Enrico Aillaud | |
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Ambasciatore d'Italia in Unione Sovietica | |
Durata mandato | 12 agosto 1975 – 28 aprile 1977 |
Predecessore | Piero Vinci |
Successore | Giuseppe Walter Maccotta |
Ambasciatore d'Italia in Germania Est | |
Durata mandato | 16 agosto 1973 – 27 agosto 1975 |
Predecessore | Giuseppe Meschinelli |
Successore | Norberto Behmann dell'Elmo |
Ambasciatore d'Italia in Austria | |
Durata mandato | febbraio 1970 – 1973 |
Predecessore | Roberto Ducci |
Successore | Andrea Cagiati |
Ambasciatore d'Italia in Polonia | |
Durata mandato | 1962 – 1968 |
Predecessore | Pasquale Jannelli |
Successore | Manilo Castronovo |
Ambasciatore d'Italia in Cecoslovacchia | |
Durata mandato | 1959 – 1962 |
Predecessore | Luigi Silvestrelli |
Successore | Andrea Ferrero |
Consigliere diplomatico della Presidenza del Consiglio dei ministri | |
Durata mandato | 1957 – 1958 |
Capo del governo | Adone Zoli |
Dati generali | |
Titolo di studio | Laurea in Giurisprudenza |
Enrico Aillaud (Roma, 11 novembre 1911 – Roma, 7 settembre 2004[1]) è stato un diplomatico e ambasciatore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Roma in via Pasubio 2. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1940, entrò in diplomazia[2]. Compì varie missioni diplomatiche, a New Orleans, Londra e Praga.[2] È stato, poi, consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio Adone Zoli (1957-1958) e capo di gabinetto dei ministri degli affari esteri Amintore Fanfani e Giuseppe Pella (1958-1959).[2]
A luglio 1959 viene nominato ambasciatore d'Italia in Cecoslovacchia[3], per passare, poi, a Varsavia, presso la Repubblica Popolare di Polonia (1962-1968); a Vienna (1970-1973), a Berlino Est (1973-1975) e a Mosca (1975-1977). Fu collocato a riposo nel 1980.[2]. Ha poi diretto per tre anni l'Istituto italo-latino-americano e fu anche presidente di Interbanca e dell'Istituto di studi politici internazionali.
Il suo nome è apparso in uno dei dossier del cosiddetto Archivio Mitrochin, sulle attività illegali dei servizi segreti sovietici in Italia relative al periodo tra gli anni sessanta e i primi anni ottanta[4]. Secondo tali documenti, inizialmente, l'ambasciatore Aillaud sarebbe stato ricattato dai servizi segreti cecoslovacchi, in possesso di informazioni circa una presunta relazione con una donna di facili costumi e alcune speculazioni monetarie e, quindi, costretto a entrare nella rete spionistica del Patto di Varsavia.
Aillaud avrebbe mantenuto i contatti con tali organizzazioni anche nei successivi incarichi a Varsavia e a Mosca, fornendo loro informazioni riguardanti la NATO, la CEE, la Cina e altro. Secondo una scheda del Dossier Mitrochin avrebbe permesso all'agente Sokolov del KGN di usufruire di una borsa di studio a Roma che gli avrebbe permesso di introdursi negli ambienti vicino ad Aldo Moro pochi mesi prima del suo rapimento. Dal 1976 al 1983, sarebbe stato inserito nella rete di agenti del KGB, che lo avrebbe ricompensato con alcuni rimborsi spese e la partecipazione a battute di caccia nei dintorni di Mosca[2].
Tali ricompense sembrano oggettivamente inconsistenti, in rapporto al rischio assunto dal diplomatico italiano, tanto che, nel luglio 2001, la procura di Roma, nell'iscrivere quindici persone nel registro degli indagati per spionaggio, nell'ambito inchiesta "Mitrokhin", escluse il nominativo dell'ambasciatore Aillaud, ritenendo non sussistere alcun elemento utile per l'azione penale nei suoi confronti, perché "estraneo alle fantasiose affermazioni del 'Dossier Mitrokhin' per quanto possa essere falsamente indicato"[5].
Enrico Aillaud scrisse alcuni libri e collaborò con vari periodici; fra cui: Il Giornale d'Italia, Politica Estera, Famiglia Cristiana, Il Borghese, Il Veltro, Relazioni Internazionali.[6]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Opere
[modifica | modifica wikitesto]- Enrico Aillaud, Sisto V. uomo di stato e diplomatico (testo a Stampa della Conferenza tenutasi a Grottammare il 27 agosto 1983), Roma, Academia Sistina, 1983.
- Enrico Aillaud, in Professione: diplomatico di Enrico Serra, Milano, F. Angeli, 1988.
- Enrico Aillaud, Un ambasciatore racconta: esperienze oltre cortina e altre storie, Milano, F. Angeli, 1998.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Enrico Serra, I ricordi dell'ambasciatore Enrico Aillaud, in Nuova Antologia, ottobre-dicembre 2004, p. 354.
- ^ a b c d e Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, Materiale documentale prodotto dal SISMI in data 08/10/1999: Rapporto Impedian (Mitrochin) numero 21 del 23 marzo 1995
- ^ Ambasciatori italiani a Praga, su ambpraga.esteri.it. URL consultato l'8 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2017).
- ^ La Repubblica, Scheda del dossier Mitrokhin riguardante Enrico Aillaud
- ^ AdnAgenzia, 11 luglio 2001
- ^ La penna del diplomatico: Scheda biografica, su baldi.diplomacy.edu.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato il 10-07-2016.
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato., su quirinale.it. URL consultato il 10-07-2016.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Angelo Fortunato Formiggini, Chi è? Dizionario degli Italiani d'oggi / vol. 6, Roma, Filippo Scarano Editore, 1957.
Voci correlate
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Controllo di autorità | VIAF (EN) 52556318 · ISNI (EN) 0000 0000 3375 8863 · SBN CFIV089356 · LCCN (EN) n92043782 · GND (DE) 121858928 |
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