Cephaloziella varians | |
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Campioni di erbario di C. varians (Gottsche) Steph., 1905. Herbarium (RB) del Jardim Botânico do Rio de Janeiro (JBRJ) | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Sottoregno | Bryobiotina |
Divisione | Marchantiophyta |
Classe | Jungermanniopsida |
Sottoclasse | Jungermanniidae |
Ordine | Jungermanniales |
Sottordine | Cephaloziineae |
Famiglia | Cephaloziellaceae |
Genere | Cephaloziella |
Specie | Cephaloziella varians |
Nomenclatura binomiale | |
Cephaloziella varians (Gottsche) Steph., 1905 | |
Sinonimi | |
Cephalozia divaricata var. incurva (Lindb.) C.E.O. Jensen, 1887 |
Cephaloziella varians (Gottsche) Steph., 1905 è un'epatica fogliosa, poichiloidrica,[1] della famiglia Cephaloziellaceae.[2] Descritta originariamente con il basionimo Jungermannia varians Gottsche, 1890,[3] è riportata anche come Cephaloziella exiliflora (Taylor) Douin, 1920.[4] È l'epatica più comune, più diffusa e abbondante in Antartide e l'unica presente nell'Antartide continentale.[5]
I primi esemplari furono raccolti il 26 gennaio 1883 nella Georgia del Sud, nella Pinguinbay, dal botanico bavarese Hermann Will, componente della spedizione tedesca in Antartide, durante il primo Anno polare internazionale.[6]
La determinazione dei campioni raccolti fu affidata al briologo tedesco Carl Moritz Gottsche, che li descrisse e li figurò come appartenenti a una specie nuova, da lui assegnata alla famiglia Jungermanniaceae, con il nome di Jungermannia varians.[7]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La prima descrizione della nuova specie fu redatta in latino da Gottsche e inserita in una monografia sulle epatiche della Georgia del Sud pubblicata, nel 1890, nel secondo volume dei resoconti scientifici della spedizione tedesca in Antartide del 1882-83. Delle poche descrizioni successive, una delle più dettagliate e complete, con riguardo soprattutto al sistema sessuale, è stata pubblicata nel 2000, in un volume monografico sulle epatiche antartiche, opera dei briologi Halina Bednarek-Ochyra, Jiří Váňa, Ryszard Ochyra e Ronald Ian Lewis Smith.[8]
Nella descrizione di Gottsche, e in quella più recente di Bednarek-Ochyra et al., le piantine di C. varians, di piccole dimensioni e di colore verde, giallo-verde o marrone-verde ma anche viola, rosso-marrone o nero, formano densi cuscinetti monospecifici o crescono frammiste ad altre Marchantiophyta,[9] quali Barbilophozia hatcheri (A. Evans) Loeske, 1907 e Lophoziopsis excisa (Dicks.) Konstant. & Vilnet, 2010 o in comunità dominate dalla presenza di muschi quali Brachythecium austrosalebrosum (Müll. Hal.) Kindb.,1891, Chorisodontium aciphyllum (Hook. f. & Wilson) Broth. 1924, Polytrichastrum alpinum (Hedw.) G.L. Sm., 1971, Polytrichum strictum, Menzies ex Brid., 1801, Sanionia georgicouncinata (Müll. Hal.) Ochyra & Hedenäs, 1998, Warnstorfia laculosa (Müll. Hal.) Ochyra & Matteri, 1997 e W. sarmentosa (Wahlenb.) Hedenäs, 1993.[10]
Il fusticino principale (caulidio) dell'epatica è brunastro e filiforme, alto 2-12 mm, strisciante (reptante) o sub-eretto, semplice o scarsamente ramificato e ricco di rizoidi ialini (radicoloso). Mostra, in sezione trasversale, piccole cellule medullari circondate da più grandi cellule corticali a parete sottile o spessa.[9][11]
Le foglioline (fillidi) sono inserite da trasversalmente a sub-trasversalmente, per lo più distanti, raramente approssimate, da sub-erette a patenti, da piane a concave. Bilobate, più profondamente quelle apicali, con lobi ovati o ovato-triangolari, più o meno appuntiti, a volte arrotondati e, spesso, con lacinie che contornano dorsalmente la porzione basale della lamina fogliare a margine intero. La cuticola è liscia o leggermente verrucosa. Ligulate, lanceolate o bilobate, e di dimensioni minori, le foglioline dell'anfigastro.[9][12]
