Emma Markovna Lehmer, nata Trotskaja (in russo Эмма Марковна Троцкая?; Samara, 6 novembre 1906 – Berkeley, 7 maggio 2007[1]), è stata una matematica russa naturalizzata statunitense[2] nota per il suo lavoro sulle leggi di reciprocità nella teoria algebrica dei numeri.
Si occupava preferenzialmente di campi numerici complessi e di numeri interi, piuttosto che degli aspetti più astratti della teoria.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Emma Trotskaja nacque a Samara, nell'impero russo, ma il lavoro di suo padre come rappresentante presso un'azienda di zucchero russa fece trasferire la sua famiglia ad Harbin, in Cina nel 1910.
Formazione e vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Trotskaja fu istruita a casa fino all'età di 14 anni, quando fu aperta una scuola a livello locale. Riuscì a recarsi negli Stati Uniti per la sua istruzione superiore.
All'Università di Berkeley, iniziò a studiare ingegneria nel 1924, ma trovò la sua nicchia nella matematica. Uno dei suoi professori era Derrick N. Lehmer, il teorico dei numeri noto per il suo lavoro sulle tabelle dei numeri primi e sulle fattorizzazioni. Mentre lavorava per lui a Berkeley alla ricerca di pseudoquadrati, conobbe suo figlio, il suo futuro marito Derrick H. Lehmer. Dopo essersi laureata con lode in Matematica nel 1928, Trotskaja sposò nello stesso anno il giovane Lehmer, figlio a sua volta di un matematico.[2] Si trasferirono alla Università Brown, dove Trotskaja Lehmer conseguì il Master of Science con la tesi A numerical function applied to cyclotomy ("Una funzione numerica applicata alla ciclotomia", in seguito pubblicata nel Bollettino della American Mathematical Society[2]) e Derrick Lehmer il suo Ph.D., entrambi nel 1930. La donna non conseguì un dottorato, sostenendo che non conferisse molti vantaggi.[3] Secondo altre fonti, nel 1930 ottenne invece proprio il dottorato.[2]
I Lehmer ebbero due figli, Laura (nel 1932) e Donald (nel 1934). Rimase vedova nel 1991.[2]
Contributi
[modifica | modifica wikitesto]Pur iniziando a lavorare insieme a suo marito e suo suocero[2], Lehmer portò avanti lavori matematici indipendenti, per esempio una traduzione dal russo all'inglese del libro Topological Groups di Pontrjagin. Lavorò a stretto contatto con suo marito su molti progetti; 21 delle sue 56 pubblicazioni furono un lavoro congiunto con lui.[2] Le sue ricerche riguardavano principalmente la teoria dei numeri e il calcolo, con particolare attenzione alle leggi di reciprocità, ai numeri primi speciali e alle congruenze.
Dimostrò che esistevano infiniti pseudoprimi di Fibonacci.[4]
Paul Halmos, nel suo libro I want to be a mathematician: An automathography,[5] scrisse sulla traduzione di Lehmer dei Gruppi topologici di Pontrjagin:[6] «Ho letto la traduzione inglese della signora Lehmer (di solito indicata come Emma Lemma)...». Diverse pubblicazioni successive hanno ripetuto il riferimento di Halmos per rafforzare il significato della traduzione di Lehmer.[7][8]
Durante la seconda guerra mondiale, fu autrice dell'articolo "Simplified Rule for Determining Spacing in Train Bombing on Stationary Targets" e coautrice di altri tre articoli per il Laboratorio di Statistica dell'Università della California.[9]
Con suo marito, co-fondò la conferenza West Coast Number Theory.[1]
Dopo la morte del marito nel 1991, portò a termine numerosi lavori di quest'ultimo, confermando la propria versalità.[2]
Emma e Derrick Lehmer hanno entrambi il numero di Erdős 2, poiché nel 1964 pubblicarono un documento congiunto con John Brillhart sui limiti dei residui di potere consecutivi,[10] e Brillhart pubblicò un articolo sulla sequenza Rudin-Shapiro con Erdős e Morton nel 1983.[11]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) John Brillhart, Emma Lehmer 1906-2007 (PDF), in Notices of the AMS, vol. 54, n. 11, American Mathematical Society, dicembre 2007, pp. 1500–1501. URL consultato il 9 maggio 2008.
- ^ a b c d e f g h Lehmer Trotskaja, in Enciclopedia della Matematica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013. URL consultato il 20 gennaio 2024.
- ^ (EN) David Farrell e Marilyn Kwock, The Lehmers at Berkeley, su bancroft.berkeley.edu, The Bancroft Library. URL consultato il 4 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2023).
- ^ Emma Lehmer, On the Infinitude of Fibonacci Pseudoprimes (PDF), vol. 2, 1964, pp. 229-230. URL consultato il 4 gennaio 2023..
- ^ (EN) Paul Halmos, I want to be a Mathematician: An Automathography, Springer-Verlag, 1985, ISBN 0-387-96470-3, OCLC 230812318.
- ^ (EN) L.S. Pontryagin, Topological Groups, traduzione di Emma Lehmer, Princeton, 1946.
- ^ (EN) D.G. Wells, The Penguin book of curious and interesting mathematics, Penguin Group USA, 1997, ISBN 0-140-23603-1.
- ^ (EN) P. Maritz, Around the graves of Petrovskii and pontryagin (PDF), in The Mathematical Intelligencer, vol. 25, n. 2, 2003, pp. 55-73.
- ^ (EN) Probability and statistical studies in warfare analysis, Office of Scientific Research and Development, National Defense Research Committee, Applied Mathematics Panel, 1946. URL consultato il 5 gennaio 2023.
- ^ (EN) John Brillhart, D.H. Lehmer e Emma Lehmer, Bounds for pairs of consecutive seventh and higher power residues, in Mathematics of Computation, vol. 18, n. 87, American Mathematical Society (AMS), 1964, pp. 397–407, DOI:10.1090/s0025-5718-1964-0164923-x, ISSN 0025-5718 .
- ^ (EN) John Brillhart, Paul Erdős e Richard Morton, On sums of Rudin-Shapiro coefficients. II, in Pacific Journal of Mathematics, vol. 107, n. 1, Mathematical Sciences Publishers, 1º luglio 1983, pp. 39–69, DOI:10.2140/pjm.1983.107.39, ISSN 0030-8730 .
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Notable Women in Mathematics, a Biographical Dictionary, a cura di Charlene Morrow e Teri Perl, Greenwood Press, 1998, pp 123-128.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Lehmer Trotskaja, in Enciclopedia della Matematica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.
- (EN) Emma Lehmer, su MacTutor, University of St Andrews, Scotland.
- (EN) Biographies of Women Mathematicians, su agnesscott.edu.
- (EN) The Princeton Mathematics Community in the 1930s, su princeton.edu (archiviato dall'url originale il 30 novembre 2007).
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