La bandiera del Veneto prende spunto dalla bandiera della Serenissima Repubblica di Venezia, in uso oggi come bandiera della città di Venezia.
Blasonatura
[modifica | modifica wikitesto]La bandiera è stata adottata con la L. R. 20 maggio 1975, n. 56 e modificata con la L. R. del 22 febbraio 1999 che ha cancellato la scritta "Regione del Veneto".
«Il gonfalone della Regione di cui al bozzetto allegato B) che forma parte integrante della presente legge è di colore rosso pompeiano; esso presenta al centro lo stemma di cui all’articolo precedente e termina con sette fiamme, che portano ciascuna, nella parte mediana lo stemma di una delle città capoluogo di provincia della Regione. La bandiera è costituita dagli stessi elementi di cui al comma precedente con lo stemma ruotato di 90 gradi. All’innesto del puntale sull’asta del gonfalone e della bandiera è annodato un nastro tricolore, verde, bianco, rosso.»
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La bandiera contiene un'immagine che rappresenta Il leone di San Marco con un libro aperto che è ritenuto simbolo della sovranità della Regione e che riporta la scritta "PAX TIBI MARCE / EVANGELISTA MEUS".
Fonte di ispirazione del leone marciano è il dipinto di Jacobello del Fiore del 1415, intitolato Il Leone di San Marco esposto nelle sale del Palazzo Ducale.
Il Veneto, regione che si estende dal mare ai monti è rappresentato da:
- il mare (simbolo del mar Adriatico);
- la pianura (simbolo della pianura regionale);
- i monti (simbolo delle Alpi Venete).
Al battente ci sono sette fiamme, che portano ciascuna, nella parte mediana lo stemma di una delle città capoluogo di provincia della Regione, in ordine alfabetico dal basso verso l'alto:[1]
Queste code possono essere unite oppure libere, come accade per la bandiera di Venezia.
Note
[modifica | modifica wikitesto]Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su bandiera del Veneto
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- L.R. 20 maggio 1975, n. 56, su consiglioveneto.it. URL consultato il 15 febbraio 2010 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2017).