Brian Mulroney | |
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Mulroney nel 1984 | |
18º Primo ministro del Canada | |
Durata mandato | 17 settembre 1984 – 25 giugno 1993 |
Monarca | Elisabetta II |
Predecessore | John Turner |
Successore | Kim Campbell |
Dati generali | |
Prefisso onorifico | The Right Honourable |
Suffisso onorifico | PC, CC, GOQ |
Partito politico | Conservatore Progressista(1955-2003) Conservatore(2003-2024) |
Università | Saint Francis Xavier University Università Laval |
Professione | Avvocato, imprenditore |
Firma |
Martin Brian Mulroney (Baie-Comeau, 20 marzo 1939 – Palm Beach, 29 febbraio 2024) è stato un avvocato, imprenditore e politico canadese, primo ministro del Canada dal 1984 al 1993.
Conservatore, il suo governo attuò un'ampia scala di privatizzazioni. Rafforzò i rapporti con gli Stati Uniti e gettò le basi per l'accordo nordamericano per il libero scambio.
Il secondo periodo del governo, dopo le elezioni del 1988, fu caratterizzato da un'amplificazione delle divisioni provinciali, risultando nella nascita del Partito Riformatore e in un rinnovamento dell'indipendentismo del Québec, poi politicizzato nel Blocco.
Figura polarizzante in Canada, per la sua linea politica è stato paragonato a Margaret Thatcher e Ronald Reagan.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Gioventù e inizi
[modifica | modifica wikitesto]Martin Brian Mulroney nacque nel 1939 a Baie-Comeau, Québec, da Benedict Mulroney e Irene O'Shea. Figlio di cattolici anglofoni in una città a maggioranza francofona, crebbe bilingue. Da giovane frequentò un collegio di orientamento cattolico. Nel 1955, a sedici anni, entrò nel Partito Conservatore Progressista.[2]
Nel 1965 diventò avvocato, specializzandosi nel diritto del lavoro e rappresentando grandi aziende nei rapporti con i sindacati in sciopero.[3] Nel 1976 tentò di ottenere la nomina per la leadership del Partito Conservatore Progressista, senza successo. Scelse quindi la carriera di dirigente aziendale in una società per azioni nel settore minerario.[4]
Primo ministro del Canada
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1983 cercò di nuovo la nomina conservatrice, ottenendola, e con le elezioni del 1984 diventò il diciottesimo primo ministro del Canada. La vittoria fu dovuta a una coalizione elettorale di larghe intese tra centro-destra moderato, nazionalisti quebecchesi e populisti socialmente conservatori.[5][6]
Sul piano economico il governo Mulroney attuò una lunga serie di privatizzazioni, risultando nella vendita o chiusura di 23 servizi statali. Tra i settori toccati dalle privatizzazioni ci furono trasporti pubblici, telecomunicazioni, settore energetico, petrolifero, e parti del sistema sanitario. Nonostante le promesse elettorali, le privatizzazioni non ridussero significativamente il debito pubblico.[7][8]
In politica estera rafforzò i rapporti con gli Stati Uniti. Nel 1987 firmò il Canada-USA Free Trade Agreement, che gettò le basi per l'accordo nordamericano per il libero scambio. Negli ultimi anni di governo sostenne la guerra del golfo tramite l'operazione Friction e UNIKOM.[9][10]
Le elezioni del 1988 riconfermarono i conservatori progressisti, seppur con una maggioranza ridotta. Il secondo periodo del governo fu caratterizzato da un'amplificazione delle divisioni provinciali e un'economia in crisi.[6][11]
Nonostante le numerose privatizzazioni, il governo non abbassò il debito pubblico, e in contrasto con le promesse elettorali, alzò le tasse. Ciò causò forte malcontento, soprattutto tra i conservatori fiscali, e fu una delle principali fratture tra il partito e l'elettorato che motivò lo spostamento del voto di destra verso il neonato Partito della Riforma.[12]
