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Mario Tamagno
Mario Tamagno (Torino, 19 giugno 1877 – 1941) è stato un architetto italiano, progettista di numerosi edifici a Bangkok, capitale del Siam, l'odierna Thailandia.
Il Siam di inizio Novecento
[modifica | modifica wikitesto]A quel tempo il paese era l'unico della regione a non essere stato colonizzato, ad est confinava con l'Indocina francese (Laos e Cambogia), ad ovest la Birmania era diventata una colonia dell'Impero britannico, mentre a sud la Malaysia ne era diventata un protettorato. Per conservare l'indipendenza, il Siam aveva dovuto fare enormi concessioni politiche ed economiche alle due superpotenze e fu per limitarne l'influenza che il cambiamento del volto del paese fu affidato ad artisti di un paese estraneo alle vicende interne.[1] La scelta dell'Italia fu fatta da re Chulalongkorn, che nelle sue due visite a Torino fu affascinato dalla monumentale bellezza della città. Dagli ultimi anni dell'Ottocento, diversi ingegneri, architetti ed artisti italiani, soprattutto piemontesi, progettarono e realizzarono i più grandi palazzi, ponti e monumenti che stavano trasformando Bangkok.[1]
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Formatosi all'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, dopo la laurea Tamagno divenne insegnante dello stesso ateneo nel 1895. Si trasferì in Siam nel 1900, assunto dal governo siamese con un contratto di venticinque anni. Fra i molti italiani impiegati come architetti e ingegneri civili durante il regno di Chulalongkorn vi furono anche Emilio Giovanni Gollo, Ercole Manfredi, Carlo Allegri ed Annibale Rigotti.[2]
Alcuni importanti edifici furono progettati da Tamagno insieme al concittadino Rigotti. Fra questi, uno dei primi e dei più importanti fu la Sala del Trono Ananta Samakhom, commissionata dal re Chulalongkorn nel 1907,[3] una splendida costruzione in stile neorinascimentale italiano eseguita con marmo di Carrara. Il progetto strutturale fu realizzato dall'ingegnere Gollo, mentre gli affreschi furono eseguiti dai pittori italiani Galileo Chini e Carlo Rigoli.[2] Il palazzo, oltre a essere una sala di ricevimenti dei sovrani, ha avuto in passato anche la funzione di Parlamento nazionale e di sala espositiva di una mostra permanente di artisti promossa da una fondazione presieduta dalla regina Sirikit.[4]
L'opera fa parte del complesso dell'allora nuovo Palazzo Reale Dusit e fu completata nel 1915, cinque anni dopo la morte del sovrano. Dopo la morte di Chulalongkorn salì al trono il figlio Vajiravudh, che continuò l'opera di modernizzazione architettonica del regno iniziata dal padre.[1]
Altri progetti eseguiti con Rigotti furono quelli di:
- Wat Benchamabophit, realizzato con la direzione dei lavori del principe Narisara Nuvadtivongs, fratello di Chulalongkorn, nei pressi della Sala del trono Ananta Samakhom. È un wat in marmo di Carrara che presenta uno stile misto tra il neoclassico italiano e quello dell'architettura tradizionale buddhista del paese.[5]
- Sala Nongkhran Samoson nel palazzo Suan Sunanda (1911).
- Villa Phitsanulok,[2] originale palazzo in stile gotico veneziano misto ad elementi siamesi, oggi residenza del primo ministro di Thailandia.[4]
- Padiglione siamese all'Esposizione internazionale di Torino del 1911, progettato a Bangkok, l'edificio presentava in prevalenza lo stile tradizionale siamese.[6]
- La ricostruzione della Chiesa di Santa Croce (1913), edificata in origine da portoghesi nel 1770.[3]
- Sala del trono Thewarat Sapharom nel palazzo Phaya Thai, per alcuni anni residenza del re Vajiravudh (C. 1910)
I progetti realizzati esclusivamente da Tamagno in Thailandia comprendono:
- Il ponte Makkhawan Rangsan.
- Ristrutturazione dell'hotel Oriental, sulla riva del Chao Phraya.
- La prima sede della Siam Commercial Bank, prima banca del Siam (1910).
- Il palazzo Bang Khun Phrom (1906).
- La sala residenziale Suan Kularb e la sala del trono Abhisek Dusit, oggi sede del museo dell'artigianato thai, nel complesso del Palazzo Dusit.
- Stazione di Hua Lamphong (1907).[6]
- Biblioteca Neilson Hays (1920–22)[3]
Durante il soggiorno in Thailandia, Tamagno sposò una donna italiana e tornò in patria al termine del contratto con il governo siamese.
Galleria d'immagini
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Facciata principale della stazione Hua Lamphong
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Phra Ubosot del Wat Benchamabophit
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Sala del trono, Palazzo Phaya Thai
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Sala del trono Abhisek Dusit, nel complesso del Palazzo Reale Dusit
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Tiziano Terzani, e Bangkok celebra Silpa il fiorentino, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 1992. URL consultato il 29 novembre 2010 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2016).
- ^ a b c (EN) The Italian jobs[collegamento interrotto], nationmultimedia.com
- ^ a b c (EN) Italian architects in Bangkok monuments to their artistry, tour-bangkok-legacies.com
- ^ a b (EN) Italians at the Court of Siam Archiviato l'11 luglio 2013 in Internet Archive., documento PDF, dantebangkok.com
- ^ (EN) Andrew Burke, Celeste Brash, Austin Bush e Brandon Presser: Thailand's Islands & Beaches, p. 85. VII edizione. Lonely Planet 2010. ISBN 1741794137
- ^ a b (EN) Tamagno, Mario Archiviato il 16 aprile 2016 in Internet Archive., italyworldsfairs.org
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Bressan, Luigi: Ercole Manfredi: One of the great architects of Bangkok (1883–1973), Italian-Thai studies from the nineteenth century to present, Bangkok: Università Silpakorn, Bangkok, 1997.
- (EN) Noobanjong, Koompong: Power, Identity, and the Rise of Modern Architecture: From Siam to Thailand. Universal-Publishers, 2003. ISBN 978-1-58112-201-5.
- Leopoldo Ferri De Lazara, Paolo Piazzardi, Alberto Cassio: Italiani alla corte del Siam–Italians at the Court of Siam–ชาวอิตาเลียนในราชสำนักไทย. Amarin Printing and Publishing, Bangkok, 1996 ISBN 978-974-8364-60-5
- Filippi, Francesca: Da Torino a Bangkok, Marsilio Editori, 2008. ISBN 978-88-317-9512-8
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