Adolfo Levier (Trieste, 3 gennaio 1873 – Trieste, 5 marzo 1953) è stato un pittore italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Levier nacque a Trieste da Giacomo Levi, commerciante, e Caterina Pakitz.[1] Fin dalla più giovane età il Levier mostrò attitudine e passione verso l'arte e in special modo per la pittura, avversato dal padre che lo orientò verso l'occupazione di impiegato commerciale, ricoperta da Levier fino alla morte del padre.[1] Scomparso il padre, Levier divenne affittuario di Giovanni Zangrando nella sua casa nella zona Acquedotto di Trieste, e proprio l'artista suo locatore divenne suo maestro, dandogli lezioni di pittura. Nel 1898 Levier si trasferì a Monaco di Baviera, frequentando le lezioni di Karl Raupp e Heinrich Knirr e debuttando con un'esposizione presso il Glaspalast nel 1901, legandosi al movimento della cosiddetta Secessione di Monaco.[1]
Nel 1903 il pittore si trasferì a Parigi, abitando dapprima nella zona di Montparnasse fino al 1909 (al 83 di boulevard du Montparnasse) e successivamente nel quartiere latino (20 rue Jacob) dal 1910.[1] A Parigi conobbe Auguste Rodin e frequentando la galleria di Durant Rouent si avvicinò all'arte impressionista.[1][2] Nel 1905 espose presso la Biennale di Venezia e frequentò le esposizioni di artisti della secessione viennese e di quella di Monaco.[2] In questo periodo fece numerosi viaggi in varie città europee tra cui Francoforte sul Meno, Berlino, Amsterdam e Rotterdam, riservandosi di fare ritorno nella natìa Trieste per brevi soggiorni.[2]
Con lo scoppio della prima guerra mondiale Levier si trasferì in Svizzera e risiedette a Zurigo.[2] Nel 1919[2] (secondo alcune fonti il 1918) rientrò in Italia, a Milano, vivendoci fino al 1922.[1] In quell'anno fece ritorno a Trieste e vi si stabilì definitivamente, con uno studio in via Torrebianca, 20.[2] Nella città natale partecipò spesso alle mostre sindacali (e cioè messe in piedi dall'organizzazione sindacale degli artisti legata al partito fascista)[1] e nel 1929 entrò a far parte del comitato del Museo Revoltella.[1] Negli anni '20 partecipò ad alcune edizioni della Biennale di Venezia e nel 1928 espose presso la Mostra Internazionale di Barcellona, in Spagna.[2] Negli anni '30 frequentò gli ambienti artistici di Udine e Gorizia (specialmente con Gino de Finetti).[2] Del 1938 una personale a Milano presso la Galleria Gianferrari.[1] Nel 1948 prese parte alla Rassegna nazionale delle arti figurative, e nel 1951 partecipò alla VI Quadriennale nazionale d'arte di Roma.
Levier morì verso le ore 12:30 del 5 marzo 1953 presso un caffè a causa di un attacco di angina pectoris.[3] Al pittore è stata dedicata una via nella città di Trieste.[4]
Stile
[modifica | modifica wikitesto]Lo stile pittorico del primo Levier presentava similitudini con le opere del boemo Emil Orlik.[1] Inizialmente formato su canali accademici e maggiormente rigidi presso l'Accademia delle belle arti di Monaco di Baviera,[1][3] aderendo alla secessione di Monaco e in special modo con l'esperienza parigina, Levier approfondì lo studio delle opere degli impressionisti francesi e rimase influenzato dalle tele di Paul Gauguin, Paul Cézanne[1] e dal movimento dei fauves.[3] Distaccatosi dallo stile impressionista, il pittore triestino ebbe a definire il suo stile «espressionismo sintetico»,[3] con opere non dissimili da quelle del pittore Oskar Kokoschka.[1] Tornato nella città natale negli anni '20, Levier portò l'influenza delle nuove correnti nel panorama artistico triestino.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m Maurizio Lorber, LEVIER, Adolfo, su treccani.it. URL consultato il 31 luglio 2020.
- ^ a b c d e f g h Gianfranco Sgubbi, Adolfo Levier (PDF)[collegamento interrotto], Fondazione CRTrieste, 2001, p. 48. URL consultato il 31 luglio 2020.
- ^ a b c d e È morto il pittore Levier [collegamento interrotto], in Il Giornale di Trieste, 7 marzo 1953, p. 2. URL consultato il 31 luglio 2020.
- ^ Mappa di Trieste - Via Adolfo Levier, su tuttocitta.it. URL consultato il 31 luglio 2020.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Maurizio Lorber, LEVIER, Adolfo, noto anche come Adolfo Pakitz, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 80, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014.
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