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Jenisch
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Distribuzione della etnia Jenisch in Europa | ||||||||||||||
Lingua | Tedesco | |||||||||||||
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Il popolo Jenisch, denominato anche Yenishe[1], rappresenta la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom ed i Sinti. Sono presenti in Germania (Regione del Reno), Svizzera, Austria, Paesi Bassi, Francia, Belgio, Italia, Romania e Spagna (dove sono principalmente noti come Mercheros). Mentre le popolazioni romaní (Rom, Sinti, Kalé, Romanichals ed altre) sono etnie di derivazione indiana, gli Jenisch sono di origine germanica e hanno un loro proprio idioma.[2] Per via di questa loro sostanziale differenza sono anche stati chiamati con l'espressione zingari bianchi (spesso dispregiativa, in tedesco: Weiße Zigeuner, in francese: Tziganes blancs).
Denominazione
[modifica | modifica wikitesto]Orgogliosi della loro identità, la loro cultura differisce profondamente da quella delle etnie romaní, con cui non vogliono essere confusi; parlano una propria lingua,[2][3] di origine germanica, con influssi ebraici (yiddish), rotwelsch[4] e celtici, con qualche prestito dalla lingua romaní. L'origine degli Jenisch non è certa, ma essi si definiscono diretti discendenti di popolazioni celtiche. Comunque dopo la seconda guerra mondiale, su espressa richiesta di una loro rappresentanza mandata alla «Romani Union» furono accolti nella comunità degli zingari.[5]
Diffusione in Europa
[modifica | modifica wikitesto]Gli Jenisch che vivono in Germania sono 220.000, di cui più della metà, ovvero 120.000 in Baviera; i rimanenti nella Renania Settentrionale-Vestfalia e nel Baden-Württemberg. Di tutti gli Jenisch tedeschi solo 29.000 sono nomadi e viaggiano in roulotte.
La Svizzera con 35.000 unità è la quarta nazione con il maggior numero di Jenisch; di questi si calcola che 5.000 siano nomadi. In Austria vivono 35.000 Jenisch [senza fonte] soprattutto nel Tirolo, nel Waldviertel e nel Burgenland; di questi circa 3.500 sono nomadi. Inoltre in Ungheria si segnalano 60.000 Jenisch e 11.000 in Bielorussia, con un numero imprecisato di nomadi. Nel 1990 erano 70.000 gli Jenisch in Belgio e 2.800 in Lussemburgo.
In altri paesi dell'Europa occidentale come la Francia e nei Paesi Bassi, manca un censimento certo. Ad avviso di Alain Reyniers "Gli Jenisch in Francia rappresentano oggi il più grande numero tra i nomadi".[6] Molte altre famiglie vivono invece in maniera stabile in baraccopoli e sono concentrate a Marsiglia.[7]
Una loro presenza storica è stata segnalata anche in Italia. Nei paesi di lingua tedesca vengono chiamati Jenische, nelle zone di lingua francese Yeniche. Sono stati chiamati anche con termine spregiativo zingari, anche se tale termine più che discriminante rappresenta per loro la base della loro diversa identità.[8]
Di tutte le suddette nazioni solo la Svizzera riconosce agli Jenisch lo status di minoranza etnica.
Situazione sociale
[modifica | modifica wikitesto]Gli Jenisch hanno sempre recepito nel corso degli anni lo spirito del tempo della società dominante. Quattro sono comunque le caratteristiche che sono rimaste inalterate nel corso dei secoli:
- Autonomia dell'idioma jenisch, che certamente, come ogni lingua, si è evoluta nel corso dei secoli, ma la cui base e la cui natura sono rimasti gli stessi. Documenti risalenti all'anno 1250 fanno notare che il dialetto alsaziano ha un vocabolario tipicamente Jenisch.
- Un'organizzazione in clan familiari.
- Una vita nomade.
- Uno stile di vita particolarmente originale e rude in alcune usanze ancora esistenti nell'Alsazia del Nord, come l'abitudine di immergere i bambini neonati nel fiume Moder o la consuetudine di praticare moltissimi tatuaggi su tutte le parti del corpo con attrezzi volutamente rudimentali come l'uso di frese, coltelli da cucina, mescole di frassino, saliva, inchiostro e grappa.
