Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
Associazione Nazionale Combattenti e Reduci | |
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Sulla sinistra il palazzo della sede | |
Abbreviazione | ANCR |
Fondazione | 1919 |
Scopo | Tutela degli interessi materiali e morali dei combattenti e dei reduci di guerra |
Sede centrale | Roma |
Indirizzo | Viale Castro Pretorio 116 |
Presidente | Prof. Antonio Landi |
Sito web | |
L'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, in acronimo ANCR, è un ente morale di diritto privato, che associa i reduci della prima e della seconda guerra mondiale.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il 29 aprile 1917 a Milano, nel salone degli esercenti di piazza San Sepolcro, venne fondata l'Associazione Nazionale fra Mutilati e Invalidi di Guerra (ANMIG),[1] che tenne il suo primo congresso a Roma tra il 10 e l'11 marzo 1918, quando fu eletto presidente il capitano Dante Dall'Ara.[2] Nel novembre del 1918, subito dopo la fine della prima guerra mondiale, l'ANMIG si propose di raccogliere le associazioni combattentistiche già esistenti in un'unica organizzazione nazionale, indipendente e apolitica.[3]
Il 18 marzo 1919, le varie sezioni combattentistiche si riunirono a Milano nel primo convegno dell'Associazione Nazionale Combattenti (ANC).[4] L'associazione nacque con il proposito di rinsaldare i legami sviluppato tra i soldati durante la guerra, ma principalmente per difendere i diritti dei combattenti e consentigli di ottenere la rappresentanza nelle istituzioni.[4][5] Il 22 giugno 1919 si tenne a Roma il primo congresso dell'ANC, che contava già 600000 iscritti (nello stesso periodo l'ANMIG circa 120000)[6] dove il presidente del comitato centrale Fabio Luzzatto espresse le prime posizioni politiche dell'associazione: favorevole a Fiume italiana e contraria al ritorno al governo di Giovanni Giolitti, secondo i congressisti inoltre «la guerra ebbe un carattere eminentemente rivoluzionario di liberazione e di rinnovamento».[7] Il congresso si tenne in concomitanza con l'insediamento del governo Nitti, a cui i combattenti si dichiararono contrari, espressero inoltre un primo programma politico e l'intenzione di partecipare alla vita politica nazionale.[8] Con lo sciogliemnto della Camera, il 15 settembre 1919 l'ANC decise di prendere direttamente parte alle elezioni politiche, sia con liste proprie, sia con candidature nelle liste costituzionali.[9]
Alle elezioni politiche italiane del 1919 si presentò come lista del Partito dei Combattenti e ottenne il 4,1% e 20 seggi. In questa legislatura il Partito dei Combattenti siede tra i banchi dell'opposizione insieme ai socialisti e ai radicali. I combattenti formarono alla Camera il gruppo del Rinnovamento Nazionale, con 30 deputati.[10] Tra gli eletti, Gaetano Salvemini, dimessosi dal gruppo poco dopo la sua formazione a causa delle posizioni espansionistiche nell'Adriatico. Seguirono le dimissioni di Antonio De Viti De Marco. Il 20 agosto 1920 si formò poi il Partito del Rinnovamento Nazionale.
Al Congresso di Napoli del 28 agosto 1920, «Luigi Gasparotto fu delegato a nominare una commissione di 5 cinque membri per esaminare la posizione degli accusati e degli accusatori della Giunta esecutiva del Comitato centrale dell'Associazione, che era stata nominata dal precedente Congresso nazionale (Roma, giugno 1919). La Commissione di inchiesta (...) fu costituita il 25 gennaio 1921 e fu presieduta, su proposta dello stesso Gasparotto, dal senatore Francesco Lorenzo Pullè. Il termine previsto per il termine dei lavori era fissato al 25 marzo 1921», quando si ebbe la pubblicazione di una relazione, nota come "Lodo Pullé"[11].
