Palazzo della Madraza
Palazzo della Madraza Palacio de la Madraza | |
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Esterno del palazzo ai giorni nostri | |
Localizzazione | |
Stato | Spagna |
Comunità autonoma | Andalusia |
Località | Granada |
Indirizzo | Calle Oficios |
Coordinate | 37°10′33.81″N 3°35′53.77″W |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Costruzione | 1349 |
Demolizione | 1722-1729 |
Ricostruzione | 1730-1734 |
Stile | barocco |
Realizzazione | |
Proprietario | Università di Granada |
Committente | Yusuf I |
Il palazzo della Madraza (in spagnolo Palacio de la Madraza, anche Yusufiyya, Casa de la Ciencia, Madraza de Granada) era una madrasa sita a Granada, in Andalusia, in Spagna. Fu fondata nel 1349 dal monarca Nasridi Yusuf I, sultano di Granada.[1][2] L'edificio è attualmente parte dell'Università di Granada[2] ed è la sede della Real Academia de Bellas Artes de Nuestra Señora de las Angustias ("Accademia reale di belle arti della Madonna Addolorata").[3]
Si trova sulla strada ora conosciuta come Calle Oficios.[3] La madrasa fu costruita nel cuore della città, vicino alla moschea principale (ora sede della Cattedrale di Granada) e all'Alcaicería[4], poi il bazar d'élite dove si commerciavano seta, oro, lino e altri tessuti.[5]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La madrasa fu fondata nel 1349 da Yusuf I, all'epoca l'emiro Nasridi di Granada.[6][7][8] Le madrase erano un tipo di istituzione islamica di recente introduzione nella regione in quel periodo, avendo avuto origine nel impero selgiuchide (Iran) nell'XI secolo e poi diffusesi progressivamente a ovest.[8][9][10] Le Madrase apparvero poi per la prima volta, alla fine del XIII secolo, nel Marocco governato dai Merinidi, dove ne furono costruite molte in quel periodo (ad esempio la Madrasa as-Saffarin e la Madrasa al-Attarin a Fès), probabilmente influenzando il design dell'adrasa dei Nasridi[7]. La Madrasa di Yusuf I è l'unica importante conosciuta per essere stata costruita ad al-Andalus.[11][6] L'unica altra madrasa conosciuta nel paese era una madrasa privata più piccola costruita in precedenza a Malaga[7]. Come per la maggior parte delle madrase, in altre città, la Madrasa dei Nasridi fu costruita accanto alla moschea principale della città[11].
La motivazione per costruire una tale istituzione era quella di formare ed educare nuovi studiosi (che potevano quindi essere anche burocrati statali[12]), attrarre importanti studiosi all'estero e migliorare il prestigio e la reputazione dei governanti Nasridi come devoti musulmani.[8] L'obiettivo principale dell'educazione era normalmente la legge islamica, la grammatica araba e materie correlate.[9][11][8] Ibn Marzuq studiò qui nel 1354.[7] Anche Ibn al-Khatib fu uno dei primi studenti; tra i suoi insegnanti c'erano Ibn al-Fajjar, Ibn Marzuq e Ibn al-Hajj (lingua e diritto); Ibn al-Hakam e il poeta Ibn al-Jayyab (retorica); e Sheikh Yahya ibn Hudayl (medicina e filosofia).[13]
La Madrasa continuò a funzionare fino alla fine del 1499 o all'inizio del 1500, secondo i termini del Trattato di Granada in cui il sultano Boabdil dell'Emirato di Granada si arrese ai monarchi cattolici Ferdinando e Isabella.[14] Tuttavia, gli eventi successivi a Granada cambiarono drasticamente i metodi benevoli di proselitismo dell'arcivescovo Hernando de Talavera. Nel 1499, una rivolta dei musulmani nella regione di Alpujarra aprì la strada a Francisco Jiménez de Cisneros, in qualità di inquisitore generale, per intervenire nella diocesi di Talavera. In seguito a ciò, il Trattato di Granada del 1491 fu dichiarato unilateralmente nullo dal governo di Isabella e Ferdinando.[15]
Cisneros approfittò della situazione per assaltare la Madrasa, il cui contenuto venne portato nella piazza di Bib-Rambla e bruciato in un falò pubblico. Una volta saccheggiato e chiuso,[16][17] l'edificio fu designato, nel 1500, da Ferdinando II come nuova Casa del Cabildo (municipio[4])[18][16][17]. La maggior parte della struttura originaria della madrasa fu demolita, tra il 1722 e il 1729, e sostituita con un nuovo edificio barocco, progettato da José de Bada, per ospitare il municipio.[10][7]
Nel 1858 il municipio venne trasferito in Plaza del Carmen e l'edificio fu venduto per essere utilizzato come magazzino tessile. Due anni dopo, fu scoperta la principale iscrizione del Mihrab. Ci furono anche alcuni danni da incendio in quest'epoca; la famiglia Echeverría, proprietaria dell'edificio, incaricò Rafael Contreras, lo stesso architetto che aveva restaurato l'Alhambra, di eseguire riparazioni e restauri.[19][11]
