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Castello di Francavilla Fontana
Castello Imperiali di Francavilla Fontana | |
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Scorcio del castello da via Municipio | |
Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Regione | Puglia |
Città | Francavilla Fontana |
Indirizzo | via Municipio |
Coordinate | 40°31′58.07″N 17°35′03.49″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Castello tardo medievale |
Inizio costruzione | XV secolo |
Condizione attuale | Recente Restauro |
Proprietario attuale | Comune di Francavilla Fontana |
Visitabile | Sì |
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Il castello Imperiali di Francavilla Fontana, è una costruzione a metà tra una fortezza e un palazzo gentilizio (castello-palazzo).[1] Quello che si può osservare oggi è il risultato di una serie di modifiche che si sono susseguite già dal XV secolo. Dal 2018 è sede del "MAFF", Museo Archeologico di Francavilla Fontana.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Le origini
[modifica | modifica wikitesto]Il castello è originariamente una fortificazione periferica del feudo di Oria. La costruzione del castello risale al 1450 circa,[2] quando Giovanni Antonio del Balzo Orsini impose alla popolazione la continuazione delle mura concesse da Filippo I d'Angiò e in più la costruzione di una castello merlato "da sostenere qualsiasi assedio".[2] Più che un castello, inizialmente esso era una torre quadrata bastionata dotata di fossato e ponte levatoio.[3]
I Bonifacio
[modifica | modifica wikitesto]Intorno al 1547 la fortezza fu ampliata e modificata dal duca Giovanni Bernardino Bonifacio, l'eminente umanista che aveva ereditato i feudi di Francavilla e di Oria dal padre.[2] Il castello accentuò la sua funzione di fortezza con ulteriori opere di fortificazione di architettura rinascimentale.
Gli Imperiali
[modifica | modifica wikitesto]Il castello è anche detto palazzo Imperiali, dal nome dei feudatari che acquistarono il feudo di Francavilla nel 1572[4]. Michele Imperiali[non chiaro] decise di trasformare la fortificazione in residenza (tra il 1720 ed il 1730).[2] Nel 1739 Michele junior lo fece isolare, facendo demolire un muro ed alcune botteghe dal lato nord e demolendo archi e colonne che sostenevano un pergolato sul portone d'ingresso.[5] Alla morte di Michelino (1782), mancando gli eredi, il palazzo fu incamerato tra i beni del regno come proprietà feudale, ma l'erede designato da Michelino, Vincenzo Imperiali di Latiano, dopo aver intentato causa al Regio Fisco ottenne il titolo di principe di Francavilla Fontana, ereditando dal castello anche gioielli, mobili, arredamento, libreria, attrezzatura del teatro.[5]
L'abbandono ed il riutilizzo
[modifica | modifica wikitesto]Durante la seconda guerra mondiale nel secondo piano del castello furono accasermati dei reparti militari di transito, e tra quelli: il 67º Reggimento fanteria "Legnano" (che sarebbe partito per la Libia), il 139º Reggimento, reduce dalla Grecia e la Legione CC.NN. "Val Bradano".[6]
Oggi
[modifica | modifica wikitesto]Il castello ha subito un importante intervento di restauro e consolidamento finalizzato alla sua conservazione nonché alla redistribuzione di alcuni spazi al suo interno;[7][8] da segnalare, in particolare, la realizzazione della sala dedicata alle assemblee del Consiglio comunale, nel corso della quale è venuta alla luce una porzione di uno dei quattro torrioni della fortezza originaria, oltre alla scoperta, al pianterreno, di una cappella votiva interamente affrescata e risalente con ogni probabilità al Cinquecento. Oltre ad alcuni uffici comunali e di promozione turistica del territorio, il castello ospita al primo piano il Museo archeologico di Francavilla Fontana, nel quale sono state raccolti tutti i più importanti rinvenimenti archeologici, di tutte le epoche, effettuate negli anni nel territorio comunale e nei suoi dintorni (e che precedentemente erano custoditi dal Museo archeologico nazionale di Taranto).
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]I progetti del modello orsiniano sono quasi sconosciuti, anche se si ipotizza che all'epoca il castello doveva essere una fortezza con tutte le caratteristiche difensive tipiche dalla zona.[9] Il modello rinascimentale reca ancora tracce visibili sulla struttura: la merlatura, le cornici marcapiano, il fossato e quasi l'intero cortile interno;[9] i tratti settecenteschi presenti sono tuttavia semplici rifiniture della fortificazione.[9]
Architettura esterna
[modifica | modifica wikitesto]Il castello comprende tre piani asimmetricamente distribuiti, che ostentano un evidente eclettismo. È circondato da un largo fossato; Nel pianterreno, dalla superficie scarpata, riconosciamo l'aspetto delle fortezze. È illuminato da monofore e casematte di diverse dimensioni con stipiti strombati.
Una linea marcapiano, la tipica cordonatura a dentelli rinascimentale, circonda quasi continuamente l'intero palazzo. La fila delle finestre del primo piano, finemente decorate e leggermente aggettanti, produce un piacevole contrasto luminoso sulle pesanti masse murarie. Agli spigoli del castello si inseriscono gli stemmi della famiglia Imperiali, sormontati da corona, sorretti da un mascherone, diversi per ogni spigolo e delimitati da grossi grappoli (evidenti segni di gusto barocco).
Sulla facciata principale, leggermente spostato verso occidente, si apre un elegante portale. È compreso tra due colonne, poggiate su dadi e dai capitelli compositi, che sorreggono abachi allungati e si confondono con la trabeazione, limitata da un listello. Lo racchiude un cornice profilata da un toro e particolarmente aggettante ai lati. Gli stipiti sono orlati da tondini che si piegano all'altezza dell'imposta dell'arco, sormontato da un encarpo che ne sottolinea la curva, interrotta, al centro, dallo stemma degli Imperiali. Più imponente è il portale posteriore, spostato verso il lato orientale con un sovrastante balcone in ferro.