Il sistema sessuale è autoico o pseudodioico. I gametangi maschili sono terminali, poi intercalati, con un solo anteridio e con brattee strettamente appressate e sovrapposte (embricate), sacciformi alla base. I gametangi femminili si sviluppano su germogli allungati con brattee ampiamente ovate, quasi interamente marginate e con più piccole bratteole per lo più bilobate. Il perianzio, da obloide a obloide-clavato, ha cellule rettangolari a parete più o meno spessa nella regione apicale e, da quadrate a rettangolari a parete robusta, nella regione prossimale.[9]
Le capsule sono ovoidi-ellittiche con, in deiscenza, valve dritte, arrotondate agli apici, con pareti composte da due strati di cellule. Le cellule epidermiche mostrano ispessimenti nodulari e uno strato cellulare interno con sottili bande semi-anulari.[9][13]
Le spore sono piccole, con leggere e irregolari rugosità (verrucolose), gli elateri liberi hanno due ispessimenti elicoidali della parete.[9][14]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]C. varians è l'epatica più comune e abbondante in Antartide e la più largamente diffusa, avendo un areale che abbraccia quattro differenti regioni biogeografiche: la sub-antartica, l'antartica marittima, sia meridionale che settentrionale e l'antartica continentale costiera. In quest'ultima è anche riportata come la sola specie endemica conosciuta di epatica.[5][15]
Nelle prime tre regioni biogeografiche rientrano le popolazioni di C. varians presenti lungo le coste della Penisola Antartica e in diverse isole dell'oceano Antartico e dell'Atlantico meridionale.[16]
Nella Penisola Antartica la specie si ritrova lungo tutta la costa occidentale, e nell'Isola Alessandro I, mentre lungo la costa orientale è diffusa nella Penisola Trinity e nelle isole Robertson, James Ross e Joinville.[16]
In oceano Antartico e in Atlantico meridionale, l'epatica si ritrova nell'isola Heard, dell'arcipelago delle Isole Heard e McDonald, nella Bouvetøya, negli arcipelaghi delle Sandwich Australi, della Georgia del Sud, nelle Orcadi Meridionali e delle Shetland Meridionali.[16]
Nell'Antartide continentale C. varians popola le aree costiere della Terra di Wilkes, della Terra della Principessa Elisabetta, della Terra di Mac Robertson e, inoltre, si ritrova a Cape Geology e a Botany Bay nella Terra Vittoria dove, nella Granite Harbour, è localizzata la più meridionale delle stazioni conosciute di ritrovamento del taxon, a 77° di latitudine Sud.[16]
Oltre che in Antartide, C. varians è ampiamente diffuso nelle aree montane dell'emisfero boreale, dalle Alpi, ai Pirenei, ai Carpazi, nonché in Alaska, Canada, Groenlandia, Islanda, Fennoscandia e Russia artica e, nell'emisfero australe, in Nuova Zelanda. In queste aree il taxon è riportato spesso con altre denominazioni. Tra queste C. artica, con tutte le sue numerose varietà e sottospecie, generalmente ritenute però sinonime di C. varians.[17]
In Antartide C. varians predilige i siti da permanentemente umidi a relativamente umidi,[18] pianeggianti o in leggera pendenza quali conoidi detritiche di dilavamento glaciale, o depressioni umide lungo gli alvei fluvioglaciali. Si ritrova anche, ma con minore frequenza, su superfici rocciose sottilmente pedogenizzate, nelle fessure delle rocce affioranti o su suolo bagnato o solo umido tra i massi delle pietraie stabilizzate.[10]
Gli ambienti colonizzati, di altitudine non superiore ai 500 m sul livello medio del mare, hanno temperature medie mensili dell’aria superiori al punto di congelamento per diversi mesi all’anno e sono caratterizzati da substrati prevalentemente acidi, ma a volte anche alcalini, come nel caso dei suoli derivati dall'alterazione dei marmi nell'isola di Signy.[18]
Tassonomia
[modifica | modifica wikitesto]Dopo che l'epatica scoperta nella Georgia del Sud era stata riconosciuta come specie nuova, esemplari simili furono raccolti, qualche anno dopo, dal naturalista rumeno Emil Racoviță, lungo lo Stretto di Gerlache, durante l'Expédition antarctique belge in Antartide del 1897-99.[19]
