Battaglia di Pozzolo parte della guerra della Seconda coalizione | |
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Data | 25 dicembre 1800 |
Luogo | Monzambano |
Esito | Vittoria francese |
Schieramenti | |
Comandanti | |
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La battaglia di Pozzolo (nota anche come passaggio del Mincio o battaglia di Monzambano) è stata combattuta il 25 dicembre 1800 tra le truppe francesi al comando del generale Brune e quelle austriache del generale Bellegarde. La battaglia rappresenta l'ultimo scontro di rilievo tra forze repubblicane ed imperiali nel corso della guerra della Seconda coalizione in Italia. Infatti, dopo la vittoria francese, gli austriaci firmarono un armistizio, seguito da un trattato di pace l'anno seguente.
Contesto
[modifica | modifica wikitesto]Dopo un anno di intense lotte per il dominio nell'Italia settentrionale, la discesa di Napoleone in Italia aveva messo fine alla disputa tra repubblicani e forze della coalizione: in meno di un mese, il Primo console aveva valicato le Alpi, occupato Milano ed inferto una decisiva sconfitta all'armata austriaca sotto il comando del generale Melas a Marengo il 14 giugno 1800. Il giorno dopo, il generale Berthier raccolse la resa degli imperiali, che firmarono una convenzione, poi ratificata nei giorni seguenti, e posero temporaneamente fine alle ostilità tra le due parti.[2][3][4] Lo stesso sarebbe accaduto in Germania qualche giorno dopo.[5]
Come stabilito nel testo della convenzione, le forze austriache in Italia evacuarono il Piemonte, la Liguria ed il grosso della Lombardia ritirandosi dietro al Mincio mentre i francesi occuparono la Pianura Padana sino all'Oglio.[6][7] Il generale Melas, dopo la sconfitta subita, aveva dato le proprie dimissioni ed aveva affidato il comando della sua armata al generale Bellegarde.[8] Napoleone, invece, dopo il trionfo aveva abbandonato l'Italia lasciando la gestione dell'esercito ai generali Brune e Massena.[9]
Antefatti
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Nonostante la sconfitta in Italia, la corte viennese si rifiutò di ratificare gli accordi di pace proposti dai francesi,[10] in parte anche a causa degli ingenti finanziamenti del Regno Unito, più che disposto a finanziare gli sforzi bellici austriaci.[11] L'armistizio sarebbe scaduto il 7 settembre ma le due potenze trovarono un accordo a Hohenlinden il 21 settembre per posticipare ulteriormente l'inizio delle ostilità di 45 giorni.[12] Così come era successo in Germania, anche in Italia, l'armistizio era stato esteso tramite una convenzione firmata a Castiglione, sempre della valenza di 45 giorni.[13][14]
Le due parti, durante le trattative di pace, non erano rimaste immobili ed avevano iniziato a rinforzare le loro posizioni.[15] I francesi rinforzarono l'Armata del Reno di Moreau, portandola ad un totale compreso tra i 110000[16] e i 140000 uomini,[17] e spostando l'armata gallo-batava sotto il comando di Augereau lungo il Meno mentre altri 15000 uomini sotto il comando di Macdonald furono inviati nel canton Grigioni.[17][18] L'Armata d'Italia venne portata a 90000 uomini, dei quali circa altri 15000 guidati da Miollis e Murat inviati verso l'Italia centro-meridionale.[17] Gli austriaci, dopo aver sostituito il generale Kray con l'arciduca Giovanni, si mossero simmetricamente, rafforzando le loro difese lungo l'Inn e lungo il Meno; lasciarono la guida delle truppe nel Tirolo al generale Hiller con circa 18000 soldati[16] e fortificarono ulteriormente il Mincio.[8] Era piuttosto chiaro che il fronte principale sarebbe stato quello tedesco, lasciando l'Italia e il fronte alpino in secondo piano.[8]

