Utente:Mr Vacchi/Biomedicale

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Filtro per emodialisi anno 198X (area sanitaria dialisi) , costituito da fibre capillari che consentono la dialisi delle sostanze tossiche dal sangue ed è la evoluzione del filtro a membrana piatta
Filtri per ossigenazione del sangue in circolazione extracorporea per bambini e adulti
Nel 1980 vengono creati i primi ossigenatori i quali permettevano di operare a cuore fermo, il più vecchio è l’HIFLEX D700.
DAS 203, dializzatore tipo Kiil, a due strati con carrello. Superfice utile: circa 1 metro quadrato
SP 100/HF CU: rene artificiale del tipo a rotolo da 1,5 metri quadrati. Questo dializzatore è formato da due tubolari in "Cuprophan" avvolti parallelamente ed insieme ad una reta di polipropilene. deve utilizzare una manichetta gonfiabile per funzionare correttamente.
Dasco - Medolla (MO) 1969
Rene artificiale single pass, Vita 2,con configurazione a rotolo
Bellco - Mirandola (MO) - 1973
DAS 205: monitor per la regolazione ed il controllo della portata, le pressione e la temperatura del liquido di dialisi.
Lettura e controllo della pressione venosa.
Dasco - Medolla (MO) - 1967
Riproduzione stanza emodialisi degli anni '60.
Dialix SP 1052: rene artificiale single pass con configurazione a rotolo da 1 metro quadrato. Due versioni disponibili: SP 1052 (standard) e SP 3052 (alta ultrafiltrazione)
Dasco - Medolla (MO) - 1977
DAS 225, prima pompa periplastica per emodialisi della Dasco. Regolazione elettronica della velocità.
Dasco - Medolla (MO) - 1967
Apparecchiatura per dialisi DAS 304, corredata di pompa per il sangue DAS 262, prodotta dalla ditta Dasco nel 1977
negli anni 1980 nasce l’ago fistola (accesso vascolare) della DASCO che preleva il sangue dal paziente e lo restituisce al paziente attraverso la fistola area dialisi
Nel 1979 nasce il separatore cellulare che viene utilizzato per la raccolta dei componenti ematici, gli elementi del sangue. Sempre negli stessi anni viene sviluppato un separatore cellulare per l’autotrasfusione intraoperatoria per il recupero del sangue autologo. Esso è utilizzato negli interventi chirurgici o ortopedici.
Nel 1991 viene sviluppata la macchina per la plasmaferesi,dotata di comandi digitali.

Il distretto biomedicale di Mirandola è un'agglomerazione di imprese del settore biomedicale, specializzate nella produzione di dispositivi medici quali apparecchiature e prodotti monouso (cosiddetti disposable) per applicazioni terapeutiche, situate nella zona di Mirandola e nei comuni area nordlimitrofi quali Medolla, Concordia, Cavezzo, San Felice sul Panaro, San Possidonio, San Prospero[1]. e Carpi.

Il territorio Mirandolese vide negli anni settanta una grande affluenza industriale in ambito biomedicale , assistendo alla nascita di numerose aziende specializzate nella produzione di dispositivi biomedicali (disposable): l’area a grande densità industriale che stava prendendo vita diverrà l’anima del distretto biomedicale attuale, ancora in espansione. Nel corso degli anni Ottante e Novanta, il numero delle aziende nell’area Mirandolese è cresciuto esponenzialmente, portando la specializzazione produttiva a livelli molto alti.

Nel 2010, in previsione del cinquantesimo anniversario della nascita della prima azienda biomedicale (2012), è stato costituito un museo specializzato nella storia e nei primi prodotti del distretto biomedicale Mirandolese che ha sede nel centro storico della città. [2] Le numerose aziende del distretto ora si rivolgono a un ampissimo ventaglio di aree sanitarie , tra le quali spiccano emodialisi, cardiochirurgia, anestesia e rianimazione , aferesi e plasmaferesi, trasfusione, nutrizione, e ginecologia.

La specializzazione produttiva delle imprese del distretto biomedicale di Mirandola riguarda i prodotti plastici monouso (disposable) per uso medico e le apparecchiature per dialisi, cardiochirurgia, trasfusione e altri impieghi sanitari.
La produzione di disposable costituisce una quota superiore all’80% del totale, mentre un 13% è costituito da quella delle apparecchiature biomedicali. Nel distretto si realizzano sia prodotti finiti sia i componenti necessari per realizzare i disposable.

