John Plessington
San John Plessington | |
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Martire inglese | |
Nascita | Garstang, 1637 |
Morte | Boughton, 19 luglio 1679 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 15 dicembre 1929 da papa Pio XI |
Canonizzazione | 25 ottobre 1970 papa Paolo VI |
Ricorrenza | 19 luglio |
John Plessington (Garstang, 1637 – Boughton, 19 luglio 1679) è stato un presbitero inglese; martirizzato sotto Carlo II, è venerato come santo della Chiesa cattolica e ricordato come uno dei Santi quaranta martiri di Inghilterra e Galles.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]John Plessington nacque nel 1637 a Garstang, nel Nord-ovest dell'Inghilterra, figlio di Robert Plessington ed Alice Rawstone, entrambi cattolici. Il padre aveva sostenuto re Carlo I contro il Parlamento durante la guerra civile. Con la sconfitta del re fu messo in prigione e buona parte dei suoi beni gli vennero sequestrati[1]. Nonostante ciò, decise che John sarebbe diventato un sacerdote cattolico.
Fu educato dai Gesuiti a Scariskbrick Hall, poi entrò in seminario al Collegio di Saint-Omer, nelle Fiandre[2]; successivamente studiò al collegio di Sant'Albano di Valladolid. Fu ordinato sacerdote a Segovia il 25 marzo 1662.
Nell'aprile dell'anno successivo tornò in Inghilterra, dove fece opera d'apostolato a Holywell, nel Galles, e nella vicina contea del Cheshire, sotto i falsi nomi di John Scarisbrick e William Pleasington. Per sedici anni svolse la sua missione di sostegno spirituale ai cattolici. Fu ospitato da una famiglia devota a Puddington Hall, vicino a Chester. Fu proprio a Chester che Plessington fu arrestato nel pieno delle persecuzioni anti-cattoliche scatenate dal cosiddetto «complotto papista». Fu denunciato da tre rinnegati cattolici[1]. Dopo due mesi di reclusione nel castello di Chester, nel maggio 1679 fu processato per alto tradimento, capo d'imputazione architettato ad hoc per condannare i cattolici. Venne condannato a morte in base all'«Editto n. 27» di Elisabetta I.
Il 19 luglio 1679 fu portato a Boughton, un sobborgo di Chester sull'argine del fiume Dee, luogo dell'esecuzione[3]. Prima di salire sul patibolo si rivolse alla folla e disse:
«Qualcuno dirà che un sacerdote ordinato per autorità della Chiesa di Roma è, secondo la legge nazionale, un traditore; ma se così fosse, che cosa dovrebbe accadere a tutto il clero della Chiesa d'Inghilterra? Infatti, i primi vescovi protestanti ricevettero l'ordinazione da quelli della sede di Roma. E i vescovi di oggi sono ordinati da quelli che seguirono i primi. [...] Non conoscono coloro che hanno testimoniato contro di me, ma perdono chi è o è stato causa della mia morte, e spero che possa pentirsi profondamente. Dio benedica il Re e la famiglia reale. Ora mi raccomando alla misericordia di Dio»
La sentenza fu eseguita per impiccagione, sventramento e squartamento. Dopo il supplizio, le membra sventrate furono cinicamente restituite alla famiglia. Il corpo, ricomposto, fu sepolto nel cimitero della chiesa di San Nicola a Burton, un villaggio della penisola di Wirral, che divenne meta di pellegrinaggi.
Alcuni paramenti a lui attribuiti sono conservati nella chiesa di San Vinifredo a Neston e un ritaglio di lino macchiato del suo sangue è esposto nella chiesa di San Francesco d'Assisi a Chester[1].
Culto
[modifica | modifica wikitesto]John Plessington fu beatificato da Pio XI il 15 dicembre 1929 e fu canonizzato da Paolo VI il 25 ottobre 1970 insieme ad altri 39 martiri inglesi e gallesi.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Giuliana Vittoria Fantuz, Inghilterra di sangue. I Quaranta Martiri inglesi e gallesi da Enrico VIII a Carlo II, Milano, Edizioni Ares, 2022, pp. 251-53.
- ^ La cittadina fu conquistata da re Luigi XIV nel 1667 ed annessa al Regno di Francia.
- ^ (EN) John Bingham, The priest in the pub: could mystery bones be relics of saint?, 19 ottobre 2015. URL consultato il 10 febbraio 2020.
- ^ MARTIROLOGIO, su vatican.va. URL consultato il 9 febbraio 2020.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- John Plessington, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 2022106 · ISNI (EN) 0000 0000 5031 552X · LCCN (EN) no88000925 |
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