Brune approfittò dell'armistizio per far occupare militarmente la Toscana dal generale Dupont.[19] Invece, verso la fine di novembre, Napoleone decise di spostare le forze di Macdonald in Italia, facendo loro attraversare il passo dello Spluga. La marcia dei francesi, svoltasi tra le cime alpine e alle porte dell'inverno, fu complicata dalle rigide temperature e dalle abbondanti nevicate ma si rivelò un successo: Macdonald raggiunse a Chiavenna il 6 dicembre, dopo una settimana di marcia.[20] L'arrivo di queste nuove forze a coprire il fianco sinistro dell'Armata d'Italia fu poi essenziale per impedire alle forze austriache nel Tirolo di scendere in Pianura e rafforzare l'esercito di Bellegarde, andando a bloccare il passo del Tonale il 22 dicembre.[21] La ripresa delle ostilità in Italia era fissata per il 5 dicembre, e le due parti avevano iniziato i preparativi con largo anticipo ma nessuno sembrava intenzionato a fare la prima mossa. Fu solo il 17 dicembre, dopo una forte ricognizione di Bellegarde su tutto il fronte francese che iniziarono le prime scaramucce ed i primi scontri.[22]
Nel frattempo, sul fronte tedesco, la situazione si stava evolvendo in maniera decisamente favorevole ai francesi e le notizie iniziarono a filtrare anche in Italia: dopo un primo scontro ad Ampfing, terminato con una ritirata dei francesi, le forze di Moreau avevano messo in rotta l'esercito austriaco, trionfando nettamente sugli imperiali ad Hohenlinden. Frantumata la resistenza dell'esercito asburgico, l'armata di Moreau avanzava direttamente verso Vienna, trovando poca resistenza al suo passaggio.[23] La sconfitta di Hohenlinden impedì a Hiller di scendere in Valtellina a contrastare Macdonald[24] e convinse Brune a passare all'offensiva: il 20 dicembre i francesi, prima stanziati dietro all'Oglio, avanzarono sino al Mincio, ponendo le proprie riserve a Castiglione.[22][25] Nei giorni successivi, Brune si decise a passare il Mincio: ritenendo potenzialmente pericoloso tentare l'impresa nei pressi di Mantova, iniziò a valutare la possibilità di effettuare il passaggio nei pressi di Pozzolo.[26]
Gli schieramenti
[modifica | modifica wikitesto]L'esercito francese
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Prima della discesa di Macdonald in Italia, l'armata del generale Brune era il risultato della fusione di due diverse armate: l'Armata d'Italia, che sotto Massena aveva affrontato gli austriaci in Liguria quello stesso aprile, e l'Armata di Riserva, che vinto la battaglia di Marengo sotto Bonaparte.[27] Nominalmente questo esercito aveva circa 95000 uomini, tuttavia una consistente parte di essi, circa 27000, era ricoverato a causa delle malattie o delle ferite ricevute nel corso della precedente campagna.[28] Al momento della ripresa delle ostilità, Brune poteva contare su circa 55000 soldati e 8000 uomini a cavallo stipati tra l'Oglio ed il lago d'Idro, a cui si aggiungevano 2000 cisalpini sotto il generale Lechi. 60 pezzi di artiglieria andarono a formare la riserva mentre gli altri 100 a disposizione di Brune furono distribuiti tra le varie divisioni dell'esercito.[29]
L'organizzazione dell'esercito era la seguente: ci sarebbero state due ali, un centro ed una forte riserva. Ognuno di questi sarebbe stato composto da due divisioni. A queste forze si aggiungevano le divisioni di cavalleria e dei dragoni. L'ala destra dell'esercito sarebbe stata sottoposta al comando del generale Dupont, il centro sarebbe spettato a Suchet, l'ala sinistra a Moncey mentre la riserva sarebbe stata comandata dal generale Michaud. Le forze di avanguardia erano sotto il comando di Delmas.[29] La sinistra si posizionò a Monzambano, il centro a Volta mentre la destra era posizionata tra Goito e Castellucchio.[30]
Sebbene inizialmente Dupont fosse non molto distante da Mantova, Brune lo richiamò a sé, collocandolo molto più vicino al centro di Suchet: l'idea era di sfruttare la sua ala per creare una testa di ponte a Pozzolo da usare come diversivo mentre il grosso del suo esercito, sotto la copertura dell'artiglieria, sarebbe passato sull'altra sponda del fiume a Monzambano.[31]
