Nell'Islam, ḥalāl (in arabo حلال? 'lecito') indica quanto è permesso in materia di comportamento, linguaggio, abbigliamento, alimentazione; è contrapposto a ḥarām ('proibito'). Nel mondo occidentale, ḥalāl rimanda specie al cibo preparato secondo le norme della legge islamica.
Disciplina degli alimenti
[modifica | modifica wikitesto]La disciplina degli alimenti nell'Islam si basa sul seguente versetto della Sura 16 del Corano:
«Mangiate delle cose lecite e buone che la provvidenza di Dio v'ha donato, e siate riconoscenti, se Lui voi adorate! Ché Iddio vi ha proibito gli animali morti, e il sangue e la carne di porco, e animali macellati invocando nome altro da Dio. Quanto a chi v'è costretto, senza desiderio e senza intenzione di peccare, ebbene, Dio è indulgente e clemente»
Di tale versetto esistono interpretazioni differenti, e tra i musulmani di differenti regioni, e appartenenti a diverse comunità islamiche, non esiste consenso unanime su ciò che debba essere considerato "ḥalāl".
Dhabīḥah ḥalāl
[modifica | modifica wikitesto]Secondo coloro che aderiscono alla dhabīḥah ḥalāl, perché il cibo possa essere considerato ḥalāl esso non deve essere una sostanza proibita e la carne deve essere stata macellata secondo le linee guida tradizionali indicate nella Sunna (gli animali devono essere coscienti al momento dell'uccisione che deve essere procurata recidendo la trachea e l'esofago e sopravvenire per il dissanguamento completo dell'animale), conosciute come dhabīḥah. Questa è la più rigida definizione di ḥalāl.
Ḥalāl "Bismillāh" di primo tipo
[modifica | modifica wikitesto]Secondo altri, le linee guida della dhabīḥah non devono essere seguite rigidamente e invocare il nome di Dio — ossia recitare "Bismillāh al-Raḥmān al-Raḥīm" ("In nome di Dio Clemente Misericordioso") immediatamente prima di consumare i pasti renderebbe la carne permessa. Chi aderisce a questo tipo di ḥalāl generalmente non consuma sostanze proibite.
Ḥalāl "Bismillāh" di secondo tipo
[modifica | modifica wikitesto]Chi aderisce a questo tipo di ḥalal "Bismillāh" generalmente considera che qualsiasi cibo, sia esso una sostanza proibita o meno, diventa ḥalāl una volta che la formula rituale sia stata pronunciata. Generalmente questa frase viene pronunciata immediatamente prima di consumare il cibo.
Secondo molti questo metodo per far diventare il cibo ḥalāl non aderisce alle linee guida islamiche, principalmente perché contraddice i versetti coranici sulle sostanze proibite. Anche questo atteggiamento, quindi, è fermamente condannato dalla stragrande maggioranza dei musulmani.[senza fonte]
Certificazione ḥalāl
[modifica | modifica wikitesto]La certificazione ḥalāl è lo strumento che garantisce i fedeli di religione musulmana circa la conformità di un prodotto alimentare (e più in generale di un bene e/o di servizio) ai precetti religiosi. Opera secondo un modello del tutto simile ad un'attestazione di conformità rilasciata da un soggetto terzo, al pari dunque di una comune certificazione di processo o di prodotto.
Un prodotto certificato ḥalāl pertanto rispetta puntualmente tutti i dettami religiosi e può essere consumato dal fedele osservante senza che questi corra alcun rischio di commettere peccato. La disciplina alimentare è infatti un pilastro della religione musulmana ed è anche nel rispetto di queste regole che il fedele conferma la scelta religiosa compiuta.
La certificazione ḥalāl mette a sistema le complesse regole religiose attraverso l'applicazione di specifici standard sviluppati nel mondo. L'attestato viene rilasciato dagli organismi che hanno emanato gli standard di certificazione, previa istruttoria eseguita da apposite società di consulenza.
