Classe Musicisti | |
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La Città di Messina nel porto di Genova nel 1961 | |
Descrizione generale | |
Tipo | motonavi miste merci-passeggeri |
Numero unità | 6 |
Armatore | Società Adria Tirrenia di Navigazione |
Porto di registrazione | Fiume (fino al 1945) Napoli (dopoguerra) |
Ordine | 1927 |
Costruttori | Cantiere Navale Triestino |
Cantiere | Trieste |
Consegna | 28 agosto 1928 (la capoclasse) |
Entrata in servizio | 1928 (la capoclasse) |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 4 820 |
Stazza lorda | 2 422 tsl |
Portata lorda | 2 935 tpl |
Lunghezza | 89,6 m |
Larghezza | 12,19 m |
Pescaggio | 6,2 m |
Propulsione | 1 motore Diesel due tempi FIAT M604/A, 1 350 cavalli |
Velocità | 11 nodi (20,37 km/h) |
Capacità di carico | quattro stive, volume complessivo 3 858 m³ |
Numero di cabine | 18 |
Equipaggio | 32 |
Passeggeri | 68 |
Bruno Balsamo, Le navi della Tirrenia[1] | |
voci di navi passeggeri presenti su Teknopedia |
La Classe Musicisti era una serie di sei motonavi miste merci-passeggeri costruite tra il 1928 ed il 1929 dal cantiere Navale Triestino per conto della Società Adria di Fiume[2]. Confluite nel 1937 nella flotta della Tirrenia di Navigazione, tutte le unità della classe furono affondate durante il secondo conflitto mondiale; due di esse furono in seguito recuperate e rimesse in esercizio, continuando a prestare servizio per la compagnia statale fino al 1972[2].
Caratteristiche
[modifica | modifica wikitesto]La classe era composta da unità miste merci-passeggeri di modeste dimensioni, con una stazza lorda di 2 400 tonnellate e circa 2 900 tonnellate di portata lorda[1]. Erano dotate di quattro stive per il carico, con un volume complessivo di 3 858 metri cubi, e potevano trasportare 68 passeggeri, per i quali erano presenti a bordo 18 cabine con un totale di 28 posti letto[1]. Le navi erano spinte da un motore due tempi Diesel FIAT, della potenza di 1 350 cavalli vapore, che permetteva di raggiungere una velocità di servizio di 11 nodi[1].
Le unità recuperate dopo la seconda guerra mondiale furono ripristinate mantenendo largamente le stesse caratteristiche originarie.
Nonostante la limitatezza delle sistemazioni per i passeggeri, le navi ebbero buon successo con una clientela turistica prevalentemente nordeuropea, sia per via del servizio a bordo, che per la possibilità di compiere visite nei porti del Mediterraneo in cui le navi facevano scalo durante le operazioni di carico e scarico delle merci[2].
Servizio
[modifica | modifica wikitesto]Contesto ed entrata in servizio (1927 - 1940)
[modifica | modifica wikitesto]A partire dal 31 dicembre 1923 la Società Adria di Fiume ottenne in gestione dallo Stato italiano le linee miste passeggeri e merci per il Nord Europa, del Periplo italico e per Francia e Spagna[2]. La compagnia inizialmente impiegò delle vecchie unità di costruzione prevalentemente nordeuropea, ma nel 1927 ordinò al Cantiere Navale Triestino la costruzione di sei nuove navi miste merci-passeggeri da destinare alla linea del Periplo italico e ai collegamenti con Francia e Spagna[2]. La linea, con partenze settimanali da Fiume, aveva scali a Trieste, Venezia, Ancona, Bari, Catania, Malta, Messina, Palermo, Napoli, Livorno, Genova, Imperia, Marsiglia, Barcellona e Valencia, con una durata complessiva di ciascun viaggio di 36 giorni[2]. La prima unità della classe fu la Puccini, consegnata il 28 agosto 1928; seguirono Rossini, Verdi, Paganini, Donizetti e Catalani, quest'ultima entrata in servizio il 29 gennaio 1929[3].
Nel 1937 le navi confluirono, insieme al resto della flotta della Adria, nella neocostituita Tirrenia di Navigazione, continuando a prestare servizio sulla stessa linea[4].
Seconda guerra mondiale (1940 - 1945)
[modifica | modifica wikitesto]All'entrata in guerra dell'Italia, le sei unità vennero requisite dalla Regia Marina, venendo impiegate nei convogli per il trasporto di truppe e merci per il Nord Africa e i Balcani.