L'esercito austriaco
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L'armata austriaca in Italia aveva complessivamente 80000 uomini, la maggior parte dei quali sotto il diretto controllo di Bellegarde lungo la linea del Mincio. Un altro gruppo consistente, sotto il comando del generale Sommariva, era dispiegato in Tirolo, pronto a scendere nelle valli dell'alto bresciano.[32] Vukassowich, con le divisioni di Laudon e Dedowich, formava la linea da Riva al Tonale, collegandosi sulla sua destra, verso Glorenza, con il corpo del Tirolo Settentrionale che dipendeva dall'esercito tedesco.[33] Il movimento di Macdonald sul Tonale vanificò ogni possibile iniziativa austriaca nell'alto bresciano e nell'alto bergamasco.[34]
La linea del Mincio, costellata di ridotte e trincee, era protetta da cento cannoni e due fortezze alle sue estremità. La sua sinistra appoggiava su Mantova e sul Po, la sua destra su Peschiera del Garda. Una flottiglia armata era stata messa a protezione di Sirmione e del Garda.[35] L'avanguardia, comandata dal conte Hohenzollern, si era trincerata sulla riva destra del Mincio, spingendo avamposti da Desenzano a Borgoforte.[33] Dopo l'avanzata dei francesi nel mantovano, l'intero esercito si trovava sulla sponda veneta del fiume.
Nel complesso, Bellegarde aveva a disposizione circa 50000 uomini, dei quali oltre 9000 erano soldati di cavalleria. Oltre alla già citata avanguardia di Hohenzollern, vi erano i due corpi dei generali Kaim e O'Reilly, coperti dalla riserva del generale Schellenberg. Quest'ultimo, ammalatosi, venne sostituito dal fratello di Bellegarde, anch'egli un generale dell'esercito austriaco. A completare l'esercito vi erano i due corpi di Vogelsang e Saint-Julien, di 8500 e 7250 uomini rispettivamente.[36]
La battaglia
[modifica | modifica wikitesto]25 dicembre: Dupont resiste a Pozzolo
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Il piano dei francesi, nel complesso era molto semplice: Dupont avrebbe effettuato un'azione diversiva nei pressi di Pozzolo, passando il Mincio ed attirando a sé il nemico mentre tutto il resto dell'esercito, coperto dal fuoco di 40 cannoni sotto il generale Marmont, avrebbe attraversato il fiume a Monzambano, ritenuto un guado migliore. In questo modo, così dicevano le istruzioni di Bonaparte, l'esercito francese con la complicità di Macdonald, sarebbe riuscito ad isolare il grosso dell'armata austriaca dalla propria ala destra, ottenendo un grande vantaggio.[35][37] Quello che non era stato ben calcolato dai repubblicani era l'impatto che le condizioni climatiche avrebbero avuto sulla loro tabella di marcia: le piogge avevano ingrossato il Mincio e reso fangose le strade, ritardando così tanto i movimenti dell'esercito che lo stesso Brune diede l'ordine di posticipare tutte le operazioni al 26 dicembre.[35][38][39][40]
Nel frattempo Dupont aveva già iniziato la propria manovra diversiva: aveva fatto costruire dei ponti a Mulini della Volta ed aveva condotto l'ala destra oltre al fiume. Coperti dal fuoco di due batterie di cannoni e dai moschetti della divisione Watrin, gli uomini del colonnello Macon avevano cacciato le postazioni austriache nei pressi del fiume e stabilito una solida testa di ponte sull'altra sponda del fiume.[41] La manovra di Dupont, senza il contemporaneo attraversamento da parte del resto dell'esercito, metteva i francesi in una posizione molto pericolosa: senza il necessario supporto da parte del resto dell'esercito, rischiavano di venire travolti dai reparti austriaci che, complice la netta superiorità numerica, li avrebbero potuti schiacciare contro il fiume ed annientare.[42]