La città riacquistò l'edificio all'inizio del XX secolo, portando a ulteriori lavori di restauro nel 1939. Nel 1942 ci fu un tentativo fallito di trasformare l'edificio nella sede di un nuovo Instituto de los Reyes Católicos del Consejo Superior de Investigaciones Cientificas ("Istituto dei Monarchi Cattolici del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche"). Nel 1976 l'edificio divenne parte dell'Università di Granada.[19]L'edificio ha subito una serie di restauri a partire dalla fine del XX secolo. Nel 2006-2007 sono stati effettuati ampi scavi archeologici e l'edificio è stato aperto al pubblico nel 2011.[20]
Materie d'insegnamento
[modifica | modifica wikitesto]Tra le materie insegnate c'erano teologia, diritto[18], medicina, astronomia, logica, matematica inclusa la geometria e meccanica.[19][6]
Ibn Hazm (Fisal) ci fornisce alcune indicazioni del curriculum della "scuola di filosofia andalusa": "Consacra i primi frutti della tua intelligenza alla matematica e inizia la tua educazione scientifica con il suo studio approfondito delle proprietà dei numeri. Quindi passa gradualmente a considerare la posizione degli astri, la forma apparente della sfera celeste, a verificare il passaggio del sole, della luna e dei cinque pianeti (…) tutti gli altri fenomeni e incidenti fisici e atmosferici. A questo si aggiunga la lettura di alcuni libri dei Greci in cui determinano le leggi che governano il ragionamento discorsivo".
Architettura
[modifica | modifica wikitesto]L'edificio originale della madrasa
[modifica | modifica wikitesto]Come era tipico delle opere di Yusuf I, l'edificio era splendido[18]. La sua facciata esterna era rivestita di marmo bianco, parti del quale sono sopravvissute e riutilizzate come lastre di pietra prima di essere trasferite al Museo Archeologico di Granada, dove sono esposte.[6] L'ingresso era probabilmente un portale ad arco a ferro di cavallo incorniciato da un alfiz. La facciata era decorata con iscrizioni di poesia e filosofia, scolpite all'interno dell'alfiz sopra l'ingresso. Tra queste c'erano le parole "Se nel tuo spirito fornisci un posto al desiderio di studiare e di fuggire dalle ombre dell'ignoranza, troverai in esso il bellissimo albero dell'onore. Fai risplendere lo studio come stelle per i grandi, e per coloro che non lo sono, porta loro lo stesso splendore."[21]
La disposizione dell'edificio era originariamente organizzata attorno a una piscina centrale[22]. La maggior parte delle madrase condivideva questo disegno e in genere aveva stanze per studenti disposte intorno al cortile.[6][10] Sul lato sud-est del cortile della madrasa dei Nasridi c'era una sala di preghiera, che oggi è l'unica parte dell'edificio originale che è stata conservata e restaurata[6]. La sala, a cui si accede tramite un portale ad arco decorato a ferro di cavallo, è quadrata e misura 6,84 metri di lato. Ha un soffitto alto e circa a metà delle pareti la stanza passa da una forma quadrata a una ottagonale. Il passaggio dal quadrato all'ottagono si ottiene agli angoli della stanza tramite quattro squinch scolpiti a muqarnas. Il resto delle pareti, in particolare le pareti superiori, sono ricoperte da intricate decorazioni in stucco con motivi arabescati e calligrafici. Anche le pareti superiori sono forate da 16 finestre. In cima alle pareti c'è una cornice di muqarnas che precede il soffitto della cupola in legno.[6][8][23]
Le modifiche Post Reconquista
[modifica | modifica wikitesto]Dopo il completamento della Reconquista e la conversione, al Cabildo fu annessa una casa per ampliare l'edificio. La Sala de Cabildos ottagonale mudéjar fu costruita in quell'epoca; la sua decorazione del 1513 comprendeva un'iscrizione che alludeva alla conquista cristiana della città. Alla fine la piscina fu riempita e convertita ad altri usi, sebbene anche dopo le modifiche del 1554–1556, Francisco Henríquez de Jorquera descriveva un patio con una piscina e un giardino. L'edificio è stato oggetto di importanti modifiche, soprattutto nel 1722-1729 al culmine del barocco, in modo che quello che abbiamo oggi è essenzialmente un edificio del XVIII secolo con elementi di edifici più antichi. L'oratorio o mihrab è originale del XIV secolo; la Sala de los Caballeros XXIV, una sala del consiglio, è in stile mudéjar e presenta un magnifico soffitto artesonado.[19][24][6] La facciata esterna dell'edificio, con una ricca decorazione scolpita intorno alle finestre e all'ingresso, è in stile churrigueresco[6].
