Il terzo uomo (The Third Man) è un film del 1949 diretto da Carol Reed, vincitore del Grand Prix per il miglior film al 3º Festival di Cannes.[1] La sceneggiatura è dello scrittore Graham Greene, che durante la stesura scrisse anche un romanzo col medesimo titolo pubblicato l'anno dopo l'uscita del film.
Nel 1998 l'American Film Institute l'ha inserito al 57º posto della classifica AFI's 100 Years... 100 Movies.[2]
Trama
[modifica | modifica wikitesto]Nella Vienna del dopoguerra, devastata e occupata dalle forze Alleate, in cui fiorisce ogni sorta di commercio illegale, arriva Holly Martins (nella versione italiana Alga Martins), uno scrittore americano di romanzetti d'avventura in difficoltà economiche. Holly è stato chiamato per un'offerta di lavoro dall'amico di gioventù Harry Lime, ma scopre che questi è morto il giorno prima investito da un'auto alla presenza di due amici. Al funerale il maggiore Calloway lo informa che Harry era in realtà un criminale, cosa a cui Holly si rifiuta di credere, mentre il portiere del palazzo gli rivela che al momento dell'incidente era presente un misterioso terzo uomo, ma viene ucciso prima di poter dare altre informazioni.
Convintosi che la morte dell'amico nasconda un mistero, Holly indaga insieme ad Anna, l'amante di Harry, di cui si innamora non corrisposto, ma una sera scorge in strada una figura in cui riconosce proprio Harry, che si dilegua attraverso le fogne, usate per muoversi di nascosto da un settore all'altro della città. Il maggiore accerta che nella tomba dell'uomo è in realtà sepolto il cadavere di un suo complice e rivela ad Holly che l'attività illegale dell'amico è quella di rubare penicillina agli ospedali e poi venderla agli ammalati dopo averla diluita. Holly riesce quindi ad incontrare Harry, che gli manifesta tutta la sua cinica filosofia di vita, giustificando i suoi traffici criminali e rinnovandogli la proposta di collaborazione.
Dopo aver constatato visitando un ospedale le drammatiche conseguenze dell'attività criminale dell'amico, Holly si convince a collaborare col maggiore fissando un nuovo incontro con Harry, che viene avvisato all'ultimo momento della trappola da Anna e fugge ancora nei condotti delle fogne. Dopo aver ucciso un poliziotto ed essere stato a sua volta ferito, consapevole che la sua sorte è ormai segnata, chiede con uno sguardo all’amico che lo ha raggiunto di premere il grilletto. Anna respingerà poi l'amore di Holly ignorandolo.
Produzione
[modifica | modifica wikitesto]Orson Welles, per farsi alzare il cachet, scappò in giro per l'Europa inseguito dai produttori, poi, una volta tornato a Vienna, si chiuse nella camera d'albergo e i suoi produttori dovettero strapagare un mago italiano affinché rivelasse i suoi trucchi all'attore in cambio della sua recitazione nel film.[3]
Battute celebri
[modifica | modifica wikitesto]«In Italy for 30 years under the Borgias they had warfare, terror, murder, and bloodshed, but they produced Michelangelo, Leonardo da Vinci and the Renaissance. In Switzerland they had brotherly love - they had 500 years of democracy and peace, and what did that produce? The cuckoo clock»
«In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerra, terrore, omicidio, strage ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, con cinquecento anni di amore fraterno, democrazia e pace cos'hanno prodotto? L'orologio a cucù.»
Successivamente, in This is Orson Welles (1993), Orson Welles avrebbe detto:
«When the picture came out, the Swiss very nicely pointed out to me that they've never made any cuckoo clocks»
«Quando il film uscì, gli svizzeri mi fecero notare molto gentilmente che loro non hanno mai creato gli orologi a cucù»
In effetti gli orologi a cucù ebbero origine in Germania nella Foresta Nera[4]. La famosa frase sugli orologi a cucù venne inserita da Orson Welles, come scrisse proprio Graham Greene:
«Dirò, fra parentesi, che quella battuta del dialogo, poi diventata popolare, che allude agli orologi a cucù svizzeri, fu inserita nel copione dallo stesso Welles.[5]»
Fotografia
[modifica | modifica wikitesto]Il film fu girato in un notevole bianco e nero - per il quale il film vinse l'Oscar - e con molte riprese realizzate con un'inquadratura inclinata (cosiddetto angolo olandese) per suggerire il clima avvolgente e teatrale delle ombre che invadono le strade della città. Per migliorare questo gioco di luci, il regista ebbe l'intuizione di girare con le strade bagnate in modo che la luce scintillasse sulle sue superfici[senza fonte].
Distribuzione
[modifica | modifica wikitesto]Nell'edizione italiana Holly Martins diventa Alga Martins (sebbene in inglese holly significhi agrifoglio, non alga). Per questo Anna Schmid, nel corso della vicenda, lo prende in giro per via del suo "ridicolo nome". Nei titoli di testa e nella locandina originale (vedere sopra in box) Alida Valli appare col solo cognome, come per tutti i film girati nel Regno Unito e negli Stati Uniti.
Colonna sonora
[modifica | modifica wikitesto]La composizione originale del film, The "Harry Lime" theme di Anton Karas, è ispirata alla canzone Minor Swing del chitarrista jazzista Django Reinhardt.[senza fonte]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]- 1949 - Festival di Cannes
- 1950 - Premio BAFTA
- Miglior film britannico
- Candidatura Miglior film
- 1951 - Premio Oscar
- Miglior fotografia a Robert Krasker
- Candidatura Migliore regia a Carol Reed
- Candidatura Miglior montaggio a Oswald Hafenrichter
- Nel 1999 il British Film Institute l'ha inserito al primo posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo.[6]
- La rivista Empire l'ha inserito al ventunesimo posto della lista dei migliori 500 film di tutti i tempi (The 500 Greatest Movies Of All Time).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Awards 1949, su festival-cannes.fr. URL consultato il 21 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2013).
- ^ (EN) AFI's 100 Years... 100 Movies, su afi.com, American Film Institute. URL consultato il 12 ottobre 2014.
- ^ Andrea Lolli, Forme dell'Espressionismo nel cinema, Roma, Aracne editrice, 2009.
- ^ Breve storia dell'orologio a cucù
- ^ Nella premessa a Il terzo uomo (1950), traduzione di Gabriele Baldini, Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p.A, 1951. ISBN 88-452-2388-4
- ^ The BFI 100, su britishpictures.com. URL consultato il 21 febbraio 2014.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Marc Ferro, Cinema e storia, Milano, Feltrinelli, 1980.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Il terzo uomo
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Il terzo uomo
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) The Third Man, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- Il terzo uomo, su CineDataBase, Rivista del cinematografo.
- Il terzo uomo, su MYmovies.it, Mo-Net Srl.
- Il terzo uomo, su Il mondo dei doppiatori, AntonioGenna.net.
- Federica De Paolis, The Third Man, in Enciclopedia del cinema, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
- (EN) Il terzo uomo, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Il terzo uomo, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Il terzo uomo, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN, ES) Il terzo uomo, su FilmAffinity.
- (EN) Il terzo uomo, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) Il terzo uomo, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) Il terzo uomo, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Il terzo uomo, su AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute.
- (DE, EN) Il terzo uomo, su filmportal.de.
- Il terzo uomo / Il terzo uomo (altra versione) / Il terzo uomo (altra versione) / Il terzo uomo (altra versione) / Il terzo uomo (altra versione) / Il terzo uomo (altra versione), su Moving Image Archive, Internet Archive.
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