Tarānah-e-Hindi | |
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Musica | |
Compositore | Ravi Shankar |
Tipo di composizione | Inno |
Epoca di composizione | 1945 |
Testo urdu | |
Autore | Muhammad Iqbâl |
Epoca | 1904 |
Ascolto | |
(info file) | |
Il Canto dell'India[1], titolato in lingua originale Tarānah-e-Hindi (in urdu ترانۂ ہندی?, lett. "Inno degl'indostani"), e popolarmente noto dal suo primo verso come Sāre Jahān se Acchā (in urdu سارے جہاں سے اچھا?; in hindī सारे जहाँ से अच्छा, Sāre jahām̐ se acchā, lett. "migliore di tutto il mondo"), è un canto patriottico per bambini redatto in lingua urdu dal sommo poeta Allamah Muhammad Iqbâl nello stile ghazal della poesia urdu.[N 1] La poesia apparve sul settimanale Ittehad il 16 agosto 1904.[2] Recitato pubblicamente da Iqbâl medesimo l'anno successivo al Government College di Lahore, nell'allora India britannica (oggi in Pakistan), divenne rapidamente un inno di opposizione al Raj britannico. Il canto, un'ode all'Indostan, terra che comprende gli attuali Bangladesh, India e Pakistan, fu poi pubblicato nel 1924 nel libro urdu Bāñg-e darā[3] (lett. "il suono della campana").
Nel 1910 la visione del mondo di Iqbâl era già cambiata, volgendosi verso un ideale globalista e islamico. In un suo nuovo poema per bambini, Tarana-e-Milli, scritto secondo lo stesso metro, egli cambiò la patria dall'«Indostan» a «tutto il mondo». Nel 1930, nel suo discorso presidenziale alla conferenza annuale della Lega mussulmana ad Allahabad, sostenne l'idea di uno Stato-Nazione separato nelle aree a maggioranza mussulmana del subcontinente, che ispirò la creazione del Pakistan.
Sāre Jahān se Acchā è poi rimasto popolare nella sola India.[2] Una versione compendiata è sovente intonata come canto patriottico e come canto di marcia delle Forze armate indiane.[4] L'arrangiamento più noto è quello di Ravi Shankar, maestro di sitar.
Testi e melodia
[modifica | modifica wikitesto]- Testo del poema
Testo urdu | Traslitterazione | Traduzione |
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سارے جہاں سے اچھا ہندوستاں ہمارا ہم بلبلیں ہیں اس کی، یہ گلستاں ہمارا |
Sāre jahāṉ se acchā, Hindositāṉ[N 2] hamārā
Ham bulbuleṉ haiṉ is kī, yih gulsitāṉ[N 2] hamārā |
Migliore di tutt'il mondo, [è] il nostro Indostan,
Noi siamo i suoi usignoli, ed egli la nostra dimora giardino |
غربت میں ہوں اگر ہم، رہتا ہے دل وطن میں سمجھو وہیں ہمیں بھی دل ہو جہاں ہمارا |
G̱ẖurbat meṉ hoṉ agar ham, rahtā hai dil wat̤an meṉ
Samjho wuhīṉ hameṉ bhī dil ho jahāṉ hamārā |
Se siamo in un luogo alieno, il cuore rimane in patria,
Considera anche noi proprio laddove sarebbe il nostro cuore. |
پربت وہ سب سے اونچا، ہمسایہ آسماں کا وہ سنتری ہمارا، وہ پاسباں ہمارا |
Parbat wuh sab se ūṉchā, hamsāyah āsmāṉ kā
Wuh santarī hamārā, wuh pāsbāṉ hamārā |
Quella montagna più alta, che condivide l'ombra del cielo,
Ella [è] la nostra scolta, ella [è] la nostra guardia. |
گودی میں کھیلتی ہیں اس کی ہزاروں ندیاں گلشن ہے جن کے دم سے رشکِ جناں ہمارا |
Godī meṉ kheltī haiṉ is kī hazāroṉ nadiyāṉ
Guls̱ẖan hai jin ke dam se ras̱ẖk-i janāṉ hamārā |
Nel suo grembo giocano migliaia di fiumi,
La cui vitalità rende il nostro giardino l'invidia del Paradiso. |
اے آبِ رودِ گنگا! وہ دن ہیں یاد تجھ کو؟ اترا ترے کنارے جب کارواں ہمارا |
Ai āb-i rūd-i Gangā! wuh din haiṉ yād tujh ko?