Sebbene in Europa il tema della certificazione ḥalāl sia principalmente legato al cibo, nella religione musulmana ogni bene e/o servizio è suscettibile di essere valutato come conforme o meno alla religione e, pertanto, esistono standard di certificazione anche per i prodotti cosmetici, farmaceutici, di abbigliamento e perfino per i servizi turistici, finanziari, assicurativi e bancari.
Critiche alla macellazione ḥalāl
[modifica | modifica wikitesto]La macellazione rituale, sia islamica (dhabīḥah) che ebraica (shecḥitah)[2], viene pesantemente criticata da partiti politici, organizzazioni non governative, associazioni laiche, umaniste, veterinarie e animaliste che difendono i diritti degli animali e la tutela del loro benessere.[3][4][5][6][7][8][9][10] Motivo di contrasto sono le ulteriori e inutili sofferenze causate agli animali, che sono costretti a rimanere coscienti durante il proprio dissanguamento senza venire preventivamente storditi, oppure vengono storditi con metodi altrettanto cruenti. Viene inoltre criticata, soprattutto da associazioni laico-umaniste favorevoli alla secolarizzazione della società, la concessione in uno Stato laico di deroghe per ragioni religiose alle norme legislative o sanitarie in vigore che regolano la macellazione. In linea generale, il contrasto fra i precetti religiosi che prevedono la macellazione rituale degli animali e la sofferenza causata a questi ultimi rientra nel campo della bioetica, e più specificamente nel dibattito morale tra il vegetarianismo e l'alimentazione carnivora.
Regolamentazione nell'Unione europea
[modifica | modifica wikitesto]Nella legislazione europea, la macellazione rituale si configura quale deroga al Reg. (CE) n. 1099/2009 (Regolamento (CE) n. 1099/2009 del Consiglio, del 24 settembre 2009, relativo alla protezione degli animali durante l’abbattimento), entrato in vigore il 1º gennaio 2013[11]. Il Regolamento, che impone una maggiore attenzione al benessere degli animali, conferma il diritto degli Stati membri di consentire una deroga all'obbligo dello stordimento preventivo l'abbattimento.
La libera scelta riconosciuta a ciascun Paese membro ha portato a un quadro europeo estremamente eterogeneo, in cui convivono:
- paesi dove la macellazione rituale è consentita solo previo stordimento o sedazione dell'animale e solo in locali specificamente autorizzati (Austria e Finlandia);[1]
- paesi che prevedono lo stordimento o la sedazione dell'animale prima della soppressione (Belgio, Danimarca, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svezia);[1]
- paesi che non prevedono lo stordimento né la sedazione prima della soppressione (Grecia, Cipro, Estonia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia);[1]
- paesi che la consentono senza lo stordimento dell'animale purché in locali specificamente autorizzati (Francia, Germania, Italia, Lituania, Spagna).[1]
- paesi dove la macellazione rituale è consentita solamente nell'ambito di una cerimonia religiosa (Slovenia)[12].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e (EN) Redazione, Legal Restrictions on Religious Slaughter in Europe, in The Law Library of Congress, 10 gennaio 2019.
- ^ Itzchak Siegelmann, Shechità - La macellazione rituale, in Morashà. URL consultato il 22 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2018).
- ^ (EN) Blackstock, Colin, Halal killing may be banned, in The Guardian, 15 maggio 2003. URL consultato il 22 dicembre 2017.
- ^ (EN) Halal and Kosher slaughter must end, in BBC News, 10 giugno 2003. URL consultato il 22 dicembre 2017.
- ^ Francesca Barca, Gli animalisti francesi contro la macellazione rituale, in Il Post, 7 gennaio 2011. URL consultato il 22 dicembre 2017.
- ^ Margherita D'Amico, "Non fate soffrire gli animali uccisi secondo le regole halal e kosher", in La Repubblica, 1º luglio 2015. URL consultato il 22 dicembre 2017.
