Aston Martin DBS | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | Aston Martin |
Tipo principale | Coupé |
Produzione | dal 1967 al 1973 |
Sostituisce la | Aston Martin DB6 |
Sostituita da | Aston Martin V8 |
Esemplari prodotti | 829[1] |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 4590 mm |
Larghezza | 1830 mm |
Altezza | 1330 mm |
Passo | 2610 mm |
Massa | 1588 kg |
Altro | |
Stile | William Towns |
Altre eredi | Aston Martin DBS V12 |
Auto simili | Maserati Indy Lamborghini Islero Jaguar E-Type Fiat Dino |
La Aston Martin DBS, e la sua evoluzione con un nuovo motore DBS V8, (le cui sigle significano David Brown Sports) è una coupé granturismo prodotta dalla casa automobilistica britannica Aston Martin tra il 1967 ed il 1972.
La DBS inizialmente è disponibile solo con il noto motore sei cilindri in linea ereditato dalla DB6 poi, nel 1969, arriva la nuova DBS V8, con un motore otto cilindri a V totalmente nuovo. Entrambe le versioni sono prodotte con la stessa carrozzeria fino al 1972 quando si trasformano nelle nuove Aston Martin Vantage (6 cilindri in linea) e Aston Martin V8.[2]
Il contesto
[modifica | modifica wikitesto]L'Aston Martin DBS, nata per sostituire la precedente DB6, è l'ultimo modello sviluppato dalla Aston Martin durante la sua appartenenza al gruppo David Brown. Fin dal 1963 David Brown, preoccupato per il calo delle vendite, decide che è necessario lanciare una nuova vettura più comoda ed equipaggiata con un motore V8, per soddisfare le sempre crescenti richieste del mercato americano.[3]
Per questo motivo incarica Tadek Marek, il progettista del precedente 6 cilindri in linea, di progettare un nuovo motore V8, interamente in alluminio con quattro alberi a camme in testa, e l'ingegnere Harold Beach di progettare il pianale della nuova gran turismo, più spaziosa e comoda delle precedenti DB4/5/6 e capace di accogliere sin da subito il nuovo motore V8.
Per la carrozzeria l'Aston Martin fa realizzare due prototipi alla Carrozzeria Touring di Milano, già autrice delle DB4/5/6, noti come Aston Martin DBSC Touring. A causa della fredda accoglienza del pubblico ai saloni cui vennero presentate e della precaria situazione finanziaria del carrozziere milanese la linea dei due prototipi viene bocciata[4] e l'incarico di disegnare la nuova gran turismo passa al giovane designer interno William Towns.
La storia del modello
[modifica | modifica wikitesto]La nuova DBS debutta nel 1967 ed è una raffinata granturismo dotata di una meccanica migliorata rispetto alla DB6. La nuova auto viene dotata di 4 freni a disco, sterzo servoassistito, cambio manuale a 5 marce, sospensioni anteriori a ruote indipendenti e soprattutto retrotreno con ponte De Dion. La nuova coupé avrebbe dovuto far debuttare anche il nuovo V8, tutto in lega di alluminio e con 4 alberi a camme in testa, ma vari problemi di messa a punto costrinsero la casa di Newport Pagnell ad impiegare inizialmente i 6 cilindri in linea della precedente DB6.[2]
La carrozzeria e gli interni
[modifica | modifica wikitesto]L'Aston Martin DBS disegnata da William Towns è una granturismo due porte con coda fastback, caratterizzata da una carrozzeria di generose dimensioni (261 cm di passo, 459 cm di lunghezza, 133 cm d'altezza e ben 183 cm di larghezza) con abitabilità per 2+2 persone (con i due posti posteriori considerati di fortuna ma comunque più ampi rispetto alla DB6) e pesante 1588 kg. Queste dimensioni rendono la nuova DBS più una veloce gran turismo che una sportiva pura, come testimoniavano la presenza del servosterzo, gradito soprattutto negli USA, e gli interni lussuosi, realizzati con pelle e radica.[5]
