Utente:Eva4/sandbox
Della Rovere (Accurimbono, 12/5/2009)
- Alessandro Della Rovere, senatore del Regno e politico italiano
- Domenico della Rovere, vescovo di Asti
- Domenico della Rovere , cardinale e vescovo di Torino
- Francesco Maria Della Rovere, doge di Genova
- Francesco Maria I della Rovere, condottiero rinascimentale e duca di Urbino.
- Francesco Maria II della Rovere, condottiero, duca di Urbino e di Sora, signore di Pesaro, Senigallia, Fossombrone e Gubbio
- Giovanni della Rovere, condottiero rinascimentale
- Giulio della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Giulio della Rovere, frate agostiniano convertito al protestantesimo
- Guidobaldo II della Rovere, duca di Urbino, figlio di Francesco Maria I della Rovere e di Eleonora Gonzaga.
- Livia della Rovere, ultima duchessa di Urbino
- Patrizia Della Rovere, attrice e conduttrice televisiva italiana
- Vittoria della Rovere, granduchessa di Toscana, moglie di Ferdinando II de' Medici
- Galeotto Franciotti della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Leonardo Grosso della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Clemente Grosso della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Lucrezia Lante della Rovere, attrice italiana
- Marcello Lante della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Alessandro Lante Montefeltro Della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Federico Marcello Lante Montefeltro Della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Marco Vigerio della Rovere, cardinale della Chiesa cattolica
- Leonardo (Beltramo) di Savona
- Francesco della Rovere (1414-1484), Papa Sisto IV
- Raffaelo della Rovere
- Leonardo della Rovere, Duca di Sora
- Giuliano della Rovere, (1443-1513), Papa Giulio II
- Felice della Rovere (illegittima Savona c. 1483 – Bracciano 27 settembre 1536) ∞ Gian Giordano Orsini, duca di Bracciano
- Giovanni della Rovere (1457-1501), Duca di Urbino e di Sora.
- Francesco Maria I della Rovere (1490-1538), Duca di Urbino
- Guidobaldo II della Rovere (1514-1574), Duca di Urbino
- Francesco Maria II della Rovere (1549-1631), Duca dal 1574 al 1621, e ancora brevemente nel 1623, cede Urbino al papato nel 1626.
- Federico Ubaldo della Rovere (Pesaro, 16 maggio 1605-29 giugno 1625), Duca di Urbino ∞ 1621 Claudia de' Medici (1604-1648)
- Vittoria della Rovere (Pesaro, 7 febbraio 1622-6 marzo 1694), Granduchessa di Toscana, ultima esponente del ramo primigenio, sposa di Ferdinando II de' Medici
- Federico Ubaldo della Rovere (Pesaro, 16 maggio 1605-29 giugno 1625), Duca di Urbino ∞ 1621 Claudia de' Medici (1604-1648)
- Francesco Maria II della Rovere (1549-1631), Duca dal 1574 al 1621, e ancora brevemente nel 1623, cede Urbino al papato nel 1626.
- Giulio della Rovere († 1578), Cardinale
- Ippolito della Rovere (illegittimo, Castelleone di Suasa, 1554, † Roma, 27 luglio 1620), marchese di San Lorenzo in Campo.
- Livia della Rovere, (16 dicembre 1585 - † Castelleone di Suasa, 6 luglio 1641) sposa il 26 aprile 1599 a Casteldurante Francesco Maria II della Rovere
- Giulio della Rovere († 1636)
- Ippolito della Rovere (illegittimo, Castelleone di Suasa, 1554, † Roma, 27 luglio 1620), marchese di San Lorenzo in Campo.
- Giulia della Rovere († 1563)
- Guidobaldo II della Rovere (1514-1574), Duca di Urbino
- Francesco Maria I della Rovere (1490-1538), Duca di Urbino
Domjean è un comune francese di 958 abitanti situato nel dipartimento della Manica nella regione della Bassa Normandia. Fa parte del cantone di Tessy-sur-Vire nella circoscrizione (arrondissement) di Saint-Lô.
I suoi abitanti si chiamano domjeanais.