Archeologia
[modifica | modifica wikitesto]Gli scavi archeologici nel 2006-2007 hanno portato alla luce vari resti, comprese tracce di edifici più antichi risalenti fino all'XI secolo. Due sepolture umane sono state identificate sotto quello che ora è l'oratorio. Sicuramente risalgono almeno all'XI secolo, e forse anche all'epoca romana, anche se molto probabilmente risalgono a dopo la conquista omayyade della Hispania.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Cynthia Robinson e Simone Pinet, Courting the Alhambra: Cross-Disciplinary Approaches to the Hall of Justice Ceilings, BRILL, 10 dicembre 2008, p. 52, ISBN 978-90-474-2688-2.
- ^ a b (ES) La Madraza, alhambra.org. Accesso 23 gennaio 2010 Archiviato il 27 febbraio 2017 in Internet Archive.
- ^ a b (ES) Real Academia de Bellas Artes de Nuestra Señora de las Angustias, sito ufficiale. Accesso 23 gennaio 2010.
- ^ a b TCI, p. 133.
- ^ Mattei, 2008, pp. 181–182, 183.
- ^ a b c d e f g h i (EN) Ángela Franco, Madrasa Palace, su Discover Islamic Art, Museum With No Frontiers. URL consultato il 26 novembre 2020.
- ^ a b c d e (EN) The Yusufiyya Madrasa, su www.qantara-med.org. URL consultato il 26 novembre 2020.
- ^ a b c d e (EN) Bloom (a cura di), Madrasa, in The Grove Encyclopedia of Islamic Art and Architecture, Oxford University Press, 2009.
- ^ a b (EN) J. Pedersen, G. Makdisi e Munibur Rahman, Madrasa, in Encyclopaedia of Islam, Second Edition, Brill, 2012.
- ^ a b c (FR) Georges Marçais, L'architecture musulmane d'Occident, Paris, Arts et métiers graphiques, 1954.
- ^ a b c d (EN) Jonathan M. Bloom, Architecture of the Islamic West: North Africa and the Iberian Peninsula, 700-1800, Yale University Press, 2020, p. 168, ISBN 978-0-300-21870-1.
- ^ (FR) Yannick Lintz, Claire Déléry e Bulle Tuil Leonetti, Maroc médiéval: Un empire de l'Afrique à l'Espagne, Paris, Louvre éditions, 2014, ISBN 978-2-35031-490-7.
- ^ (ES) Antonio Santo Orcero, Ibn al-Jatib, Diverso Variable, p. 5. senza data. Accesso 24 gennaio 2010. "al-Jatib" è la traslitterazione spagnola di "al-Khatib".
- ^ (ES) Il testo del trattato è su wikisource:es:Tratado de Granada.
- ^ (EN) Edwards, John. (2000). The Spain of the Catholic Monarchs 1474-1520. Malden, MA: Blackwell Publishing.
- ^ a b Javier López Gijón, Quema de Bib-Rambla Archiviato il 3 febbraio 2021 in Internet Archive., Foro Aben Humeya. Accesso 23 gennaio 2010.
- ^ a b (ES) Daniel Eisenberg, Cisneros y la quema de los manuscritos granadinos, in Journal of Hispanic Philology, vol. 16, 1992, pp. 107-124.
- ^ a b c Mattei, 2008, p. 183.
- ^ a b c d Miguel Rodríguez-Pantoja Márquez, Patrimonio artístico y monumental de las universidades andaluzas, Universidad de Sevilla, 1992, ISBN 84-8051-051-X, p. 13–15. Available online on Google Books.
- ^ (EN) Madraza, su Visit Granada. URL consultato il 26 novembre 2020.
- ^ (ES) Antonio Almagro Cardenas, Estudio Sobre Las Inscripciones Rabes de Granada [1870] (2009), BiblioBazaar, LLC, ISBN 1-115-71121-0. pág. 215. Available on Google Books. Il testo doveva essere in origine in arabo; Almagro Cardenas lo tradusse in spagnolo "Si en tu espíritu hace asiento el deseo del estudio y de huir de las sombras de la ignorancia, hallarás en ella el hermoso árbol del honor. Hace el estudio brillar como estrellas a los grandes, y a los que no lo son los eleva a igual lucimiento."
- ^ Mattei, 2008, p. 189.
- ^ Madrasa Yusufiyya, su Archnet. URL consultato il 27 novembre 2020.
- ^ Comienzan las obras de recuperación del interior del Palacio de la Madraza de Granada Archiviato il 3 marzo 2016 in Internet Archive., ideal.es, 2009-02-04, accessed on http://www.webcciv.org 2010-01-24.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Alessandro Cruciani e Piero Lucca, Granada, in GUIDA D'EUROPA, Spagna Portogallo, Milano, Touring Club Italiano, 1975.
- Estudio de la Madraza de Granada a partir del Registro arquelogico y de las metodolgias utilizadas en la intervencion del 2006 (PDF), n. 5, 2008. Include piante, fotografie degli scavi archeologici, ed immagini ottenute con il Georadar.
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