Origini e storia fra mito e realtà
[modifica | modifica wikitesto]Ci sono tracce che indicano la presenza di gruppi jenisch nella Svizzera dall'XI secolo e nella Germania nel XIII secolo. L'espressione "Fahrendes Volk" (popolo errante) è utilizzata nel linguaggio svizzero-tedesco fin dal Medioevo.
C'è una certa difficoltà nello stabilire esattamente le origini del popolo jenisch. Si sono avanzate più ipotesi nell'identificare tale origine per questo popolo emarginato da secoli, dove i matrimoni misti erano e rimangono comuni. Alcune di queste ipotesi sono:
- Discendenti da popoli Celti.
- Discendenti di commercianti nomadi ebrei (Chochemer); teoria che si basa sugli ebraismi del linguaggio Jenisch e sulle somiglianze significative esistenti nei nomi di entrambe le comunità.
- Secondo un'ulteriore teoria, gli Jenisch sarebbero sorti da "incroci" fra disertori poveri e un gruppo di migranti del Cantone di Berna all'epoca della guerra dei trent'anni. Questa teoria parte dal presupposto che tutti, senza eccezione, fossero cattolici, mentre si sa che la stragrande maggioranza degli emigranti erano protestanti luterani. L'etnografo Marie-Paul Dollé ha affrontato il problema in un suo studio del 1979.[9][10]
Perseguitati nella Germania Nazista
[modifica | modifica wikitesto]«Gli Zingari risultano come un miscuglio pericoloso di razze deteriorate[11]»
Gli Jenisch, così come i Rom e i Sinti, furono aspramente perseguitati nella Germania nazista,[12] rinchiusi nei campi di concentramento e pagarono un alto prezzo in termini di vite umane.[13][14]
A metà degli anni trenta, infatti, i nazisti tedeschi iniziarono la "lotta contro la piaga zingara". Non solo contro Rom e Sinti, ma anche contro i cosiddetti "vagabondi erranti zingari", ovvero gli Jenisch.
Uomini, donne e bambini furono discriminati; prima schedati nel cosiddetto Zigeuner-Buch, il libro degli zingari, furono poi sterilizzati perché ritenuti inferiori.
La polizia criminale, inoltre, durante il periodo nazista emise carte di identità con le loro impronte digitali. Le carte erano marroni per gli zingari originali, grigie per i nomadi non zingari e con strisce diagonali azzurre su fondo marrone per i Mischlinge (lett. "sangue misto").[15]
Un imprecisato numero fu arrestato e portato, insieme con gli altri zingari, nei campi di concentramento e sterminio, soprattutto ad Auschwitz-Birkenau.
Gli Jenisch subirono, proprio perché tedeschi, un trattamento particolare. Il Dizionario dell'Olocausto aiuta a far luce su questo particolare tipo di trattamento: "La diversità di trattamento riservata agli zingari puri e ai Mischlinge zingari era in antitesi con la politica seguita nei confronti degli ebrei: gli ebrei puri dovevano essere uccisi, mentre coloro che avevano metà o un quarto di sangue ebreo venivano in genere risparmiati. Al contrario, i Mischlinge zingari furono condannati allo sterminio perché Himmler e i criminologi tedeschi erano convinti che solo la feccia del popolo tedesco - come gli Jenisch, commercianti ambulanti che vivevano di espedienti e parlavano un dialetto particolare misto a termini di origine ebraica e romaní - potesse sposarsi con gli zingari".[16]
La storia di Ernst Lossa e della sua famiglia
[modifica | modifica wikitesto]«Per nascondere questo massacro, la T4 lanciò una vasta operazione di occultamento che comprendeva lettere di condoglianze, falsi certificati di morte intesi a ingannare parenti e tutori delle vittime»
Oltre alla eliminazione per gassificazione nei campi di sterminio, molti Jenisch furono vittime del programma nazista di eutanasia. Eclatante e conosciuta, grazie ai mass media di tutto il mondo, è l'esecuzione del giovane Ernst. Ernst Lossa fu una delle tante giovani vittime jenisch, ucciso a soli 14 anni con due iniezioni letali di morfina e scopolamina nella filiale di Irsee della cosiddetta casa di cura di Kaufbeuren, diretta da Valentin Faltlhauser,[17] in Baviera, uno dei centri della Aktion T4.[18]. Nella sua cartella clinica i medici nazisti scrissero: la morte è stata causata da broncopolmonite.
