Trattato di Schönbrunn del 1809 entrò a far parte delle Province Illiriche per entrare poi in mano austriaca col Congresso di Vienna nel 1815 nel Regno di Dalmazia come frazione del comune di Lastua[senza fonte].
Dopo la prima guerra mondiale, non facendo parte dei territori della Dalmazia citati nel Patto di Londra, entrò a far parte del neo costituito Regno dei Serbi, Croati e Sloveni.
Tra il 1941 e il 1943 fece parte della provincia di Cattaro, suddivisione amministrativa del Governatorato della Dalmazia, dipendente dal Regno d'Italia.[3].
Dopo la seconda guerra mondiale fece parte della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia; dal 2006 fa parte del Montenegro.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cfr. a p. 325 in Istituto Idrografico della Marina Portolano del Mediterraneo, volume 6, Adriatico Orientale (edizione 1994, nuova tiratura febbraio 2002), Genova. (Pubblicazione annessa alla cartografia ufficiale dello Stato - legge 2 febbraio 1960, n. 68).
- ^ Memorie della Società geografica italiana
- ^ Davide Rodogno Il nuovo ordine mediterraneo, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 499
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