La divisione Monnier, giunta sull'altra sponda, iniziò ad avanzare: Pozzolo era appena stata occupata quando Bellegarde impartì da Villafranca l'ordine di respingere il nemico alle divisioni Kaim e Vogelsang. Monnier fu rapidamente messo in difficoltà dall'arrivo degli austriaci ed anche la divisione Watrin dovette intervenire per fermare gli imperiali: raggiunse Pozzolo e si apprestò a sostenere lo sforzo degli uomini di Monnier.[31][43] Poco tempo dopo giunsero a Dupont gli ordini di sospendere la manovra: Dupont, che aveva già commesso le proprie forze sull'altra sponda del fiume dovette decidere se ritirarsi, e quindi vanificare la manovra diversiva o tentare di mantenere la posizione. Giudicando migliore la seconda, proseguì nel suo attacco. Suchet, informato degli sforzi di Dupont e comprendendo il pericolo che correva, decise di andare in suo supporto, inviando verso la sua posizione la divisione Gazan. Informò il generale Brune dei suoi movimenti: prese con sé le truppe ferme a Borghetto ed ordinò alla divisione Loison di seguirlo al più presto.[41]

Gli imperiali avevano ormai cacciato le forze di Dupont da Pozzolo e lo stavano respingendo verso il fiume quando la divisione Gazan riuscì a raggiungere Dupont: l'arrivo di nuove forze permise ai repubblicani di riprendere l'iniziativa e di mettere gli austriaci in difficoltà. Le divisioni di Dupont e Suchet riprendevano il possesso di Pozzolo.[43] Brune, invece, rimase inattivo nei pressi di Monzambano: dopo essere stato informato che gli austriaci avevano raccolto oltre 40000 uomini a Villafranca, inclusa la guarnigione di Mantova, comprese che il progetto di attraversare il fiume in quel punto era messo a rischio. Brune dovette decidere se mantenere i suoi propositi di attraversare il Mincio il 26 dicembre o inviare tutto il suo esercito a supporto di Dupont, come invece sostenevano i suoi luogotenenti. Valutando che perdere il collegamento con Peschiera era un pericolo maggiore di una sconfitta della sua ala destra, che comunque godeva di una buona posizione in cui difendersi, Brune decise di perseguire nella sua strategia ed effettuare il passaggio del fiume il 26 dicembre. Mentre decideva cosa fare, giunse a Brune la notizia della marcia di Suchet in soccorso di Dupont e che la divisione Boudet era stata destinata alla difesa del ponte di Borghetto.[44]
Gli scontri tra gli austriaci ed i francesi a Pozzolo proseguirono sino a notte inoltrata, con la cittadina passò di mano più volte. Approfittando del chiarore della luna, gli austriaci tentarono di effettuare un attacco a sorpresa sulla posizione di Watrin ma vennero bloccati dal provvidenziale intervento del generale Colli e della divisione Monnier. Alla fine degli scontri, conclusisi verso le 21, Pozzolo rimase in possesso dei francesi. Entrambe le parti subirono perdite sostanziali: oltre 5000 tra morti, feriti e prigionieri tra gli austriaci,[45] circa 2000 quelle repubblicane.[42] Terminati i combattimenti, Suchet fece ritorno alla sua posizione, suggerendo a Dupont di mantenersi sulla difensiva per il resto della notte, in attesa di ulteriori notizie dal resto dell'esercito.[46]
26 dicembre: i francesi passano il Mincio
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Verso le 5 del mattino del giorno seguente, i cannoni di Marmont segnarono l'inizio della manovra di Brune: l'esercito francese costruì facilmente i ponti sul fiume, coperti dal fuoco dell'artiglieria e da alcune compagnie di carabinieri, che lo avevano guadato. Alle nove del mattino i ponti furono completati e l'avanguardia di Delmas si precipitò rapidamente sull'altra sponda: formate quattro colonne, il generale francese ordinò un attacco contro Salionze, dove si era trincerata la brigata austriaca Rousseau. Gli austriaci, troppo deboli in quel settore, furono respinti verso Valeggio. Quando Bellegarde venne a sapere dell'attraversamento del fiume da parte dei francesi inviò immediatamente Hohenzollern a contrastare l'avanguardia di Delmas: i repubblicani, guidati momentaneamente da Oudinot, capo di stato maggiore di Brune, resistettero per più di un'ora agli assalti dei granatieri di Bellegarde fino a che Boudet, guidando i soldati di Moncey, non si fece vedere sulle alture alla loro destra. Scoraggiati dall'arrivo di rinforzi nemici, gli austriaci si diedero alla fuga, lasciando oltre 1000 prigionieri sul campo.[47]
