Julius Bissier, nome completo Julius Heinrich Bissier (Friburgo in Brisgovia, 3 dicembre 1893 – Ascona, 18 giugno 1965), è stato un pittore tedesco.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Julius Bissier nacque il 3 dicembre a Friburgo in Brisgovia, dove frequentò le scuole d'obbligo e incominciò a dipingere.[1]
Il padre, già gravemente malato di arteriosclerosi e di stati depressivi morì nel 1907.[1]
Bissier si avvicinò all'arte frequentando storia dell'arte all'Università di Friburgo nel 1913 e l'anno seguente studiò all'Accademia di belle arti di Karlsruhe,[2] che sospese per partecipare alla prima guerra mondiale, nel 1914.[1][3][4]
Durante il servizio militare conobbe Martin Heidegger,[4] oltre che il pittore Hans Adolf Bühler, che apprezzò per la sua visione panteistica del mondo e dell'arte,[1]e si indirizzò verso una pittura naturalistica ispirata a forme tradizionali.[2]
Dal 1915 si occupò di pittura antica tedesca (Albrecht Altdorfer, Matthias Grünewald, Hans Holbein il Giovane) e di mistica tedesca (Meister Eckhart, Jacob Böhme, Giovanni Taulero, Enrico Suso), che ispirarono le sue opere, fino al 1922 caratterizzate da paesaggi primordiali, cosmici e figure di santi.[1]
Nel 1919 conobbe il sinologo, etnologo e storico Ernst Grosse, che gli fece conoscere l'arte e la spiritualità dell'Asia orientale.[1][3][4]
Nel 1920 realizzò la prima mostra personale a Friburgo e due anni dopo si sposò con Lisbeth Hofschneider.[1][3][4]
Dal 1922 rinunciò alla stile di pittura utilizzato fino ad allora per dedicarsi a nature morte, paesaggi e ritratti eseguiti seguendo le indicazioni della Nuova oggettività.[3][4][5] Grazie a questa svolta artistica, negli anni Venti aumentarono le mostre personali in Germania, il successo e arrivarono i primi riconoscimenti.[1]
Nel 1929 soffrì di stati depressivi e per quanto riguarda l'arte si indirizzò verso l'arte astratta, l'astrazione spirituale,[1]influenzata da Willi Baumeister, Constantin Brâncuși e Paul Klee,[3][4][5] ma peculiare per le sue conoscenze della filosofia e arte cinese.[2] Importanti in questo periodo risultarono i disegni ad inchiostro, eseguiti in un primo tempo in automatico, ma poi elaborati e incentrati su figure elementari indicanti la bipolarità della natura, maschio-femmina, attivo-passivo.[2][4] Nell'integrazione di queste polarità si persegue una corrispondenza cosmica con l'armonia del creato, e si arriva a questa condizione grazie alla meditazione. Negli psicogrammi di Bissier,[5] segni puramente astratti entrarono in contatto con forme stilizzate allusive alla natura.[2]
Nel secondo dopoguerra si avvicinò alla xilografia, all'acquerello, alle miniature colorate e proseguì i lavori di china.[1][3]
Dopo la sua partecipazione alla XXIX Biennale di Venezia (1958) raggiunse una fama internazionale, diventando membro onorario di numerose accademie ed effettuando mostre in tutto il mondo.[1][4]
Le sue ultime innovazioni riguardarono l'introduzione del colore nelle sue opere[5] e nuove variazioni magiche, basate su ritmi lenti di movimenti organici che diedero coesione alle semplici forme.[2]
Nel 1961 Julius Bissier si trasferì ad Ascona, in Svizzera, dove morì il 18 giugno 1965.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k Biografia, su bissier.org. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ a b c d e f Julius Bissier, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 275.
- ^ a b c d e f g Julius Bissier [collegamento interrotto], su guggenheim-venice.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ a b c d e f g h Julius Bissier, su lorenzelliarte.com. URL consultato il 12 giugno 2019.
- ^ a b c d Julius Bissier, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 12 giugno 2019.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Matthias Bärmann, Julius Bissier - Oskar Schlemmer. Briefwechsel, St. Gallen, Erker-Verlag, 1988.
- (DE) Julius Bissier, Werke 1948–1965 Staatsgalerie Stuttgart – Graphische Sammlung, Stoccarda, Ernst Klett Verlage, 1986.
- (DE) Julius Bissier: vom Anfang der Bilder 1915–1939, Friburgo, Städtische Museen Freiburg, Museum für Neue Kunst, 1994.
- (DE) Marco Franciolli, Hans Günter Golinski e Roland Scotti, Julius Bissier – Der Metaphysische Maler, Ostfildern, Verlag Hatje Cantz, 2008.
- (DE) Gerd Hatje, Julius Bissier. mit Widmung Julius Bissier zum hundertsten Geburtstag, Ausstellungskatalog zur Ausstellung vom 3. Dezember 1993 bis 6. Februar 1994, Stoccarda, Verlag Gerd Hatje, 1993.
- (DE) Dieter Keller, Julius Bissier Tuschen und Monotypien, Ausstellungskatalog, Stoccarda, 1948.
- (DE) Thomas M. Messer, Julius Bissier Werke 1937–1965, Düsseldorf, 1970.
- (DE) Werner Schmalenbach, Julius Bissier Kestner-Gesellschaft Ausstellungskatalog, Hannover, 1958.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Julius Bissier
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Bissier, Julius, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Bissier, Julius Heinrich, su sapere.it, De Agostini.
- (IT, DE, EN, FR) Julius Bissier, in SIKART Dizionario sull'arte in Svizzera.
- (EN) Opere di Julius Bissier, su Open Library, Internet Archive.
- Julius Bissier, in Archivio storico Ricordi, Ricordi & C..
Controllo di autorità | VIAF (EN) 37030725 · ISNI (EN) 0000 0000 8115 8555 · SBN BVEV065166 · BAV 495/143347 · ULAN (EN) 500008365 · LCCN (EN) n50013912 · GND (DE) 118511378 · BNE (ES) XX1724715 (data) · BNF (FR) cb125480300 (data) · J9U (EN, HE) 987007463350105171 · CONOR.SI (SL) 79396195 |
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