Wilhelm von Tegetthoff
Wilhelm von Tegetthoff | |
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Wilhelm von Tegetthoff in una litografia del 1866 | |
Nascita | Marburgo, 23 dicembre 1827 |
Morte | Vienna, 7 aprile 1871 |
Dati militari | |
Paese servito | Impero austriaco |
Forza armata | k.u.k. Kriegsmarine |
Grado | ammiraglio |
Guerre | Seconda guerra dello Schleswig Terza guerra d'indipendenza italiana |
Battaglie | Helgoland, 9 maggio 1864; Lissa, 20 luglio 1866, presso l'omonima isola |
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Wilhelm von Tegetthoff, a volte citato anche come Guglielmo di Tegetthoff[1] (Marburgo, 23 dicembre 1827 – Vienna, 7 aprile 1871), è stato un ammiraglio austriaco, artefice della vittoria della flotta austriaca nella battaglia di Lissa[2][3].
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Secondo di cinque figli, Wilhelm von Tegetthoff nacque nell'allora Impero austriaco il 23 dicembre 1827 a Marburgo (ora Maribor in Slovenia), in Stiria, da una nobile famiglia originaria della Vestfalia.[4] Suo bisnonno servì il Sacro Romano Impero come capitano di cavalleria durante la guerra dei sette anni (1756-1763) e venne elevato alla nobiltà ereditaria da Maria Teresa; un suo prozio, Joseph von Tegetthoff, fu cavaliere dell'Ordine militare di Maria Teresa.[5]
Suo padre, Karl von Tegetthoff, entrò nell'esercito imperiale nel 1805, l'anno prima che Napoleone Bonaparte dichiarasse di non riconoscere più l'esistenza del S.R.I. della nazione germanica, la cui terra governata dalla Casa d'Asburgo divenne quindi nota come Impero austriaco. Karl von Tegethoff combatté nella guerra di liberazione contro Napoleone (1813-1815) ed in seguito fu trasferito alla guarnigione di Marburgo. Sua madre invece era figlia di un impiegato civile di Praga.
Il 28 novembre 1840, allora tredicenne, Guglielmo di Tegetthoff[1] entrò nella Imperiale e regia scuola dei cadetti di marina, alloggiato negli stabili dell'antico monastero di Sant'Anna, a Castello, Venezia[6]. All'epoca l'Imperial Regia marina austriaca era totalmente influenzata dalla componente veneta; di fatto, la base navale e l'Arsenale erano anch'essi basati nella città del Leone di San Marco e Tegetthoff venne preparato alla carriera imparando il veneto, lingua di comando della Marina.[7] [8] [9] [10]
Il 21 luglio 1845 Tegetthoff completò il ciclo di studi; di tredici membri della sua classe, solo due completarono il corso. Alla campagna del 1848 non prese parte in mare, ma come aiutante di campo del viceammiraglio Anton Stephan Ritter von Martini[11] e del feldmaresciallo-luogotenente Ferencz Gyulai; nel 1849 fu sull'Adria al blocco di Venezia.
L'anno 1854 ebbe il primo comando, quello della scuna / schooner Elisabetta, donde passò sul Taurus. Le stazioni del Levante e del Mar Nero gli procacciarono distinzione e presto anche il favore dell'arciduca Massimiliano. Una campagna scientifica nel Mar Rosso ed il comando della pirocorvetta Erzherzog Friedrich in Marocco, una campagna in Brasile in qualità di aiutante dell'arciduca riempiono il periodo 1857-1860; nell'autunno di quest'ultimo anno fu comandante della Graf Radetzky nei mari di Siria. Capitano di corvetta nel 1858, divenne poi capitano di fregata[12].
Si distinse durante la guerra dei Ducati affrontando, il 9 maggio 1864, al comando di una formazione austro-prussiana al largo di Helgoland, forze navali danesi.
Il suo nome è legato alla vittoria sulla flotta italiana nella battaglia di Lissa del 20 luglio 1866. In tale occasione la flotta austriaca (ex flotta austro-veneta[8][9][10]), sconfisse quella italiana, che perse due corazzate e 640 uomini. La flotta italiana contava un numero superiore di navi di fattura moderna, tra cui l'ariete corazzato Affondatore.
Una leggenda priva di fondamento attribuisce all'ammiraglio Tegetthoff la frase: «Navi di legno comandate da uomini con la testa di ferro hanno sconfitto navi di ferro comandate da uomini con la testa di legno», con la quale voleva attribuire la responsabilità della sconfitta agli inetti comandi italiani, in particolare a Carlo Pellion di Persano.
Il 25 febbraio 1868 Francesco Giuseppe I nominò infine Tegetthoff comandante della marina e capo della Marinesektion. Negli anni successivi venne dato avvio al programma di sviluppo della marina concepito dall'ammiraglio, con l'istituzione di scuole di addestramento e corsi di formazione, nonché con l'inizio di spedizioni all'estero per temprare gli equipaggi, allacciare rapporti commerciali e diffondere il prestigio della k.u.k. Kriegsmarine. Quando l'ammiraglio Tegetthoff morì di polmonite a Vienna, il 7 aprile 1871, all'eroe di Lissa furono tributati grandi onori militari[13].
