Andrea Gerbolini

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Andrea Gerbolini
NascitaSan Remo, 6 aprile 1913
MorteRussia, febbraio 1943
Cause della morteDeceduto in prigionia
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
Armafanteria
SpecialitàAlpini
Reparto1º Reggimento alpini
Anni di servizio1939-1943
GradoTenente di complemento
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Campagna italiana di Russia
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Seconda battaglia difensiva del Don
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Andrea Gerbolini (San Remo, 6 aprile 1913Russia, febbraio 1943) è stato un militare italiano insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Nacque a San Remo il 6 aprile 1913, figlio di Giuseppe e Anna Bottini.[2] Iscritto alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Torino, fu arruolato nel Regio Esercito ed ammesso a frequentare, in qualità di allievo ufficiale, la Scuola di Bassano del Grappa nell'agosto 1939.[2] Nominato sottotenente di complemento dell'arma di fanteria, specialità alpini, fu assegnato al 1º Reggimento alpini con cui partecipò, nel giugno 1940, alle operazioni di guerra sul fronte occidentale con l'8ª Compagnia mitraglieri del battaglione alpini "Pieve di Teco".[2] Trattenuto in servizio attivo, passò poi ad operare con il suo reparto sul fronte greco-albanese dove combatté dal dicembre 1940 all'aprile 1941.[2] Rientrato in Italia nel maggio 1942 fu promosso tenente e nel mese di agosto partì per l'Unione Sovietica a seguito dell'ARMIR.[2] Durante il ripiegamento seguito all'esito negativo della seconda battaglia difensiva del Don, il mattino del 25 gennaio, la sua unità ripresa la marcia in direzione di Bolschije Lipjagj, quando la colonna venne attaccata dalle truppe russe asserragliate in un centro abitato con la 8ª Compagnia fatta segno da numerosi colpi di mortaio che causarono la perdita di due sottufficiali e 7 soldati.[3] Il battaglione alpini "Pieve di Teco" schierò immediatamente per attaccare il centro abitato la 2ª Compagnia, l'8ª Compagnia e un plotone della compagnia comando di battaglione con l'appoggio del plotone mortai da 81 della 102ª Compagnia.[3] Dopo un breve combattimento le truppe italiane riuscirono a scacciare il nemico dall'abitato catturando alcuni prigionieri, armi e munizioni, liberabndo inoltre un centinaio di alpini genieri del XXX Battaglione guastatori che erano stati fatti prigionieri il giorno prima.[3] Alla fine del combattimento un plotone della 8ª Compagnia, da lui comandato, si posizionò all'ingresso dell'abitato a protezione del fianco sinistro della colonna che passava tra le isbe.[3] Quando la coda della colonna ebbe oltrepassato la fine dell'abitato un grosso contingente di partigiani russi attaccarono il plotone.[3] Benché minorato per un congelamento degli arti inferiori, oppose una strenua resistenza incoraggiando i suoi soldati.[4] Ferito gravemente, venne raccolto sul campo di battaglia dal nemico insieme ad alcuni superstiti, fu portato in prigionia nel campo di Krinovaj e decedette alcuni giorni dopo, nel mese di febbraio del 1943.[4] Venne insignito della medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[5]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di elevate virtù militari e patriottiche, valoroso reduce della guerra greco-albanese. Durante il ripiegamento dal Don, effettuatosi in condizioni di clima particolarmente avverse, dava ammirevole esempio di spirito di sacrificio prodigandosi oltre ogni dire per tenere sollevato l’animo dei suoi alpini. Dopo una estenuante marcia notturna, attraverso campi di neve guidava con rara perizia e capacità la compagnia, della quale era il comandante interinale, nell’attacco di una solida posizione nemica. incurante della violenta reazione di fuoco, piombava sui difensori travolgendoli. Nella notte successiva, alla testa dei suoi alpini, che da lui traevano anima e forza, disperdeva, con incontenibile impeto, agguerrite forze che avevano sferrato un improvviso e furioso attacco alla colonna con la quale si trovava in movimento. Rimasto isolato col suo plotone durante una successiva azione contro un villaggio fortemente presidiato, benché minorato per congelamento agli arti inferiori, opponeva estrema disperata resistenza al soverchiante avversario, animando gli alpini col suo indomito valore, finché cadeva colpito gravemente. in conseguenza della ferita decedeva in prigionia serbando la serenità dell’eroe. Fronte russo, 17 -25 gennaio 1943 .[6]»

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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