La caratteristica distintiva della DBS è la griglia cromata, con la tipica forma ottagonale, che occupa tutto il frontale e ingloba i quattro proiettori circolari di piccolo diametro e gli indicatori di direzione; il tutto sopra un singolo paraurti cromato. La fiancata richiama lo stile italiano contemporaneo, con un'impostazione generale non molto differente da quella delle Maserati Ghibli e Fiat Dino Coupé, in cui il lungo cofano si contrappone ad un abitacolo raccolto e ad una coda tronca. Sul parafango anteriore vi è la piccola griglia di sfogo dell'aria calda coperta da una barra cromata, già tipica del marchio inglese, con su scritta l'indicazione del modello, il sottoporta è percorso da un listello cromato e dietro i finestrini posteriori, simili a quelli della DB6, sono poste le griglie di sfogo dell'aria viziata. Il lunotto e il bagagliaio sono separati da un pannello in cui sono montati i due tappi di riempimento per il serbatoio. La coda è tronca, con i fanali rettangolari montati alle estremità del pannello posteriore concavo, sotto il quale si trovano il paraurti cromato ed un pannello con le luci di retromarcia, il portatarga e l'alloggiamento dei terminali di scarico cromati.[2]
Gli interni sono comodi e lussuosi, con le quattro poltrone e il volante rivestiti in pelle Connolly, il cruscotto nero con gli strumenti Smiths circolari a fondo nero; il tutto realizzato con un elevato grado di finitura. In più vi sono l'aria condizionata, gli alzacristalli elettrici e il servosterzo.
La meccanica
[modifica | modifica wikitesto]Al momento del debutto la DBS è disponibile in un'unica versione mossa dal noto 6 cilindri in linea bialbero in alluminio di 3996 cm³ alimentato da tre carburatori SU HD8 con 282 CV e raggiunge la velocità massima di 227 km/h, considerata modesta per la cilindrata. Per ovviare alla carenza di prestazioni, sentita soprattutto in Europa, pochi mesi dopo l'Aston Martin offre il pacchetto Vantage in cui il motore, grazie all'alimentazione a 3 carburatori doppio corpo Weber 45 DCOE9 e al rapporto di compressione più elevato, dispone di 325 CV, sufficienti a farle toccare i 258 km/h di velocità massima. Sulla vettura, nota come DBS Vantage, anche i freni e l'assetto vennero adeguati alle maggiori prestazioni.[6]
Il telaio a pianale portante è in acciaio scatolato mentre la carrozzeria è in lega di alluminio. Le sospensioni anteriori sono a ruote indipendenti con schema a quadrilateri deformabili, con molle elicoidali, ammortizzatori idraulici telescopici Armstrong coassiali e barra antirollio, mentre quelle posteriori sfruttano un ponte De Dion, con doppi puntoni longitudinali di reazione, parallelogramma di Watt, molle elicoidali e ammortizzatori a leva Armstrong Selectaride regolabili elettricamente. Lo sterzo è a pignone e cremagliera, le ruote sono a raggi con gallettone centrale di fissaggio e l'impianto frenante è di primo livello, con servofreno a depressione e quattro freni a disco, di cui i posteriori inboard. Per gratificare il pubblico statunitense viene offerto anche il cambio automatico Chrysler Torque Flite a tre velocità al posto dell'unità manuale ZF a cinque marce montata di serie in blocco con il motore, con frizione monodisco a secco Borg & Beck.[7]