Lossa nacque ad Augusta nella Germania bavarese da genitori jenisch appartenenti ad un ceppo nomade.[19][20] La sua famiglia, composta dal padre Christian, dalla madre Anna e da due sorelline più piccole, per guadagnarsi da vivere girava le città bavaresi e del sud della Germania, disegnando immagini religiose.[21]
I genitori di Ernst, già dal lontano 1905 erano stati schedati dal governo del Länder in cui vivevano ed inseriti nello Zigeuner-Buch (il libro degli zingari).
Quando salì al potere Adolf Hitler, poco dopo la nascita di Ernst, in virtù della politica razziale dei nazisti, la vita, per tutti gli zingari, compresi gli stessi genitori di Ernst, divenne durissima a causa di divieti, discriminazioni ed emarginazioni perpetrate contro le razze diverse, ritenute inferiori a quella ariana, sfociati ben presto in persecuzione, internamento ed eliminazione fisica.
La famiglia Lossa non venne risparmiata da un simile trattamento. Accusati di essere zingari e venditori ambulanti, venne tolta loro subito la patria potestà. Ernst e le due sorelline più piccole furono affidati ad un orfanotrofio di Augusta. La madre di Ernst poco dopo morì di tubercolosi; all'epoca Ernst aveva solo 4 anni. Il padre, dopo essere stato arrestato, venne deportato prima nel campo di concentramento di Dachau e poi nel Campo di concentramento di Flossenbürg, dove avrebbe trovato in seguito la morte.
Ormai orfano, il piccolo Ernst visse un'infanzia difficile, senza nessuna guida affettiva. Venne considerato dai medici e dagli educatori un bambino difficile, irrequieto, ineducabile ed irrecuperabile. Venne messa in discussione la sua stessa sanità mentale, cosa palesemente falsa, per la convinzione razzista dei medici nazisti secondo la quale, essendo zingaro, Ernst fosse predisposto di natura ad avere turbe psicologiche. La sua candidatura al programma di morte per eutanasia era stata decisa.
È così che, dopo un'infanzia di maltrattamenti e discriminazioni, non ultima una permanenza nel riformatorio giovanile di Dachau nel 1940, il giovane Ernst venne mandato nel 1942 all'ospedale psichiatrico di Kaufbeuren, che si trovava a pochi chilometri dalla sua filiale, la clinica della morte nel villaggio bavarese di Irsee, dove sarebbe stato eliminato con due punture letali.
Discriminati in Svizzera
[modifica | modifica wikitesto]«Le conclusioni degli storici non lasciano spazio al dubbio: l'Opera di soccorso Enfants de la grand-route è un tragico esempio di discriminazione e persecuzione di una minoranza che non condivide il modello di vita della maggioranza.»
Fino al 1970, il governo svizzero condusse una politica semi-ufficiale che verteva ad istituzionalizzare i genitori yeniche come "malati di mente" e tentando di far adottare i loro figli da più "normali" cittadini svizzeri nel tentativo di eliminare la cultura jenisch in nome del miglioramento della specie umana: l'eugenetica.[23] Il nome di questo programma era Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse ("figli della strada")[24]. Secondo alcune fonti, 590 bambini furono sottratti ai genitori e messi in orfanotrofi, in istituti psichiatrici e persino in prigioni.[25][26]
Mariella Mehr, nata a Zurigo nel 1947 da una famiglia jenisch, racconta nei suoi romanzi autobiografici del programma Kinder der Landstrasse attuato dall'associazione svizzera Pro-Juventute dal 1926 al 1974 per il recupero dei bambini di strada tradotto poi in un dramma nazionale, tacciato di genocidio[27][28].