Alla morte di Tegetthoff, monumenti in suo onore furono eretti a Vienna, Marburgo (oggi Maribor) e Pola, porto militare principale dell'impero; il suo nome fu anche attribuito, in sequenza, a due navi della Marina imperial-regia.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Benché fosse in tutto e per tutto un Deutschösterreicher, era registrato a chiare lettere nell'apposito registro come Guglielmo Tegetthoff – e questo lo si può ancora vedere presso l'archivio dell'attuale Scuola navale militare "Francesco Morosini" di Venezia.
- ^ Antonio Schmidt-Brentano: Die K.K bzw. K.u.K Generalität 1816–1918 Archiviato il 4 ottobre 2013 in Internet Archive.. Österreichisches Staatsarchiv, Wien 2007, S. 185 (PDF).
- ^ Antonio Schmidt-Brentano: Die österreichischen Admirale. Band I 1808–1895, Bibliotheksverlag, Osnabrück 1997, S. 176–187.
- ^ Copia archiviata (PDF), su centrostudimilitaritrieste.org. URL consultato il 1º gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2012).
- ^ Elenco degli insigniti dell'onorificenza di cavaliere dell'Ordine militare di Maria Teresa Archiviato il 10 luglio 2010 in Internet Archive..
- ^ Anche se nel tempo cambiò più volte sede e denominazione, l'attuale Scuola navale militare "Francesco Morosini" può essere considerata l'erede del Collegio dei cadetti di marina.
- ^ Prima del 1797 non esisteva nemmeno una marina austriaca ed è dopo quella data che nasce col nome di " österreichische-venezianische Kriegsmarine " (Marina austro-veneta), composta da ufficiali e marinai provenienti dalle terre della ex Repubblica di Venezia, i quali avevano ben recepite le sue millenarie tradizioni marinare, militari, culturali e storiche. Nel 1849, dopo la rivoluzione veneta capitanata da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, vi era stata una "austriacizzazione" nella denominazione ufficiale e l'espressione "veneta" venne tolta; inoltre fra gli ufficiali vi era stato un certo ricambio ed il tedesco era sì diventato la lingua primaria, ma non fra gli equipaggi. Infatti questo cambiamento non poteva essere fatto in così breve tempo. I nuovi marinai continuavano ad essere reclutati nelle terre venete dell'impero asburgico, e non certamente nelle regioni alpine o austriache anche se in realtà potevano essere arruolati nell'I.R. Marina anche coloro che abitavano in località situate sui fiumi che sfociano in mare; così potevano essere arruolati giovani di Trento e Merano, bagnate dall'Adige, ma non di Bolzano.
- ^ a b Durante la battaglia di Lissa, la corazzata Re d'Italia, speronata dall'ammiraglia austriaca Ferdinand Max, affondò in pochi minuti con la tragica perdita di circa 400 uomini, la corvetta corazzata Palestro colpita da un proiettile incendiario esplose trascinando con sé oltre 200 marinai e quando von Tegetthoff annunciò la vittoria, gli equipaggi veneti risposero lanciando i berretti in aria e gridando: "Viva San Marco". Cfr. in Alvise Zorzi, Venezia austriaca. Bari, Laterza, p. 138.
- ^ a b Degno di menzione è anche il nocchiere (capo timoniere) della nave ammiraglia austriaca Ferdinand Max, Vincenzo Vianello di Pellestrina, detto “el Graton”, il quale agli ordini di Tegetthoff manovrò abilmente la nave per speronare ed affondare l'ammiraglia Re d'Italia, guadagnandosi la medaglia d'oro imperiale assieme a Tomaso Penso di Chioggia: due delle tre medaglie d'oro e delle 140 d'argento elargite in quel giorno ai marinai veneti (su un totale di 14 d'oro e di 240 d'argento, le altre furono concesse agli ufficiali austriaci).
Famoso è nella tradizione il comando che Tegetthoff diede a Vianello: “... daghe dosso, Nino, che la ciapemo”. Cfr. in Alberto Vedovato, "Il Leone di Lissa, cosa è legittimo fare", in: Quaderni del Lombardo-Veneto, n. 48, aprile 1999. - ^ a b Le perdite furono complessivamente di 620 morti e 40 feriti da parte italiana, mentre quelle austro-venete di 38 morti e 138 feriti. Cfr. in Angelo Iachino, in Storia Illustrata 06/1966, pp. 113-119.
- ^ PALBA.CZ :: Zobrazit téma - RAKOUSKO - UHERSKO _ Kriegsmarine[collegamento interrotto]
- ^ Storia generale della marina militare: corredata d'incisioni e carte
- ^ Cfr. in Eric A. Leuer, Die k.u.k. Kriegsmarine als Ausdruck kolonialer Großmachtpolitik Österreich-Ungarns. GRIN Verlag, 2009, a p. 9.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su Wilhelm von Tegetthoff
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Wilhelm von Tegetthoff
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Tegetthoff, Wilhelm von, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Guido Almagià, TEGETTHOFF, Wilhelm von, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.
- Tegetthoff, Wilhelm von, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Tegetthoff, Wilhelm von-, su sapere.it, De Agostini.
- (DE) Wilhelm von Tegetthoff (XML), in Dizionario biografico austriaco 1815-1950.
- Opere di Wilhelm von Tegetthoff, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Wilhelm von Tegetthoff, su Open Library, Internet Archive.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 11491945 · ISNI (EN) 0000 0001 0954 8943 · CERL cnp00587653 · LCCN (EN) n91117222 · GND (DE) 118756389 · BNF (FR) cb16707156s (data) · J9U (EN, HE) 987007319653805171 · CONOR.SI (SL) 146319203 |
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