Il primo piano, dall'aspetto meno severo, ha le facciate dalle superfici rigidamente verticali, alleggerite da finestre, che sono orlate da cornici raffiguranti, in alcune, petali intrecciati e, in altre, gruppetti di foglioline di alloro racchiuse in anuli. Le sormontano brevi frontoni, ornati con festoni floreali.
Loggiato
[modifica | modifica wikitesto]Sulla facciata orientale si inserisce uno rifinitissimo loggiato di gusto barocco leccese. Si compone di quattro arcate, addossate alla parete entro le quali sono ricavate altrettante porte-finestre, incorniciate da foglioline e sovrastate da timpani triangolari spezzati, sui cui lati si adagia una foglia di palma, sezionata verticalmente e racchiusa da caulicoli. Le colonne che separano le arcate dalla loggia, terminante con una trabeazione che produce un effetto di movimento, sono sorrette da piedistalli. Una balaustra, suddivisa in gruppi di colonnine dalla linea classicheggiante, compresi tra pilastrini, accoglie lo stemma degli Imperiali e conclude la loggia, sorretta da mensoloni robusti. Le colonne sono decorate da motivi di viticci che si avvolgono sinuosamente e le ricoprono completamente, mentre l'intera arcata è decorata con delle rosette.
Architettura interna
[modifica | modifica wikitesto]Piano terra
[modifica | modifica wikitesto]Superato l'androne dalle volte a botte, si accede nel cortile scoperto, di forma quadrata e con un portico triangolare, sorretto da colonne di tipo dorico-tuscanico con capitelli decorati (echino intagliato con un kyma ionico ad ovuli. In questo cortile si aprono varie stanze e corridoi, che un tempo servivano da mensa, uccelleria, prigioni, cantina, magazzini, dispensa ed armeria.
Fonte battesimale
[modifica | modifica wikitesto]Sempre nel cortile interno si trova un fonte battesimale pedobattista datato al XIV secolo ed appartenuto all'antica Chiesa Madre. L'oggetto rivela passate manomissioni; la conca è decorata a baccelli e sull'orlo, segnato da listelli, è scolpito un fregio, raffigurante delfini affrontati, che si legano a motivi floreali che si interrompono nella zona dove è stato sovrapposto lo stemma, a forma di bucranio o testa di cavallo e recante: nella banda di sinistra la croce dei Cavalieri di Malta, in quella destra un grifo alato e sotto un motto in latino.
Piani superiori
[modifica | modifica wikitesto]Lo scalone, probabilmente fatto da Mauro Manieri,[10] porta al ballatoio dal piano superiore, dove si affacciano finestre e porte ornate con cornici e fregi simili alle finestre cinquecentesche della facciata. Le stanze dei due piani sono disposte intorno al cortile e le porte interne "ad orecchio" sono la traccia dell'opera del Manieri.
Nella sala consiliare si trova il seicentesco caminetto in pietra leccese. Esso ha un profilo rimarcato dai festoni floreali degli stipiti, da un motivo di uccelli che si abbeverano nello stesso vaso sul fregio e infine dal timpano a forma di drappo, che accoglie lo stemma Imperiali-Spinola sormontato da una corona e chiuso da due profili femminili incoronati d'alloro.
In quasi tutto il secondo piano le pareti sono abbellite da quadri. Da segnalare le tele raffiguranti Andrea e Michele III Imperiali, l'Ultima cena e Santa Agnese, quest'ultima opera di Pacecco De Rosa.
La sala del Sindaco, detta di San Carlo, conserva la volta a padiglione con decorazioni in stucco e dorate, caricate da successivi lavori di manutenzione. In una delle tante sale è ubicata la cappella di Santa Maria delle Grazie, voluta dallo stesso Michele Imperiali. Purtroppo manca gran parte del ricco arredo degli Imperiali (mobili, gioielli, argenti) che altrimenti abbellirebbero maggiormente gli interni.[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Clavica e Jurlaro, p. 101.
- ^ a b c d Clavica e Poso, p. 74.
- ^ Studi in onore di Giosuè Musca - Google libri, su books.google.it. URL consultato il 12-4-2010.
- ^ Castello Imperiali - Mondimedievali, su mondimedievali.net. URL consultato il 17-6-2010.
- ^ a b Clavica e Poso, p. 75.
- ^ Argentina, p. 147.
- ^ Architetto Fernando Russo: restauro Palazzo Imperiali, su architettorusso.it. URL consultato il 30-9-2010 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2006).
- ^ Ditta Lattanzi s.r.l. - Informazioni sul restauro del castello, su lattanzisrl.it. URL consultato il 30-9-2010.
- ^ a b c Clavica e Poso, p. 76.
- ^ a b Clavica e Poso, pp. 81-82.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Feliciano Argentina, La città natia, Fasano, Schena, 1970, ISBN non esistente.
- Fulgenzio Clavica e Rosario Jurlaro (a cura di), Francavilla Fontana, Milano, Mondadori Electa, 2007, ISBN 978-88-370-4736-8.
- Fulgenzio Clavica e Regina Poso (a cura di), Francavilla Fontana. Architettura e immagine, Galatina, Congedo, 1990, ISBN 88-7786-339-0.
- Primaldo Coco, Francavilla Fontana nella luce della storia, Galatina, Congedo Editore, 1988. ISBN 88-7786-088-X.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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