Il programma coinvolse dai 600 ai 2000 bambini jenisch che di fatto furono allontanati in tenera età dalle famiglie originarie, coinvolgendo una associazione federale per altre attività benefiche. Quel programma è un tema molto scottante per la coscienza dei cittadini elvetici.
Nel ventunesimo secolo oltre 35.000 Jenisch vivono in Svizzera, concentrati per lo più nel Canton Grigioni. Di questi, solo 5.000 sono nomadi.
La storia della scrittrice e poetessa Mariella Mehr
[modifica | modifica wikitesto]«I piccoli zingari venivano affidati a contadini, e molte ragazze venivano sterilizzate. Solo verso la fine degli anni Sessanta i rom e gli zingari crearono in Svizzera un’associazione e iniziarono una lotta giuridica e politica che portò alla chiusura della “Pro Juventute” e solo nel 1986 il presidente della Confederazione Elvetica ha chiesto pubblicamente scusa ai rom. Alla sua storia, e al percorso psicoterapeutico che le ha permesso di uscire dalla follia in cui era precipitata, Mariella Mehr ha dedicato il libro “La bambina” .... in cui ricostruisce una storia fatta di violenze: la piccola viene rinchiusa al buio e picchiata per la sua paura, subisce le “viscide attenzioni” del padre affidatario, la violenza carnale di un medico, elettroshock e terapie chimiche, mentre viene indicata come un caso disperato ed emblematico di una razza geneticamente tarata....»
Mariella Mehr fu una dei bambini vittima del programma del governo svizzero Kinder der Landstrasse.[30] Nacque il 27 dicembre 1947, a Zurigo in Svizzera, da madre jenisch.[31] Vittima del pregiudizio, con il programma del governo svizzero che sottraeva alle proprie famiglie i bambini di etnia jenisch per affidarle a normali famiglie svizzere, fu tolta alla propria madre mentre era piccolissima crescendo in 16 diverse case famiglia e in 3 istituzioni educative. Quando aveva 18 anni, come per sua madre, le tolsero il figlio. Questa opera di sradicamento fece crescere la sua rabbia e divenne ben presto una ragazza ribelle. Subì 4 ricoveri in ospedali psichiatrici, violenze ed elettroshock e venne perfino reclusa per 19 mesi nel carcere femminile di Hindelbank nel Canton Berna.
Fino agli anni ottanta l'opinione pubblica mondiale sapeva ben poco delle discriminazioni subite dall'etnia Jenisch, paragonate di fatto ad un vero e proprio genocidio. Mariella Mehr come testimone principale del dramma di segregazione, ha fatto della denuncia della persecuzione agli Jenisch l'opera principale dei suoi scritti e delle sue poesie. I suoi libri, tradotti anche in italiano, sono ampie e dettagliate denunce di tutte le violenze fisiche e psicologiche subite negli anni della sua infanzia e della sua adolescenza.
La scrittrice e poetessa ha stabilito il suo centro operativo in Italia ed è diventata testimone autorevole della persecuzione subita dagli Jenisch. Invitata dai media di tutta Europa, partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive facendo luce con le sue testimonianze e le sue denunce a uno dei periodi più bui della storia della Svizzera del XX secolo.
«Per tutti i Rom, Sinti e Jenische, per tutte le ebree e gli ebrei, per gli uccisi di ieri e per quelli di domani»
«Non c'era mare ai nostri piedi
anzi gli siamo
sfuggiti a malapena
quando le disgrazie
si dice
non vengono mai sole
il cielo d'acciaio ci incatenò il cuore
Abbiamo pianto invano le nostre madri
davanti ai patiboli
e ricoperto i bambini morti con fiori di mandorlo
per scaldarli nel sonno
il lungo sonno
Nelle notti nere ci disseminano
per poi strappare noi posteri alla terra
nelle prime ore del mattino
Ancora nel sonno ti cerco
erba selvatica e menta
chiuditi occhio ti dico
e che tu non debba mai vedere i loro volti
quando le mani diventano pietra
Per questo l'erba selvatica la menta
Ti stanno leggere sulla fronte
quando arrivano i mietitori»
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Dove cadono le ombre, regia di Valentina Pedicini, 95 minuti, Italia, 2017[32]
- Nebbia in agosto, regia di Kai Wessel, 121 minuti, Austria/Germania, 2016[33]
- Lubo, regia di Giorgio Diritti, 181 minuti, Italia/Svizzera, 2023
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Jenish conosciuti anche come Yenishe
- ^ a b (EN) Yeniche | Ethnologue Free, su Ethnologue (Free All). URL consultato il 10 marzo 2024.
