Indice
Besson MB-411
Besson MB-411 | |
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Modello in scala di un Besson MB-411 | |
Descrizione | |
Tipo | idroricognitore |
Equipaggio | 2 |
Progettista | Marcel Besson |
Costruttore | Besson ANF Les Mureaux |
Data primo volo | giugno 1935[1] |
Utilizzatore principale | Aviation navale |
Esemplari | 2[1] |
Sviluppato dal | Besson MB-35 |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 8,25 m |
Apertura alare | 12,0 m |
Altezza | 2,85 m |
Superficie alare | 22,0 m² |
Peso a vuoto | 760 kg |
Peso carico | 1 140 kg |
Propulsione | |
Motore | un radiale Salmson 9N |
Potenza | 175 CV (129 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 190 km/h |
Autonomia | 400 km |
Tangenza | 5 000 m |
dati estratti da Biplanes, Triplanes, and Seaplanes[2] | |
voci di aerei militari presenti su Teknopedia |
Il Besson MB-411 Pétrel era un idro-ricognitore biposto a galleggiante centrale, realizzato in piccola serie dall'azienda aeronautica francese Société de construction aéronautiques et navales Marcel Besson[2] negli anni trenta.
Progettato per essere utilizzato sul sommergibile portaerei Surcouf si tratta di uno dei pochi casi di un velivolo appositamente studiato per essere fornito come equipaggiamento su un sottomarino e da esso trasportato in un apposito hangar pressurizzato realizzato nello scafo.
Impiego operativo
[modifica | modifica wikitesto]Il primo MB-411 venne assegnato al Surcouf che lo equipaggiò dal settembre 1935 fino al suo naufragio a causa di una collisione subito al largo delle Indie Occidentali, nel febbraio 1942.[2]
Il secondo esemplare venne invece assegnato all'Aeronavale Escadrille 7-S-4 basata a Saint-Mandrier-sur-Mer.[2]
Descrizione tecnica
[modifica | modifica wikitesto]L'MB-411 era un velivolo di aspetto compatto, necessario per lo stoccaggio, smontato, nello stretto hangar pressurizzato a cui era destinato.
La fusoliera, caratterizzata da una sezione quadrata, era realizzata in legno tranne nella parte anteriore dove era posizionata l'unità motrice e presentava sulla sua parte superiore i due abitacoli aperti protetti da un piccolo parabrezza, l'anteriore destinato al pilota ed il posteriore all'osservatore. Dietro agli abitacoli era posto un piccolo generatore anemometrico che aveva la funzione di alimentare la strumentazione di bordo.
Posteriormente terminava in un impennaggio cruciforme caratterizzato da una grande deriva che si estendeva soprattutto inferiormente, integrata da due piani orizzontali incernierati e controventati, dotati anch'essi di due piccole derive superiori, che, quando il velivolo era stivato, erano appoggiati alla deriva.
L'ala, a pianta rettangolare, era montata bassa, anch'essa realizzata in legno e completamente staccabile in due semiali per consentirne lo stivaggio. La semiala sinistra integrava alla sua estremità il tubo di Pitot. Inferiormente era collegata ai galleggianti equilibratori tramite una struttura tubolare e, tramite due montanti trasversali, al grande galleggiante centrale posto sotto alla fusoliera collegato alla stessa anch'esso da un castello tubolare integrato da tiranti in filo d'acciaio.
La propulsione era affidata ad un Salmson 9N posizionato sul muso, un motore radiale 9 cilindri posizionati su una singola stella raffreddato ad aria, racchiuso in una cappottatura bugnata ed abbinato ad un'elica bipala.
Varianti
[modifica | modifica wikitesto]Utilizzatori
[modifica | modifica wikitesto]Velivoli comparabili
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su MB-411
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Besson MB-411, su Aviafrance, http://www.aviafrance.com/. URL consultato il 20 dicembre 2009.
- "Caposkaw", Squali e pesci pilota volanti. Il sogno dei sottomarini portaerei, su it.cultura.storia.militare, http://www.icsm.it/. URL consultato il 28 giugno 2009.
- (FR) Guy Revel, Le Besson MB-411; France, 1935, su Guy Revel Site, http://guyrevel.free.fr. URL consultato il 28 giugno 2009.
- (FR) Besson MB-411, su Histoire du Monde, http://www.histoiredumonde.net. URL consultato il 28 giugno 2009 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2011).