Utrā tire[N 3] kināre jab kārwāṉ hamārā |
O acque correnti del Gange, rimembrate quel giorno
Quando la nostra carovana approdò sulla vostra riva? |
مذہب نہیں سکھاتا آپس میں بیر رکھنا ہندی ہیں ہم، وطن ہے ہندوستاں ہمارا |
Maẕhab nahīṉ sikhātā āpas meṉ bair rakhnā
Hindī haiṉ ham, wat̤an hai Hindositāṉ hamārā |
La religione non c'insegna a portare animosità gli uni gli altri |
یونان و مصر و روما سب مٹ گئے جہاں سے اب تک مگر ہے باقی نام و نشاں ہمارا |
Yūnān o-Miṣr o-Rūmā, sab miṭ ga'e jahāṉ se
Ab tak magar hai bāqī, nām o-nis̱ẖaṉ hamārā |
In un mondo in cui l'antica Grecia, l'Egitto e Roma sono tutti scomparsi
I nostri nome e segno [=attributi] perdurano ancor oggi. |
کچھ بات ہے کہ ہستی مٹتی نہیں ہماری صدیوں رہا ہے دشمن دورِ زماں ہمارا |
Kuch bāt hai kih hastī, miṭtī nahīṉ hamārī
Ṣadiyoṉ rahā hai dus̱ẖman daur-i zamāṉ hamārā |
C'è qualcosa nella nostra esistenza che fa sì ch'essa non svanisca
Malgrado, da secoli, il ciclo del tempo del mondo ci è nemico. |
اقبال! کوئی محرم اپنا نہيں جہاں میں معلوم کیا کسی کو دردِ نہاں ہمارا! |
Iqbāl! ko'ī maḥram apnā nahīṉ jahāṉ meṉ
Maʿlūm kyā kisī ko dard-i nihāṉ hamārā! |
Iqbâl! Non abbiamo confidenti a questo mondo
Che ne sa qualcuno del nostro dolore ascoso? |
- Melodia
Composizione
[modifica | modifica wikitesto]All'epoca della composizione, Iqbâl era docente al Government College di Lahore e fu invitato da uno studente, Lala Har Dayal, a presiedere una cerimonia. Anziché tenere un discorso, egli intonò Sāre Jahān se Acchā. Il canto, oltre a incarnare il desiderio e l'attaccamento alla terra dell'Indostan, esprimeva la «memoria culturale» della sua terra, elevandosi su registri elegiaci. Nel 1905 Iqbâl, ventisettenne, vedeva la futura società del subcontinente come depositaria di una cultura indù-mussulmana pluralistica e composita. Più tardi quello stesso anno partì per l'Europa per un soggiorno di tre anni che lo avrebbe trasformato in un filosofo islamico e in un visionario di una futura società islamica.[3]
La trasformazione di Iqbâl e Tarana-e-Milli
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1910, Iqbâl compose un nuovo canto per bambini, Tarana-e-Milli (lett. "Inno della comunità religiosa"), secondo lo stesso metro e schema di rime adottati in Sāre Jahān se Acchā, ma che vide una rinuncia di gran parte dei sentimenti e delle visioni espresse nel canto precedente.[7] La sesta stanza di Sāre Jahān se Acchā (1904), che è spesso citata come prova della visione secolarista di Iqbâl:[7]
«Maẕhab nahīṉ sikhātā āpas meṉ bair rakhnā
Hindī haiṉ ham, wat̤an hai Hindūstāṉ hamārā»
«La religione non c'insegna a portare animosità gli uni gli altri
Siamo dell'Hind, la nostra patria è l'Indostan.»
contrasta significativamente con la prima stanza di Tarana-e-Milli (1910):[7]
«Chīn o-ʿArab hamārā, Hindūstāṉ hamārā
Muslim haiṉ ham, wat̤an hai sārā jahāṉ hamārā»
«L'Asia centrale[N 4] e l'Arabia sono nostre, l'Indostan è nostro
Siamo mussulmani, la nostra patria è il mondo intero.[7]»
La visione del mondo d'Iqbâl si era oramai trasformata, divenendo sia globalista sia islamica. Anziché inneggiare all'Indostan, «la nostra patria», il nuovo canto proclamava che «la nostra patria è il mondo intero».[9] Due decenni dopo, nel suo discorso presidenziale alla conferenza annuale della Lega mussulmana ad Allahabad nel 1930, Iqbâl sostenne uno Stato-Nazione separato nelle aree a maggioranza mussulmana del subcontinente, un'idea che ispirò la creazione del Pakistan.[10]
Popolarità in India
[modifica | modifica wikitesto]- Sāre Jahān se Acchā è, dalla metà del XX secolo, un canto popolare in India. Si dice che il Mahatma Gandhi l'abbia intonato più di cento volte quand'era rinchiuso nella prigione di Yerawada a Pune negli anni '30.[11]
- Negli anni '30 e '40 veniva cantato ad un ritmo più lento. Nel 1945, come parte del suo incarico a Mumbai presso l'Indian People's Theatre Association (IPTA), al sitarista Pandit Ravi Shankar vennero commissionate le colonne sonore per il film Dharti Ke Lal di K.A. Abbas e per il film Neecha Nagar di Chetan Anand. È in questo periodo che a Ravi Shankar fu chiesto di comporre la musica per Sāre Jahān se Acchā. In un'intervista del 2009 con Shekhar Gupta, Ravi Shankar raccontò che aveva giudicato la melodia preesistente troppo lenta e triste; per rendere il brano più d'impatto e coinvolgente, compose a una melodia più veemente che è oggi la melodia popolare di questo canto.[12] Anni dopo, la cantante Lata Mangeshkar registrò Sāre Jahān se Acchā su una terza base melodica completamente diversa. Le strofe (1), (3), (4) e (6) divennero un canto nazionale non ufficiale in India,[2] mentre la versione di Ravi Shankar fu adottata come marcia veloce ufficiale delle Forze armate indiane.[13] L'arrangiamento come melodia di marcia fu opera di Antsher Lobo.
