Antonio Bruno | |
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Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 1987 – 1994 |
Legislatura | X, XI |
Gruppo parlamentare | PSDI |
Circoscrizione | Puglia |
Collegio | Lecce-Taranto |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Democratico Italiano |
Titolo di studio | Diploma di scuola superiore |
Professione | imprenditore |
Antonio Bruno (San Marzano di San Giuseppe, 2 agosto 1945) è un politico italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Imprenditore agricolo, si avvicina alla politica alla soglia dei trent'anni, iscrivendosi al Psdi nel 1975. Tre anni più tardi viene nominato segretario particolare dall'onorevole Michele Di Giesi. Nel 1982 viene eletto consigliere comunale a Taranto, incarico che mantiene fino al 1985. Nel 1986 viene eletto prima sindaco di San Marzano di San Giuseppe, carica che ricopre ininterrottamente fino al 1992, e poi deputato della Repubblica per la prima volta nelle liste del PSDI. In Parlamento entra a far parte della Commissione affari Costituzionali e, dal 1991al 1992, ricopre l’incarico di Sottosegretario di Stato alla Difesa del settimo Governo a guida Giulio Andreotti.
Si ricandida alla Camera dei Deputati nel 1992, e viene rieletto risultando il più suffragato in termini di preferenze nell'intera circoscrizione, e resta in Parlamento fino al 1994, quando - sciolto il Partito Socialista Democratico Italiano - decide di non ricandidarsi alle elezioni politiche.
Lasciata l'attività politica lavora per tre anni, dal 2005 al 2008, come amministrativo nella Tamoil, restando attivo politicamente solo a livello locale nella sua San Marzano, dove riprova la candidatura a sindaco prima nel 2008 (quando ottiene il 29,3% dei voti) e poi nel 2013 (quando si ferma al 18,6% dei voti), diventato in entrambi i casi consigliere di opposizione.
Torna a candidarsi alle elezioni regionali del 2020 a sostegno di Michele Emiliano, senza però risultare eletto.
Attività parlamentare
[modifica | modifica wikitesto]Nell'ottobre 1988 da semplice deputato laico del Pentapartito, presentò una proposta di legge per la regolamentazione della prostituzione.
«Il destino con me è stato cinico e baro. Quando la proposta la feci io, la Democrazia Cristiana chiese la mia testa e non entrai nel governo...»
«Ero in macchina con la mia famiglia attraversavo Taranto e mia figlia, allora una bambina, vedendo dei fuocherelli con delle donne svestite accanto, mi chiese che cosa stessero facendo. L'imbarazzo per me fu tale che decisi di fare qualcosa, prima costituendo dei comitati di cittadini, poi presentando la legge»
La Democrazia Cristiana andò su tutte le furie ma anche la sinistra non fu tenera. Il PCI criticò e lo stesso ragionamento arrivò dal PSI. Al momento di costituire il Governo Andreotti VI, il nome di Bruno, che era in ballo per un posto di sottosegretario o addirittura da ministro senza portafoglio, fu "bandito" per esplicita richiesta della Democrazia Cristiana.
«Era un argomento tabù anche nel mio partito e dovetti accettare il veto su di me. A monte c'era la posizione del Vaticano, che mi fu illustrata da un Cardinale che ricopriva allora il ruolo di Segretario di Stato alla Sanità del Vaticano, che parlò di impossibilità di "accettare il meretricio". Ma le norme che proponevo andavano proprio nel senso di restituire dignità alle donne, perché le toglievano dalla strada, dallo sfruttamento, dal rischio di contrarre malattie veneree e di trasmetterle ai clienti. Non dimentichiamoci che all'epoca stava esplodendo l'AIDS»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Il destino "cinico e baro" del primo parlamentare che propose le case chiuse in Italia, su agi.it, 19 gennaio 2018.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio Bruno
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio Bruno, su Camera.it - X legislatura, Parlamento italiano.
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