Jean Victor Marie Moreau | |
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Nascita | Morlaix, 4 febbraio 1763 |
Morte | Louny, 2 settembre 1813 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Francia Francia Russia |
Forza armata | Esercito francese Esercito imperiale russo |
Arma | Fanteria |
Anni di servizio | 1791-1800 (Francia) 1813 (Impero russo) |
Grado | Generale di divisione (Prima repubblica francese) Feldmaresciallo (Impero russo) Maresciallo di Francia (Regno di Francia, postumo) |
Guerre | Prima coalizione Seconda coalizione Sesta coalizione |
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Jean Victor Marie Moreau (Morlaix, 4 febbraio 1763 – Laun, 2 settembre 1813) è stato un generale francese.
Si distinse durante le guerre rivoluzionarie, ottenendo numerose vittorie e raggiungendo fama e prestigio tra i generali della Repubblica. Considerato uno dei migliori condottieri francesi e un possibile rivale politico del generale Napoleone Bonaparte, dal quale era diviso da una forte rivalità, venne coinvolto nel 1804 nella congiura contro il Primo console di Jean-Charles Pichegru e Georges Cadoudal. Fu quindi arrestato, processato e mandato in esilio. Ritornato in Europa al servizio dello zar di Russia Alessandro, rimase mortalmente ferito alla battaglia di Dresda, combattendo contro i suoi compatrioti.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Gli inizi
[modifica | modifica wikitesto]Figlio di un avvocato ben introdotto al suo foro, dovette, per volere del genitore, intraprendere gli studi di legge presso l'Università di Rennes anziché la carriera militare come il giovane Jean Victor Marie avrebbe voluto. Egli utilizzò ad ogni modo questo periodo degli studi universitari per divenire "preposto" degli studenti (rappresentante di facoltà) ed organizzò una milizia che prese poi parte ai tafferugli scoppiati tra i giovani nobili e il popolo nel 1788, poco prima dello scoppio della Rivoluzione francese.[1][2]
Il suo primo atto degno di nota fu la sollevazione degli studenti contro gli editti di Brienne, che ribaltavano l'organizzazione giudiziaria della Bretagna in spregio alle clausole dell'editto dell'Unione. Nel 1789, dopo la presa della Bastiglia, formò una compagnia di cannonieri della guardia nazionale di Rennes e ne fu proclamato capitano.[1][2] Nel 1790 presiedette la confederazione della gioventù bretone e angioina. Suo padre venne ghigliottinato durante il periodo del Terrore.
La carriera militare nel periodo rivoluzionario
[modifica | modifica wikitesto]Nel settembre del 1791 fu nominato tenente colonnello del 1º battaglione di volontari di Ille-et-Vilaine, con i quali servì nel 1792 nell'Armata del Nord del generale Dumouriez. Il 9 febbraio 1793 s'impadronì del forte di Stephenswerth e nel marzo si segnalò nella battaglia di Neerwinden. Alla fine dell'anno la sua buona conduzione del battaglione, il suo carattere marziale e i suoi principi repubblicani gli assicurarono la promozione a generale di brigata. Carnot, che aveva buon occhio nel riscontrare negli uomini le qualità di un capo, lo promosse il 12 febbraio 1794 generale di divisione e gli affidò il comando dell'ala destra dell'armata del generale Pichegru nelle Fiandre e il 3 marzo 1795 sostituì quest'ultimo nel comando d'armata.[2] La battaglia di Tourcoing (18 maggio 1794) gli diede definitiva celebrità militare.[1]
L'anno successivo, il 21 aprile ottenne il comando dell'Armata del Reno e Mosella con la quale passò il Reno e avanzò in territorio tedesco conquistando nuovamente Magonza, prendendo Kehl e sconfiggendo il nemico nella battaglia di Heidenheim, ma infine le truppe russe e austriache lo costrinsero alla ritirata. In dicembre ricevette il comando riunito delle Armate del Reno e Mosella e della Sambre-et-Meuse e in maggio ripassò nuovamente il Reno.[1][2]
Mentre Napoleone Bonaparte s'impadroniva dell'Italia, Moreau proseguì la sua avanzata verso l'Austria spostandosi sulla riva destra del Danubio, vinse la battaglia di Heresheim (11 agosto 1796) e quindi, riportatosi nuovamente sulla riva sinistra del Danubio, rimase inattivo per sei settimane fra agosto e settembre mentre l'arciduca d'Austria Carlo il 19 settembre 1796 sconfiggeva ad Altenkirken l'Armata della Sambre-et-Meuse al comando del generale Jourdan, costringendola a ripassare il Reno. Bloccato all'inizio del 1797 da problemi finanziari e di materiali per l'armata, riprese le ostilità riattraversando il Reno ma dovette fermarsi a causa della pace di Leoben. Fu in quel periodo che rinvenne la corrispondenza segreta del collega Pichegru con il principe Luigi-Giuseppe di Borbone-Condé, organizzatore della attività antirivoluzionaria degli emigrati francesi.[1][3]