- Rakesh Sharma, il primo astronauta indiano, si servì nel 1984 del primo verso del poema per descrivere all'allora primo ministro Indira Gandhi come appariva l'India dallo spazio.[14]
- L'ex primo ministro dell'India Manmohan Singh ha citato questa ode alla sua prima conferenza stampa tenutasi in occasione del suo insediamento come Primo ministro.[11]
- Il canto è popolare in India nelle scuole come canzone patriottica, intonata durante le assemblee mattutine, e come canzone di marcia per le forze armate indiane, suonata durante eventi pubblici e parate.[3] Viene eseguita dalle bande musicali delle forze armate ogni anno per il giorno dell'indipendenza indiana, il giorno della Repubblica e al culmine del Beating Retreat.[15]
Testo in caratteri devanāgarī
[modifica | modifica wikitesto]In India il testo della poesia è spesso reso nella scrittura devanāgarī dell'hindī:
devanāgarī |
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- Annotazioni
- ^ Taranah-e Hindi (1904) fu appositamente composta come una canzone patriottica per bambini; Iqbâl compose anche altre opere per l'infanzia, ma questa rimase sempre la più nota.[2]
- ^ a b Qui sono da pronunciarsi non come Hindūstān e gu-lis-tān, rispettivamente, come si farebbe di consueto, ma piuttosto come Hindositān e gul-si-tān, rispettivamente, in osservanza alla metrica.[5]
- ^ Pronunciato tiray per ragioni di metrica, in contrasto con l'usuale pronuncia tayray.[6]
- ^ Malgrado Chin si riferisca alla Cina in urdu moderno, al tempo d'Iqbâl il termine indicava genericamente l'Asia centrale, includendo il Turkestan storico. Vedi anche:[8]
- Fonti
- ^ Vito Salierno (a cura di), Il Richiamo della Carovana [Bang-i Dara], Lahore, Iqbal Academy Pakistan, 2010, p. 91. Citato in: Vito Salierno, Modernità del pensiero di Muhammad Iqbal (PDF), su cesmeo.it. URL consultato il 16 agosto 2024.
- ^ a b c d (EN) Frances Pritchett, Tarana-e-Hindi and Taranah-e-Milli: A Study in Contrasts, su columbia.edu, Columbia University Department of South Asian Studies, 2000.
- ^ a b c (EN) Saare Jahan Se Accha: Facts about the song and its creator, India Today, 21 aprile 2016. URL consultato il 17 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2017).
- ^ (EN) Sharjeel Imam, Sare Jahan Se Acha: The Idea of India in Early 20th Century Urdu Poetry, The Wire, 6 luglio 2016. URL consultato il 17 ottobre 2016.
- ^ (EN) Frances Pritchett, Taraanah-i-Hindii, su columbia.edu, Columbia University, Department of South Asian Studies, 2004.
- ^ (EN) F. Pritchett, "Indian Song" (1904, before his European stay), su columbia.edu, Columbia University, Department of South Asian Studies, 2004.
- ^ a b c d (EN) Iqbal: Tarana-e-Milli, 1910, su columbia.edu, Columbia University, Department of South Asian Studies.
- ^ (EN) Iqbal: Tarana-e-Milli, 1910, su columbia.edu, Columbia University, Department of South Asian Studies.
- ^ (EN) Frances Pritchett, Tarana-e-Hindi and Tarana-e-Milli: A Close Comparison, su columbia.edu, Columbia University Department of South Asian Studies, 2000.
- ^ (EN) Ramesh Seth, A look at Iqbal, su The Sunday Tribune, 28 maggio 2006.
- ^ a b (EN) Mohammed Wajihuddin, Saare Jahan Se..., it's 100 now, su Times of India, 19 aprile 2005.
- ^ (EN) Shekhar Gupta, Walk the talk - Interview with Pandit Ravi Shankar, NDTV, 5 dicembre 2009. URL consultato il 12 agosto 2015.
- ^ (EN) Indian Military Marches, su bharat-rakshak.com (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2009).
- ^ (EN) India Empowered to Me Is: Saare Jahan Se Achcha, the home of world citizens, su financialexpress.com.
- ^ (EN) Indian tunes to set mood at 'Beating Retreat' today, su The Tribune, 29 gennaio 2018. URL consultato il 5 giugno 2018.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Canto dell'India
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Tarana-e-Hindi at Rabia Memorial School, Fatehpur Mau (UP) India, su YouTube, 2 gennaio 2013. URL consultato il 9 novembre 2024.