Il De poetis era un'opera di Marco Terenzio Varrone, non pervenuta.
Struttura
[modifica | modifica wikitesto]L'opera, in più di un libro[1] apparteneva al gruppo di studi storico-letterari e filologici dell'erudito reatino, che si doveva ispirare al Sui poeti di Aristotele[2].
L'opera, con cui Varrone perfezionò il genere della biografia letteraria (inaugurato da Santra), era probabilmente una piccola storia della produzione letteraria latina in poesia; ogni biografia doveva chiudersi con un epigramma sulla gloria o la morte del poeta, viste le citazioni di questo tipo negli antichi, con tre epigrammi funebri per Nevio, Plauto e Pacuvio, attestati esplicitamente da Aulo Gellio[3] come di Varrone. Si può pensare che anche un epigramma su Ennio riportato da Cicerone[4], grande amico del Reatino, sia tratto da quest'opera.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cfr. Aulo Gellio, I 24.
- ^ Come dimostra H. Dahlmann, Studien zu Varro De poetis, Berlin, F. Steiner, 1962, pp. 1-65.
- ^ I 24.
- ^ Tusculanae disputationes, I 117.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- H. Dahlmann, Studien zu Varro De poetis, Berlin, F. Steiner, 1962.
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