Il centro degli scontri si spostò verso Valeggio, dove gli austriaco montarono una strenua resistenza. Fu la riserva francese ad occuparsi dell'attacco, sostenuta dalla brigata Sèras, ma non riuscì a mantenere pienamente il controllo della cittadina, passata a più riprese sotto il controllo austriaco. Fu solo grazie all'intervento dei granatieri della divisione Boudet che i francesi ottennero la meglio, sebbene alcuni casolari, utilizzati dagli imperiali per coprire la ritirata, rimasero in mano austriaca fino a notte. L'arrivo di Hohenzollern sembrò poter spostare gli equilibri di forze in favore degli austriaci, sostenendo l'ala sinistra dello schieramento. Tuttavia, l'arrivo di una colonna di Suchet da Borghetto, che gli austriaci avevano precedentemente evacuato, minacciò la sua posizione e le truppe imperiali dovettero ritirarsi verso Verona, cosa che fecero con ordine prima del calar della notte. Le guarnigioni austriache rimaste isolate a Borghetto e Salionze, circa 1000 uomini in tutto, si arresero presto ai repubblicani.[48]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Nei giorni seguenti i francesi assicurarono la loro posizione: alcuni distaccamenti furono messi a guardia di Mantova mentre i polacchi di Dambrowski catturarono la fortezza di Peschiera il 27 dicembre. Ricevute nuove istruzioni da Bonaparte, l'Armata d'Italia si portò su Pastrengo e si preparò ad attraversare l'Adige, cosa che fecero il 1° gennaio 1801. Gli imperiali non ebbero più le forze per fermare il momento dei repubblicani: Macdonald riuscì ad entrare a Trento ed il 10 gennaio l'esercito di Brune riuscì a passare il Brenta, proseguendo con l'inseguimento degli imperiali.[49]
Il 16 gennaio, Bellegarde si risolse a trattare con Brune e i due firmarono un armistizio a Treviso: le fortezze di Verona, Legnago, Peschiera, Ancona e Ferrara, tutte in possesso austriaco, si sarebbero arrese; i francesi ottennero il pieno possesso dei territori acquisiti sino al fiume Livenza mentre gli imperiali sarebbero arretrati dietro al Tagliamento. Poco dopo, a Macdonald, in procinto di attaccare Bolzano, giunse la voce dell'armistizio che Moreau e l'arciduca Carlo avevano concluso in Germania il 26 dicembre. Con entrambi i loro eserciti sconfitti, gli austriaci non ebbero alternative: intavolarono le trattative diplomatiche con i francesi e le conclusero siglando la pace di Lunéville, sostanzialmente ristabilendo la validità degli accordi di Campoformio. Con questo accordo, la pace sul continente fu ristabilita e l'unica potenza rimasta ostile alla Francia ancora in guerra era l'Inghilterra.[50]
Curiosità
[modifica | modifica wikitesto]Una seconda battaglia del Mincio ebbe luogo l'8 febbraio 1814. La battaglia, da cui non emerse effettivamente un chiaro vincitore, fu comunque parzialmente favorevole ai francesi che, comandati dal principe Eugenio, riuscirono a respingere l'assalto degli austriaci e ad ottenere nuovamente le posizioni iniziali il giorno seguente. Curiosamente, il comandante degli austriaci in questo secondo scontro fu nuovamente Bellegarde.[51]
Il passaggio del Mincio è uno degli scontri riportati sotto all'Arco del Trionfo di Parigi, dove viene rappresentato dalla scritta LE MINCIO.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d Bodart, p. 359.
