Lagersprache ("lingua dei lager" in tedesco) era il linguaggio utilizzato nei lager nazisti. Era composta per una parte dal tedesco, l'unica lingua ammessa nei campi di concentramento, parlata dalle SS secondo un particolare vocabolario, impiegato per impartire ordini ai prigionieri; per un'altra parte era composta da una nuova lingua basata sulla mescolanza delle lingue dei paesi di origine dei deportati (polacco, russo, spagnolo, yiddish, ungherese, francese, italiano, ecc.) con il quale i prigionieri di diverse nazionalità comunicavano per lavorare, per procurarsi cose utili alla sopravvivenza, per evitare situazioni pericolose, per resistere. Lagersprache era così una sorta di lingua franca attraverso la quale gli internati provenienti da diversi paesi potevano capirsi.
Altri nomi per definire la lingua dei lager sono Lagerszpracha, Lagerjargon, Lagerdeutsch, Lageresperanto, Krematoriums-Esperanto[1].
Esempi
[modifica | modifica wikitesto]Esempi di espressioni che fanno parte della lingua dei lager[2]:
Aso | Espressione utilizzata dalla SS per indicare i prigionieri "asociali" |
Davaj! | Esortazione di lingua russa, per dire, ad esempio, "subito!" |
Daj chleba | Espressione di lingua polacca utilizzata per chiedere del pane |
Ex | Espressione utilizzata dalla SS; abbreviazione di "esecuzione" |
Kapo | Prigioniero a cui è attribuita la funzione di guida e controllo delle squadre di lavoro |
Klepsi-klepsi | Espressione di lingua greca utilizzata per indicare un furto |
Links | "Sinistra", in lingua tedesca. Si allude alle file che si formavano, durante la selezione dei prigionieri appena arrivati al lager. Chi è spostato a destra è "abile al lavoro", chi è spostato a sinistra è destinato alla morte nella camera a gas (ad esempio, gli anziani e i bambini) |
Los! | Espressione di lingua tedesca utilizzata per dire "dai!" |
Makkaroni | Espressione offensiva utilizzata per indicare i prigionieri italiani |
Muselmann | Prigionieri debilitati e ischeletriti per la fame. L'espressione ha probabilmente origine dal fatto che i movimenti delle mani e il ciondolare somigliassero ai gesti della preghiera islamica |
Nix camela, nix travacho | Espressione di lingua mista tedesca-spagnola che significa "niente mangiare, niente lavoro" |
Organisieren | Espressione di lingua tedesca, "organizzare", utilizzata dagli internati per dire "arrangiarsi", "sapersela cavare", "rubare" |
Schnell! | Espressione di lingua tedesca utilizzata per dire "veloce!" |
Zu fünf! | Espressione di lingua tedesca utilizzata per dire "in fila per cinque!" |
Immagini sulla lingua dei lager
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Arbeit macht frei. Il lavoro rende liberi.
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Arbeit macht frei. Il lavoro rende liberi.
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Jedem das Seine. A ciascuno il suo.
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SU. Prigionieri di guerra sovietici.
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F su triangolo rosso. Prigioniero politico francese.
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Jude. Ebreo.
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Triangoli viola e numero di matricola. Prigionieri testimoni di Geova.
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Sicherungsverwahrte Häftlinge. Delinquente abituale detenuto per misura di sicurezza.
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Oberkapo. Kapo superiore.
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Lagerpolizist. Poliziotto del campo di concentramento.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Daniela Accadia, La lingua nei campi nazisti della morte (PDF), in I sentieri della ricerca. Rivista di storia contemporanea, n. 9-10, Crodo, Centro Studi “Piero Ginocchi”, 2009. URL consultato il 16 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
- ^ Hans Maršálek, Storia del campo di concentramento di Mauthausen. Documentazione, edition Mauthausen, Vienna, 2008, Allegato Espressioni del lager (glossario)
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Ariane Santerre, "Dialogisme et Lagerszpracha", in La Littérature inouïe: Témoigner des camps dans l'après-guerre, Rennes, Presses universitaires de Rennes, coll. "Interférences", 2022, pp. 105-150, ISBN 978-2-7535-8293-4.
- Rocco Marzulli, Italiani nei lager. Linguaggio, potere, resistenza, Milano, Milieu, 2019, ISBN 978-88-319-7711-1.
