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Vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz
Vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz | |
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Autore | Michelangelo Buonarroti |
Data | 1510 circa |
Tecnica | affresco |
Ubicazione | Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano (Roma) |
La vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1510 circa e fa parte della decorazione della volta della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma, commissionata da Giulio II.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le vele, come le lunette sottostanti, contengono la serie degli Antenati di Cristo, e sono ad esse strettamente correlate da un punto di vista iconologico, sebbene molto diverse iconograficamente e dal punto di vista dello stile e della forma. Si tratta infatti di spazi triangolari concavi, che l'artista riempì con gruppi familiari su uno sfondo scuro (a differenza degli sfondi chiari delle lunette) e con posizioni diverse, sedute in terra piuttosto che su gradoni, per assecondare la forma dello spazio da dipingere. L'individuazione dei soggetti, tratti dalla genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo, si basa sui nomi scritti sulle tabelle al centro delle lunette sottostanti: le lunette sormontate da vela infatti presentano solitamente tre nomi invece dei normali due. Su quali gruppi rappresentino però i vari nomi non c'è concordanza tra gli studiosi, anche perché Michelangelo non usò alcun attributo iconografico e forse non era neanche interessato a un'identificazione diretta e inoppugnabile, concentrandosi piuttosto sulla rappresentazione di vari tipi umani e vari atteggiamenti.
Gli spazi triangolari sopra ciascuna vela vennero riempiti dai cosiddetti nudi bronzei, figure a monocromo che simula il bronzo, inseriti in posizioni simmetriche davanti a sfondi scuri, violacei, separati da un teschio d'ariete dal quale pendono nastri dorati.
Le vele furono realizzate, come il resto degli affreschi della volta, in due fasi, a partire dalla parete di fondo, opposta all'altare. Gli ultimi episodi da un punto di vista cronologico delle storie narrate furono quindi le prime a venire dipinte. Nell'estate del 1511 doveva essere terminata la prima metà della Cappella, richiedendo lo smontaggio del ponteggio e la sua ricostruzione nell'altra metà. La seconda fase, avviata nell'ottobre 1511, terminò un anno dopo, appena in tempo per la scopertura del lavoro la vigilia di Ognissanti del 1512.
La vela sopra Ozia, Ioatam e Acaz, vicina al riquadro del Peccato originale e cacciata dal Paradiso terrestre, è datata al momento terminale della prima fase, verso il 1510 circa.
Descrizione e stile
[modifica | modifica wikitesto]Nella lunetta sottostante sono di solito riconosciuti Ioatham e Acaz, quindi nella vela dovrebbe essere rappresentata la famiglia di Ozia.
La scena, dipinta in due "giornate" d'affresco, mostra una donna seduta in primo piano, col busto ruotato a sfavore dello spettatore come per celare il gesto di allattare il figlio proteso verso il seno. Dietro di loro si trova un uomo con un altro bambino abbracciato. A destra, in basso, si vede un sacco scorciato. I colori delle vesti sono piuttosto spenti, ma ricchi di tonalità e valorizzati nella volumetria da riflessi cangianti, al posto delle normali ombre: la donna ad esempio indossa una veste rosa con ombre verdi. Come in altre scene, le parti meglio illuminate e più nitide sono quelle in primo piano: dal chiarissimo copricapo della donna si scala velocemente fino al volto del fanciullo in secondo piano, completamente in ombra. Si tratta di un modo per evidenziare la profondità, usato anche in scultura tramite il "non-finito", visibile ad esempio in opere come il Tondo Pitti o il Tondo Taddei.
Nudi bronzei
[modifica | modifica wikitesto]I due nudi bronzei, per i quali fu sufficiente un'unica giornata, sono inseriti negli spazi triangolari, sdraiati in posizione simmetrica lungo la cornice obliqua, con una gamba piegata in avanti e un braccio indietro e gli sguardi di profilo, che si fissano tra di loro.
Essi furono ricavati da un medesimo cartone ribaltato, con alcune differenze che impediscono una simmetria troppo rigida: ad esempio la posizione delle spalle è leggermente diversa.
Galleria d'immagini
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Pierluigi De Vecchi, La Cappella Sistina, Rizzoli, Milano 1999. ISBN 88-17-25003-1