Rimosso dal comando fu reintegrato quando, essendo Bonaparte impegnato nella Campagna d'Egitto, il Direttorio dovette ricorrere a lui per cercare di fermare l'avanzata vittoriosa del generale Suvorov in Italia. Inizialmente presente in Italia per come secondo in comando, dopo le discutibili prestazioni dei francesi a Verona e Magnano, venne nominato il 22 aprile 1799 comandante dell'Armata d'Italia in sostituzione del generale Schérer, il 26 aprile 1799 veniva battuto dal Suvorov a Cassano d'Adda, il che consentì al Suvorov di occupare Milano due giorni dopo. Arretrato sul Ticino si riportò verso Torino, ritardando così il congiungimento con l'Armata di Napoli del generale MacDonald che stava risalendo da Napoli per dargli man forte contro il Suvorov. Ciò permise al generale russo di attaccare sul fiume Trebbia il MacDonald e di sconfiggerlo il 19 giugno. Il 6 luglio Moreau fu sostituito nel comando dal generale Joubert, ma accettò di rimanergli a fianco come vicecomandante.[1]
Joubert tardò nel prendere il comando in Italia e giunto in Piemonte dovette affrontare le forze austro-russe di Suvorov e von Melas a Novi Ligure, ove morì colpito da un proiettile ad inizio battaglia. Moreau riprese il comando ma la vittoria arrise agli avversari. Gli eventi della campagna italiana lasciarono Moreau piuttosto afflitto: la sua popolarità caduta, il comando non più nelle sue mani.
Agli ordini di Napoleone
[modifica | modifica wikitesto]«Ecco il vostro uomo. Egli svolgerà il compito molto meglio di me»
Il rientro di Napoleone dall'Egitto gli consentì di riprendere quota: il piano di Sieyès di rovesciare il Direttorio e sostituirlo con il Consolato necessitava del sostegno delle forze dell'esercito per riuscire. Inizialmente tale ruolo fu offerto proprio a Moreau che, tuttavia, rifiutò, pentendosene in seguito. Quando fu chiaro che sarebbe stato Bonaparte la figura di riferimento nell'ambito militare, Moreau, pur non avendo buoni rapporti con il generale corso, lo sostenne pienamente, cooperando con lui nella realizzazione del colpo di stato.[1]
Per il sostegno nel colpo di Stato del 18 brumaio, Napoleone lo ricompensò riassegnandogli il comando dell'armata del Reno. Fu in questa sede che si evidenziò maggiormente la differenza tra i due generali, probabilmente le due menti militari migliori di Francia all'epoca: Moreau aveva un atteggiamento cauto e prudente alla guida delle proprie truppe, in maniera opposta a Napoleone, più aggressivo ed audace nelle proprie manovre. Nonostante ciò, i due trovarono un intesa comune e riuscirono a collaborare, seppur mostrando segretamente diffidenza l'uno nei confronti dell'altro. Nell'aprile del 1800, Moreau sbaragliò le truppe del generale Kray ad Ostrach, liberando la via per l'Armata di Riserva di Bonaparte, futura vincitrice di Marengo.[5]
Falliti i colloqui di pace e scaduti i termini dell'armistizio di Alessandria, Moreau, al comando dell'Armata del Reno, il 3 dicembre 1800 riportò la vittoria decisiva di Hohenlinden sulle truppe austriache dell'arciduca Giovanni, portò la sua popolarità ai massimi storici. Tuttavia la condotta di Moreau in quella campagna non soddisfece Napoleone. Il giovane console aveva previsto e chiesto un diverso spiegamento delle forze al nord: un forte concentramento di truppe sull'attraversamento del Reno a Sciaffusa e la distruzione del nemico con rapida avanzata verso Vienna. Moreau disobbedì agli ordini del Bonaparte dispiegando le sue truppe su un fronte molto più ampio e perdendo così tempo ed efficacia. Napoleone non osò mettersi contro un generale più anziano di lui e molto popolare, nei primi tempi di consolato, ma se la legò al dito. In quell'anno Moreau sposò una bella creola, madmoiselle Hulot, frequentatrice della moglie di Napoleone Giuseppina. La suocera di Moreau era una donna molto ambiziosa, intrigante e dominatrice: molto presto riuscì a dominare, oltre alla figlia, anche il genero (Napoleone lamenterà questo cambiamento di carattere di Moreau a seguito del matrimonio, nelle sue memorie).[1]
Ritiro e cospirazione