Il distretto è nato negli anni sessanta, grazie all'iniziativa di Mario Veronesi, un farmacista che intuì le potenzialità del mercato di prodotti monouso per uso medico. L'attività della piccola officina di assemblaggio (la Miraset, con soli tre dipendenti) si espanse successivamente con lo sviluppo del primo rene artificiale, allora uno dei primi al mondo, assumendo le dimensioni di una industria, poi divenuta Sterilplast.
Da questo primo nucleo, tecnici ed investitori (tra cui lo stesso Veronesi) si staccarono più volte per dare vita a propri progetti imprenditoriali e fondare altre imprese.
Negli anni 2000 il favorevole andamento economico di queste imprese ha attirato l’interesse di investitori stranieri e delle grandi multinazionali attratte dalle capacità tecnologiche della zona, dando luogo a numerosi passaggi di proprietà ed a fenomeni di concentrazione industriale e contribuendo allo sviluppo locale.
Ne è risultato un tessuto imprenditoriale caratterizzato da una forte proiezione verso i mercati esteri e, parallelamente, da una tendenza alla concentrazione delle attività strategiche e di carattere innovativo, a cui si è accompagnata l’ampia diffusione di attività di servizi e realizzazione di lavorazioni, che vengono decentrate all’esterno ed affidate a piccole imprese locali .

Il Distretto oggi

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Oggi nel distretto hanno sedi e stabilimenti un centinaio di aziende, per un totale di quasi 5 000 lavoratori;
I dati dell'Osservatorio sul settore biomedicale del distretto mirandolese relativi all'anno 2000 riportavano un fatturato di circa 1 000 miliardi di lire e una quota di prodotto esportata pari a circa il 61%.[senza fonte]
Il distretto è incluso tra i distretti tecnologici italiani.[3][4][5] La costituzione di un Distretto industriale porta un grande vantaggio: grazie alla specializzazione produttiva della zona, chiunque voglia intraprendere un’attività del settore è spinto a posizionarsi all’interno del distretto stesso. Questo diminuisce i costi dei trasporti e favorisce una migliore comunicazione tra i fornitori e le aziende del distretto.[6]Nel caso del biomedicale la caratteristica peculiare è l'alta incidenza delle esportazioni, problematica che si affronta meglio quando le aziende sono collegate.[7] Tuttavia, essendo Mirandola una zona di origine agricola, l’organizzazione della rete dei trasporti non è stata concepita per spostamenti di carattere industriale: ciò provoca tuttora problemi relativi alla viabilità e al traffico.[8]

Museo del Biomedicale

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La mostra permanente del biomedicale di Mirandola, avente sede nel Castello Pico, è nata con la finalità di valorizzare, conservare e rendere accessibile a tutti il complesso di beni storici e scientifici del comparto mirandolese in merito al biomedicale (macchine disposable). L’ intenzione è quella di sottolineare la storia e le capacità creative/produttive del distretto sin dalla sua formazione, ovvero a metà degli anni ‘60.
Gli oggetti esposti vantano la propria provenienza dalle ditte bio-medicali stesse o da collezionisti privati. In esposizione si trovano vere e proprie rarità, come il rene artificiale di tipo Kiil, venduto dalla Dasco alla fine degli anni ’60. All’ ingresso una serie di pannelli illustrativi spiega la cronologia della nascita di tutte le aziende dal 1962 fino al 2012, fornendo anche approfondimenti e spiegazioni in merito alla realtà attuale del settore biomedicale (con prodotti e servizi); si trova anche una sintesi della biografia del fondatore del biomedicale, Mario Veronesi. L’ultima ala del museo è dedicata ai prodotti/servizi delle aziende locali, che si alternano in mostra, esponendo le loro ultime novità in ambito medico e scientifico.
Questa esposizione testimonia l' avanzamento delle conoscenze e delle abilità umane: uno sguardo al passato e all’attuale presente per fornire informazioni utili per progetti futuri. Il museo vede un’affluenza di visitatori del settore, provenienti anche da diversi paesi. In occasione del cinquantesimo anniversario della nascita del biomedicale di mirandola sta organizzando molte visite scolastiche. Inoltre organizza incontri e colloqui all'interno della struttura. In media l'affluenza giornaliera è circa di 70 persone, con picchi nei weekend di 200.
Il museo organizza corsi pilota per gli alunni delle scuole secondarie del luogo, al fine di offrire una formazione di base sulle tecnologie e per stimolarli alla conoscenza ed all’innovazione dei prodotti. Si è aperta anche una collaborazione cogli studenti delle facoltà di medicina e biotecnologie delle università di Modena e Reggio Emilia, per incontrare futuri medici, informarli sui prodotti esistenti e raccogliere nuove idee.
Il museo si divide in due parti: una incentrata sui prodotti moderni, a scopo conoscitivo e informativo, e una sui prodotti più vecchi, che ha un valore per lo più storico.