- ^ Giuseppe Pietrobelli, Macellazione rituale, parte dal Friuli la battaglia per vietare la “halal” islamica, in Il Fatto Quotidiano, 19 settembre 2017. URL consultato il 22 dicembre 2017.
- ^ Redazione, Animali, Novelli (Fi): «Vietare la macellazione rituale musulmana», in Trieste Prima, 18 settembre 2017.
- ^ Redazione, M5S e ong contro macellazione rituale per festività islamica, in ANSA, 31 agosto 2017.
- ^ Alessandro Ricciuti, La macellazione rituale diventa illegale nelle Fiandre [collegamento interrotto], in www.dirittianimali.eu, 1º aprile 2017.
- ^ (EN) Commissione Europea, Slaughter & Stunning, ec.europa.eu
- ^ Silvio Ferrari, Rossella Bottoni, Legislation regarding religious slaughter in the EU member, candidate and associated countries (PDF), su diarel.eu, Febbraio 2010. URL consultato il 15 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2019).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Elena Toselli, Kosher, halal, bio - Regole e mercati, FrancoAngeli Editore, Milano, 2018
- Francesco D'Agostino, Macellazioni rituali e sofferenza animale, Comitato nazionale per la bioetica, Roma, 2005, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato
- Antonio Cuciniello, Islam e alimentazione Archiviato il 1º dicembre 2017 in Internet Archive., Fondazione Ismu, Milano, 2016
- Elena Toselli, Le diversità convergenti. Guida alle certificazioni alimentari kasher, halal e di produzione biologica, FrancoAngeli Editore, Milano, 2015
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su halal
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Halal Service - HS sviluppa il mercato Halal del turismo e fornisce servizi mirati all'accoglienza del consumatore Halal in Italia, su halalservice.org.
- GULFTIC LLC Dubai - Gulftic è stata tra i primi enti di certificazione ad essere ufficialmente ricosociuti dal governo degli Emirati Aranbi tramite ESMA, su gulftic.com.
- World Halal Authority (WHA) - Autorità di Certificazione Halal, Formazione Halal, Consulenza Halal e sviluppo del mercato Halal, su wha-halal.org.
- Halal International Authority (HIA) - Autorità di certificazione, controllo e sviluppo del mercato Halal globale, su halalint.org. - La certificazione halal in Italia riconosciuta a livello internazionale (Malesia, Indonesia, Singapore, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Iraq, Oman, Bahrein)
- Ente di certificazione halal italiano: Halal Italy Authority, su halalitaly.org.
- Ente di certificazione halal italiano: Halal Global, su halalglobal.it.
- Ente di certificazione halal italiano: Halal Italia, su halalitalia.org.
- Ente di certificazione halal italiano: TÜV Italia S.r.l. + Associazione Culturale Islamica "Zayd Ibn Thabit", su tuv.it.
- Ente di certificazione halal internazionale: ICB Quality/HalalWorldInstitute., su icbquality.it.
- Azienda leader in Italia nella distribuzione di prodotti alimentari Halal: Sezak S.r.l., su sezak.it. URL consultato il 23 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 18 marzo 2018).
- La certificazione halal in Italia, su whad-it.com.
- expo Prodotti alimentari halal, su hipexpo.com. URL consultato il 15 novembre 2018 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2011).
- Halal Industry Center, su halaltown.com.
- Halal Control (EU), su halalcontrol.eu.
- Ḥalāl Control, su halaltown.com.
- (EN) Laws of Islam concerning food, su religion.atspace.com.
- (EN) Indagine di mercato dell'autenticazione halal in Europa, su asidcom.org.
Controllo di autorità | LCCN (EN) sh2006008707 · GND (DE) 4802709-1 · BNF (FR) cb16940205n (data) · J9U (EN, HE) 987007542481805171 |
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