Gli esemplari furono determinati dal briologo tedesco Franz Stephani, specialista in epatiche, che li riconobbe come appartenenti alla stessa specie istituita da Gottsche nel 1890. Stephani però ritenne di trasferire il taxon al genere Cephalozia, pubblicando la nuova combinazione C. varians (Gottsche) Steph., 1901. La combinazione conservava l'epiteto specifico dell'originaria denominazione binomiale adottata da Gottsche.[20]
In quegli stessi anni, Stephani fu anche incaricato della determinazione delle epatiche raccolte dal botanico svedese Carl J. Skottsberg nel corso della Schwedischen Südpolar-Expedition 1901-1903.[21] Tra queste epatiche, alcune di quelle raccolte nella Cumberland Bay nella Georgia del Sud, erano della stessa specie di quella istituita da Gottsche.[22] Rivedendo la sua precedente assegnazione, Stephani trasferì la specie al genere Cephaloziella, con la nuova combinazione C. varians (Gottsche) Steph., 1905.[22]
Successivamente, il briologo francese Charles Isidore Douin riesaminò gli esemplari raccolti da Racoviță e determinati da Stephani e, pur concordando sulla loro ultima assegnazione al genere Cephaloziella, li ritenne appartenenti a una specie distinta che denominò con l'epiteto antarctica. Ma C. antarctica Douin, 1920, da nuova specie, sarebbe stata in seguito ridotta a sinonimo junior di C. varians.[23]
Nel 1976 Margaret Hannah Fulford, epaticologa americana della University of Michigan Biological Station, ha ritenuto di raggruppare in Cephaloziella exiliflora (Taylor) Douin, 1920, diverse popolazioni di Cephaloziella antartiche e sub-antartiche, australiane, neo zelandesi e sud americane, sino ad allora ritenute distinte. Tra queste anche le popolazioni di C. varians dell'Antartide continentale.[24]
Secondo le successive considerazioni di Bednarek-Ochyra et al., sarebbe appropriato parlare di C. varians riferendosi alle sole popolazioni antartiche di Cephaloziella (e forse, potrebbe essere, anche a quelle sud americane), mentre C. exiliflora andrebbe considerata come specie distinta, circoscritta alla regione australiana-neozelandese.[25]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cfr. Newsham, 2010, p. 138 e Acta Plantarum.
- ^ Cfr. WFO, 2024.
- ^ Cfr. Tropicos, 2024a e Gottsche, 1890, p. 452.
- ^ Cfr. Tropicos, 2024c e Newsham, 2010, p. 134.
- ^ a b Cfr. Newsham, 2010, p. 131 e Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 87.
- ^ Il primo Anno polare internazionale si svolse, dal 1° agosto 1882 al 1° settembre 1883, su iniziativa del tenente di vascello della Marina Militare austro-ungarica Carl Weyprecht. (cfr. Enrico Mazzoli, Laura De Santis, Mauro Messerotti e Gianguido Salvi, Dai Ghiacci allo Spazio, la storia dell'Ufficiale di Marina Carl Weyprecht e del suo progetto di ricerca scientifica internazionale, in Circolo polare, vol. 3, 1ª ed., Milano, Biblion Edizioni, 2008, pp. 1-314, ISBN 978-88-901444-4-8).
- ^ Cfr. Gottsche, 1890, p. 452.
- ^ Cfr. Bednarek-Ochyra et al., 2000.
- ^ a b c d e f Cfr. Gottsche, 1890, p. 452 e Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 81.
- ^ a b Cfr. Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 86.
- ^ Cfr. [[#CITEREFColacino, 2005 [2007]|Colacino, 2005 [2007]]], p. 64, p. 67, p. 78 e p. 84.
- ^ Cfr. [[#CITEREFColacino, 2005 [2007]|Colacino, 2005 [2007]]], p. 61 e p. 82.
- ^ Cfr. [[#CITEREFColacino, 2005 [2007]|Colacino, 2005 [2007]]], p. 65 e p. 90.
- ^ Cfr. [[#CITEREFColacino, 2005 [2007]|Colacino, 2005 [2007]]], p. 70 e p. 90.
- ^ La presenza dell'epatica, nell'Antartide continentale, è il risultato dei particolari adattamenti evolutivi, escogitati dalla specie, per contrastare le sfavorevoli condizioni ambientali. In primo luogo l'acquisita capacità di sintesi, da parte delle foglie apicali, della riccionidina A, un'antocianidina che protegge dalla fotoinibizionione e permette un più efficiente assorbimento della radiazione solare. Inoltre è probabile che la nutrizione della pianta tragga vantaggio dalla presenza, nei caulidi e nei rizoidi, di ife fungine che svolgerebbero anche un ruolo nella sintesi di sostanze crioprotettrici (cfr. Newsham, 2010, p. 131, pp. 139-141).
- ^ a b c d Cfr. Newsham, 2010, p. 131 e Bednarek-Ochyra et al., 2000, pp. 87-94.