- ^ Linguaggi del Mondo, su archive.ethnologue.com. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014).
- ^ Rotwelsch - Treccani, su Treccani. URL consultato il 10 marzo 2024.
- ^ Sito della Confederazione Svizzera Archiviato il 2 marzo 2014 in Internet Archive.
- ^ Alain Reyniers, articolo sulla rivista Études Tsiganes , N°2/91
- ^ Karim Dridi, Marseille: au Ruisseau Mirabeau, camp tzigane devenu bidonville, Rue 89, 12 juin 2008
- ^ Comunque tutti gli zingari, Jenish compresi, si sono appropriati con un certo orgoglio del termine, facendone un simbolo della loro identità Archiviato il 2 marzo 2014 in Internet Archive.
- ^ Les Tsiganes manouches en Alsace: thèse de 3ème cycle, institut d'ethnologie, Strasburgo 1979 Documento a cura di Marie-Paul Dollé
- ^ Dati sul documento di Marie-Paul Dollé
- ^ Un triangolo marrone per la sola colpa di essere zingari - Dal sito Arci onlus Archiviato il 12 ottobre 2013 in Internet Archive.
- ^ Persecuzione nella Germania Nazista, su ulrich-siewers.de. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2010).
- ^ Documento del Consiglio Europeo di Strasburgo Archiviato il 10 luglio 2012 in Internet Archive.
- ^ Dal quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno di Bari
- ^ Dizionario dell'Olocausto, a cura di Walter Laqueur, pag.842
- ^ Dizionario dell'Olocausto, a cura di Walter Laqueur, volume II, pag. 843-844.
- ^ Kaufbeuren uno dei tanti centri con reparti pediatrici costituiti per l'eliminazione fisica di bambini e ragazzi tramite eutanasia. Il primo, come fa notare un Dizionario dell'Olocausto: [....] venne costituito vicino a Berlino nell'ospedale di Brandeburgo-Gorden diretto da Hans Heinze. Ben presto ne vennero aperti altri: un centro a Eglfing-Haar, diretto da Hermann Pfannmüller; un altro a Eichberg, diretto da Friedrich Mennecke; a Vienna, l'Am Spiegelgrund, diretto prima da Erwin Jekelius e poi da Ernst Illing. Alla fine, oltre venti reparti pediatrici attuavano il programma di eliminazione. In questi reparti, medici ed infermieri uccidevano i bambini somministrando loro barbiturici e altri farmaci comuni - soprattutto morfina, scopolamina, luminal e veronal - ma talvolta li lasciavano semplicemente morire di fame. Per di più, i medici facevano esperimenti sui bambini prima che morissero e dopo ne prelevavano gli organi per lo studio . - Dizionario dell'Olocausto, a cura di Walter Laqueur, Volume I, pag. 279, Editoriale L'Espresso su Licenza Einaudi, Roma 2012
- ^ Marco Paolini: Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, Einaudi Torino 2012 ISBN 978-88-06-21017-5
- ^ Già considerati zingari nella Germania pre nazista, tanto da essere schedati come tali nello zigeuner book, di fatto furono accolti nella comunità zingara, la Romani Union, solo dopo la seconda guerra mondiale: Copia archiviata, su bak.admin.ch. URL consultato il 24 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2014).
- ^ «Kinder zwischen Rädern». Kurzfassung des Forschungsberichtes «Das Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse» - pubblicato su mandato dell'Ufficio federale della cultura N. 67 della collana <undKinder> dell'Istituto Marie Meierhofer, Zurigo 2001, p. 13
- ^ Giadinskj Wordpress
- ^ [1] Archiviato il 17 luglio 2011 in Internet Archive. Le Monde Diplomatique, articolo dell'ottobre 1999
- ^ On Swiss Crimes against Yeniche (in German)
- ^ Il progetto "Kinder der Landstrasse", su rsi.ch. URL consultato il 15 agosto 2017.
