Commissione per lo sviluppo di Hokkaidō | |
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Replica della sede centrale della Kaitakushi | |
Stato | Giappone |
Tipo | Agenzia governativa |
Istituito | 15 agosto 1869 |
da | Nabeshima Naomasa |
Predecessore | Repubblica di Ezo Matsumae Domain Hakodate Prefecture |
Soppresso | 8 febbraio 1882 |
Successore | Hakodate Prefecture Sapporo Prefecture Nemuro Prefecture |
Sede | Sapporo |
La Commissione per lo sviluppo di Hokkaidō (開拓使?, Kaitakushi), anche nota come Ufficio per la colonizzazione di Hokkaidō, è stata un'agenzia governativa giapponese attiva durante la prima metà del Periodo Meiji, tra il 1869 e il 1882.[1]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Antefatto
[modifica | modifica wikitesto]Durante il Periodo Edo la supervisione dei possedimenti nipponici e dei commerci tra giapponesi e i locali ainu presso l'isola di Ezo (nome di Hokkaidō fino al 1869) fu amministrato dal Clan Matsumae;[2] tranne che per due periodi (1799-1821 e in seguito dal 1855) quando il bakufu assunse il controllo diretto della regione, a causa del crescente interesse da parte dell'Impero russo verso suddetti territori. In quei secoli per affermare il proprio dominio sul territorio, i giapponesi furono impegnati in frequenti azioni belliche per reprimere le rivolte degli indigeni. Dopo la Guerra Boshin e la conseguente Restaurazione Meiji l'amministrazione dell'isola passò sotto la giurisdizione del rinnovato Impero giapponese, che si prefiggeva l'obiettivo di modernizzare il Paese.[3]
Nascita e sviluppo dell'organizzazione
[modifica | modifica wikitesto]L'agenzia nacque nel 1869 per volontà del nuovo governo imperiale che intendeva accelerare il processo di colonizzazione di Hokkaidō, per poterne meglio sfruttare le risorse naturali e costituire un'avanguardia armata in grado di difendere l'isola da eventuali attacchi della Russia. Tali propositi spinsero il governo Meiji a finanziare l'insediamento nella regione di numerosi ex samurai, i quali divennero così dei tondenhei, coloni dediti alla produzione agricola e al pattugliamento militare della frontiera. Intanto il Trattato di San Pietroburgo (1875) ristabilì la ripartizione dei territori in quell'area geografica: Sachalin e Kamchatka alla Russia, Hokkaido e Isole Curili al Giappone. Precedentemente i confini furono concordati mediante il Trattato di Shimoda stipulato vent'anni prima. L'assetto deciso a San Pietroburgo rimase praticamente invariato fino alla Guerra russo-giapponese avvenuta al principio del XX secolo e conclusasi con la vittoria nipponica, questo esito permise ai giapponesi di riannettere la parte meridionale dell'isola di Sachalin (Prefettura di Karafuto).[4]
Per la maggior parte della sua storia l'agenzia è stata presieduta da Kuroda Kiyotaka, futuro Primo ministro del Giappone. Avvalendosi dell'aiuto di diversi consulenti stranieri (oyatoi gaikokujin), il Giappone fu in grado di mettere in pratica una vasta campagna di popolamento e sviluppo di Hokkaidō. Grazie al perito agrario statunitense Horace Capron venne fondata la Scuola di Agricoltura di Sapporo (attuale Università di Sapporo), oltre a molteplici industrie agroalimentari come il celebre birrificio Sapporo, la cui birra è tutt'oggi una delle più consumate in Giappone. In un decennio furono spesi dal governo circa venti milioni di yen per garantire il progresso e il potenziamento della regione. [5]Contemporaneamente il rapido sviluppo dell'isola fu però una terribile piaga per gli ainu, che sovente si videro privati delle proprie terre e dei diritti detenuti per quanto riguarda le attività di caccia e pesca. Non di rado gli indigeni per sopravvivere furono costretti a lavorare come umili servitori nelle fattorie di proprietà dei coloni.[6]
Lo scandalo del 1881 e la dissoluzione
[modifica | modifica wikitesto]Con l'intento di incrementare le proprie finanze nel 1881 il governo giapponese optò per attuare un ampio programma di privatizzazioni, vendendo tra l'altro molti beni pubblici posseduti a Hokkaidō. Tuttavia la svendita a basso prezzo di tali proprietà statali fu considerata inaccettabile dall'opinione pubblica e ciò diede origine a uno scandalo. A capo delle proteste appariva il marchese Ōkuma Shigenobu, anch'egli come Kuroda futuro primo ministro dell'impero. Accusato dalle autorità di essere vicino al Movimento per la libertà e i diritti del popolo, la figura pubblica di Ōkuma uscì fortemente rafforzata da questa vicenda, che mise in evidenza le ambiguità e la natura oligarchica del governo nipponico dell'epoca. Questo scandalo fu una tappa importante verso la modernizzazione del Paese, otto anni più tardi infatti l'imperatore si vide costretto a varare la Costituzione Meiji.[7]
Ritenuta ormai obsoleta, la Commissione per lo sviluppo di Hokkaidō fu ufficialmente abolita nel 1882, per lasciare il posto a tre enti locali: le prefetture di Sapporo, Hakodate e Nemuro. Queste tre suddivisioni amministrative ebbero tuttavia breve durata, in quanto nel 1886 furono accorpate andando a costituire la Prefettura di Hokkaidō.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) The Development Commission (開拓使), su japanesewiki.com.
- ^ Il Clan Matsumae, su tabi-samurai-japan.com.
- ^ Il Rinnovamento Meiji, su takaaikidobu.com.
- ^ Esito del Conflitto russo-giapponese, su history-maps.com.
- ^ Piano di sviluppo dello Hokkaido, su oltreilviaggio.net. URL consultato il 23 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2024).
- ^ (EN) The Ainu and Japanese Settler Colonialism, su oxfordre.com.
- ^ La Costituzione Meiji (1889), su paesesera.toscana.it.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Commissione per lo sviluppo dello Hokkaidō
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