Annidato nel tipico bocage della Francia nordoccidentale, Domjean è un villaggio caratteristico per le sue case di pietra e i numerosi sentieri che si snodano per una cinquantina di km nell'ambiente naturale circostante. Al centro dell'abitato vi è un piacevole parco paesaggistico ricco di viali alberati e aiole con ogni varietà di fiori.
Luogi e monumenti
[modifica | modifica wikitesto]- La chiesa di San Giovanni Battista (già possesso di Riccardo I e dell'abbazia di Mont Saint-Michel), ornata di grandi statue (San Giacomo, Ecce Homo, Vergine col Bambino in trono, I dodici apostoli bassorilievo d'altare del XV secolo), una monumentale Via Crucis e affreschi moderni.
- Il teatro del parco, ove si tengono spettacoli e concerti all'aperto in estate.
- Una seconda Via Crucis presso la Chapelle sur Vire.
- Le gole della Vire.
Église : retable aux Apôtres (15e), carillon de 11 cloches... Vallon de la Vire à son confluent avec le Jacre Château de l'Angotière (16e/19e) : pigeonnier (15e), parc, point de vue Château de Boutemont (19e) Théâtre de verdure Chemin de croix monumental (19e)
La saison musicale: concerts classiques et de musique sacrée à l’église, jazz, rock et folklore au théâtre de verdure. (The music season: classical concerts and sacred music in the church, jazz, rock and folk in the open air theatre.) Le salon de peinture: début juillet à la mi-août. (The paintings salon: from the beginning of July to mid-August.) A Noël: crèche et illuminations (chemin de la Nativité). (At Christmas: crib and illuminations (path of the Nativity).) La chocolaterie "les chemins d’Argoule". ("Les Chemins d'Argoule" chocolates.)
Nicola Consiglio (Bisceglie, 21 febbraio 1874 – Bisceglie, 3 dicembre 1975) è stato un giurista italiano, esperto di affari ecclesiastici.
Laureatosi brillantemente in giurisprudenza all’Università di Napoli nel 1896, entrò in magistratura nel 1900 e fu assegnato quale pretore a Trani. Successivamente venne chiamato alla Direzione generale per gli affari di culto presso il Ministero della Giustizia dove si occupò della spinosa questione del santuario di Pompei dopo la morte del suo fondatore Bartolo Longo (1926). Benché cattolico liberale e non allineato al fascismo, fu stretto collaboratore del ministro Alfredo Rocco, che lo volle come successore di Domenico Barone nelle trattative con Francesco Pacelli[1], il cardinal Pietro Gasparri e monsignor Francesco Borgongini Duca per l’elaborazione tecnica e la stesura dei Patti Lateranensi del 1929. Redasse inoltre la legge del 1930 [2] che dava disciplina e riconoscimento giuridico alle comunità israelitiche, anche questa frutto di incontri e trattative bilaterali[3] e accolta favorevolmente dalla maggior parte delle Comunità Ebraiche italiane[4]. Passato alla Direzione generale degli affari penali, qui terminò la sua carriera nel 1941 per raggiunti limiti di età con il titolo di procuratore generale onorario della Corte di cassazione.
Oltre all’adorata moglie, la nobildonna Matilde Carcano figlia del duca Domenico Carcano di Trani, amò appassionatamente la sua città natale, Bisceglie, dove era solito ritornare appena poteva staccarsi dagli impegni del lavoro e dove per tutti era “sua eccellenza”. La sua casa in via Giulio Frisari 27, dimora avita fin dal Settecento (cui risale la struttura con loggiato interno su due piani) contenente dipinti di scuola napoletana e di Salvator Rosa, è tuttora nota come Palazzo Consiglio. Qui poté festeggiare il secolo di vita, omaggiato fra gli altri dall’arcivescovo di Bisceglie, monsignor Giuseppe Carata. I suoi concittadini ne hanno perpetuato la memoria intitolandogli una via.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Avvocato e giurista della Santa Sede, era il fratello dell'allora nunzio apostolico in Germania Eugenio Pacelli, poi papa Pio XII. Morì un mese prima della firma dei Patti.
