Giordano Bruno Ferrari

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Lapide commemorativa del pittore Giordano Bruno Ferrari a Roma, in Via Margutta

Giordano Bruno Ferrari (Roma, 28 luglio 1887Roma, 24 maggio 1944) è stato un pittore e partigiano italiano.

Giordano Bruno Ferrari era figlio dello scultore e uomo politico radicale Ettore Ferrari, autore del monumento a Giordano Bruno, inaugurato nel 1889 a Piazza Campo de' Fiori, in Roma.

Diplomatosi all'Accademia di belle arti della sua città natale, Ferrari fece parte del gruppo chiamato dei Venticinque della Campagna romana. La campagna romana costituì infatti il suo principale interesse artistico, come testimoniano numerose opere eseguite con varie tecniche, dall'olio all'acquerello.

Fu autore anche di pitture figurative e decorazioni murali, ma la sua vita artistica si intrecciò con quella politica. Si arruolò e partecipò alla Prima Guerra mondiale, lasciando nel 1914 l'Esposizione universale di S. Francisco in California dove aveva eseguito alcune pitture.

Dal 1928 al 1938 fu segretario tecnico della redazione dell'Enciclopedia Italiana Treccani[1] per la parte illustrativa.

Durante la Resistenza, pur essendo repubblicano, militò nel Fronte militare clandestino, fondato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo tra i militari del Regio Esercito, fedeli al giuramento prestato alla monarchia. Organizzò nel proprio studio in via Margutta un centro antifascista per la raccolta di informazioni riservate, che furono passate agli Alleati; il 13 marzo 1944 fu perciò arrestato dai Tedeschi e torturato, ma poiché non rivelò nulla, il 27 aprile fu condannato a morte e fucilato il 24 maggio a Forte Bravetta, dove oggi figura nell'elenco dei martiri.

Suo padre Ettore fu Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1904 al 1917. Giordano Bruno fu iniziato nella loggia "Spartaco" di Roma, il 22 maggio 1911; promosso al grado di Compagno d'arte il 24 aprile 1912 e a quello di Maestro il 22 ottobre dello stesso anno[2]. Nel 1914, il 17 Ottobre viene elevato al IV Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato.

Medaglia d'oro al valor militare (alla memoria) - nastrino per uniforme ordinaria
«Animato da purissimi sentimenti d'italianità, intellettuale di alta levatura, gentiluomo ligio alle leggi dell'onore e dell'onestà, durante i primi cinque mesi dell'occupazione tedesca in Roma, svolgeva intensa, ininterrotta e preziosa attività informativa sfidando serenamente e quotidianamente la morte. Tratto in arresto sotto l'accusa di spionaggio a favore del nemico, sopportava interrogatorî ed atroci torture, serbando il più assoluto silenzio circa i capi e l'organizzazione di cui faceva parte e manifestando tutto il suo disprezzo per i carnefici nazi-fascisti. Condannato a morte, attendeva serenamente la fine sostenendo spiritualmente i compagni di cella e, rifiutando qualsiasi assistenza, si appressava al luogo dell'esecuzione con stoica fermezza e rivolgeva l'ultimo pensiero all'Italia nella certezza che sarebbe risorta libera e pura.»
— Roma, ottobre 1943-24 maggio 1944.[3].
  1. ^ Voce Giordano Bruno Ferrari sull'Enciclopedia Treccani
  2. ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei liberi muratori, Erasmo Editore, Roma, 2005, p. 120
  3. ^ Dettaglio onorificenza

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