- ^ Le Temps (Geneva), December 12, 2007, "Le passé enfin écrit des enfants enlevés en Suisse", an historical study spanning the years from 1926 to 1973.
- ^ Gli Jenisch e il programma della associazione Pro-Juventute
- ^ Persecuzioni in Svizzera[collegamento interrotto]
- ^ [2] Archiviato il 3 aprile 2011 in Internet Archive. Filomena Icovino, tesi di laurea su Mariella Mehr
- ^ Mariella Mehr, Con le poesie io parlo della mia tristezza
- ^ MEHR MARIELLA, su www.violettanet.it. URL consultato il 10 marzo 2024.
- ^ Notizie biografiche sulla Mehr
- ^ Dove cadono le ombre, su mymovies.it. URL consultato il 27 novembre 2017.
- ^ Nebbia in agosto, su mymovies.it. URL consultato il 27 novembre 2017.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Mariella Mehr, Labambina, traduzione dell'originale tedesco "Daskind" di Anna Ruchat, Effigie Editore, Milano 2006 ISBN 88-89416-38-6 [4] Archiviato il 10 maggio 2012 in Internet Archive.
- Pino Petruzzelli, Non chiamarmi zingaro, perseguitati e diversi da sempre, a loro la parola, Chiarelettere Editore, Milano 2008, ISBN 978-88-6190-050-9
- Christian Bader, Yéniches: Les derniers nomades d'Europe. Suivi d'un lexique yéniche-français et français-yéniche, L'Harmattan Edizioni, Parigi 2007, (L'Harmattan Italia, Torino) ISBN 978-2-296-03675-8.
- Marco Paolini: Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute, Einaudi Torino 2012 ISBN 978-88-06-21017-5 (DVD: ISBN 978-88-06-21241-4) [5]
- Robert Domes: Nebel im August. Die Lebensgeschichte des Ernst Lossa, mit Vorwort von Michael von Cranach, cbt-Verlag München 2008, ISBN 978-3-570-30475-4, ISBN 3-570-30475-2 [6]
- Michael von Cranach, L&L, Autoren und Künstler: IN MEMORIAM (Lossa, Ernst). Ausstellung in Gedenken an die Opfer des nationalsozialistischen Euthanasieprogramms aus Anlass des XI. Weltkongresses für Psychiatrie in Hamburg. 1999. Ausstellungskatalog deutsch english. Bezirkskrankenhaus D-87600 Kaufbeuren. [7]
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Jenisch
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Jenisch
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Ladri di bambini - intervista di Claudio Visentin alla Rete due della Radiotelevisione Svizzera sulla tragedia dei bambini jenisch
- Documento del Consiglio d'Europa
- Sito della Confederazione Svizzera, su bak.admin.ch (archiviato dall'url originale il 2 marzo 2014).
- Una tesi italiana di laurea sulla scrittrice jenisch Mariella Mehr, su mariellamehr.com. URL consultato il 26 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2011).
- Biografia, Poesie e Bibliografia di Mariella Mehr, su violettanet.it.
- Il sito in lingua italiana di Mariella Mehr, su mariellamehr.com. URL consultato il 27 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2013).
- Caccia agli zingari in Svizzera, su albertomelis.it. URL consultato il 30 marzo 2013 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2015).
- (DE) L'associazione Jenisch svizzera, su yenisch-suisse.ch. URL consultato il 9 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (DE) Sito svizzero sugli Jenisch, su radgenossenschaft.ch.
- (DE) Gli Jenisch in Germania ed Europa, su jenische.info. URL consultato il 6 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
- (DE) Una delle poche opere sugli Jenisch datata 1915 (PDF), su sifaz.org. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- (DE) Sito tedesco Jenisch, su jenischpower.net. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2013).
- (DE) Associazione Austriaca degli Jenisch, su members.aon.at. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2005).
- (DE) Festa degli Jenisch in Germania, su home.balcab.ch. URL consultato il 22 marzo 2013 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2005).
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