Alessandro De Stefani

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Alessandro De Stefani nel 1954

Alessandro De Stefani (Cividale del Friuli, 1º gennaio 1891Roma, 13 maggio 1970) è stato un commediografo, scrittore, sceneggiatore e regista cinematografico italiano.

Laureato in giurisprudenza, non praticò mai l'attività forense, e si dedicò al giornalismo collaborando nel corso degli anni con diverse testate, in particolare con le riviste Comœdia e Il dramma.

Autore molto prolifico, scrisse diversi testi per il teatro fin dal 1915, quando esordì con l'opera Il piacere e il peccato, ma i suoi primi successi arrivarono con Il calzolaio di Messina e I pazzi sulla montagna, rispettivamente rappresentati nel 1925 e nel 1926 dalla compagnia teatrale di Luigi Pirandello. Altri successi arrivarono nel corso degli anni trenta-quaranta con altre opere come L'urlo (1934) scritta assieme a Ferruccio Cerio. Fu inoltre traduttore dei maggiori autori teatrali stranieri come William Shakespeare, Henrik Ibsen, Miguel Cervantes e molti altri.

Tra il 1925 e il 1926 fu membro della Società degli Autori voluta da Mussolini. Insieme ad altri intellettuali vicini al fascismo (tra i quali Pirandello, Romagnoli e Bontempelli) firmò una lettera indirizzata a Mussolini nel quale lamentava la partecipazione di autori antifascisti alla commissione incaricata di giudicare gli scrittori. Nel 1926 De Stefani, Pirandello e Paolo Giordani proposero al creazione di un teatro drammatico nazionale di Stato vicino al regime.[senza fonte]

Collaborò attivamente anche con il cinema, fornendo numerosi soggetti e curando le sceneggiature in molti film girati tra il 1918 e il 1954. Fu anche regista di tre film girati nel 1921-22 della Pasquali Film di Torino, e molti anni più tardi ebbe anche un ruolo da comparsa nel film Piccola mia del 1933.

Contribuì inoltre alla breve ma intensa stagione del giallo italiano del primo dopoguerra[1] che in quegli anni veniva prevalentemente pubblicato nella collana de I Libri Gialli della Arnoldo Mondadori Editore.

Emigrò in Argentina alla fine della seconda guerra mondiale, dove lavorò sempre in ambito cinematografico. Rientrato in Italia nel 1948, riprese l'attività teatrale. Lavorò anche in ambito radiofonico (sua la prima radiocommedia trasmessa dall'EIAR nel 1932 dal titolo La dinamo dell'eroismo[2]) e televisivo. Il figlio Stefano sarà anch'esso regista per il piccolo schermo.

  • II piacere e il peccato, 1915
  • Il gioco della bambola, 1917
  • Angeli ribelli, 1919
  • Addio giovinezza!, Milano, Sonzogno, 1919
  • Tristano e l'ombra, Milano, Casa editrice Vitagliano, 1919
  • Malati di passione, Milano, Baldini & Castoldi, 1921
  • Il calzolaio di Messina, Milano, Editrice Alpes, 1926
  • L'Ungheria senza Re, Milano, Milano, Collegiata del Sabaudo, 1926
  • Venere dormiente, Roma, Edizione dei dieci, Sapientia, 1928
  • Lo zar non è morto, Roma, Edizione Sapientia, 1929 (romanzo collettivo, con il "Gruppo dei Dieci")
  • La crociera del Colorado, Milano, Mondadori, 1932
  • I peccati dell'attrice, Milano, Baldini & Castoldi, 1933
  • Equatore, 1934
  • Noi che aspettiamo l'amore, Milano, Baldini & Castoldi, 1935
  • Il pilota della notte, Milano, Mondadori, 1935
  • L'isola della foresta, Milano, Mondadori, 1935
  • Il sentiero per la felicità, Milano, Baldini & Castoldi, 1938
  • Gente con me, Bologna, Cappelli editore, 1956

Filmografia parziale

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Sceneggiatore

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Prosa radiofonica

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  1. ^ Massimo Carloni, Alessandro De Stefani: il giallo tra feuilleton e commedia borghese, in "Metodi e ricerche", luglio-dicembre 1985
  2. ^ S. Raffaeli, Cinema, film, regia: saggi per una storia linguistica del cinema italiano, Bulzoni, 1978, p. 272
  • AA. VV., Enciclopedia dello spettacolo vol. 4, Edizioni varie.
  • M. Ariani, G. Taffon, Scritture per la scena: la letteratura drammatica nel Novecento italiano, Roma, Carocci, 2001, ISBN 88-430-1799-3.
  • G. Marchesi, La letteratura italiana e il cinema, Milano, CUEM, 2009, ISBN 978-88-6001-218-0.
  • A. Sgroi, Rose lubriche e telefoni pallidi: la scena plurale di Alessandro De Stefani, Roma, Bulzoni, 2003, ISBN 88-8319-816-6.

Collegamenti esterni

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