Alle elezioni politiche italiane del 1921, il Partito dei Combattenti prese l'1,7% dei voti e 10 seggi nella Camera dei Deputati. Questa volta entrò a far parte della coalizione di destra formata dai fascisti e dal Blocco Nazionale.[12] La gran parte degli ex rinnovatori si unì al gruppo della Democrazia Sociale.
Il governo Mussolini ai sensi del regio decreto 17 giugno 1923 n. 1371 dotò l'associazione di un nuovo statuto, e molti esponenti alle elezioni politiche del 1924 entrarono nel Listone fascista. Al congresso degli ex combattenti, svoltosi ad Assisi nel luglio 1924, fu eletto presidente Ettore Viola, che promosse un documento a favore dell'indipendenza dell'associazione dal fascismo[13]. Così il 2 marzo 1925, a seguito di un decreto di Mussolini, fu nominato un triunvirato reggente l'associazione. Dal 1927 al 1943 ne fu presidente Amilcare Rossi.
Dopo la seconda guerra mondiale, tornato Viola alla presidenza, nel 1947 l'ANC si fuse con l'Associazione Nazionale Reduci (ANR) dando vita all'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci.[14] Oggi fa parte integrante della Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane ed è iscritta all'albo del Ministero della difesa, ai sensi del decreto del ministro della Difesa del 5 agosto 1982.
Obiettivi
[modifica | modifica wikitesto]È oggi un'associazione apolitica e apartitica che ha la rappresentanza e la tutela degli interessi materiali e morali dei combattenti e dei reduci di guerra iscritti all'associazione; mantiene anche vincoli di cameratismo con le tutte le associazioni d'arma consimili.
L'associazione promuove iniziative istituzionali conformi alle finalità sociali (raduni, cerimonie, attività ricreative, tutela degli iscritti, ecc.).
Risultati elettorali
[modifica | modifica wikitesto]Data elezione | Numero di voti | % dei voti | Seggi ottenuti | Differenza |
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1919 | 232 923 | 4,10 | 20 / 508 |
|
1921 | 113 839 | 1,72 | 10 / 535 |
10 |
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La costituzione a Milano dell'Associaz.ne Naz.le fra mutilati ed invalidi di guerra, in Corriere della Sera, 30 aprile 1917.
- ^ Il Congresso dei mutilati a Roma, in Corriere della Sera, 11 marzo 1918.
- ^ Una grande Associazione fra i reduci della guerra, in Corriere della Sera, 7 novembre 1918.
- ^ a b Il primo convegno della Associazione nazionale dei combattenti, in Corriere della Sera, 18 marzo 1919.
- ^ SIUSA - Associazione nazionale combattenti e reduci - ANCR, 1918
- ^ Le organizzazioni degli ex-combattenti, in Corriere della Sera, 5 giugno 1919.
- ^ Il Congresso dei combattenti, in Corriere della Sera, 23 giugno 1919.
- ^ I combattenti deliberano al congresso di partecipare alla vita poltiica, in Corriere della Sera, 24 giugno 1919.
- ^ Il C.C. dell'Associazione dei mutilati per decidere sulle elezioni, in Corriere della Sera, 15 settembre 1919.
- ^ Il parlamento dopo il voto, in Corriere della Sera, 23 dicembre 1919.
- ^ Senato della Repubblica, FONDI ACQUISITI DALL'ARCHIVIO STORICO, Commissione d'inchiesta sulla cessata Giunta esecutiva del Comitato centrale dell'Associazione nazionale combattenti (1919 - 1922).
- ^ Piergiorgio Corbetta; Maria Serena Piretti, Atlante storico-elettorale d'Italia, Zanichelli, Bologna 2009
- ^ Antonio Bianchi, La Spezia e Lunigiana: società e politica dal 1861 al 1945, Milano, Franco Angeli s.r.l., 1999, p. 226, ISBN 88-464-1254-0.
- ^ La Storia - Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, su www.combattentiereduci.it. URL consultato il 23 maggio 2022.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane
- Ministero della difesa
- Opera Nazionale Combattenti
- Veterano di guerra
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su combattentiereduci.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 267568355 · LCCN (EN) no2006123878 · J9U (EN, HE) 987007590143805171 |
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