In un clima di tensione tra le province, in particolare in Québec, il governo Mulroney tentò di stabilire un nuovo equilibrio tra federalismo e autonomismo a livello nazionale. A tale scopo furono tentate due riforme costituzionali, gli accordi del lago Meech e di Charlottetown, ma furono entrambi fallimentari. Gli insuccessi furono un duro colpo per il governo, e crearono le condizioni per un rinnovamento dell'indipendentismo della provincia francofona, poi politicizzato nel Blocco del Québec.[12][13]
La gestione dell'economia, le nuove tasse e i fallimenti delle riforme costituzionali causarono una profonda erosione della popolarità dell'esecutivo. Con sondaggi sempre più pessimisti per il partito, Mulroney lasciò il governo e la leadership.[6]
Le elezioni del 1993 furono disastrose per il partito. La compagine nella camera dei comuni venne quasi del tutto eliminata, passando da 156 seggi a solamente 2. La vittoria dei liberali fu accompagnata da due nuovi gruppi parlamentari. Il Partito della Riforma, con 52 seggi, soppiantò i conservatori raccogliendo l'elettorato occidentale e rurale, e il Blocco del Québec raccolse il malcontento francofono con 54 seggi, diventando il secondo partito e l'opposizione ufficiale. I conservatori progressisti rimasero il quinto e ultimo partito in parlamento fino allo scioglimento nel 2003.[12][14][15]
La dura sconfitta elettorale segnò la fine della carriera politica di Mulroney e risultò in cambiamenti di schieramento nella politica del Canada. Il successo dei riformatori e il rinnovamento dell'indipendentismo quebecchese resero l'elettorato canadese molto più regionalista. La divisone dei voti tra i due partiti nel sistema elettorale maggioritario fu il problema centrale della destra federale per il decennio dopo le elezioni, creando le condizioni per 13 anni di governi liberali.[12][16]
Dopo il governo
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il governo torna alla professione di avvocato e dirigente aziendale per multinazionali come Blackstone Group, Barrick Gold e Archer Daniels Midland.[17]
Nel 2003 partecipò alla fusione dei conservatori progressisti con i riformatori nel Partito Conservatore del Canada, pur mantenendo un ruolo di secondo piano. Supportò le leadership di Stephen Harper, Erin O'Toole e Pierre Poilievre.[18]
Nel 2005 emersero registrazioni risalenti al 1988 riguardo la gestione dell'acquisto di aerei Airbus Group e Boeing da parte del governo Mulroney. Per i fatti emersi nelle registrazioni furono spinte accuse di corruzione. Nel 2010 un'inchiesta del governo concluse che Mulroney accettò 250 000 dollari, mai dichiarati, da un dirigente di Airbus, e che successivamente l'ex-primo ministro tentò di nascondere l'accaduto tramite querele per diffamazione. Mulroney non fu mai processato.[19][20][21][22]
Fu socio della Norton Rose Fulbright fino alla morte nel 2024.
Vita privata
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1973 sposò Mila Pivnički da cui ebbe una figlia (Caroline) e tre figli (Ben, Mark e Nicolas).
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]- Durante l'edizione del 2005 del Festival di Sanremo, l'allora semisconosciuto (al pubblico italiano) cantante Michael Bublé, dopo l'esibizione della sua canzone "Home", intervistato da Paolo Bonolis ebbe a citare il Primo Ministro. Nello specifico, alla domanda di Bonolis su come avesse raggiunto la fama, Bublé ebbe a ricordare un aneddoto della propria giovinezza.
Quando ancora era un giovane talento sconosciuto, venne scritturato per cantare al matrimonio della figlia del Primo Ministro Mulroney (sul cui cognome pronunciato da Bublé, Bonolis ebbe a fare una battuta scherzosa, accostando la pronuncia all'italiano "Marroni", inteso però come parte fisica del maschio). Il Primo Ministro fu talmente colpito dall'interpretazione di Bublé che decise di aiutarlo nella sua carriera, facendogli conoscere alcuni manager discografici.
