Indice
Chio (isola)
Chio Χίος | |
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L'isola vista dal satellite | |
Geografia fisica | |
Localizzazione | Mare Egeo |
Coordinate | 38°24′N 26°01′E |
Superficie | 842,5 km² |
Geografia politica | |
Stato | Grecia |
Divisione 1 | Egeo Settentrionale |
Divisione 2 | Chio |
Centro principale | Chio |
Demografia | |
Abitanti | 51.936 (2001) |
Cartografia | |
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Chio[1], anticamente detta Scio (in greco Χίος?, Chios), è un'isola greca dell'Egeo orientale e, amministrativamente, un'unità periferica dell'Egeo Settentrionale, di fronte alla costa turca.
La popolazione ammonta a 51.936 abitanti (censimento del 2001), la superficie è di 845 km². Il capoluogo Chíos [Χίος] (detta anche Chora - Χόρα) è un importante porto. Altri centri sono Vrondados, Volissòs (Βολισσός), Kardamylla e Oinousses, quest'ultimo situato su una piccola isola a 5 km di distanza. L'isola è famosa per i suoi paesaggi e il clima mite. Fra le esportazioni primeggia il mastice, seguono olive, fichi e vino.
L'isola era anche una delle 51 prefetture in cui era divisa amministrativamente la Grecia, fino al 1º gennaio 2011, quando sono state abolite a seguito dell'entrata in vigore della riforma amministrativa detta "Programma Callicrate"[2]. L'isola diede i natali allo scultore Lisia.[3]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Chio fu colonizzata dagli ioni, per poi passare ai Persiani, alla Lega di Delo e all'Impero romano. Divenuta parte prima dell'Impero bizantino e poi dell'Impero latino, fu poi ceduta ai Genovesi della Signoria di Chio. Questi ultimi sfruttarono l'isola istituendo la lucrosa Maona di Chio e di Focea, un'associazione di mercanti genovesi che si arricchì soprattutto con la produzione e il commercio della mastica.
Fino al 1258 in quest'isola si conservavano le spoglie di Tommaso apostolo, in quell'anno furono portate in Italia a Ortona.
L'8 giugno 1363, l'imperatore bizantino Giovanni V Paleologo, conferì i titoli di Re, Despota e Principe di Chio, ai seguenti nobili patrizi genovesi: Nicolò de Caneto de Lavagna, Giovanni Campi, Francesco Arangio, Nicolò di San Teodoro, Gabriele Adorno (doge di Genova dal 1363 al 1370), Paolo Banca, Tommaso Longo, Andriolo Campi, Raffaello de Forneto, Luchino Negro, Pietro Oliverio e Francesco Garibaldi e Pietro di San Teodoro. Con il conferimento di questi titoli, questi maonesi, avevano il dominio su: Chio, Samo, Enussa, Santa Panagia e Focea.
Il dominio della Repubblica di Genova si concluse nel 1566, dopo un lungo e sanguinoso assedio da parte dell'Impero ottomano[4]. In quell'anno nell'isola di Chio vi erano 12.000 Greci ortodossi ed oltre 2.600 Genovesi cattolici (ossia un quinto del totale della popolazione era "latino")[5]: vi era parlato un dialetto coloniale genovese (il Chiotico). L'isola fu annessa come sangiaccato dell'Eyalet dell'Arcipelago.[6]
Nel 1681 l'abate di Burgo censisce le antiche famiglie genovesi di Chio. Ecco l'elenco, tratto dal libro Viaggio di cinque anni pubblicato nel 1686 nelle stampe dell'Agnelli (in Milano):
Alessi, Argiroffi, Balzarini, Barbarini, Banti, Balli, Baselischi, Bavastrello, Borboni, Bressiani, Brissi, Calamata, Cametti, Caravi, Casanova, Castelli, Compiano, Condostavli, Coressi, Corpi, Damalà, D'Andria, Dapei, De Campi, Della Rocca, De Marchi, De Portu, Devia, Domestici, Doria, Facci, Filippucci, Fornetti, Frandalisti, Galiani, Gambiacco, Garchi, Garetti, Garpa, Giudici, Giustiniani, Giavanini, Graziani, Grimaldi, Leoni, Longhi, Machetti, Macripodi, Mainetti, Maloni, Mamabri, Marcopoli, Marneri, Moscardito, Massimi, Montarussi, Motacotti, Moroni, Ottaviani, Parodi, Pascarini, Pigri, Pisani, Portofino, Pretti, Ralli, Rastelli, Recanelli, Rendi, Reponti, Remoti, Rochi, Rubei, Salvago, Sangallo, Serini, Serra, Soffetti, Spinola, Stella, Testa, Timoni, Tubini, Valaperghi, Vegetti, Velati, Vernati, Viviani.
La plurisecolare dominazione ottomana culminò nella ribellione degli abitanti, che furono brutalmente massacrati nel 1822. Un quarto dei 30 000 abitanti dell'isola fu sterminato, in particolare nel villaggio di Mastichohoria, situato nel sud dell'isola. L'episodio suscitò grande clamore nell'Europa occidentale e venne ricordato dal celebre quadro di Eugène Delacroix conservato al Louvre, dalle opere di Lord Byron e Victor Hugo.
La presenza tradizionale della colonia genovese, sopravvissuta tanti secoli, aveva determinato l'esistenza di una diocesi di Chio, suffraganea dell'arcidiocesi di Nasso, Andro, Tino e Micono ma la comunità cattolica si è ora ridotta a poche decine di unità.
Chio divenne greca nel 1912 e successivamente fu occupata dalle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale, che ne trucidarono gli ebrei. Attualmente gode di un alto tenore di vita, favorito dal fatto che una grossa percentuale della flotta mercantile greca è di proprietà di famiglie di Chio.