- ^ Regio decreto n. 1731 del 30 ottobre 1930 sulle Comunità israelitiche e sull'Unione delle medesime (e il Regio decreto n. 1561 del 19 novembre 1931 con le relative norme attuative), abrogati nel 1989 in seguito all'approvazione parlamentare della nuova intesa (febbraio 1987) fra la Repubblica Italiana e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Legge n. 101 dell'8 marzo 1989).
- ^ In ambito ebraico, il Regio decreto del 1930 è talora denominato anche "Legge Falco" per sottolineare il ruolo determinante che vi ebbe il giurista ebreo Mario Falco.
- ^ Giulio Disegni, Ebraismo e libertà religiosa in Italia: dal diritto all'uguaglianza al diritto alla diversità, Torino, Einaudi, 1983, p. 120.
FONTIIIIII e rendere + sobrio.
Unione delle comunità ebraiche italiane
Giorgio Melchiori
Cresciuto alla scuola di anglistica creata da Mario Praz alla Sapienza di Roma, Giorgio Melchiori si dedicò all’attività accademica fin dai primi anni della Seconda guerra mondiale, dopo una breve parentesi come redattore presso l’agenzia ANSA di Roma. Fu l’Università di Torino a vedere i suoi esordi, ma nel 1947 ritornò a Roma, prima alla Sapienza e quindi all’Università Roma Tre, dove insegnò a lungo lingua e letteratura inglese divenendo col tempo una sorta di figura mitologica, un “mostro sacro” ammirato dai colleghi e idolatrato dai suoi studenti. Autore prolifico di saggi critici, la ricchezza della sua produzione non andò mai a scapito dell’alta qualità della ricerca, sia quando affrontò le scelte antologiche dei Poeti metafisici inglesi (Milano, 1964) e di John Donne (Milano, 1983), sia nelle approfondite indagini sull’opera dell’irlandese James Joyce (Joyce barocco, Bulzoni; Joyce: il mestiere dello scrittore, Einaudi). Tuttavia, l’autore cui dedicò le sue maggiori e migliori attenzioni fu William Shakespeare (Shakespeare: politica e contesto economico, Bulzoni; Shakespeare all’opera. I drammi nella librettistica italiana, Bulzoni).
Apprezzato maestro di tutti gli anglisti italiani, Melchiori fu riconosciuto come uno dei più autorevoli esperti di letteratura in lingua inglese e un vero e proprio specialista di Shakespeare, tanto da essere insignito nel 1991 del titolo di “Commander of the British Empire”. Fu anche membro onorario dell’International James Joyce Foundation e dello Shakespeare Birthplace Trust, socio della British Academy, dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia dei Lincei, vincitore del premio Grinzane Cavour per traduttori nel 1986 e del premio di storia letteraria Natalino Sapegno nel 2005. Nella sua vasta bibliografia, ricca di edizioni critiche di singoli drammi shakespeariani, spiccano due opere fondamentali: l’edizione critica del Teatro completo di Shakespeare per “I Meridiani” della Mondadori (9 volumi, 1976-91) e il saggio Shakespeare. Genesi e struttura delle opere (Laterza, 1999? 2001) in cui ricostruì il processo creativo del “bardo”, inquadrandolo nel contesto di una vita dedicata per intero a una professione soggetta alle esigenze dello spettacolo, alle condizioni sempre mutevoli delle scene londinesi, ai condizionamenti e agli stimoli di un pubblico variegato e partecipe, e infine alle interferenze di una censura sempre vigile in un clima di profonda e rapida evoluzione.
Con altri due noti anglisti italiani, Nemi D’Agostino e Agostino Lombardo, anch’essi allievi di Mario Praz, nel 1975 pubblicò Teatro elisabettiano. Marlowe, Webster, Ford (Accademia Olimpica).
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Addio a Giorgio Melchiori, principe degli anglisti - Adnkronos 10 febbraio 2009, su adnkronos.com.
- Addio a Giorgio Melchiori - Paolo Brama 11 febbraio 2009, su dazebao.org.
- Giorgio Melchiori - Michele Marrapodi dicembre 2007, su lospecchiodicarta.unipa.it.