Tito Quinzio Cincinnato Capitolino
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino | |
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Tribuno consolare della Repubblica romana | |
Nome originale | Titus Quinctius Cincinnatus Capitolinus |
Gens | Quintia |
Tribunato consolare | 388 a.C. 385 a.C.[1] 384 a.C. |
Dittatura | 380 a.C. |
Tito Quinzio Cincinnato Capitolino (in latino Titus Quinctius Cincinnatus Capitolinus; fl. IV secolo a.C.) è stato un politico romano del IV secolo a.C. appartenente alla Gens Quintia.
Primo tribunato consolare
[modifica | modifica wikitesto]Nel 388 a.C. fu eletto tribuno consolare con Quinto Servilio Fidenate, Lucio Giulio Iullo, Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo, Lucio Aquilio Corvo e Servio Sulpicio Rufo[2].
I tribuni guidarono i romani in una serie di razzie nei territori degli Equi e in quelli di Tarquinia, dove presero con la forza Cortuosa e Contenebra, che furono saccheggiate[2].
Intanto a Roma i tribuni della plebe cercarono di portare la discussione sulla suddivisione dell'agro pontino, strappato ai Volsci l'anno precedente[3].
Magister Equitum
[modifica | modifica wikitesto]Nel 385 a.C. il Senato nominò Aulo Cornelio Cosso dittatore, per far fronte all'ennesima minaccia portata a Roma dai Volsci e ai possibili disordini interni, dovuti alle richieste della plebe, portate avanti da Marco Manlio Capitolino. Tito Quinzio, già tribuno consolare, partecipò come magister equitum alla guerra contro i Volsci[1][4].
Secondo tribunato consolare
[modifica | modifica wikitesto]Nel 384 a.C. fu eletto tribuno consolare Marco Furio Camillo, Gaio Papirio Crasso, Publio Valerio Potito Publicola, Servio Sulpicio Rufo e Servio Cornelio Maluginense[5].
Tutto l'anno fu segnato dalla vicenda del processo condotto contro Marco Manlio Capitolino, conclusasi con la sua condanna a morte[6].
Dittatura
[modifica | modifica wikitesto]Nel 380 a.C., tribuni consolari con Servio Cornelio Maluginense, Gneo Sergio Fidenate Cosso, Licinio Menenio Lanato, Lucio Valerio Publicola e Publio Valerio Potito Publicola fu nominato dittatore, per fronteggiare gli abitanti di Preneste, che erano arrivati fin sotto porta Collina[7].
Tito Quinzio nominò Aulo Sempronio Atratino magister equitum. I Romani si scontrarono contro i Prenestini vicino al fiume Allia, dove i romani erano stati sconfitti dai Galli di Brenno nell'omonima battaglia. Questa volta i romani ebbero la meglio, mettendo in rotta i Prenestini, che si rifugiarono nella loro città.
Tito Quinzio, dopo aver conquistato le 8 città che si trovavano sotto il dominio di Preneste, ed anche Velletri, costrinse alla resa i Prenesti. Per questi successi, Tito Quinzio poté celebrare il trionfo a Roma[8].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b L'identificazione non è certa, perché Livio cita per i tribuni dell'anno T. Et L. Quinctiis Capitolinis (Ad Urbe condita VI, 2 11), poi per i tribuni dell'anno successivo T. Quinctius Cincinnatus iterum (Ad Urbe condita VI, 2 18) cioè per la seconda volta, quando fosse stato tribuno anche per il 385 a.C., si sarebbe trattato della terza.
- ^ a b Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 4.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 5.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 2, 11.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 2, 18.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI,2, 18-20.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 3, 28.
- ^ Tito Livio, "Ab Urbe Condita", VI, 3, 28-29.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (LA) Ad Urbe Condita, su thelatinlibrary.com.
- William Smith, Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology, Boston, 1870 (archiviato dall'url originale il 13 dicembre 2010).