Presenza ligure a Chio sotto i Turchi
[modifica | modifica wikitesto]La colonia genovese di Chio sopravvisse alla conquista turca del 1566, anche se molto ridotta in numero. Ancora nell'Ottocento vi erano discendenti di questi liguri a Chio, tra i quali spiccava la famiglia dei Giustiniani[7].
«Quando l'isola di Chios venne conquistata dagli Ottomani nel 1566, molte famiglie si trasferirono a Costantinopoli. Si stabilisce una nuova corrente di scambi commerciali e di relazioni tra i latini di Chios e di Genova e quelli di Costantinopoli. Dallo studio dei registri parrocchiali di Chios ora conservati nell'isola di Tinos, e di un manoscritto inedito, datato tra il 1825 e il 1830, di Giovanni Isidoro, sulla dispersione dei documenti a seguito dell'intervento Turco del 1822, troviamo i nomi di alcune vecchie famiglie latine ancora presenti nell'isola: de Portu, Ferando, d'Andria, Castelli, Corpi, Marcopoli, Guglielmi, Palassurò, Giuducci (Giudici), Reggio, Roustan. È curioso che fino al XIX secolo non si pose il problema della nazionalità dei latini di Chios sotto il governo Ottomano, in quanto nessuna capitolazione particolare era stata firmata dopo il 1566, come fu fatto a Costantinopoli nel 1453 tra Maometto II e la colonia genovese. Dopo la Conquista di Costantinopoli del 1453, alcune famiglie latine che avevano trovato rifugio nelle isole dell'arcipelago Greco (Chios, Tinos, Syra, Naxos, Santorini), tornata la calma e l'ordine, decisero di rientrare nella città d'origine. Questi casi isolati diventarono abbastanza frequenti a partire dal 1537, quando le isole furono, una dopo l'altra, conquistate dai Turchi. I latini ottomani si riunirono sotto un corpo civile e religioso chiamato "Magnifica Comunità". Quando questa, negli anni quaranta dell'Ottocento, fu posta sotto la giurisdizione del ministero degli Esteri, prese il nome di "Cancelleria Latina Ottomana" e la sua attività continuò fino al 1927. Anche se la Comunità latina ottomana, per il fatto che dipendeva spiritualmente da un'autorità (il sovrano Pontefice) che si trovava al di fuori delle frontiere dell'Impero, non è stata riconosciuta ufficialmente dal governo Ottomano come nazione o millet, ne possedeva tutte le caratteristiche e, senza averne tutti i vantaggi accordati alle altre minoranze, adempieva gli obblighi che dipendono dal suo statuto di soggetto tributario o "raya". A partire dai registi dei decessi della chiesa di Santa Maria a Costantinopoli, abbiamo rilevato dal 1800 al 1855, i nomi dei latini di Chios: Braggiotti, Bragiotti, Carco, Caro, Castelli, Charo, Cochino, Coresi, Coressi, Corpi, Doria, Gaidani, Gallizi, Giro, Giustiniani, Isidoro, Jobini, Jobiori, Justiniani, Magnifico, Marcopoli, Marcopolo, Massoni, Nomico, Petier, Piperi, Renaccio, Tubini, Vegeti, Xenopoulo, Zoratelli. La Comunità latina straniera visse la sua età d'oro dal 1839, data della promulgazione delle riforme di modernizzazione dell'Impero ottomano, fino all'abolizione delle Capitolazioni con il Trattato di pace firmato a Losanna il 24 luglio 1923.[8]»
Comuni
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1997, con l'attuazione della "riforma Kapodistrias"[9], la prefettura di Chio era suddivisa in dieci comuni:
comune | codice YPES | capoluogo (se diverso) | codice postale |
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Agios Minas | 5401 | Thymiana | 821 00 |
Amani | 5402 | Volissos | 821 03 |
Chio | 5409 | 821 00 | |
Ionia | 5403 | Kallimasia | 821 00 |
Kampochora | 5404 | Chalkeio | 821 00 |
Kardamyla | 5405 | 823 00 | |
Mastichochoria | 5406 | Pyrgi | 821 02 |
Oinousses | 5407 | 821 03 | |
Omiroupoli | 5408 | Vrontados | 822 00 |
Psara | 5410 | 821 04 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Atlante Zanichelli, p.19
- ^ Programma Callicrate (PDF), su ypes.gr. URL consultato il 1º marzo 2011.
- ^ le muse, VII, Novara, De Agostini, 1966, p. 1.
- ^ v. Argenti, Chius vincta.
- ^ Storia di Chio (in inglese) Archiviato il 2 ottobre 2011 in Internet Archive.
- ^ H. A. R. Gibb e P. J. Bearman, The encyclopaedia of Islam., New edition, Brill, 1960-2009, pp. 889-892, ISBN 90-04-16121-X, OCLC 399624. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ Giustiniani e famiglie genovesi a Chio dopo il 1566
- ^ Liguri a Chio
- ^ riforma Kapodistrias, su ypes.gr. URL consultato il 19 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 20 aprile 2010).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Domenico Promis, La zecca di Scio durante il dominio dei Genovesi, Torino, 1861.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Chio
- Wikivoyage contiene informazioni turistiche su Chio
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su chios.gr.
- Chio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Luciano Laurenzi, Guillaume de Jerphanion, Vincenzo Costanzi, Emilio Pandiani e Gastone Degli Alberti, SCIO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1936.
- Chio, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- D. Muriki, CHIO, in Enciclopedia dell'Arte Medievale, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991-2000.
- (EN) Chios, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Chio, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.
- (EN) Chio, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Giustiniani, su giustiniani.info.
- 10 motivi per visitare Chios, su girandoperilmondo.it.
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