La DBS V8
[modifica | modifica wikitesto]L'Aston Martin comincia a sviluppare un nuovo motore V8 già nel 1963, sotto la direzione di Tadek Marek, per migliorare le prestazioni offerte dal sei cilindri, giunto al termine dello sviluppo. Per appagare il mercato americano viene progettata una moderna unità 4,8 litri con monoblocco, testata e numerosi accessori realizzati in leghe di alluminio per contenere il peso, due alberi a camme in testa per bancata, inclinate di 90° tra loro, e impianto di iniezione meccanica Bosch. Sempre pensando al mercato nordamericano, dove Chrysler, Ford e General Motors producono motori di dimensioni simili per le loro auto sportive, la cilindrata definitiva viene aumentata a 5,3 litri (alesaggio × corsa: 100 × 85 mm, totale 5341 cm3) per ottenere 325 CV a 5500 giri/min. Il nuovo V8 è installato per la prima volta su un'auto su due Lola T70 gestite dal Team Surtees alla 24 Ore di Le Mans del 1967; entrambe le auto si ritirano, proprio per guasti ai motori, ma le modifiche applicate dopo queste defezioni assicurano una migliore affidabilità sui motori prodotti in serie.[8]
Nel gennaio 1970 lo sviluppo del nuovo V8 giunge al termine e viene finalmente installato sulla DBS dando origine alla DBS V8. Nel listino della casa la DBS V8 si posiziona sopra la DBS Vantage, da cui eredita il resto della meccanica sostanzialmente invariata eccetto che per i freni a disco, ora autoventilanti su tutte le ruote, e fa uscire definitivamente dal listino la DB6 Mk II. Esternamente si distingue dalla DBS standard per le targhette identificative del modello e soprattutto per i nuovi cerchi in lega con cinque colonnette di fissaggio anziché quelli a raggi. Il nuovo propulsore, disponendo di 325 CV grazie al sistema d'iniezione meccanica Bosch, spinge i 1727 kg della nuova DBS V8 fino a 259 km/h.[8]
Con l'introduzione della DBS V8 viene leggermente modificata la carrozzeria di tutte le DBS. Le griglie di sfogo dell'aria viziata sono spostate da dietro i finestrini al pannello tra lunotto e bagagliaio, le strisce cromate sottoporta sono inspessite e vengono leggermente modificati i pannelli della carrozzeria sotto i paraurti anteriori e posteriori.[3]
La fine della produzione
[modifica | modifica wikitesto]Durante il 1971 l'Aston Martin entra in crisi finanziaria e David Brown decide di venderla alla Investor Company Developments, che ne assume la guida il 1º gennaio 1972. Nell'aprile del 1972, Aston Martin realizza le ultime 23 DBS sei cilindri e 34 DBS V8, completando il ciclo delle vetture prodotte da David Brown. Infatti questi modelli non vanno in pensione ma vengono solo ritoccati e rinominati, abbandonando la sigla "DB" dell'era David Brown, diventando la "nuova" Vantage (a 6 cilindri) e la "nuova" AM V8. Tecnicamente le "nuove" vetture corrispondono alle precedenti DBS Vantage e DBS V8 mentre esternamente hanno un nuovo frontale ispirato a quello della DB4, con due grandi proiettori rotondi anziché i precedenti quattro piccoli e una nuova griglia ottagonale.[8]
Nel 1973 la Vantage va definitivamente in pensione, insieme alle ruote a raggi di serie e al glorioso 6 cilindri in linea di Tadek Marek, mentre la Aston Martin V8 continua ad essere prodotta, con vari restyling, fino al 1989.
L'Aston Martin DBS e i media
[modifica | modifica wikitesto]Come altre vetture sportive anche la DBS recita come "attrice" sia per il cinema che per la TV.