- Mulroney viene citato nella canzone Let's Go To The Mall cantata da Robin Sparkles, nome d'arte di Robin Scherbatsky, nel nono episodio della seconda stagione del telefilm How I Met Your Mother.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Onorificenze canadesi
[modifica | modifica wikitesto]— nominato il 6 maggio 1998, investito il 22 ottobre 1998[23]
Onorificenze straniere
[modifica | modifica wikitesto]— 17 dicembre 2015[24]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Savoie 1994.
- ^ Sawatsky 1991, pp. 3-4, 11, 13-14, 19-31.
- ^ Sawatsky 1991, pp. 171-175, 195-198.
- ^ Sawatsky 1991, pp. 330-342.
- ^ Gendron 2014, pp. 125-146, 163-170.
- ^ a b c (EN) Clyde H. Farnsworth, Mulroney Quits Post in Canada; Urges 'Renewal', in New York Times, 25 febbraio 1993.
- ^ Gendron 2014, pp. 320-321.
- ^ Blake 2007, pp. 47-48, 76-77.
- ^ Gendron 2014, pp. 237-244, 327-333.
- ^ Blake 2007, pp. 150-151.
- ^ Gendron 2014, pp. 265-272.
- ^ a b c d (EN) Timothy Egan, New Canada party surges in election, in New York Times, 28 ottobre 1993.
- ^ Gendron 2014, pp. 227-236, 273-278, 359-366.
- ^ (EN) The return of Joe Clark: When the former PM led the PCs ... again, su CBC, 14 novembre 2018. URL consultato l'11 dicembre 2024.
- ^ Gendron 2014, pp. 371-379.
- ^ (EN) The 2000 fight over the use of the word 'conservative', su CBC, 31 marzo 2020. URL consultato l'11 dicembre 2024.
- ^ Gendron 2014, pp. 381-386.
- ^ (EN) Mulroney's status as Conservative party member questioned, su CBC, 31 marzo 2009. URL consultato l'11 dicembre 2024.
- ^ Newman 2005.
- ^ Blake 2007.
- ^ (EN) Mulroney-Schreiber dealings inappropriate: report, su CBC, 31 maggio 2010. URL consultato l'11 dicembre 2024.
- ^ Gendron 2014, pp. 253-263.
- ^ (EN) Sito web del Governatore Generale del Canada: dettaglio decorato.
- ^ Sito web della Presidenza della Repubblica: dettaglio decorato.[collegamento interrotto]
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) John Sawatsky, Mulroney: the politics of ambition, Mcfarlane Walter & Ross, 1991, ISBN 978-0-921912-06-4.
- (EN) Brooke Jeffrey, Breaking faith: the Mulroney legacy of deceit, destruction, and disunity, Key Porter Books, 1992, ISBN 978-1-55013-373-8.
- (EN) Donald J. Savoie, Thatcher, Reagan, Mulroney: in search of a new bureaucracy, University of Pittsburgh Press, 1994, ISBN 978-0-8229-3775-3.
- (EN) Peter C. Newman, The secret Mulroney tapes: unguarded confessions of a prime minister, Random House of Canada, 2005, ISBN 978-0-679-31351-9.
- (EN) Raymond B. Blake, Transforming the nation: Canada and Brian Mulroney, McGill-Queen's University Press, 2007, ISBN 978-0-7735-3214-4.
- (FR) Guy Gendron, Brian Mulroney: l'homme des beaux risques, Radio Canada - Québec Amérique, 2014, ISBN 978-2-7644-2720-0.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Brian Mulroney
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Mulroney, Brian, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Mulroney, Brian, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- (EN) Brian Mulroney, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Brian Mulroney, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Brian Mulroney, su Goodreads.
- (EN) Brian Mulroney, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Biografia politica dalla biblioteca del parlamento canadese, su www2.parl.gc.ca. URL consultato il 28 luglio 2008 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2009).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 106470711 · ISNI (EN) 0000 0001 2103 614X · LCCN (EN) n83236044 · GND (DE) 118960741 · BNF (FR) cb12456553k (data) · J9U (EN, HE) 987007525160105171 |
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