Christo Wiese

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Christoffel H. Wiese (Upington, 10 settembre 1941) è un imprenditore sudafricano che ha fatto fortuna nel consumo al dettaglio fino ad essere uno degli uomini più ricchi del Sudafrica[1] per poi essere coinvolto nello scandalo dei conti truccati del gigante Steinhoff International Holdings.

Christoffel Wiese[2] (chiamato normalmente Christo Wiese) ha studiato alla Paarl Boys High School nella regione del Capo Occidentale in Sudafrica,[3] quindi si è laureato in giurisprudenza all'Università di Stellenbosch.

Dopo l'università, Wiese ha praticato legge per alcuni anni prima di entrare come direttore esecutivo di Pepkor, la catena di discount di abbigliamento che i suoi genitori hanno aiutato a fondare nel 1965[4][5] fino ad averne il controllo con una partecipazione del 44%.[6] Ha quindi acquisito per 1 milione di rand (equivalente a 122.000 USD) Shoprite, una catena di otto supermercati a Città del Capo. L'ha fatta diventare un'attività multimiliardaria grazie anche a varie acquisizioni e strategie di espansione realizzate nei primi trent'anni.

Dopo aver rilevato il distributore Senta, Wiese ha iniziato ad espandere la sua attività in nuove sedi in franchising per i grandi magazzini Shoprite.[7] Ha anche acquistato da una società sudafricana di birre in difficoltà OK Bazaars per un rand nel 1997, arrivando ad avere 157 supermercati e 146 negozi di arredamento e creando posti di lavoro nella zona.[7] Nel 2011, i negozi Shoprite di Wiese erano considerati in Sudafrica il sesto marchio preferito in assoluto.[7] Oltre a Shoprite, Wiese è riuscito anche a possedere più di 1.200 punti vendita aziendali sotto vari nomi.[8] Le azioni di Shoprite, quotate alla Borsa di Johannesburg, sono aumentate del 50% sul mercato azionario sudafricano dal marzo 2011 al marzo 2012[1] mentre Wiese ha realizzato un profitto di 1,5 miliardi di dollari. Operando in settori quali finanza, beni di consumo, banche, moda, immobili, vendita al dettaglio, è diventato uno dei dieci uomini più ricchi del Sudafrica.[6] Possiede anche varie proprietà tra cui una riserva di caccia privata nel deserto del Kalahari e il prestigioso produttore di vino, la Lourensford Estate.[1]

Nel 2014 Christo Weise ha ceduto Pepkor a Bruno Steinhoff, proprietario della Steinhoff International, un conglomerato quotato alla Borsa di Francoforte e specializzato nella vendita di mobili, fondato in Germania e poi trasferitosi per i costi più bassi a Johannesburg, attraverso un'operazione di compravendita in azioni e contanti. Alla fine dell'operazione è nata una nuova società chiamata sempre Steinhoff International Holdings con sede ad Amsterdam ed in cui Wiese è il presidente e il singolo maggiore azionista con il 40% del capitale mentre Bruno Steinhoff è sceso al 5%. All'epoca Wiese aveva un patrimonio netto valutato in 6,8 miliardi di dollari.[9]

Nell'aprile 2015 Wieste ha acquistato, attraverso una sua società di investimento, Brait, l'80% di Virgin Group per 682 milioni di sterline e valutando quindi l'attività 1,3 miliardi di sterline, debito compreso. La società continuerà ad operare con il marchio Virgin Active.[10]

Nel 2017 è esploso lo scandalo contabile sui bilanci di Steinhoff International a partire dal 2009. Wiese si è dimesso quell'anno dall'incarico di presidente ma ha subito una forte perdita finanziaria quando il prezzo delle azioni è crollato. Nel settembre 2017 il suo patrimonio era ancora valutato 5,1 miliardi,[11] nel dicembre 2017 il patrimonio era precipitato a 742 milioni dagli oltre 6 miliardi di appena tre anni prima.[12][9] Nel marzo 2019 ha annunciato che stava facendo un reclamo da 4 miliardi di dollari contro Steinhoff.

Wiese è sposato, vive a Città del Capo e ha tre figli.[1]

Wiese ha dovuto affrontare una battaglia legale per recuperare 1 milione di dollari che trasportava mentre si imbarcava su un volo dalla Gran Bretagna al Lussemburgo nel 2009. Questo importo è stato confiscato dai funzionari doganali poiché la somma era nel suo bagaglio in contanti e raccolti in elastici.[13]

Nell'agosto 2012, Wiese ha avuto problemi con il fisco sudafricano (SARS) per tasse arretrate.[14][15]

  1. ^ a b c d (EN) Christoffel Wiese, su Forbes.com.
  2. ^ (EN) Christoffel Wiese, in BusinessWeek. URL consultato l'8 gennaio 2015.
  3. ^ (EN) About the richest men in South Africa (PDF), su sabsa.co.za, 5 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2013).
  4. ^ (EN) Mfonobong Nsehe, Meet South African Billionaire Christo Wiese, Mr. Shoprite, in Forbes, 24 luglio 2012. URL consultato l'8 gennaio 2015.
  5. ^ (EN) Pepkor profile, in Bloomberg Businessweek. URL consultato il 31 luglio 2010.
  6. ^ a b (EN) Christoffel Wiese, in Who's Who SA, 20 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2012).
  7. ^ a b c (EN) About our company, in Shoprite. URL consultato il 25 aprile 2008 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2008).
  8. ^ (EN) Shoprite Holdings Geographical Spread, in Shoprite. URL consultato il 9 settembre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2011).
  9. ^ a b (EN) Wiese Loses Bilionaire Status, su BusinessTech. URL consultato l'11 dicembre 2017.
  10. ^ (EN) Julia Kollewe, Virgin Active stake sold to South Africa's Brait for £682m, in The Guardian, 16 aprile 2015. URL consultato il 16 aprile 2015.
  11. ^ (EN) Christoffel Wiese, in Forbes. URL consultato il 4 settembre 2017.
  12. ^ (EN) Joshua Cheetham e Daniele Palumbo, Steinhoff investors decide fate of firm, su bbc.co.uk, 19 dicembre 2017. URL consultato il 19 dicembre 2017.
  13. ^ (EN) Clare O'Connor, This Is What Happens When A Billionaire Tries To Get On A Plane With $1 Million Cash In His Luggage, in Forbes. URL consultato il 9 luglio 2017.
  14. ^ (EN) South Africa’s third wealthiest man owes the taxman $250 million, su Mining.com.
  15. ^ (EN) Christo Wiese's R2bn tax bill, su fin24.com. URL consultato il 19 dicembre 2017.
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