Agente 007 - Al Servizio Segreto di sua Maestà
[modifica | modifica wikitesto]Come già la DB5 in Missione Goldfiger del 1964 anche un'Aston Martin DBS Vantage viene utilizzata da James Bond, interpretato da George Lazenby nel film Al servizio segreto di Sua Maestà del 1969. A differenza della precedente "Bond-car", l'Aston Martin DBS Vantage non è dotata di vetri antiproiettile o altri gadget, a parte un supporto per un fucile con mirino telescopico nel vano portaoggetti. Nelle scene finali del film Tracy, la moglie di Bond interpretata da Diana Rigg, viene uccisa proprio mentre è seduta nella macchina, adornata coi fiori per festeggiare le recenti nozze.[9]
In una breve scena nel successivo film di 007, Una cascata di diamanti del 1971, appare anche un'altra DBS, che viene equipaggiata con missili dalla Sezione Q mentre Bond sta parlando al telefono con Q in persona.[10]
Attenti a quei dueǃ
[modifica | modifica wikitesto]Una DBS è stata utilizzata nella serie TV Attenti a quei dueǃ (1971-1972), in cui Lord Brett Sinclair, il personaggio interpretato da Roger Moore, ne guida una. La DBS (6 cilindri, numero di telaioː 5636/R), fornita dalla Aston Martin ai produttori dello spettacolo, è verniciata in giallo "Bahama Yellow" ed è dotata di cerchi in lega e targhette per replicare una DBS V8. L'auto, che nella serie utilizza la targa personalizzata "BS 1", è stata venduta ad un cliente che se ne è a lungo preso cura, e poi è stata restaurata direttamente dalla Aston Martin prima di essere esposta nel 2013 a due dei concorsi automobilistici più esclusivi d'Europa, il Concorso d'Eleganza Villa d'Este e il Salon Privé Concours di Londra. Sia Roger Moore che il co-protagonista Tony Curtis hanno autografato la parte inferiore del bagagliaio dell'auto: Moore ai Pinewood Studios nel maggio 2003; Curtis all'Ippodromo di Cheltenham nell'ottobre 2008.[11]
Lagonda
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1969, dopo l'uscita di scena della Rapide, il nome Lagonda viene riutilizzato per un prototipo a quattro porte della DBS. Il prototipo, numero di telaio MP230/1, è stato utilizzato da David Brown come auto personale, con targa JPP5G, fino al 1972. Tra il 1974 e il 1976 furono prodotte altre sette berline Lagonda a quattro porte basate sul prototipo del 1969, dotate però del frontale delle AM V8 a fari doppi e di una griglia Lagonda "a ferro di cavallo" al posto del frontale a quattro fari del prototipo.[12]
Caratteristiche tecniche
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (FR) Dati di produzione Aston Martin DBS 6 cilindri, su dbsvantage.com. URL consultato il 15 novembre 2020.
- ^ a b c (EN) Aston Martin DBS e DBS V8, su astonmartin.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ a b Aston Martin DBS (6 cylinder), su astonmartins.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ Aston Martin DBS C by Touring, su astonmartins.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ Aston Martin DBS, su wroar.net. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ a b Catalogo Mondiale dell'Automobile 1969, Scheda tecnica dell'Aston Martin DBS e DBS Vantage, su Biblioteca Digitale. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ a b Catalogo Mondiale dell'Automobile 1973, Scheda tecnica dell'Aston Martin Vantage e V8, su Biblioteca Digitale. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ a b c Aston Martin DBS 1967-1972, su hemmings.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ Aston Martin DBS Vantage in "On Her Majesty's Secret Service", su IMCDb.org. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ Aston Martin DBS in "Diamonds Are Forever", su IMCDb.org. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ (EN) Driving the Aston Martin DBS from 'The Persuaders!', su classicdriver.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- ^ The London Motor Show, 1974 Aston Martin Lagonda Series 1 7.0-Litre Saloon, su bonhams.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Aston Martin DBS
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su astonmartin.com. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2019).
- Sito di appassionati sull'Aston Martin DBS Vantage (1967-1972), su dbsvantage.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- Aston Martin DBS e DBS V8, su astonmartin.com. URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2023).
- (EN) An injection of pace: fuel-injected Aston Martin DBS vs its V8 sibling, su classicandsportscar.com. URL consultato il 14 novembre 2020.
- (EN) Aston Martin, A product overview part lllː After David Brown: Tadek Marek’s V8 and beyond (PDF), su allastonmartin.com. URL consultato il 14 novembre 2020.