Il 28 giugno a bordo della Paganini, in navigazione da Brindisi a Durazzo con a bordo diverse centinaia di militari, si sviluppò un incendio, per cause mai del tutto chiarite[5]; poche ore dopo si verificò una forte esplosione e la Paganini naufragò. L'incidente causò oltre 200 dispersi[5]. Il comandante della Paganini, Marcello Bulli, fu arrestato e sospeso dal servizio, venendo pienamente riabilitato solo dopo aver trovato la morte nell'affondamento della gemella Puccini[5].
Nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1940 la Catalani, in navigazione tra Valona e Brindisi, fu attaccata da navi nemiche e affondò, causando la morte di due membri dell'equipaggio[3].
Nella notte del 2 dicembre 1942 la Puccini, in navigazione da Palermo a Biserta in un convoglio che comprendeva anche il piroscafo Aventino e due cacciatorpediniere, fu attaccata da unità britanniche[6]. La Puccini fu colpita a cannonate dal sommergibile HMS Seraph e immobilizzata; venne quindi affondata nel pomeriggio seguente dalle unità di scorta del convoglio[7]. L'evento costò la vita a centinaia di militari e a 27 dei 33 uomini dell'equipaggio[6].
La Verdi fu affondata in porto a Civitavecchia il 14 maggio 1943; recuperata e rimorchiata a Genova per le riparazioni, fu qui nuovamente affondata durante un attacco aereo il 28 maggio dell'anno seguente[8][9].
La Rossini, impiegata nei convogli per il Nord Africa, fu danneggiata da un bombardamento aereo a Livorno il 28 maggio 1943[4]. Autoaffondata una prima volta nel porto di Savona il 9 settembre 1943, fu recuperata dai tedeschi e da questi nuovamente autoaffondata a Savona il 15 febbraio dell'anno seguente[10].
Il 22 settembre 1943 la Donizetti, catturata dai tedeschi all'indomani dell'armistizio firmato dall'Italia, fu colpita dal cacciatorpediniere britannico Eclipse mentre stava trasportando 1584 prigionieri italiani, destinati ad essere internati in Germania[11][12]. La Donizetti affondò rapidamente, senza lasciare sopravvissuti; il relitto della nave non fu mai ritrovato[11].
Dopoguerra (1945 - 1972)
[modifica | modifica wikitesto]Nell'immediato dopoguerra, l'impellente necessità di ripristinare i collegamenti marittimi interrotti durante la guerra spinse la Tirrenia a tentare il recupero di alcune unità affondate durante il conflitto. Fra queste vi fu la Rossini, che fu riportata in galleggiamento tra febbraio e marzo 1946 e riconsegnata alla Tirrenia, dopo lavori di ripristino effettuati a Genova, il 28 agosto 1947[4]. Ribattezzata Città di Messina, la nave entrò in servizio a settembre sulla linea Napoli - Catania - Siracusa - Malta - Tripoli, riaprendo i collegamenti con la Libia[4]. Nel frattempo, fu recuperata anche la Verdi, che fu riconsegnata alla Tirrenia, con il nome di Celio, il 27 dicembre 1947[9].
Nel 1948 la Città di Messina fu spostata sulla linea Napoli - Cagliari, venendo sostituita sulla rotta per la Libia proprio dalla gemella Celio[13]. Nel 1949 la Celio fu a sua volta rimpiazzata dal piroscafo Argentina, passando alla linea Civitavecchia - Olbia[14].
A partire dal 15 gennaio 1953 Celio e Città di Messina furono riportate sulla linea alla quale erano state destinate in origine, comprendente scali in Adriatico, Tirreno, Francia e Spagna[9][4]. Vi rimasero per quasi due decenni; nel 1972, in seguito alla riorganizzazione dei servizi espletati dalla Tirrenia, furono entrambe poste in disarmo e in seguito vendute per la demolizione[15].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Balsamo, pp. 240-241
- ^ a b c d e f Balsamo, p. 238
- ^ a b Balsamo, p. 254
- ^ a b c d e Balsamo, pp. 244-245
- ^ a b c Balsamo, pp. 251-252
- ^ a b Balsamo, pp. 239-240
- ^ Pagano, p. 394.
- ^ Pagano, p. 516.
- ^ a b c Balsamo, pp. 247-248
- ^ Pagano, p. 419.
- ^ a b Balsamo, p. 253
- ^ Pagano, p. 150.
- ^ Ogliari, p. 1864.
- ^ Ogliari, p. 1867.
- ^ Balsamo, p. 59
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Bruno Balsamo, Le navi della Tirrenia, Sorrento, Con-fine Edizioni di arte & cultura, 2018, ISBN 978-88-96427-73-6.
- Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, 3ª ed., Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1997.
- Francesco Ogliari, Trasporti marittimi di linea, volume sesto - Gli anni della Fenice, il Gruppo Finmare, le compagnie sovvenzionate dal 1945 al 1985, Milano, Cavallotti Editori, 1985.