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Passatismo
Il passatismo, termine che richiama quello di "passato", è l'atteggiamento proprio di chi sostiene una forma di conservazione culturale e ideologica contraddistinta da ostinato attaccamento alle idee, alle espressioni artistiche, agli usi e comportamenti del passato e ai valori della tradizione.[1]
Futurismo
[modifica | modifica wikitesto]L'accusa di passatismo era solita comparire nelle polemiche futuriste contro i conservatori della tradizione letteraria e culturale. Il Futurismo, infatti, fonda le proprie dottrine letterarie su alcuni punti essenziali: futurismo, modernolatria, dinamismo/attivismo, sensibilità futurista e, appunto, antipassatismo, inteso come rigetto verso tutto ciò che è antico e tradizionale.
Nella lunga serie di manifesti compilati da F.T. Marinetti e dai suoi futuristi a partire dal 1909, il concetto di passatismo appare nel breve Contro Venezia passatista (27 aprile 1910), violento e provocatorio attacco contro l'antica città lagunare co-firmato da Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Luigi Russolo.[2]
Diviene termine diffuso tra i futuristi e tra quelli che sostengono il movimento e si ritrova ad esempio nella rivista "L'Italia futurista" che pubblicò il suo primo numero il 1º giugno 1916 sotto la direzione di Emilio Settimelli e Bruno Corra.
Il filone futurista fiorentino, che si era sviluppato all'interno delle pagine lacerbiane, si rafforzò e si proclamò sui fascicoli de "l'Italia futurista", in polemica con Lacerba di Giovanni Papini e Ardengo Soffici, che a partire dal 1915 si erano allontanati dal movimento capeggiato da Filippo Tommaso Marinetti.
«L'"Italia futurista" non continua assolutamente "Lacerba" di Papini e Soffici. "Lacerba", poco interessante e poco diffusa prima della conversione dei suoi fondatori al futurismo, acquistò grande valore e popolarità quando gli uomini come Marinetti, Boccioni, Russolo, Balla, Pratella, Buzzi, Cangiullo, ecc., le regalarono le loro stupende energie. Ma poi, essendosi ritirati questi vivificatori, Lacerba riprese la sua meschina vita fino alla morte che fu di tisi. L'iniezione futurista nel suo corpo fradicio di passatismo dette risultati per un certo tempo, poi il morbo congenito finì per trionfare.[3]»
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Tullio De Mauro, Dizionario Internazionale alla voce corrispondente.
- ^ F. T. Marinetti, 1914.
- ^ No all'Acerba in Maria Carla Papini, L'Italia futurista: 1916-1918, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1977 p.61
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Filippo Tommaso Marinetti, I Manifesti del futurismo, lanciati da Marinetti [et al.], Firenze, Lacerba, 1914.
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