- ^ Coppi, pp. 401-405.
- ^ Hugo, pp. 130-134.
- ^ Sargent, pp. 163-172.
- ^ Cust, pp. 39-40.
- ^ Soult, pp. 285-288.
- ^ Hugo, p. 134.
- ^ a b c Coppi, p. 411.
- ^ Coppi, p. 410.
- ^ Coppi, pp. 408-409.
- ^ Cust, pp.48-49.
- ^ Clarke, p. 477.
- ^ Coppi, p. 409.
- ^ (EN) John Debritt, A Collection of State Papers Relative to the War Against France Now Carrying on by Great Britain and the Several Other European Powers ..., J. Debrett, 1801, pp. xxiii-xxiv. URL consultato l'11 settembre 2025.
- ^ Cust, pp. 48-49.
- ^ a b Cust, p. 50.
- ^ a b c Coppi, p. 410.
- ^ Cust, p. 57.
- ^ Jomini XVII, pp. 144-146.
- ^ Hugo, pp. 160-162.
- ^ Jomini XVII, pp. 161-162.
- ^ a b Cust, p. 59.
- ^ Cust, pp. 50-56.
- ^ Jomini XVII, p. 158.
- ^ Jomini XVII, pp. 170-171.
- ^ Cust, pp. 59-60.
- ^ Hugo, p. 163.
- ^ Jomini XVII, p. 167.
- ^ a b Jomini XVII, pp. 165-166.
- ^ Jomini XVII, pp. 171-173.
- ^ a b Cust, p. 60.
- ^ Jomini XVII, pp. 166-167.
- ^ a b Jomini XVII, pp. 167-168.
- ^ Panckoucke, p. 266.
- ^ a b c Hugo, p. 164.
- ^ (DE) Hans Eggert Willibald von Luhe, Militair-Conversations-Lexikon, 1836, p. 481. URL consultato il 12 settembre 2025.
- ^ Jomini XVII, p. 175.
- ^ Coppi, p. 413.
- ^ Panckoucke, pp. 272-273.
- ^ Jomini, pp. 175-176.
- ^ a b Jomini XVII, p. 177.
- ^ a b Botta, p. 437.
- ^ a b Coppi, p. 414.
- ^ Jomini XVII, pp. 178-179.
- ^ Jomini XVII, pp. 179-185.
- ^ Jomini XVII, pp. 187-188.
- ^ Jomini XVII, pp. 188-190.
- ^ Jomini XVII, pp. 190-192.
- ^ Hugo, pp. 167-169.
- ^ Hugo, pp. 169-170.
- ^ Bodart, p. 471.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (DE) Gaston Bodart, Militär-historisches Kriegs-Lexikon (1618-1905), Vienna e Lipsia, C. W. Stern, 1908.
- Carlo Botta, Storia d'Italia dal 1789 al 1814, Parigi, 1824, ISBN 9-788-82810116-1.
- (EN) Hewson Clarke, The History of the War: From the Commencement of the French Revolution to the Present Time, vol. 1, Londra, T. Kinnersley, 1816.
- Antonio Coppi, Annali d'Italia dal 1750, Volume 2, Stamperia de Romanis, 1824.
- (EN) Sir Edward Cust, Annals of the Wars of the Nineteenth Century, vol. 1, Londra, J. Murray, 1862.
- (FR) Abel Hugo, France militaire. Histoire des l'armées françaises de terre et de mer de 1792 a 1833., vol. 3, Parigi, Delloye, 1833.
- (FR) Antoine Henri Jomini, Campagnes de 1800 et 1801, in Histoire critique et militaire des guerres de la Révolution, vol. 17, Parigi, Anselin et Pochard, 1824.
- (FR) Charles-Louis-Fleury Panckoucke, Victoires, conquêtes, désastres, revers et guerres civiles des Français de 1792 à 1815, vol. 13, Parigi, C. L. F. Panckoucke Éditeur, 1819.