- Rocco Marzulli, La lingua dei lager. Parole e memoria dei deportati italiani, introduzione di Massimo Castoldi. Con tre saggi di Giovanna Massariello Merzagora, Roma, Donzelli, 2017, ISBN 978-88-6843-625-4.
- (DE) Nicole Warmbold, Lagersprache. Zur Sprache der Opfer in den Konzentrationslagern Sachsenhausen, Dachau, Buchenwald, Verlag Hempen, 2009, ISBN 978-3-934106-62-8.
- Daniela Accadia, La lingua nei campi nazisti della morte (PDF), in I sentieri della ricerca. Rivista di storia contemporanea, n. 9-10, Crodo, Centro Studi “Piero Ginocchi”, 2009. URL consultato il 16 ottobre 2014 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
- Daniela Testa, Nel ventre di Babele. Il linguaggio dei Lager nazisti, Caserta, Spring, 2008, ISBN 978-88-87764-93-2.
- (DE) Wolf Oschlies, Sprache in nationalsozialistischen Konzentrationslager. Theorie und Empirie der „Lagerszpracha“, 6 novembre 2004
- Donatella Chiapponi, La lingua nei lager nazisti, Roma, Carocci, 2004, ISBN 88-430-3015-9.
- (DE) Danuta Wesołowska, Wörter aus der Hölle. Die «lagerszpracha» der Häftlinge von Auschwitz, Cracovia, Impuls, 1998.
- Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1986.
- Oliver Lustig, Dicționar de lagăr, Cartea Românească, 1982 (traduzione italiana: Dizionario del lager / Oliver Lustig, Scandicci, La nuova Italia, 1996)
- Hans Maršálek, Die Geschichte des Konzentrationslagers Mauthausen. Documentation, Osterreichische lagergemeinschaft Mauthausen, Wien 1974 (traduzione italiana: Hans Maršálek, Storia del campo di concentramento di Mauthausen. Documentazione, edition Mauthausen, Vienna 2008, ISBN 978-3902605108)
- Hermann Langbein, Menschen in Auschwitz, Vienna, Europaverlag, 1972 (traduzione italiana: Uomini ad Auschwitz : storia del più famigerato campo di sterminio nazista / Hermann Langbein ; prefazione di Primo Levi, Milano, Mursia, 1984)
- Aldo Enzi, Il lessico della violenza nella Germania nazista, Bologna, Patron, 1971.
- Hannah Arendt, Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil, Viking Press, 1963 (traduzione italiana: La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, Milano 1964)
- Andrea Devoto, Il linguaggio del 'Lager': annotazioni psicologiche (PDF), in Il Movimento di Liberazione in Italia, n. 65, 1961, pp. 32-49.
- Victor Klemperer, LTI - Notizbuch eines Philologen, Berlin, 1947 (traduzione italiana: LTI. La lingua del Terzo Reich. Taccuino di un filologo; prefazione di Michele Ranchetti; traduzione di Paola Buscaglione, Editrice La Giuntina, Firenze 1999, ISBN 978-88-8057-072-1)
- (FR) Boris Ottokar Unbegaun, Les argots slaves des camps de concentration, in Mélanges 1945, V, Études linguistiques, Parigi, Les Belles Lettres, 1947, pp. 177-191.
- Georges Straka, L'argot tchèque du camp de Buchenwald, in Revue des études slaves, vol. 22, n. 1-4, 1946, pp. 105-116.
- (FR) Marcel Cressot, Le parler des déportés français du camp de Neuengamme, in le français moderne, n. 1, gennaio 1946, pp. 11-17.
- (FR) L'argot de déportés en Allemagne, in le français moderne, n. 1, gennaio 1946, pp. 165-173.
- (FR) Amsler, "Organisme" au camp de Dachau, in le français moderne, n. 3-4, luglio-ottobre 1945, p. 248.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) The Language of the Camps, su jewishgen.org.
- (FR) Le langage des camps de concentration, su cercleshoah.org.
- (FR) CONCENTRATION CAMP DICTIONARY By OLIVER LUSTIG, su isurvived.org.
- Comunicare per sopravvivere. La conoscenza della Lagersprache come presupposto per non soccombere alla follia del Lager (PDF), su intrenoperlamemoria.it. URL consultato il 12 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 12 settembre 2014).