[modifica | modifica wikitesto]Ritiratosi a vita privata nei suoi possedimenti di Grosbois, Moreau si mise a cospirare contro il Bonaparte, in modo neanche molto celato. Vennero riportate al primo console notizie di critiche beffarde nei suoi confronti e delle istituzioni da lui create, da parte dell'ex militare. Inoltre Moreau si legò al vecchio compagno d'armi Pichegru e ad un controrivoluzionario di vecchia data: il bretone Georges Cadoudal, uno chouan che, dopo aver combattuto contro l'esercito rivoluzionario in Vandea, si era rifugiato in Inghilterra e stava tramando contro Napoleone, finanziato dagli inglesi e sostenuto dal conte d'Artois, il secondo fratello di Luigi XVI.[1]
La polizia segreta, agli ordini dell'ex generale Savary e affiancata dal consigliere di Stato e nuovo giudice istruttore per i reati connessi alla sicurezza nazionale Pierre-François Réal, ai primi di febbraio del 1804 riferì che Cadoudal era giunto segretamente in Francia, aveva incontrato prima Pichegru e poi con questi anche Moreau. L'interrogatorio di un realista noto, già aiutante maggiore nell'esercito degli emigrati e cospiratore, certo Bouvet de Lozier, e del domestico di Cadoudal rivelarono che Pichegru e Moreau avevano un piano per eliminare Napoleone e istituire un nuovo triumvirato consolare del quale loro avrebbero fatto parte. A metà febbraio sia Pichegru che Moreau vennero arrestati (più avanti verrà arrestato anche Cadoudal) e sottoposti a processo. Ma Moreau era molto popolare e i vecchi repubblicani lo sostennero.[1]
Il processo contro i cospiratori (Cadoudal, nel frattempo era stato catturato) iniziò a fine maggio (ma mancava Pichegru, trovato ai primi d'aprile morto strangolato nel carcere del Tempio) e ai primi di giugno la sentenza: Cadoudal e altri due cospiratori vennero condannati a morte, Moreau a soli due anni di prigione. Napoleone gli tramutò la pena in esilio e Moreau, vendute le sue proprietà in Francia, partì per gli Stati Uniti d'America dove visse tranquillo a Morrisville nel New Jersey fino a quando apprese della fine che aveva fatto la Grande Armata napoleonica dopo la campagna di Russia. Tornato in Europa, fu presentato da Bernadotte, diventato nel frattempo re di Svezia, allo zar Alessandro I, del quale divenne consigliere militare. Seguendo le armate alleate si trovò presente alla battaglia di Dresda, durante la quale fu colpito da una pallottola francese e morì pochi giorni dopo. Lo zar riconobbe alla vedova una pensione.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k Chisholm, p. 827.
- ^ a b c d Cust, p. 88.
- ^ Egli inizialmente non rivelò le prove del tradimento del collega e amico Pichegru e quando più tardi lo fece (dopo il colpo di Stato del 18 fruttidoro dell'anno V, cioè dopo il 4 settembre 1797) si rese conto di essere per questo anche lui sospettabile
- ^ J.Bainville, Napoleone, p. 192.
- ^ Cust, pp. 89-90.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- David G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, Milano, R.C.S. Libri S.p.A., 1998, ISBN 88-17-11577-0.
- (EN) Hugh Chisholm, Encyclopædia Britannica, vol. 18, 1911.
- (EN) Sir Edward Cust, Annals of the Wars of the Nineteenth Century, vol. 5, Londra, J. Murray, 1863, pp. 87-91.
- J. Tulard, J. F. Fayard, A. Fierro, Histoire e Dictionaire de la Revolution française, Paris, Éditions Robert Laffont, 1998, ISBN 2-221-08850-6.
- Francesco Frasca, "La campagna degli Austro-Russi in Italia: aspetti tattici e strategici", in atti del Colloque Souvorov du Bicentenaire 1799-1999, Zurich: Bibliothèque militaire fédérale, 2001, pp. 144–161.
- Marco Galandra e Marco Baratto, 1799: le baionette sagge, Pavia, 1999.
- Max Gallo, Napoléon, Paris, Edition Robert Laffont, 2002, ISBN 2-221-09796-3.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Jean Victor Marie Moreau
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jean Victor Marie Moreau
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Moreau, Jean-Victor-Marie, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Moreau, Jean-Victor-Marie, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Victor Moreau, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Jean Victor Marie Moreau, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Jean Victor Marie Moreau, su Goodreads.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 71477667 · ISNI (EN) 0000 0000 6647 4533 · SBN BATV000145 · BAV 495/140800 · CERL cnp01260412 · ULAN (EN) 500354291 · LCCN (EN) n84054924 · GND (DE) 118784811 · BNE (ES) XX5101804 (data) · BNF (FR) cb124033209 (data) · J9U (EN, HE) 987007301851505171 · NSK (HR) 000106996 |
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