La catacresi[1] (dal greco κατάχρησις, «abuso», derivato da καταχράομαι, «abusare»[2]; anche abusione o acirologia) è una metafora non più avvertita come tale, in quanto normalizzata, istituzionalizzata ed entrata nella lingua quotidiana.[3]
Nella continua evoluzione della lingua e di fronte alla necessità di designare oggetti o anche situazioni nuove, e dunque in caso di cosiddetta inopia verborum ('assenza di parole'), è possibile che la catacresi giunga in aiuto della lingua stessa, conferendo a un nuovo oggetto il nome di uno già designato che ricorda o che rimanda in qualche modo a quello nuovo. La catacresi è quindi impiegata per designare qualcosa per cui la lingua non offre un termine specifico.
Alcuni esempi:
- "la gamba del tavolo"
- "il collo della bottiglia"
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Romano Luperini, Pietro Cataldi e Lidia Marchiani, La scrittura e l'interpretazione, Palumbo, 1996, ISBN 88-8020-114-X.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni sulla Catacresi
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «catacresi»
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Catacrèṡi, su Vocabolario Treccani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- catacrèsi, su sapere.it, De Agostini.