- ^ Cfr. Newsham, 2010, p. 131.
- ^ a b Cfr. Newsham, 2010, p. 134.
- ^ Quella in Antartide e nelle Isole Shetland Meridionali fu la prima spedizione belga in Antartide e la prima invernale in assoluto (cfr. Édouard Louis Trouessart, Zoologie: Acariens libres (Trombididae, Eupodidae, Gamasidae) (PDF), in Résultats du voyage du S. Y. Belgica en 1897-1898-1899 sous le commandement de A. De Gherlache De Gomery. Rapports scientifiques, vol. 11, Anvers, J. E. Buschmann, 20 ottobre 1903, p. 3).
- ^ Cfr. Franz Stephani, Botanique: Hépatiques, a cura di Commission de la Belgica, collana Résultats du voyage du S.Y. Belgica en 1897-1898-1899 : sous le commandement de A. de Gerlache de Gomery. Rapports scientifiques publiés aux frais du gouvernement belge, sous la direction de la Commission de la Belgica, R3, Anvers, Impr. J.E. Buschmann, 1º settembre 1901, p. 5, DOI:10.5962/bhl.title.2170.
- ^ La spedizione, finanziata dalla Svezia, fu guidata da Otto Nordenskjöld, con la nave Antarctic, al comando del capitano Carl Anton Larsen (cfr. Robert K. Headland, Chronological List of Antarctic Expeditions and Related Historical Events, 1ª ed., Cambridge, Cambridge University Press, 1989, pp. 225-227).
- ^ a b Cfr. Stephani, 1905, p. 4.
- ^ Cfr. Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 82 e p. 84.
- ^ Cfr. Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 84.
- ^ Cfr. Bednarek-Ochyra et al., 2000, p. 86 e Newsham, 2010, p. 134.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Carmine Colacino, [2007/Delpinoa_n_s_47_2005_[2007]_057-110.pdf Versione italiana annotata del Glossarium Polyglottum Bryologiae] (PDF), in Delpinoa, vol. 47, Napoli, Orto botanico di Napoli, 2005 [2007], pp. 57-110.
- Kevin K. Newsham, The biology and ecology of the liverwort Cephaloziella varians in Antarctica (PDF), in Antarctic Science, vol. 22, n. 2, Cambridge University Press, aprile 2010, pp. 131–143, DOI:10.1017/S0954102009990630.
- Halina Bednarek-Ochyra, Jiří Váňa, Ryszard Ochyra, & Ronald Ian Lewis Smith, The Liverwort Flora of Antarctica (PDF), Kraków, Poland, Polish Academy of Sciences, Institute of Botany & Ryszard Ochyra, 17 ottobre 2000, pp. 1-258, DOI:10.2307/1224537, ISBN 83–85444–74–2.
- Ryszard Ochyra, Ronald Ian Lewis Smith & Krystyna Halina Bednarek-Ochyra, The Illustrated Moss Flora of Antarctica, Ill. Moss Fl. Antarctica, Cambridge, U.K., Cambridge University Press, 2008, pp. xvii + 685.
- Carl Moritz Gottsche, Die Lebermoose Süd-Georgiens, in Georg Balthasar von Neumayer, Die deutschen Expeditionen und ihre Ergebnisse: die Internationale Polarforschung 1882 - 83. Beschreibende Naturwissenschaften in einzelnen Abhandlungen. Die internationale Polarforschung 1882 - 1883, vol. 2, Berlin, A. Asher & Co., 1890, pp. 449-454, tab. I-VIII.
- Franz Stephani, Hepaticae Gesammelt von C. Skottsberg. Während der Schwedischen Südpolarexpedition 1901-1903, in Otto Nordenskjöld, Wissenschaftliche Ergebnisse der Schwedischen Südpolar-Expedition 1901-1903, 4, Botanik, Stockholm, Lithographisches Institut des Generalstabs, 1905, pp. 1-11, DOI:10.5962/bhl.title.6756.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Cephaloziella exiliflora (Taylor) Douin, su Tropicos.org. Missouri Botanical Garden.
- Cephaloziella varians (Gottsche) Steph., su GBIF, Global Biodiversity Information Facility.
- !Cephaloziella varians (Gottsche) Steph., su Tropicos.org. Missouri Botanical Garden.
- Cephaloziella varians (Gottsche) Steph., su WFO Plant List, 2024.
- Jungermannia varians Gottsche, su Tropicos.org. Missouri Botanical Garden.
- Giuliano Salvai & Giovanni Dose (a cura di), Glossario dei termini botanici, su Acta Plantarum.