Iprindolo

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Iprindolo
Nome IUPAC
3-(6,7,8,9,10,11-esaidro- 5H-ciclootta[b]indol-5-il)-N,N-dimetilpropan-1-ammina
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC19H28N2
Massa molecolare (u)284,439
Numero CAS5560-72-5
Numero EINECS226-933-5
Codice ATCN06AA13
PubChem21722 CID 21722
DrugBankDBDB13496
SMILES
CN(C)CCCN1C2=C(CCCCCC2)C3=CC=CC=C31
Dati farmacocinetici
MetabolismoEpatico
Emivita52,5 ore
Escrezioneurine, feci
Indicazioni di sicurezza

L'iprindolo, conosciuto anche con il nome di pramindolo, è un antidepressivo triciclico che possiede le stesse azioni farmacologiche ed indicazioni della amitriptilina, rispetto alla quale possiede minore attività anticolinergica e sedativa. L'iprindolo è stato il secondo antidepressivo triciclico ad essere stato commercializzato. Rispetto alla maggior parte degli altri antidepressivi tricilici, l'iprindolo è unico poiché è un inibitore relativamente debole della ricaptazione della serotonina e noradrenalina, mentre invece agisce prevalentemente come un antagonista dei recettori 5-HT2: per queste sue peculiarità è stato considerato un antidepressivo di "seconda generazione".

A livello strutturale, l'iprindolo differisce da altri antidepressivi triciclici per il fatto di contenere un nucleo indolico, analogamente all'antipsicotico eterociclico ossipertina, ed è caratterizzato da un anello ottagonale.

Farmacodinamica

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L'iprindolo agisce come un antagonista dei seguenti recettori:

  • Recettore 5-HT1A (Kd = 2,800 nM)[1]
  • Recettore 5-HT2A (Ki = 217 nM)[2][3][4][5]
  • Recettore 5-HT2C receptor (Ki = 206 nM)[2][3][4][5]
  • Recettore adrenergico α1 (Kd = 2,300 nM)[6]
  • Recettore adrenergico α2 (Kd = 8,600 nM)[6][7]
  • Recettore H1 (Kd = 130 nM)[6][8][9][10]
  • Recettore H2 (Kd = 1,980 nM)[11]
  • Recettore muscarinico dell'acetilcolina (recettore mACh) (Kd = 2,100 nM)[12][13][14]

Ed è un inibitore dei seguenti trasportatori:

  • Trasportatore della serotonina (SERT) (Kd = 1,620 nM)[15]
  • Trasportatore della norepinefrina (NET) (Kd = 1,262 nM)[15]
  • Trasportatore della dopamina (DAT) (Kd = 6,530 nM)[15]

Ha un'affinità trascurabile (> 10 000 nM) per i recettori β-adrenergici e sigma.[16][17][18][19]

Farmacocinetica

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Dopo somministrazione per via orale viene ben assorbito dal tratto gastrointestinale. Un picco di concentrazione plasmatica (Cmax) di 0,05-0,09 µg/ml viene raggiunto 2-4 ore (Tmax) dopo somministrazione di una dose singola di 60 mg. L'emivita plasmatica dell'iprindolo risulta di 35-70 ore (52 ore in media). Il farmaco viene eliminato dall'organismo attraverso una lenta escrezione nelle urine. Il 50% della dose assunta viene eliminato entro 72 ore ed è ancora presente nelle urine a distanza di una settimana dall'ultima somministrazione. Solo una percentuale minima (5% circa) di una dose viene escreta come farmaco immodificato.

Il farmaco trova indicazione nelle depressioni di tipo lieve e nella depressione degli anziani.

Effetti collaterali e indesiderati

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In corso di trattamento gli effetti avversi sono sostanzialmente gli stessi che si registrano utilizzando amitriptilina o imipramina, anche se è stato osservato che, rispetto a questa, l'iprindolo si caratterizza per un'azione sedativa meno marcata. L'azione sedativa è verosimilmente legata agli effetti antistaminici propri della molecola, ma si pensa che la minore sedazione rispetto a imipramina possa trovare spiegazione nella mancanza, da parte di iprindolo, di proprietà alfa-bloccanti.[20]
Anche gli effetti antimuscarinici (in particolare sensazione di bocca secca e costipazione) indotti dall'iprindolo sono meno frequenti e meno gravi rispetto ad amitriptilina. Durante le prime 3 settimane di trattamento si può manifestare ittero.[21][22][23][24]

Controindicazioni

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Il farmaco è controindicato nei soggetti con ipersensibilità nota al principio attivo oppure ad uno qualsiasi degli eccipienti contenuti nella formulazione farmaceutica.
Iprindolo non dovrebbe essere somministrato a soggetti alcolisti o affetti da insufficienza epatica.[23]

Dosi terapeutiche

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Viene consigliata una somministrazione per via orale di dosi iniziali di 15 mg di iprindolo (equivalenti a 16,9 mg di iprindolo cloridrato), 3 volte al giorno. Nei soggetti affetti da sindrome depressiva di tipo moderato e grave, la dose iniziale di 30 mg di iprindolo 3 volte al giorno può essere aumentata fino a 60 mg 3 volte al giorno. La dose usuale di mantenimento è di 30 mg di iprindolo 3 volte al giorno, ma si può giungere fino ad un dosaggio massimo di 180 mg al giorno.[25][26]

Sovradosaggio

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In caso di sovradosaggio fortuito o accidentale, iprindolo sembra essere molto meno tossico rispetto alla maggior parte degli altri antidepressivi triciclici, e la sua intossicazione è considerata relativamente benigna. A titolo d'esempio, tra il 1974 e il 1985, solo due decessi associati ad iprindolo sono stati registrati nel Regno Unito. Nello stesso periodo di tempo erano stati segnalati 278 decessi correlati all'uso di imipramina.[27] Tuttavia, si deve anche notare che imipramina risultava essere prescritta molto più spesso rispetto ad iprindolo, e per questo motivo è probabile che questo confronto non sia del tutto rappresentativo della presunta "benignità" di iprindolo.

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  2. ^ a b EP. Pälvimäki, BL. Roth; H. Majasuo; A. Laakso; M. Kuoppamäki; E. Syvälahti; J. Hietala, Interactions of selective serotonin reuptake inhibitors with the serotonin 5-HT2c receptor, in Psychopharmacology (Berl), vol. 126, n. 3, Ago 1996, pp. 234-40, PMID 8876023.
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  7. ^ JA. García-Sevilla, PJ. Hollingsworth; CB. Smnith, Alpha 2-adrenoreceptors on human platelets: selective labelling by [3H]clonidine and [3H]yohimbine and competitive inhibition by antidepressant drugs, in Eur J Pharmacol, vol. 74, n. 4, Set 1981, pp. 329-41, PMID 6271559.
  8. ^ S. Kanba, E. Richelson, Histamine H1 receptors in human brain labelled with [3H]doxepin, in Brain Res, vol. 304, n. 1, Giu 1984, pp. 1-7, PMID 6146381.
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  22. ^ Aronson, Jeffrey Kenneth, Meyler's Side Effects of Psychiatric Drugs (Meylers Side Effects), Amsterdam, Elsevier Science, 2008, ISBN 0-444-53266-8.
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  26. ^ Ayd, Frank J., Lexicon of psychiatry, neurology, and the neurosciences, Philadelphia, Pa, Lippincott-Williams & Wilkins, 2000, ISBN 0-7817-2468-6.
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