Perscorso storico attraverso i prodotti esposti

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Da un inizio molto modesto nei primi anni '60 un salto di qualità, a metà decennio, fu dato dalla produzione del rene artificiale, un dispositivo costituito da una membrana piatta e da una serie di pompe che ha consentito , tramite la rimozione per osmosi delle sostanze tossiche dal sangue del paziente in circolazione extracorporea, il trattamento dell’insufficienza renale cronica tramite emodialisi [9]. Per emodialisi (o dialisi extra-corporea) intendiamo un procedimento medico finalizzato alla rimozione dei prodotti di scarto e dell’eccesso di acqua che si accumulano nel sangue a causa dell’insufficienza renale. [10]
Questa stanza (immagine a fianco) riproduce le condizioni tipiche di un’ emodialisi alla fine degli anni ‘60. Tutte le apparecchiature e dispositivi esposti erano prodotti dalla Dasco, con esclusione del letto con bilancia prodotto dalla Tassinari Bilance di Cento (FE). L’emodialisi si effettua con lo scambio di sostanze, attraverso una membrana porosa, tra il sangue e un liquido chiamato dializzante (o liquido di dialisi). A quel tempo, nei centri di dialisi, il liquido di dialisi veniva normalmente preparato da un unico apparecchio e distribuito ai vari monitor [11] collegati ai pazienti: ogni paziente perciò aveva lo stesso dializzante. Il monitor serviva a regolare e monitorare la portata, la pressione e la temperatura del dializzante; un manometro serviva a controllare la pressione del sangue a livello del gocciolatore venoso.
Il rene artificiale a piastre [12], chiamato anche dializzatore tipo Kiil, era costituito da grosse piastre dentro un’intelaiatura metallica. All’interno di tali piastre venivano inseriti dei fogli di un materiale simile al cellophane (membrana porosa) per formare un compartimento in cui far passare il sangue. Il dializzante veniva fatto passare all’esterno di tale compartimento per permettere lo scambio di sostanze ed acqua. Il rene artificiale era collegato al paziente per mezzo di un sistema di tubi [13] chiamato “linee per emodialisi”. Una pompa peristaltica [14], chiamata anche pompa sangue, serviva a vincere le resistenze del circuito esterno al paziente (circuito extracorporeo). Il sangue veniva prelevato e ricondotto al paziente per mezzo di due grossi aghi (aghi per fistola) o tramite due tubetti in silicone impiantati (Shunt). Il letto con bilancia [15] serviva a controllare la perdita di peso, cioè la perdita di acqua, del paziente durante la dialisi.

Aree Sanitarie del Biomedicale di Mirandola

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Nel distretto Biomedicale di Mirandola vengono sviluppati prodotti e servizi afferenti alle seguenti aree sanitarie:

  1. ^ Le aziende hanno in comune il settore produttivo e la collocazione geografica, tuttavia non è ancora presente una rete efficiente di comunicazione che riesca ad mettere in contatto le differenti imprese da un punto di vista economico e sociale. Cfr. la rivista Plastica Della Vita
  2. ^ Fondazione Cassa Risparmio di Modena
  3. ^ distretti tecnologici vedi anche Presentazione di PowerPoint - Confindustria link ricercabile alla voce Google Distretti tecnologici confindustria
  4. ^ Camera di Commercio di Milano
  5. ^ i distretti tecnologici italiani sono solo 18
  6. ^ Le PMI localizzate nei distretti produttivi industriali:vantaggi competitivi
  7. ^ Camera di commercio di Modena
  8. ^ CGIL punto 5.2
  9. ^ l'industria che si specializzò nel settore fu la in Dasco ora della multinazionale Gambro.
  10. ^ unibo.it
  11. ^ DAS 205: monitor per la regolazione ed il controllo della portata, la pressione e la temperatura del liquido di dialisi.Lettura e controllo della pressione venosa. Dasco – Medolla (MO) – 1967
  12. ^ DAS 203: Rene artificiale tipo Kiil a due strati, con carrello. Superficie utile: circa 1 metro quadrato. Dasco – Medolla (MO) - 1967
  13. ^ Linee emodialisi con gocciolatore venoso con filtro e doppio spezzone per pompa sangue. Punti iniezione/prelievo in lattice. Dasco – Medolla (MO) – 1967
  14. ^ DAS 225: pompa peristaltica per emodialisi con regolazione elettronica della velocità. Dasco – Medolla (MO) – 1967
  15. ^ Letto con bilancia con portata massima di 150kg e risoluzione di 50g. Tassinari bilance – Cento (FE) - 1970

Voci correlate

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Collegamenti Esterni

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  • Comune di Mirandola 1962-2012: 50 anni di Biomedicale
  • La Plastica della Vita sul sito la plastica della vita è possibile repertire informazioni sulle aziende e sui progetti del distretto biomedicale di mirandola. La Plastica Della Vita” , che nasce il 23 Novembre 2004 come periodico trimestrale. Distribuito nei mesi di Gennaio, Aprile, Luglio e Ottobre, si rivolge principalmente agli operatori del distretto bio-medicale. La rivista è gratuita e, oltre ad essere presente in tutte le edicole, su richiesta può essere recapitata per posta su richiesta .
  • Consobiomed Servizi e promozione per PMI produttrici di dispositivi medici e servizi per il settore biomedicale.
  • Confindistria Modena settore biomedicale
[[Categoria:Aziende della provincia di Modena]]
[[Categoria:Distretti industriali|Biomedicale di Mirandola]]
[[Categoria:Ingegneria biomedica]]
[[Categoria:Mirandola]]
[[Categoria:Ricerca clinica]]